mercoledì 16 dicembre 2009

Castelvolturno saluta l’angelo degli ultimi


16/12/2009

Vincenzo Ammaliato Padre Giorgio Poletti non ha mai avuto la necessità di aprire la porta di casa ai bisognosi. Chiunque, da quando quindici anni fa il missionario di Ferrara fu destinato dal suo ordine alla Chiesa ”ad personam” di Castelvolturno, si recava da lui trovava sempre la porta dell'abitazione di via Matile Serao aperta, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Adesso, però, quella porta è chiusa: padre Giorgo, o semplicemente ”papà”, come lo chiamano i suoi immigrati, lascia Castelvolturno: è stato trasferito a Novara. Così come accade per i funzionari pubblici, infatti, anche ai religiosi capita di fare i bagagli è continuare la propria attività in una nuova località. Ma a lasciare Castelvolturno non è un semplice servo dello stato, o come in questo caso di ”Dio”. Padre Giorgio Poletti è stato in tutto questo lungo periodo parte integrante del territorio. È stato punto di riferimento per le migliaia di immigrati africani e dell'est Europa che qui vivono. Ma anche faro per molti italiani, che dalla sua forza di spirito e dalla sua determinazione ad andare avanti nonostante gli acciacchi fisici e l'ostracismo di parte della cosiddetta società civile, hanno tratto stimoli e coraggio per meglio affrontare i grandi e piccoli problemi della vita. Padre Giorgio lascia Castelvolturno, e lo fa ringraziando. Ringrazia tutti, proprio tutti coloro che ha incontrato sul suo cammino lungo la via Domiziana. Non c'è spazio nel cuore del missionario in questi momenti per il rancore. E non ci sarà neanche in futuro. Padre Giorgio lascia un territorio che spesso ha criticato. Qui, però, padre Giorgio, come lui stesso spesso ripeteva, solo qui a Castelvolturno è riuscito ”ad incontrare Dio”. Chissà, se riuscirà a farlo anche nella sua nuova destinazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 9 dicembre 2009

Sulla Domiziana «fai da te» con plastica e ferro

09/12/2009

Mentre a Castelvolturno gli amministratori discutono rimpallandosi le responsabilità sul fallimento del sistema rifiuti che ha portato il commissario straordinario a chiedere lo scioglimento del Comune, c'è chi in zona si organizza come può e fa a modo suo. E così che i commercianti ai quali nessuno del municipio, né della ditta che in paese svolge la raccolta rifiuti ha mai chiesto di effettuare la raccolta differenziata, separano autonomamente le immondizie prodotte dalle loro attività e danno vita ad un ciclo dei rifiuti virtuoso, spontaneo ed assolutamente originale. In pratica, l'umido è l'organico sono destinati al «compost fai da te»: utilizzati per foraggiare le galline e le oche dei tanti cortili della via Domizina. Le bottiglie di vetro e quelle di plastica, invece, sono ritirate porta a porta da improvvisati imprenditori che girano tutti i giorni da Pescopagano ad Ischitella a bordo di improbabili mezzi meccanici a tre ruote. E per il ferro e l'alluminio, invece, "l'appalto" per la raccolta è dei rom, che non si lasciano sfuggire neanche la più piccola vite o bullone. Tra poco più di tre mesi a Castelvolturno ci saranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, ed anche i politici locali si stanno organizzando per autoriciclarsi.© RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 6 dicembre 2009

Un pallone che unisce oltre i colori


06/12/2009

Ve la ricordate la sfida calcistica Italia-Marocco, quella che risolve un momento assai critico di ”Marrakech Express”? Il regista Salvatores aveva visto giusto: dove la politica o la cultura dividono, il pallone unisce. È così anche a Castelvolturno, dove l'integrazione resta un problema irrisolto nonostante gli sforzi di associazioni e parrocchie: davanti a un maxischermo dove si proietta una partita, residenti e immigrati si ritrovano uniti nel tifo, nell'urlo che segue il gol della vittoria, nei commenti accalorati. L'immagine - un momento storico, quasi, fissato in uno scatto da Vincenzo Canetti - ha vinto il concorso fotografico «L'anima attraverso l'obiettivo», organizzato dalla Pro Loco, e chi sa che il piccolo miracolo non incoraggi a bissare la spontanea comunanza di quel momento oltre la durata di una partita di calcio. Un invito a pensare viene anche dalle altre due foto premiate, fra le trenta in concorso: ”James”, di Caterina Capasso, ritratto di un noto clochard di Castelvolturno, e ”Il fallimento di un sistema”, di Carlo Magno, documento degli allagamenti. Riconoscimento anche per Vincenzo Cascio, premiato dalla giuria popolare per una foto scattata ad una bimba che studia.
Vincenzo Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 5 dicembre 2009

Piano urbanistico, il sì doo mezzo secolo

Castelvolturno. La città riscrive le regole per l’edificazione attese dal ’67
Uno studio del 2000 del centro studi Officina Volturno stimava in 250mila i vani presenti a Castelvolturno. Sono 32mila nell’area comunale gli immobili esistenti. Di questi 12mila sono attualmente ancora in attesa di condono edilizio
29/11/2009
A ridosso della via Domiziana potranno essere costruiti immobili non più alti di due piani, quattro nelle zona interne. Una scelta che limita l’impatto delle costruzioni lungo l’importante arteria dell’area costiera


Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Nell'agosto del 1967 il Parlamento vara la Legge Ponte che impone a tutte le amministrazioni comunali di dotarsi di un piano regolatore generale. Venerdì notte il Consiglio comunale di Castelvolturno approva le norme tecniche d'attuazione che daranno il via a breve anche nel centro litoraneo all'introduzione del fondamentale strumento urbanistico. In mezzo, ci sono quarantadue anni di vero e proprio saccheggio del territorio, dove in assenza di regole è stato possibile porre in essere da numerosi soggetti una speculazione edilizia che ha pochi pari nel resto d'Italia. Scempi e camorra In questi quarantadue anni a Castelvolturno è stata completamente cancellata la duna mediterranea. È stata dimezzata la pineta. Sono stati creati interi quartieri urbani dove ancora oggi muore la dignità umana di chi ci vive. Sono state realizzate strade senza marciapiedi, senza fognature, senza illuminazione pubblica. Nonostante i grossi spazi a disposizione, nel paese costiero è stato costruito quasi ovunque senza lasciare spazi verdi ed attrezzati. Chiunque ha costruito da Pescopagano ad Ischitella ha cercato di guadagnare fino all'ultimo centimetro disponibile. Ed è stato fatto, per lo più, su suolo demaniale. Un ruolo di primo piano, ovviamente, in questo periodo lo ha giocato la camorra, che si è potuta ingrossare nello spazio lasciato dal vuoto legislativo. Adesso, però, il territorio ha un vero e proprio piano urbanistico, la cui approvazione spetterà ad un commissario ad acta. Conflitti d’interesse Il sindaco Francesco Nuzzo, che non ha nascosto viva soddisfazione per il risultato storico conseguito, ha infatti incaricato la provincia di Caserta all'individuazione in tempi brevi del commissario, perché diciassette dei venti consiglieri dell'assise cittadina hanno dei conflitti d'interesse col piano urbano. In pratica, non possono esprimere il proprio voto perché le nuove norme sull'urbanistica prevedono incompatibilità per tutti quei consiglieri che abbiano un conflitto d'interesse diretto oppure lo abbia un familiare fino al quarto grado di parentela. Ma il parere del commissario ad acta dovrebbe essere una mera formalità. Il Puc, per la cui stesura i tecnici comunali hanno lavorato per ben quattro anni, ha già superato undici pareri favorevoli da parte di altrettanti enti provinciali, regionali e statali. Peraltro, le norme di attuazione durante il consiglio dello scorso venerdì sono passate col voto favorevole della maggioranza e con l'astensione dell'opposizione. E a tal proposito, il sindaco Nuzzo, ha mostrato di apprezzare l'atteggiamento non ostruzionistico di Scalzone e i suoi. Nel dettaglio, il piano urbanistico prevede la costruzione di quasi sedicimila nuovi vani. La realizzazione di nuovi edifici in nessun caso, però, potrà superare i quattro piani. Niente stadio Ed un intero capitolo è stato dedicato alla cosiddetta «equità sociale», di cui pochi altri territori nel resto d'Italia hanno necessità come Castelvolturno. Il Puc, peraltro, individua anche le aree dove potranno essere realizzati gli impianti sportivi, ma non c'è traccia del grosso stadio che sarebbe potuto servire al Calcio Napoli, così come si era parlato nei mesi scorsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 16 novembre 2009

Una stele a Baia Verde per Miriam Makeba


10/11/2009

Sullo stesso luogo a Baia Verde, un anno dopo per Miriam Makeba. Questa volta, però, al centro della località castellana non c'era un palco con luci e altoparlanti come dodici mesi fa. Ma una stele di marmo con l'immagine del suo continente, l'Africa, quello che ha cantato e per il quale si è battuta una vita intera (fino al suo ultimo giorno); e all'interno del continente nero, il suo volto sorridente. Alla commemorazione dell'artista sudafricana tenuta ieri alle 12, nonostante una fitta pioggia c'era tanta gente. C'era l'assessore regionale all'istruzione, Corrado Gabriele, che lo scorso anno volle il concerto di Makeba a Castelvolturno a conclusione degli stati generali dell'istruzione e per ricordare le sei vittime africane dell'eccidio della sartoria etnica. C'era la portavoce dell'alto commissariato per i rifugiati delle nazioni unite, Laura Boldrini, che durante l'evento di ieri ha rimarcato la differenza fra semplici immigrati e rifugiati. «Quest'ultimi, ha sottolineato la portavoce dell'Onu, scappano dai loro paesi perché perseguitati. È un dovere imprescindibile assisterli». A Baia Verde, c'era anche il primo cittadino, Francesco Nuzzo, secondo il quale la forte immigrazione africana che c'è sul suo territorio, che soprattutto nell'ultimo anno ha sollevato dei dibattiti locali anche molto aspri, non è in quanto tale un problema per Castelvolturno. «La camorra, al contrario, ha detto il sindaco Nuzzo, è il male assoluto. L'immigrazione, invece, se controllata, e all'interno della legalità, può rappresentare una grossa risorsa». Riparati sotto gli ombrelli, all'inaugurazione della stele anche il direttore del centro Fernades Antonio Casale e la sua collaboratrice Marisa Peroni, e la fondatrice dell'associazione ”Madri de Plaza de Mayo” di Buenos Aires, Hebe De Bonafini. L'evento era cominciato due ore prima al cinema Bristol di Pinetamare. Qui c'è stata la rappresentazione del ”La Ferita”, della rassegna ”I teatri della Legalità”. Vincenzo Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 7 novembre 2009

Per 1500 euro «arancia meccanica» a Baia Verde

07/11/2009

Notte di sevizie per due fratelli Sono pensionati e vivono soli

VINCENZO AMMALIATO Sorpresi nel sonno, imbavagliati, legati, picchiati e derubati. Vittime dell’arancia meccanica castellana due fratelli pensionati, di 67 e 71 anni, che vivono in un villino di Baia Verde. Tre uomini col volto coperto si sono introdotti ieri notte nella loro abitazione di via Tasso, forzando una finestra al pian terreno, e li hanno sottoposti a momenti di cruda violenza. L’effrazione è avvenuta all’una di notte, ed entrambi i fratelli dormivano profondamente, quindi non sono riusciti a percepire i rumori dello scasso. Sono stati svegliati di soprassalto dai tre rapinatori che li hanno immediatamente imbavagliati e legati a delle sedie. Qui sono stati picchiati violentemente dal gruppo di balordi allo scopo di farsi rivelare dove fossero nascosti i soldi che i pensionati conservavano. Terrorizzati, i due fratelli hanno immediatamente indicato ai malviventi dove avrebbero potuto trovare il denaro, circa millecinquecento euro. Ma i rapinatori non si sono accontentati di quello che hanno ritenuto un misero bottino e hanno continuato ad infierire sui corpi delle due vittime. Solo quando hanno capito che non c’erano altri contanti in casa sono andati via dall’abitazione. I due fratelli, poco dopo, sono riusciti a liberarsi a vicenda e ad avvisare le forze dell’ordine. Sul posto sono giunti i carabinieri che hanno trovato i due fratelli sporchi di sangue e sotto choc. Poco dopo un’ambulanza del 118 ha portato i congiunti alla vicina clinica Pinetagrande. Qui sono stai medicati e nel tardo pomeriggio di ieri dimessi entrambi con prognosi che vanno dai dieci ai venti giorni. Il più malcapitato dei due fratelli ha riportato due costole rotte e un dito fratturato. Sul fronte delle indagini, i militari dell’arma durante la giornata di ieri hanno ascoltato diversi pregiudicati della zona, per valutare le relative posizioni. I malviventi, hanno denunciato le vittime della rapina, hanno agito col volto coperto da passamontagna e si esprimevano in dialetto napoletano. I carabinieri ritengono che siano persone che vivono in zona, e che prima di entrare in quell’abitazione sapevano che sarebbe trattato di un colpo facile. Evidentemente, dei rapinatori vigliacchi che preferiscono prendere di mira anziani indifesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 5 novembre 2009

Appello Pro Loco Castelvolturno non è solo nera

05/11/2009
Bandito un concorso fotografico per narrare in positivo

VINCENZO AMMALIATO Da fine 2008 a tutt'oggi il litorale domizio è meta di giornalisti e fotoreporter d'ogni parte d'Italia ed anche dall'estero. Tutti bramosi di raccontare come un territorio costiero abbia potuto cedere ad uno sciacallaggio edilizio con pochi pari al mondo e senza batter ciglio e, soprattutto, generare e subire una banda di criminali che in meno di un anno ha messo a ferro e fuoco la zona e fatto diciotto morti ammazzati. Da Pescopagano a Ischitella, gli obiettivi dei fotografi sono entrati dappertutto; lo zoom è stato bilanciato su occhi, fatti e coscienza dell'intera Castelvolturno. Adesso, però, tocca alla gente del posto raccontare la costa casertana. Col l'intrigante titolo, «L'Anima attraverso l'obiettivo», la proloco di Castelvolturno ha promosso un singolare concorso fotografico destinato a qualsiasi fotoamatore. I partecipanti sono invitati a catturare una qualsiasi immagine di Castelvolturno, evidenziandone, come dice il titolo, la sua anima. La data ultima per consegnare gli scatti (che possono essere sia in bianco e nero, sia a colori) alla sede della proloco di via delle Acacie è per il prossimo 27 novembre. La premiazione, invece, è prevista per il 4 dicembre al cinema Bristol di Pinetamare. «Ad esaminare le foto, garantisce Vincenzo Martino, presidente della proloco locale, sarà una giuria d'esperti». Singolare il primo premio in palio: la possibilità di realizzare un fotoreportage in venti scatti sul territorio di Castelvolturno, che saranno successivamente stampati in un libro fotografico. Al secondo e terzo classificato, invece, andranno delle macchine fotografiche digitali. La gente del litorale è quindi avvisata: non solo fotoreporter professionisti gireranno nei prossimi giorni sulla via Domiziana. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Pinetamare: lo scalo pronto dopo 36 mesi dalla posa della prima pietra. Ma i tempi per l’avvio sono incerti

Porto turistico, tre anni fra dubbi e ritardi
04/11/2009
Ancora fermo l’intervento aggiudicato già dal 2006 L’opera dovrebbe dare lavoro a più di tremila persone


VINCENZO AMMALITATO Non si è ancora al conto alla rovescia, ma manca davvero poco per la partenza dei lavori del porto turistico di Pineta mare. La ditta vincitrice del relativo project financing (Marina di Pinetamare) ha infatti incassato il parere favorevole da parte della Regione Campania per la «via», la valutazione dell’impatto ambientale. Era questo l’ostacolo più problematico da superare: adesso la strada per la cantierizzazione dell’area e la realizzazione del porto dovrebbe essere tutta in discesa. Ma il condizionale per un’opera aggiudicata nel 2006 e i cui lavori sarebbero dovuti iniziare dopo pochi mesi, resta davvero doveroso. Tutto questo, nonostante il nuovo porto turistico sia ritenuto come l’occasione regina per il rilancio socioeconomico dell’intera costa casertana. Gli studi economici di settore, peraltro, garantiscono che per ogni posto barca fra diretti e indiretti saranno creati almeno tre posti di lavoro stabili. Considerando che gli ormeggi da realizzare saranno milleduecentocinquanta, si intuisce chiaramente il motivo per cui il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino definì il porto di Pinetamare la «Fiat del Litorale domizio». Ciononostante, c’è oggettivamente chi rema contro la partenza dei lavori dell’opera. Gli intoppi burocratici che si sono susseguiti intorno alla vicenda e che hanno fatto spostare di volta in volta l’inizio dei lavori sono decisamente troppi. Adesso, per la cantierizzazione della spiaggia libera dove dovrebbe sorgere il porto (l’area dove fino a qualche tempo fa sorgevano le otto torri occidentali) manca solo l’autorizzazione da parte della sovrintendeza di Napoli, che deve valutare l’impatto paesaggistico del nuovo molo. Ma essendo l’area in questione completamente rettilinea, il placet della sovrintendenza dovrebbe essere a questo punto una mera formalità. Più delicata, invece, appare la questione relativa a usi civici comunali che gravano su parte dell’area del futuro porto. Questi vincoli dovrebbero essere rimossi dall’amministrazione comunale del posto, quella di Castelvolturno. Il sindaco Francesco Nuzzo più volte si è espresso pubblicamente a favore dell’abolizione degli usi civici senza alcuna eccezione. Ma l’impasse divenuto ormai cronico in cui versa l’amministrazione castellana da lui retta di fatto rallenta la deliberazione dell’assise e di conseguenza l’inizio dei lavori, mettendo in forse i tempi di effettiva realizzazione. Dalla posa della prima pietra, garantiscono i costruttori, il nuovo porto turistico sarà completato in trentasei mesi (la darsena dei pescatori, invece, in ventiquattro). Tre anni d’attesa per l’opera che è vista sul litorale da molti come occasione di rilancio dell’intera zona. Da altri, invece, evidentemente, come l’occasione per realizzare interessi esclusivamente personali. © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 24 ottobre 2009

Due proiettili in una busta per i servizi sociali

Una busta contenente due proiettili calibro 22 e un messaggio anonimo indirizzato al dirigente dei servizi sociali del Comune che lascia poco all'immaginativa («Sei una persona morta»). La missiva è giunta ieri mattina all'ufficio protocollo del municipio di Castelvolturno, ed è stata immediatamente consegnata ai carabinieri. I militari hanno ascoltato gli addetti dell'ufficio affari sociali, senza, però, riuscire ad avere elementi utili per le indagini. «Di minacce più o meno velate e di insulti, hanno detto i dipendenti dell'ufficio ai militari dell'arma, ne subiamo in continuazione, quasi quotidianamente e da moltissime persone». Castelvolturno è un territorio dove il disagio socioeconomico è una costante. Negli ultimi periodi, poi, stando alle sempre più pressanti richieste ricevute dall'ufficio affari sociali, la povertà fra le gente del posto è andata aumentando in maniera esponenziale. E i problemi di bilancio dell'ente gestito dal sindaco Nuzzo non sempre hanno permesso di soddisfare mantenere gli impegni assunti. La lettera adesso è nelle mani dei Ris per analizzare eventuali presenze di impronti digitali. vi. am.

24/10/2009 Dopo le minacce ufficio deserto
In ferie la dirigente che ha ricevuto i proiettili
VINCENZO AMMALIATO Il giorno dopo la lettera minatoria alla dirigente del settore Affari sociali l’ufficio si presenta vuoto. Ufficialmente la dirigente è in ferie. Per lei le forze dell’ordine non hanno predisposto forme particolari di tutela, perché seppur non minimizzano la portata dell’atto non ritengono che possano esserci reali rischi per la sua incolumità. Con l’assenza della dirigente l’ufficio si trova completamente sguarnito, in quanto la destinataria delle minacce era l’ unica addetta del settore. «Da tempo, sottolinea Rosalba Scafuri, l’assessore agli Affari sociali del Comune di Castelvolturno, la dirigente dell’ufficio chiedeva supporto. Si trovava a dover gestire una mole di lavoro eccessiva per un solo dipendente. Per questo stavamo pensando a un bando di soccorso per l’assunzione di una seconda assistente sociale». Evidentemente, è arrivata prima la busta anonima con le minacce e i bossoli di proiettili. Quello del settore agli affari sociali è un ufficio particolarmente delicato per il Comune di Castelvolturno. Nonostante il paese conti poco più di ventimila residenti, all’ufficio in questione giungono decine di richieste d’ interventi al giorno. I minori in difficoltà affidati dal Comune alle case famiglie, ad esempio, sono ben trentasette. Diciassette di questi sono ospitati dal Centro Laila, la comunità gestita da Angelo Luciano che vanta crediti dal Comune di Castelvolturno per svariate decine di migliaia di euro e alla quale non sono pagate le rette dei minori da numerosi mesi. Il bilancio di previsione del municipio di Castelvolturno per il 2009 prevedeva un impegno spesa di circa seicentomila euro a favore dei minori in difficoltà. «Quattrocentoventimila di questi, fa sapere l’assessore Scafuri sono stati impegnati, ma non elargiti del tutto. Solo una piccola parte è stata realmente spesa in quanto alla cassa comunale manca liquidità». Peraltro, i responsabili della ragioneria dell’ente di piazza Annunziata non riescono neanche ad individuare i capitoli di spesa per impegnare i restanti duecentomila euro necessari per arrivare a fine anno. Per questo, lo scorso mese è stata soppressa l’annuale gita a favore degli anziani per recuperare ottantamila euro. “Senza l’apporto delle istituzioni centrali, denuncia Rosalba Scafuri, non riusciremo a superare questa che è una vera e propria emergenza». Da Castelvolturno gli amministratori si lamentano anche del fatto che l’assessore regionale agli Affari sociali, De Felice, promise due mesi fa durante un convegno un intervento speciale per il litorale di centomila euro. Ma dalla Regione non è giunto ancora alcun contributo. Intanto, l’ufficio affari sociale ieri e rimasto chiuso e chissà ancora per quanti giorni non andrà in funzione, facendo aumentare il disagio dei più deboli sul territorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 16 ottobre 2009

Il lunapark dei bracconieri, Lipu parte civile


16/10/2009
Tra gli imputati anche Terracciano uomo di Setola e attore di Gomorra VINCENZO AMMALIATO L’accusa è quella di essersi impadroniti in modo illecito di un’ampia fetta di territorio in buona parte demaniale. Il processo prende il via oggi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere con l'udienza preliminare. Alla sbarra ci saranno quattordici persone, fra le quali Carmine Schiavone, il primo collaboratore di giustizia del clan dei Casalesi; e Bernardino Terracciano, attore per hobby (nei film L’Imbalsamatore e Gomorra), camorrista di professione secondo la Dda che lo fece arrestare nell'ottobre dello scorso anno con l’accusa di essere il collettore delle tangenti sul litorale domizio agli ordini del killer Peppe Setola. I reati contestati sono numerosi: associazione a delinquere ai danni dell’ambiente e della collettività, bracconaggio, utilizzo illegale delle acque, truffa a enti pubblici,lottizzazione abusiva, danni alla rete idrica, occupazione di aree demaniali. L’inchiesta, denominata «Volo libero», portò nel gennaio del 2005 al sequestro di circa quaranta specchi d’acqua realizzati abusivamente drenando l’acqua del consorzio di bonifica al confine fra i Comuni di Villa Literno e Castelvolturno. Qui, fu realizzata una sorta di luna park della doppietta, destinato a cacciatori senza scrupoli con il desiderio di imbracciare il fucile in qualsiasi periodo dell’anno (anche quando la caccia era chiusa) e di mirare a ogni tipo d’uccello, anche quelli appartenenti a specie protette. «Addirittura - denuncia la Lipu - i cacciatori delle Soglietelle sparavano agli uccelli migratori e anche ai fenicotteri rosa». La Lipu, peraltro, stamane si costituirà parte civile nel processo. «Lo facciamo - sottolinea Matteo Palmisani, dirigente della Lipu - per dare voce alle settemila persone che hanno aderito a una nostra specifica petizione». Ma la sorte delle Soglietelle non si fermerà ai risultati del dibattimento processuale. «Per l’area - denuncia Rino Esposito, consigliere regionale della Lipu - c’è ancora molto da fare. La Regione Campania nel 2006 inserì le Soglietelle all’interno di un parco naturale, per dare vita a una specifica zona di protezione degli uccelli migratori. Oggi, purtroppo, Soglietelle è una sorta di discarica a cielo aperto per rifiuti d’ogni tipo». E intanto, sempre in materia ambientale, i carabinieri del Noe hanno arrestato a Marcianise Pasquale Di Giovanni, 51 anni, nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi, ricercato dal 28 naggio scirso, quando furono eseguiti i provvedimenti dell’operazione «Giudizio Finale», indagine della Dda di Napoli nei confronti di Salvatore Belforte. L’indagine ha segnato una tappa fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, riuscendo a dimostrare come esponenti apicali di clan camorristici da lungo tempo si sono inseriti nella gestione dei rifiuti mediante società direttamente da loro gestite: è il caso ad esempio della Sem, direttamente controllata dal clan Belforte per mezzo proprio di Pasquale Di Giovanni, promotore e organizzatore inoltre dell’associazione a delinquere nei settori del traffico illecito organizzato dei rifiuti e nel riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza, nonché partecipe nel settore delle estorsioni. La Sem aveva la capacità di stringere alleanze con analoghe società, riferibili ad altri gruppi camorristici e operanti nel medesimo settore, riuscendo adottenere appalti pubblici anche grazie alla compiacenza di pubblici funzionari seppure in assenza delle necessarie iscrizioni, come nel caso degli appalti aggiudicati per le bonifiche di alvei di corsi d’acqua in Campania. L’attività di indagine si era focalizzata sull’analisi del settore dei rifiuti e aveva consentito di appurare che il clan Belforte aveva assunto, anche in questo ambito e accanto ai settori tradizionali (racket e usura), una posizione dominante. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Camorra, a fuoco il bar della famiglia Cerci

Castelvolturno: esplosione nella notte in viale Gramsci, distrutto il locale della parente di Bidognetti
Forse un avvertimento dei nuovi esattori del racket ma non si esclude la truffa
Sgomberati i due piani della palazzina abitata in prevalenza da africani Solai a rischio di crollo
VINCENZO AMMALIATO Un boato nel cuore della notte. Un botto seguito dal crepitio delle fiamme che si sono alzate alte, illuminando a giorno viale Gramsci e Destra Volturno. Era da poco passata l’una della scorsa notte quando un’esplosione ha distrutto il bar «Titos». Alcune persone hanno rotto la finestra del locale buttando all’interno benzina e appiccando il fuoco. Il bar è saltato in aria per via della compressione dell’anidride carbonica nella stanza. Il fuoco ha fatto il resto: il rogo, infatti, ha provocato la distruzione dell’intero locale e creato problemi di stabilità al fabbricato di due piani. Un incendio doloso, hanno concluso i vigili del fuoco dopo il sopralluogo. Provocato da un liquido infiammabile, verosimilmente benzina. Ma c’è ancora da lavorare parecchio per ricostruire con esattezza, al di là di quanto appreso dalle scarne testimonianza, dinamiche e movente dell’attentato. La prima ipotesi è che si tratta di un danneggiamento provocato da mano camorrista. Il «Titos», infatti, è di proprietà di Angelina Cerci, nipote di Gaetano Cerci, arrestato l’ultima volta il 12 agosto scorso mentre partecipava a un summit nella sua villa di Casal di Principe. In questo caso, si tratterebbe di un messaggio intimidatorio a Gaetano Cerci, nipote acquisito di Francesco Bidognetti, suo rappresentante nel consiglio di amministrazione dell’ecomafia. Era proprio lui, tra il 1991 e il 1993, a garantire i rapporti tra i Casalesi e la massoneria toscana; lui a tenere i contatti con Licio Gelli. Ma non risulta che stia collaborando con la magistratura. La proprietaria del locale ha riferito ai carabinieri della compagnia di Mondragone, che stanno seguendo il caso, di non aver subito alcuna richiesta estorsiva, né di aver avuto problemi con nessuno. Gli investigatori, comunque, ci vanno cauti: «L’incendio potrebbe anche essere stato causato da un corto circuito e successivamente si sarebbe potuta verificare un’autoesplosione», ipotizzano. Ma in realtà la pista alternativa che stanno verificando è che possa essersi trattato di un attentato «autocommissionato», finalizzato a incassare il premio assicurativo. L’esplosione, come dicevamo, è stata percepita da decine di persone. Il bar era chiuso ma nel palazzo dormivano decine di persone, quasi tutti cittadini africani. Adesso sono sfollati: i vigili del fuoco hanno sgombrato l’intero edificio, perché c’è il rischio che possano crollare addirittura i solai. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Attentato al locale di Cerci c’è la pista della vendetta
15/10/2009
Attesa la relazione dei vigili del fuoco Sospetti pure sugli albanesi
VINCENZO AMMALIATO La relazione tecnica dei vigili del fuoco non è ancora arrivata alla compagnia dei carabinieri di Mondragone che stanno seguendo il caso, ma i militari dell’Arma sono sempre più convinti che l’ipotesi dell’incendio avvenuto per motivi accidentali sia poco verosimile. Ieri, a Destra Volturno, i carabinieri hanno eseguito un nuovo sopralluogo in quello che resta del Bar Titus, completamente distrutto da un incendio la notte fra domenica e lunedì; e il veloce propagarsi delle fiamme rende assai probabile la mano dolosa alla base del rogo. L’allarme, infatti, è stato lanciato dagli abitanti dello stabile dove era ospitato il bar immediatamente dopo l’esplosione. I vigili del fuoco hanno impiegato una ventina di minuti per giungere sul posto, ma a quel punto era rimasto già ben poco da salvare del bar che occupava una superficie di oltre cento metri quadrati. «Al momento, però, restano in piedi, comunque tutte le ipotesi», fanno sapere i carabinieri: incendio appiccato perché i gestori del locale non hanno accondisceso alle richieste del racket; per intimidazione nei confronti di Gaetano Cerci, parente della titolare del bar, Angelina Cerci; incendio autocommissionato per intascare un premio assicurativo. Una nuova pista, invece, porta a eventuali contrasti che i gestori del bar avrebbero potuto avere con qualche avventore del locale. Il Titus, per lo più nel periodo invernale, è frequentato soprattutto da cittadini albanesi, quelli che abitano le numerose ville del «ghetto», a nord del centro storico di Castelvolturno. In un altro bar di Destra Volturno, a poche decine di metri dal Titos, nell’agosto del 2008 furono freddati dal commando di Setola-Cirillo proprio due cittadini albanesi mentre erano seduti al tavolino intenti a bere una birra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 13 ottobre 2009

Fuorilegge per nascita costretti all’ignoranza


Impiegati comunali obbligati alla denuncia a Castelvolturno si studia una soluzione
Né mensa né trasporti per i bambini degli irregolari
11/10/2009
VINCENZO AMMALIATO La prima volta, sei anni fa, fu l’amministrazione comunale Scalzone a bloccare temporaneamente il finanziamento. Adesso lo stesso stop è dovuto a un particolare emendamento del pacchetto sicurezza emanato dal governo. Niente scuola a Castelvolturno per i figli degli immigrati irregolari della Domiziana, e disparità evidente di trattamento con tutti gli altri bambini che vivono in zona; e il centro costiero torna a interrogarsi se sia legittimo che le responsabilità dei genitori debbano ricadere anche sui figli. Dall’ufficio agli affari sociali del municipio rivierasco fanno sapere che lo scorso anno sono stati una trentina i bambini figli di immigrati irregolari per i quali si è intervenuti annullando il ticket per la mensa e per i trasporti a causa dello stato d’indigenza della famiglia. «Quest’anno - denuncia l’assessore agli affari sociali del Comune di Castelvolturno, Rosalba Scafuro - questo tipo di procedura non può essere attuata perché il dipendente comunale a cui toccherebbe vagliare la pratica, in quanto pubblico funzionario, sarebbe tenuto a denunciare alle forze dell’ordine l’eventuale cittadino straniero sprovvisto di regolare permesso di soggiorno». E non sono mancati già i primi casi di bambini figli d’immigrati irregolari scoperti a non frequentare la scuola sul litorale. I loro nomi sono Rosy e Hope, hanno sei e otto anni, e sono due fratelli nati in qui in Italia da una coppia di immigrati nigeriani. Quest’anno non sono stati a scuola. «I due bambini - segnala un dirigente dell’associazione di volontariato Jerry Masso (nella foto il camper per l’assistenza) - vivono solo con la loro mamma, che attualmente si trova agli arresti domiciliari in un villino di Pescopagano. La donna, oltre a trovarsi in un profondo stato di indigenza economica, non ha ovviamente la possibilità di accompagnare i propri figli a scuola, perché soggetta a misura restrittiva. Non potendo beneficiare dell’annullamento del ticket perché immigrata irregolare, i due bambini restano come incarcerati a casa con lei e non riescono a frequentare la scuola, così come hanno potuto fare fino allo scorso anno». La differenza fra i bambini figli di immigrati irregolari della Domiziana e quelli, invece, nati da genitori con regolare permesso di soggiorno oppure da coppie di cittadini italiani sta tutta in un documento e nei settanta euro necessari a pagare il ticket per la mensa e il trasporto. «Non so ancora in che modo potremmo fare per non violare la legge - fa sapere l’assessore Rosalba Scafuro, ma studieremo al Comun,e di concerto con il sindaco Francesco Nuzzo ogni forma possibile per assicurare l’istruzione a qualsiasi bambino vive qui sul territorio di Castelvolturno». Intanto, l'anno scolastico è già cominciato da quasi un mese e tra qualche settimana arriveranno anche le festività natalizie. Chissà, se la risoluzione del problema sarà più veloce di Babbo Natale.
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Laghetti avvelenati, solo due da sequestrare

9/10/09Per gli altri venticinque specchi d’acqua non ci sarebbero rischi dovuti all’inquinamento
Castelvolturno: il ministero della Salute invia al Comune i risultati delle analisi sugli invasi abusivi
Se fossero confermate tali ipotesi sarebbe in qualche modo ridotto l’allarme

VINCENZO AMMALIATO Lanciato a fine estate, va sgonfiandosi a Castelvolturno l’allarme «laghetti tossici». I risultati ufficiali da parte dell’Asl non sono ancora arrivati negli uffici del Comune litoraneo, ma analizzando nel dettaglio l’articolato dossier preparato dalla ditta che ha effettuato le analisi sugli specchi d’acqua e comparando i dati con la tabella del ministero della Salute che stabilisce i limiti previsti dalla legge, emerge chiaro che per la quasi totalità dei laghetti presenti a est della via Domiziana l’immersione nelle acque non provoca alcun pericolo alla salute umana. Lo studio conferma anche che solo per due di questi, nello specifico due cave abbandonate, rappresentano un reale rischio ambientale, perché dalla caratterizzazione sono saltati fuori valori di alcuni agenti chimici estremamente alti. Solo qui, probabilmente, negli anni passati sono stati scaricati rifiuti speciali e forse anche quelli tossici. Per tutti gli altri venticinque laghetti, invece, i valori di inquinamento sono di molto al di sotto della soglia minima tollerata dalla legge: non c’è alcuna presenza di salmonella, e anche i valori dei pericolosi polofluorobifenili sono estremamente bassi. In pratica, l’esiguo inquinamento presente dovrebbe essere stato causato non dalla lunga mano delle ecomafie, ma prevalentemente dai continui roghi di pneumatici e materiali plastici che ormai sono divenuti endemici. Diversa la situazione per i due laghi contaminati (uno è quello che stato è prodotto nella ex cava Baiano), dove invece i valori inquinanti sono alti: una nota del ministero dell’ambiente parla chiaramente di «presenza di contaminanti di natura non organica, né agricola». Scorie chimiche e policarburi, dunque, pericolose per l’uomo e per le specie ittiche. A tal proposito, in attesa dell’ufficializzazione da parte dell’Asl dei risultati delle analisi, l’amministrazione comunale sta preparando le ordinanze sindacali per la delimitazione delle aree interessate, «che saranno firmate, assicura l’assessore alla sanità, Antonio Rainone, entro la prossima settimana». E alla luce degli ultimi dati in possesso del Comune di Castelvolturno, risulta sproporzionato anche l’allarme "spiagge al cadmio". Il pericoloso agente chimico, negli oltre trecento carotaggi effettuati durante le analisi degli specchi d’acqua, solo una manciata di volte ha raggiunto i due punti convenzionali di rischio. La tabella del ministero dell’Ambiente pone a quindici il limite consentito per la salute umana. Di «atto criminale nel divulgare notizie non confermate», ha parlato Tommaso Morlando, attuale dirigente di Italia dei Valori e ex assessore all’ambiente del Comune di Castelvolturno. Durante la sua carica, l’amministrazione litoranea riuscì a fermare le ventennale attività estrattiva (per lo più abusiva) che ha creato i laghetti. «In ogni caso - ha sottolineato - sarebbe stato utile al territorio e ai suoi abitanti conoscere da subito integralmente l’intero studio sui laghetti. E non lasciare che ne fosse fatta una speculazione». Dal Comune, intanto, fanno sapere che subito dopo avere avuto i dati ufficiali, partirà la bonifica delle aree. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Si prostituiva in casa con la figlia di 4 anni


07/10/2009
L’immigrata arrestata dai carabinieri in seguito ad un blitz in una villetta
Indagini in corso per tentare di risalire ai clienti della donna
VINCENZO AMMALIATO Quattro anni di vita. Nuda sul letto con indosso solo un reggiseno e col volto interamente truccato come un'adulta, intenta a giocare con alcuni profilattici; mentre il televisore acceso adagiato sul comò trasmetteva un film dal contenuto pornografico. Questa la raccapricciante scena che si è presentata la notte fra lunedì e martedì ai carabinieri di Castelvolturno che erano entrati in un'abitazione del posto per un controllo sulla prostituzione. Nei pressi di quel villino a metà strada fra Baia Verde e Castelvolturno da qualche giorno c'era un notevole via-vai di persone. I militari dell'arma sospettavano che all'interno dell'immobile ci fosse un giro di prostituzione e ci hanno voluto vedere chiaro. Ma mai avrebbero immaginato di trovare una situazione tanto aberrante. Al momento dell'irruzione dei carabinieri la bimba si trovava sul letto con la sua mamma, che si è resa conto della presenza degli uomini in divisa solo quando hanno fatto irruzione nella camera. Subito dopo il primo momento di evidente stupore, sono scattate per la donna le manette. Immigrata sprovvista di regolare permesso di soggiorno, originaria della Nigeria, la trentatreenne non aveva precedenti penali. Dopo gli accertamenti di rito alla caserma del centro storico è stata condotta al carcere di Pozzuoli con le pesantissime accuse di corruzione di minore e abusi sessuali su minore. Mentre la figlia è stata affidata ai servizi sociali del Comune di Castelvolturno. I carabinieri hanno disposto per lei anche visite mediche per verificare se avesse subito violenze sessuali. Per fortuna il loro esito è stato negativo. In ogni caso, l'abitazione dove viveva la donna nigeriana con la figlia è stata messa a soqquadro dalle forze dell'ordine per risalire ad eventuali suoi clienti e valutare le loro responsabilità. Pur se non aveva precedenti penali, infatti, i carabinieri già avevano segnalato l'immigrata sospettando che si prostituisse. E al momento del blitz immaginavano di sorprenderla con un cliente intenta in una prestazione sessuale. Invece, quello scoperto è stato ben diverso e molto più amaro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Castelvolturno, gli scissionisti di Pinetamare

«I giovani di Pinetamare chiedono la scissione da Castelvolturno». Inizia in questo modo una lettera di un abitante del cento litoraneo, Vincenzo Lo Cascio, che parafrasando la Lega Nord chiede che il Comune sia diviso in due: una parte che mantenga lo stesso nome, quella individuata nel centro storico e i nei quartieri limitrofi nella zona nord. E l'altra, quella sud, dove abita lui e i suoi amici, che, una volta resa autonoma, sia chiamata «Comune di Pinetamare». Alla base della richiesta scissionistica apparsa su un periodico però, non ci sono eccezioni di natura etniche. È il malcontento nelle scelte degli attuali amministratori della cosa pubblica, troppo sbilanciati secondo lo scissionista castellano nei confronti della parte nord del territorio a scapito di quella sud. Il dibattito è particolarmente acceso ovviamente via web. «Abbiamo proposto un sondaggio in rete - dice Vincenzo Lo Cascio - e ben il 98% dei votanti, quasi mille, sono propensi per la scissione». E gli immigrati della Domiziana, qualora avvenisse la scissione, quale zona del territorio sceglierebbero? Vincenco Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA

Depuratore Hydrogest sotto accusa


02/10/2009
Rischi biologici la società non consegna agli operai la relazione: scoppia la rivolta
VINCENZO AMMALIATO L'estate e la lunga coda di polemiche sulla qualità delle acque del mare sono ormai un ricordo dei mesi caldi, ma i problemi agli impianti di depurazioni che sversano sul litorale domizio, quelli dei Regi Lagni, continuano senza sosta. Ieri gli operai della ditta che gestisce i depuratori, la Hydrogest, hanno bloccato il cantiere di Villa Literno, quello alla foce del canale borbonico, impedendo a chiunque l'ingresso all'impianto. Questa volta, però, ad innescare l'ennesima protesta degli addetti ai depuratori non sono i soliti ritardi nella corresponsione degli stipendi, ma i gravi rischi alla salute delle maestranze impegnate nei processi lavorativi denunciati nei mesi scorsi dalle rappresentative sindacali e che secondo i manifestanti non sarebbero stati presi in considerazione dalla dirigenza della Hydrogest. A far traboccare il vaso, la mancata consegna ai dipendenti dello studio sul rischio biologico. «La Hydrogest - denuncia Tammaro Tavoletta, segretario regionale Ugl Energia - ha detto di aver completato lo studio sul rischio biologico da qualche settimana, ma non intende consegnarlo né agli operai, né alle rappresentanze sindacali». Intanto, solidarietà agli operai in agitazione è giunta da più parti. Ai cancelli del depuratore ieri si sono visti i sindaci di Cancello e Arnone e di Succivo ed anche il consigliere regionale Angelo Polverino. Antonio Rainone, assessore con delega alla sanità al Comune di Castelvoturno, invece, tramite un comunicato ha fatto sapere di comprendere ed appoggiare i motivi che hanno spinto gli addetti della Hydrogest alla manifestazione, ma ha auspicato, al contempo, che non si arrivi ad un blocco dell'impianto che provocherebbe ben altri problemi all'intero territorio. Senza citarli direttamente, l'assessore Rainone, ha fatto riferimento ai danni all'ambiente e all'economia della zona provocati lo scorso giugno dall'azione degli operai del depuratore di Cuma, che per tre giorni, a causa di una rivendicazione sindacale, bloccarono l'impianto favorendo la fuoriuscita dei liquami. Dal fronte sindacale fanno sapere che l'agitazione andrà avanti ad oltranza fino a quando la Hydrogest non garantirà un tavolo di lavoro ma che il depuratore non sarà bloccato. © RIPRODUZIONE RISERVATA


07/10/2009

I DIPENDENTI DI VILLA LITERNO
Protesta in cima al depuratore
Erano in sedici. Sono saliti all'alba su uno dei quattro digestori in disuso dell'impianto di Villa Literno per attirare l'attenzione degli enti preposti sulle loro precarie condizioni di lavoro e per i continui rischi d'infortunio sul lavoro che subiscono. Dopo una lunga trattativa portata avanti dai sindacati solo nel tardi pomeriggio il gruppo di operai della Hydrogest Campania ha deciso di scendere dal manufatto pericolante e dalla ringhiera arrugginita. A convincerli, soprattutto la notizia della convocazione di una riunione da tenersi la prossima settimana alla prefettura di Napoli con all'ordine del giorno le problematiche di tutti i depuratori dei Regi Lagni. Intanto, però, la stato d'agitazione all'impianto di Villa Literno continua ad oltranza. «Gli addetti del depuratore, ha fatto sapere Tammaro Tavoletta, delegato sindacale, non hanno più fiducia in alcuna istituzione».
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martedì 1 settembre 2009


«Laghetti tossici» l’Asl chiede tempoL’amministrazione replica a chi aveva accusato l’ente di far «dormire» la relazione del commissario alle acque
01/09/2009
I tecnici incaricati di fare le analisi dei 27 laghetti dell’area della Domiziana hanno evidenziato la presenza di inquinanti sia biologici che chimici nelle ex cave di sabbia ma non hanno riportato i valori di legge.

VINCENZO AMMALIATO «Il documento c’è e gli è stata prestata tutta l'attenzione che meritava». Cercano di smorzare le polemiche dagli uffici del Comune di Castelvolturno sul caso dello studio commissionato dal commissariato straordinario alle acque sui laghetti abbandonati del litorale e che il settimanale L'Espresso ha pubblicato nell'ultimo numero accusando gli enti locali di tenerlo nascosto nei cassetti. Il dirigente dell'ufficio ecologia del municipio castellano, Antonietta Novello, ha fatto sapere che è arrivato al protocollo dell'ente lo scorso mese di giugno e che già ai primi di luglio è stato organizzato un tavolo di lavoro tecnico per discutere sulle mosse da intraprendere. «Da un esame della corposa documentazione - ha sottolineato il dirigente Novello - è emersa subito l'esigenza di un maggiore approfondimento in relazione al mancato riferimento di tossicità dell'area espressa nel rapporto finale». In pratica, i tecnici incaricati di analizzare la salute dei ventisette laghetti abbandonati, avrebbero indicato la presenza di inquinanti sia biologici, sia chimici nelle ex cave abusive, ma non avrebbero riportato i valori minimi e massimi stabiliti dalla legge. «Gli enti locali - ha aggiunto Antonietta Novello - non hanno le competenze tecniche per stabilire i valori di tossicità, e per questo motivo durante la riunione dello scorso luglio furono invitati i dirigenti dell'Asl competente per il territorio ad occuparsi della materia». Causa festività estive, probabilmente, l'incontro si è tenuto solo lo scorso 25 agosto, e i dirigenti dell'Asl hanno preso in carico l'intero dossier garantendo all'amministrazione comunale una propria relazione nei tempi previsti dalla legge: 60 giorni. Nel frattempo, però, cresce il timore della gente del litorale per il rischio sanitario: c'è timore nel convivere con delle vere e proprie bombe ecologiche sotto casa. I laghetti abbandonati si trovano a poche centinaia di metri dai centri urbanizzati della via Domiziana, e molte sono le aziende zootecniche che confinano proprio con le ex cave abusive ed anche qualche impianto produttivo e turistico. «La salvaguardia della salute pubblica - ha sottolineato il primo cittadino Francesco Nuzzo - è una priorità della nostra amministrazione. Ma prima di emanare delle dure ordinanze, dobbiamo essere certi della tossicità dell'area». Intanto, Tommaso Morlando, dirigente regionale di Italia dei Valori ed ex assessore regionale all'ecologia del posto, avanza dei dubbi sul rilascio da parte degli enti locali di permessi per la realizzazioni di alcuni impianti produttivi: «Sono state effettuate nelle aree in questione - domanda Morlando - le Vas? E il piano regolatore in discussione alla Regione, ha tenuto conto dello studio del commissariato alle acque e della pessima salute dei laghetti abbandonati?».








Sono ventisette i laghetti abbandonati di Castelvolturno. Gli specchi d’acqua si estendono su una lingua di campagna parallela alla via Domiziana che va dal canale dei Regi a quello del fiume Volturno. Sono stati creati negli anni Settanta e Ottanta, tutti abusivamente come «effetto collaterale» a seguito dell'attività estrattiva (per lo più illegale) di sabbia condotta con ritmi frenetici e destinata all'edilizia, che era in quella fase in forte espansione.Dopo essere stati abbandonati sono stati utilizzati per la caccia da frodo e gestiti dal clan dei casalesi. Ogni specchio d'acqua fruttava all'organizzazione criminale circa quindici milioni di lire al mese.


LAGHETTI AD ALTO RISCHIO, MA NON PARTE LA BONIFICA
02/09/09
le analisi confermano la rpesenza di metalli pericolosi nell'acqua
Arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo, stagno, zinco. Sono tutti elencati in ordine alfabetico nel documento preparato dal commissariato straordinario alle acque i fattori inquinanti riscontrati nei laghetti abbandonati di Castelvolturno. L’Asl in questi giorni sta analizzando le loro concentrazioni, “per valutare, dicono, il reale rischio sanitario”. Ma il semplice fatto di venire a conoscenza che nelle ex cave del litorale ci sono elementi come gli idrocarburi policiclici e policlorobifenili, che sono ritenuti inquinanti pericolosissimi per la salute pubblica perché difficilmente degradabili e che provocano la bioaccumulazione negli organismi viventi che li assimilano dalle vie respiratorie, fa rabbrividire e produce ansie nelle gente del luogo. Peraltro, l’agenzia per le ricerche sul cancro ha stabilito che i PBC sono probabili agenti cancerogeni per l’uomo. Fare chiarezza sulla salute dei laghetti, quindi è più che mai necessario. Ma anche i risultati dovrebbero essere prodotti in breve tempo. Le analisi sull’area dei laghetti furono eseguite da un’azienda specializzata nell’autunno del 2008, che si aggiudicò il relativo appalto per circa 2.300.000,00 euro. La prima conferenza di servizi al ministero dell’ambiente si tenne nel febbraio di quest’anno. E il seguente tavolo di lavoro solo due mesi dopo, il 29 aprile negli uffici di quello il cui nome suona come una beffa per il litorale domizio, il dipartimento per la Qualità della Vita. In questa occasione furono elencati tutti i risultati ottenuti dallo studio commissionato dal commissariato straordinario alle bonifiche e non solo quelli relativi alle acque. Anche i terreni limitrofi ai laghetti sono passati sotto la lente dei tecnici. Ed anche in questo caso i dati sembrano sconcertanti. Oltre agli inquinanti descritti per gli specchi d’acqua nei terreni e nelle campagne sono stati rilevati anche grosse concentrazioni di berinio, cobalto e titanio. E nelle falde acquifere, invece, c’è la presenza di alluminio e manganesio. In due dei ventisette laghi, peraltro, sono stati riscontrati agenti inquinanti definiti “non naturali, né agricoli”: il chiaro segno dello sversamento abusivo in quelle aree di rifiuti tossici. E lo studio del commissariato alle acque non si ferma ai laghetti, un capitolo a parte è dedicato alle acque che scorrono lungo il canale dei Regi Lagni. Qui, in quello che non a sproposito è già definito dagli ambientalisti il corso d’acqua più inquinato d’Europa, sono state rilevate presenze di diossina e furani fino ad una profondità di 10 centimetri. Scendendo a 50 centimetri, invece, sono state trovate anche forti concentrazioni di metalli pesanti, fitofarmaci, idrocarburi pesanti e i pericolosi policlorobifenili. La relazione stilata al ministero dell’ambiente lo scorso aprile, termina con l’invito agli enti locali ad un immediato intervento per mettere in atto tutte le misure necessarie alla salvaguardia della salute umana. La data massima prevista dai dirigenti del ministero per azionare i primi interventi era di dieci giorni.

sabato 29 agosto 2009

taci, SOTTACI, e parla d'altro!

+ Ciao, ci sei? sei qui?
* Hei!!, sì che ci sono, ma non urlare! E poi, tu chi sei? Perché mi stai cercando?
+ bhé, io sono…sono semplicemente.... sono io, e avrei bisogno di parlare un po’ con te!
* ok, Dimmi?!
+ Sai, spesso sono accusato dalla gente del posto dove vivo di denigrare la zona e con essa tutti i suoi cittadini…
* Ed è vero!?
+ bhè, no, almeno penso di no! Semplicemente, cerco di raccontare nel migliore dei modi che mi riesce ciò che mi circonda e spesso denuncio pubblicamente quello che mi fa più rabbia!
* Le tue valutazioni probabilmente saranno soggettive, e pertanto potrebbero in alcuni casi offendere taluni!
+ ma cerco sempre d'impegnarmi ad analizzare i fatti e le situazione da un punto di vista non personale!
* e allora, se hai già tutte le risposte, perché sei venuto a cercarmi!?
+ Perché di recente una persona con la quale ho avuto un duro scontro verbale mi ha detto che la mia posizione è di base errata, perché è quella di chi non ha il cordone ombelicale legato al territorio!
* Ed è vero questo!?
+ Né i miei genitori, né io sono nato in questa terra, ma che centra questo col mio ruolo di cittadino residente!?
* Ti puoi spiegare meglio!?
+ Non devo essere originario di un luogo da sette generazioni per incavolarmi se ad esempio le spiagge libere sono pochissime e si trovano tutte a ridosso degli scarichi fognari. E che tutto il resto, circa il 90% della costa è data in concessione per gli stabilimenti balneari ed è praticamente blindata. Per accede all’arenile bisogna necessariamente pagare la “discesa” al gestore. E che addirittura la spiaggia nei mesi invernali è tenuta chiusa dai titolari dei lidi!?
* Bhé, sai che affollamento disordinato se fossero tutte libere le spiagge!?. E poi i problemi che avrebbero i gestori dei lidi se non ci fossero le cancellate: subirebbero furti alle attrezzature quotidiani.
+ Capisco la loro posizione, ma si potrebbero organizzare come fanno i loro colleghi in tutto il resto d’Italia. E poi, perché non lasciare lo spazio di spiaggia libera fra uno stabilimento e l’altro come previsto dalla legge?!
* In effetti sei un po’ pesante; potresti interessarti anche di altro del territorio dove vivi!
+ Per esempio?
* Per esempio della bella pineta che c’è in zona
+ Già, ben dodici chilometri lineari di pini e lecci, ma anche la pineta è completamente recintata. E a differenza della spiaggia non vi si può accedere neanche pagando!
* Ma questo è un problema che sarà sicuramente risolto…
+ Già, risolto come promettono da anni di risolvere l’inquinamento marino. Nel resto d’Itala il 90% delle acque costiere sono balneabili. Nel mio paese la proporzione è opposta: 90% di costa interdetta al tuffo a causa del forte inquinamento marino provocato da presenza di inquinanti biologici e chimici!
* Ma vedi che hanno ragione i tuoi detrattori! Facendo il bagno nelle acque del posto nessuno ci ha mai lasciato la pelle. Per cui, puoi anche sottacere su questo tema, in ballo c’è l’economia dell’intera zona!
+ non si fa il bene dell’economia trascurando la questione sanitaria. C’è in gioco la salute umana, il rischio per la catena alimentare, come fai ad essere così tanto superficiale?!
* non sono io superficiale, ma tu catastrofista, prevenuto e forse anche in cerca di visibilità mediatica
+ Quindi per te vale lo stesso concetto se affronto le questioni delle tonnellate e tonnellate di veleni che hanno intombato nel sottosuolo delle campagne e nei laghetti?! E che hanno inquinato le falde acquifere fino ad una profondità in alcune zone di oltre quaranta metri?
* Sottaci su questi temi, si crea solo allarmismo e isteria collettiva
+ Me se negli ultimi anni ho perso decine di conoscenti per mali incurabili e molti di questi non erano neanche arrivati ai sessanta anni. Qualche collegamento potrebbe anche esserci?
* Ma se non le fanno i medici queste analisi e congetture, perché dovresti farlo tu!? Sottaci!
+ Ma se ho anche il timore ad utilizzare l’acqua che esce dal rubinetto (quando esce che non viene razionata), come faccio a sottacere?
* Sì, mò l’acqua inquinate e le fesserie che sostengono quegli imbecilli degli americani, ingigantite da gente come te che le strombazza sui giornali tutti i giorni. Se si fosse sottaciuto dal primo momento su questo tema nessuno militare della Nato avrebbe lasciato le case per la quali pagavano fitti da due, tremila euro. Ma perché, i paesi limitrofi ai tuoi non hanno gli stessi problemi?
+ E questo che centra?
*Centra eccome, perchè loro non hanno gente come te che sente di dover denunciare e arrabbiarsi e vanno avanti lisci nonostante stiano peggio di noi. Nonostante, ad esempio, non abbiano l’aria pura come la nostra!
+ Ma se la sera dobbiamo addirittura chiudere le finestre anche in estate per evitare che i fumi dei continui e perpetui roghi abusivi nelle campagne ci attacchino alla gola!?
* Sottaci, e adesso ti anticipo anche, prima che mi sciolini tante altre imbecillate:
* sottaci sull’abusivismo edilizio e sul fatto che la tua è la terza città al mondo per cubatura costruita illegalmente, senza individuare peraltro colpevoli,
Sottaci sul fatto che la campagna sia pregna di diossina che avvelena le bufale, sulla brucellosi, sulla lingua blu e sui siringoni di testosterone,
Sottaci sul fatto che la zona sia la base logistica in Italia della potente mafia dei nigeriani,
Sottaci sul fatto che ogni operatore economico della zona, piccolo o grande che sia, debba contribuire a Pasqua Natale e ferragosto a sostenere le famiglie dei carcerati,
Sottaci sul fatto che l’anno scorso in dieci mesi un manipolo di tossicodipendenti, definiti “camorristi”, abbia tolto la vita (ammazzato) a diciassette (17) persone,
Sottaci sul fatto…
+ Aspetta…
* Che c’è?, ti rode?!
+ No! Solo che non penso che tu sia la coscenza della gente del posto dove vivo che ha il cordone ombelicale legato al territorio. Conosco molte persone originarie della zona e gran parte di loro era con me nel grattacielo abbandonato e mi ha aiutato e sostenuto nel grido.
* Forse hai ragione, forse non sono quello che tu credevi. E se fossi proprio la tua di coscienza?! In ogni caso, sottaci(?)

mercoledì 26 agosto 2009

«Non sarò mafioso» picchiato e rapinato
20/08/2009 Nigeriano denuncia connazionali. Muratore in nero ha rifiutato di spacciare cocaina e soldi falsi

VINCENZO AMMALIATO Undici mesi dopo l’eccidio della notte di San Gennaro, e a un anno esatto dalla tentata strage contro un gruppo di una quindicina di africani riuniti a casa del presidente dell’associazione dei nigeriani, Teddy Egowman, sulla Domiziana cala l’ombra della mafia nigeriana. Sono cinque gli immigrati africani arrestati ieri dagli agenti del commissariato di polizia con le pesanti accuse di rapina aggravata e continuata, sequestro di persona e tentata estorsione. A far scattare l’operazione, la denuncia di un uomo di origine nigeriana, il quale ha raccontato ai poliziotti una storia particolarmente raccapricciante. L’uomo, immigrato senza permesso di soggiorno, ha detto di essere stato vittima due giorni fa di una violenta aggressione e di una rapina da parte di un gruppo di connazionali intrufolatisi nella sua abitazione del Villaggio Agricolo. I malviventi, dopo averlo pestato a schiaffi, pugni e calci gli avrebbero rubato l’intera somma di denaro che aveva con sé, centoquaranta euro. E poi, il giorno seguente, sarebbero ritornati, ma in numero più consistente (almeno una dozzina) e lo avrebbero sequestrato. L’immigrato nigeriano sarebbe stato condotto in via Mezzagni, una zona di aperta campagna, nei pressi di un laghetto abbandonato. Qui sarebbe stato nuovamente picchiato, rapinato del suo telefono cellulare e sarebbe stato minacciato di morte e che il suo corpo sarebbe stato nascosto nel fondo del laghetto. Un attimo di distrazione del gruppo, però, avrebbe permesso alla vittima di scappare e chiedere aiuto a un automobilista di passaggio che lo avrebbe accompagnato alla vicina clinica Pineta Grande, dove finalmente dopo essere stato medicato sarebbe finita la sua odissea con la denuncia alla polizia. Gli agenti hanno rintracciato cinque delle dodici persone denunciate dalla vittima, e per loro sono scattate immediatamente le manette e il trasferimento al carcere di San Tammaro, in quanto in loro possesso è stato trovato il telefono cellulare e la relativa sim card di proprietà del denunciate. Alla base del doppio raid subito dall’immigrato non ci sarebbe, però, la rapina. L’uomo, nei giorni scorsi, sarebbe stato vittima di numerose pressioni da parte dei suoi connazionali, accusati di far parte della mafia nigeriana, affinché entrasse anche lui nell’organizzazione criminale che in zona gestisce traffico di droga, sfruttamento della prostituzione e smercio di banconote false. E il suo netto rifiuto sarebbe all’origine del doppio blitz. «Io mi guadagno da vivere facendo il muratore a nero e questo mi basta - ha detto l’immigrato ai poliziotti - Non voglio fare quel tipo di vita». Per l’uomo adesso potrebbe scattare uno specifico programma di protezione che prevede anche la concessione del permesso di soggiorno.


26/08/2009
Torna la banda della Stilo bianca nigeriani aggrediscono liberiano
Invitato a prestare soccorso a un ammalato, è stato invece picchiato, derubato e sequestrato. Vittima della trappola, un giovane immigrato di nazionalità liberiana (le cui generalità sono state tenute segrete dalla polizia per ragioni di sicurezza). Stando a quanto riferito alle forze dell'ordine, la sua odissea sarebbe iniziata lunedì alle 20, subito dopo il ritorno dal lavoro in campagna, nei pressi dell’abitazione dove vive a Destra Volturno. Si trovava al volante della sua autovettura quando avrebbe incontrato un nigeriano che conosceva di vista e che gli avrebbe chiesto di accompagnare alla vicina cinica un suo fratello che si trovava gravemente ammalato nel letto di casa. Avrebbe accettato la richiesta, ma arrivato nell’abitazione non avrebbe trovato alcun ammalato. C’erano, invece, quattro uomini che lo avrebbero immobilizzato, picchiato a calci, pugni, e poi rapinato del denaro che aveva con sé (circa cento euro) e di due telefoni cellulari. Non contento, il gruppo gli avrebbe puntato un coltello alla gola e obbligato a guidare la sua autovettura in una destinazione rimasta ignota. Appena giunto sulla via Domiziana il liberiano avrebbe accelerato al massimo il pedale dell’acceleratore creando un incidente stradale. Questo gli avrebbe permesso di scappare e rifugiarsi nel vicino commissariato. Scattate le indagini, la polizia ha arrestato uno dei quattro ricercati, che è stato riconosciuto dalla vittima e condotto in carcere. Sono tuttora in corso le ricerche degli altri uomini del commando. Soprattutto, è ricercata una Fiat Stilo bianca, utilizzata sia per scappare dal luogo dell’incidente dai quattro malviventi, sia nel sequestro di persona eseguito da un gruppo da altri cinque nigeriani durante un caso analogo avvenuto sempre a Castelvolturno cinque giorni fa. vi.am.


28/08/09
ANCHE IL PIZZO SI FA NERO A CASTELVOLTURNO
Il suo nome è Chrisbell Okoro. È stato arrestato ieri dagli
uomini del locale commissariato con l’accusa d’estorsione aggravata.
A far scattare le manette per l’immigrato nigeriano residente
A Castelvolturno con regolare permesso di soggiorno è
stata la denuncia di una sua connazionale, titolare lungo la via
Domiziana di un negozio di telefonia internazionale.
Stando a quanto dichiarato dalla presunta
vittima, l’estorsore, che ha dei precedenti penali per associazione
a delinquere finalizzata al traffico di droga, avrebbe preteso il pizzo sui proventi
ricavati dall'attività che gestisce: cinquecento euro al
mese, che molto probabilmente sarebbero finiti nella
cassa dei temibili "The Eye" (I Rapaci), la mafia
nigeriana che sul litorale domizio ha una sua
consolidata base. L'immigrato arrestato non risulta
essere direttamente coinvolto nelle rapine e nei
sequestri di persona ai danni di extracomunitari avvenuti
a Castelvolturno nelle ultime due settimane. Gli
inquirenti, però, non escludono che faccia parte del
sodalizio criminale responsabile della recente escalation di questi reati.

martedì 21 luglio 2009

Sfuttamento, 15 donne vincono la battaglia

18/07/2009Al momento del blitz della polizia di fine giugno erano in quindici, tutte rinchiuse dal loro «carceriere-caporale» nel villino lager di Ischitella. Dividevano due piccole camere sporche. L’italiano che sfruttava il loro lavoro è stato arrestato
VINCENZO AMMALIATO Quando quello che sembra essere il peggiore giorno della propria esistenza si trasforma nel momento del riscatto, atteso tanto tempo, forse una vita intera. Quell'afoso mercoledì di fine giugno erano in quindici, tutte rinchiuse dal loro «carceriere-caporale» nel villino lager di Ischitella. Giacevano su dei materassi infeltriti adagiati per terra; dividevano due piccole camere sporche e con le mura ammuffite. Faceva molto caldo e le donne erano impaurite, affamate, stanche. A un certo punto, qualcuno bussa alla porta. Sono gli agenti del commissariato. Nel gruppo di donne inizia a diffondersi il panico: «Cosa sarà di noi, ci arresteranno, ci rimpatrieranno?». A finire in galere fu soltanto l'italiano che sfruttava il loro lavoro nelle campagne. Il gruppo di donna fra i venti e i quaranta anni, provenienti dalla romania e dalla bulgaria, fu condotto in commissariato per gli interrogatori. Qui, chi aveva il telefonino aspettava il proprio turno fissando il display del cellulare dove impressa c'era la foto dei propri cari rimasti in patria. Le altre fissavano il soffitto. Il loro caporale le aveva insegnato la paura e la diffidenza e loro avevano appreso molto bene. Conclusi gli interrogatori il gruppo di donne fu condotto, in piena notte, al vicino centro Fernandes. Qui le immigrate sono state rifocillate ed è stato offerto loro assistenza. Dopo un paio di giorni, hanno iniziato a nutrire fiducia nei volontari della struttura vescovile e la luce nei loro occhi è iniziata a cambiare. Non più debole e spenta, ma accesa da quel brio di chi vuole sperare ancora una volta. Adesso le quindici donne non sono più al Fernandes. I volontari del centro hanno trovato per loro dei lavori regolari. Fanno le badanti e le governanti in alcune case della provincia di Napoli e Caserta. Molte altre, però, aspettano ancora il loro giorno migliore.

Liceo scientifico conteso verrà sdoppiato in due sedi

VINCENZO AMMALIATO Quando complicare le cose diventa uno stile di vita. A Castelvolturno niente pare possa filare liscio; neanche il trasferimento di un istituto scolastico che da due anni è ospitato all'interno di un'altra scuola ad un plesso nuovo e con tutti i crismi che richiede il moderno insegnamento. Il trasferimento dello scientifico proposto il mese scorso dall'amministrazione comunale da dove si trova tutt'ora (all'interno della scuola alberghiera) all'edificio ristrutturato e consegnato al provveditorato scolastico dai costruttori Coppola a Pinetamare nell'ambito della transazione con lo Stato, ha innescato delle polemiche del tutto inaspettate nel paese litoraneo. Si sono da subito create due fazioni, quella che vede di buon occhio il trasferimento e quella, al contrario ha promesso ogni tipo di battaglia per non far spostare lo scientifico. Addirittura, il primo cittadino due settimane è stato costretto a bloccare il procedimento per ragioni di ordine pubblico. E in campo sono scesi anche diversi politici locali, poco interessati alle sorti degli studenti e molto al consenso politico. In pratica, si è offerto un pessimo insegnamento agli studenti, che hanno visto i propri genitori e amministratori battagliare senza alcun esclusione di colpo. Ma alla fine pare che si sia riuscito a raggiungere un accordo che dovrebbe accontentare tutti, tranne che gli insegnanti. Lo scientifico, probabilmente sarà sdoppiato in due distinti sedi, quella attuale del centro storico e quella nuova di Pinetamare. Questo è quanto sancito durante una riunione tenuta ieri in Comune. Ma visto i precedenti non è detto però sia dato pieno seguito al piano concertato.

lunedì 29 giugno 2009

Il mare del litorale domizio è inquinato


CASERTA (29 giugno) - «Per ogni operatore economico che piange, ce n'è uno che ride». È una dura e cinica legge dell'economia che vede in questi giorni una sua espressione anche sul litorale domizio.

E così che, mentre i gestori degli stabilimenti balneari di Castelvolturno lamentano vistosi cali di presenze rispetto alle stagioni precedenti, i gestori degli alberghi che sono dotati di parchi acquatici o anche di una semplice vasca adibita a piscina fanno grossi affari.

È una vera e propria corsa alla ricerca della piscina che meglio è organizzata per le proprie esigenze. In pratica, sempre più persone stanno rinunciando al fine settimana in spiaggia a causa dell’ inquinamento marino, sentenziato anche quest'anno dagli impietosi dati sulla balneabilità che vedono 25 chilometri di costa su trenta interdetti.

E i gestori degli alberghi non si sono lasciati sfuggire l'occasione, offrendo la possibilità di accesso ai parchi acquatici non solo ai clienti che pernottano nella struttura. I prezzi d'ingresso variano dai cinque euro a persona ai venti.

Ma ci sono anche strutture che permettono l'abbonamento familiare trimestrale. In pratica, estate 2009 per Castelvolturno all'insegna non del sapore di sale, ma di cloro.

Vincenzo Ammaliato

lunedì 18 maggio 2009

Bagno e tintarella in un mare... di rifiuti


Castelvolturno, discariche a cielo aperto sul litorale
L’ira dei balneatori «Stagione in salita già prima di cominciare»

18/05/2009
VINCENZO AMMALIATO
Sole, mare e immondizia. Questo il tema dello scorso fine settimana di Castelvolturno. Il gran caldo di sabato e domenica ha spinto numerosi bagnanti sulla costa domizia alla ricerca di refrigerio e della prima tintarella di stagione. Ma i vacanzieri del weekend hanno trovato poco spazio per parcheggiare le proprie auto. Ovunque, da Ischitella a Pinetamare, da Baia Verde a Bagnara, il lungomare delle varie località di Castelvolturno si è presentato ricolmo di rifiuti d’ogni genere, ma soprattutto di quelli definiti «ingombranti»: vecchi materassi, carcasse di televisori, frigoriferi e scaldabagni arrugginiti che molto probabilmente alcuni proprietari delle cosiddette seconde case, impegnati nelle pulizie di primavera, hanno depositato di fianco ai cassonetti dei rifiuti e la ditta che in paese effettua la raccolta non ha prelevato. Un grosso danno d’immagine per il paese litoraneo, che sicuramente si trasformerà in un danno economico per tutti gli operatori economici di Castelvolturno. I più seccati,
ovviamente, sono i titolari dei circa cinquanta stabilimenti balneari della costa. Molti di loro, in maniera autonoma e spontanea, si sono adoperati per rimuovere la sabbia che dall’arenile durante l’inverno si era depositata sull’asfalto. Ma poco possono fare relativamente ai rifiuti ingombranti. «Seppure li raccogliessimo — ha detto sconfortato il gestore di un lido di Pinetamare - non potremo depositarli in nessuna discarica».
Ma di chi le responsabilità di questo grave stato di cose? La crisi dei rifiuti regionale è ormai alle spalle, e gli operatori dell’ex Ce 4 che in paese effettua il servizio di raccolta non sono in agitazione sindacale. I dirigenti del consorzio denunciano di non poter effettuare il ritiro degli ingombranti a Castelvolturno in quanto l’isola ecologica del Comune è satura da più di quattro mesi. E siccome l’amministrazione non ha i soldi per svuotarla e non paga i canoni per il servizio raccolta ordinario da nove mesi i dirigenti del Consorzio unico rifiuti non sono in grado di cercare siti alternativi; né possono effettuare il servizio di raccolta differenziata. Dalle stanze del Municipio, invece, gli amministratori respingono le accuse al mittente: «Il Comune di Castelvolturno non paga i canoni al Consorzio unico - spiega l’assessore all’ecologia, Valerio Boccone - perché riceve un servizio scadente e parziale. E anche, perché, ha aggiunto il membro della squadra Nuzzo, durante la crisi rifiuti dello scorso
anno dalle nostre casse comunali sono usciti circa quindici milioni d’euro per ripulire le strade del paese». Un batti e ribatti di pesanti accuse dove a pagare, come sempre, è la collettività dell’intero litorale domizio. E intanto, la stagione calda non è più alle porte, ma è già entrata, e non ha ricevuto certo una buona accoglienza.

L’arte di strada nella chiesa dei Comboniani


18/05/2009

Una parrocchia dedicata alla pastorale degli immigrati non poteva non avere ai suoi muri immagini e rappresentazioni bibliche in chiave multietnica. E così, dopo i 14 quadri della Via Crucis realizzati da un artista polacco che ha immaginato la passione di Cristo popolata di perfidi soldati nazisti e di rassegnati deportati ebrei, e dopo l’immagine della Madonna Nera di Czestochowa, alle pareti della Chiesa Santa Maria dell’Aiuto adesso ci sono dieci nuovi affreschi che raffigurano vari momenti della vita di Gesù fra gente d’ogni razza e colore. A realizzarli sono stati due artisti erranti per il mondo, l’ungherese Casba e il suo adepto, Giorgio, di Trieste, che sono venuti a conoscenza della missione dei comboniani del litorale domizio lo scorso anno mentre si trovavano in Africa. Dal continente nero si sono spostati in quel fazzoletto di terra a nord di Napoli dove padre Poletti da tredici anni predica e combatte tutti i giorni per la salvezza dell’anima degli immigrati della zona e per far valere i loro diritti inviolabili. Nella parrocchia ad personam del centro Fernandes i due artisti hanno raffigurato Gesù alle nozze di Cana invitato da uno sposo di razza bianca e dalla sua sposa, invece, di razza nera. Nero è anche il colore della pelle del buonn sammaritano che aiuta il figlio di Dio durante il suo viaggio e della sammaritana al pozzo. Come nero è il colore della pelle dei nuovi immigrati che cercano ricovero in questi giorni sul territorio domizio. Molti di loro dormono accampati nel sagrato della chiesa dagli affreschi multietnici.
vinc. amm.

La piazza dell’orrore simbolo di speranza


14/05/2009
Castelvolturno, domani la cerimonia per intitolare lo slargo all’imprenditore Domenico Noviello Un anno fa l’agguato in cui perse la vita il titolare dell’autoscuola Denunciò il racket
VINCENZO AMMALIATO Sarà il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano a rappresentare il governo, domani, in occasione della cerimonia per intitolare la piazzetta di Baia Verde a Castelvolturno all’imprenditore Domenico Noviello, ucciso un anno fa, proprio lì, dopo aver denunciato le pressioni del racket e gli emissari del clan dei casalesi. A spingere per questo appuntamento è stato il sindaco (dimissionario) di Castelvolturno, Francesco Nuzzo. Domani - inzio alle 11 - ci saranno anche l’assessore Corrado Gabriele, in rappresentanza della Regione, e l’arcivescovo di Capua, monsignor Bruno Schettino. Anche l’Associazione nazionale antiracket ha voluto ricordare Mimmo Novello. Al termine della commemorazione di Baia Verde, all’Holiday Inn, si terrà un convegno sul delicato e sempre preoccupante tema delle estorsioni. Subito dopo i funerali di Noviello, titolare di un’autoscuola, nel maggio dello scorso anno piombò su Castelvolturno una furiosa polemica relativa alla scarsa partecipazione della gente del posto, e soprattutto dei commercianti, al rito religioso. «Ebbene, domani, i cittadini del litorale - ha sottolineato Nuzzo - potranno riscattarsi da quel triste episodio». Il primo cittadino sarà, quindi nuovamente nella piazza di Baia Verde, dove lo scorso giugno fece piantare un ramo d’ulivo, proprio in ricordo di Mimmo Novello. Per Nuzzo, però, potrebbe essere questa la sua ultima uscita ufficiale con la fascia tricolore. Domenica prossima, infatti, se il sindaco-magistrato intende ancora guidare l’amministrazione locale, dovrà recarsi dal segretario generale del Comune e ritirare le dimissioni presentate lo scorso 27 aprile. Ed appare ancora incerto se lo farà. «Dal consiglio comunale dello scorso venerdì - ha detto - è emerso che esiste una maggioranza numerica. Non è ancora chiaro, purtroppo, se esiste una maggioranza politica. Certo, la democrazia si basa sui numeri, personalmente, però, avevo chiesto al Consiglio, come presupposto per continuare a fare il sindaco di Castelvolturno, una maggioranza di tipo politico». Il barometro, quindi, almeno per ora, pare tenda verso la rinuncia al ritiro delle dimissioni. Ma con un’amministrazione comunale nel vortice di una crisi politica che si protrae a oltranza da non meno di due anni, tutto è possibile fino all’ultimo istante. Nel frattempo, i consiglieri del Pd, partito di maggioranza che sostiene Nuzzo, continuano a ribadire di essere disposti a votare i piani normativi così come sono stati preparati, ma pongono condizioni sulla priorità della presentazione dei progetti. I quattro consiglieri dell’Udc confermano fiducia al sindaco, ma continuano a mostrarsi perplessi sul piano commercio. In pratica, ognuno sembra vada per la sua strada. Intanto, la gente di Baia Verde, in maniera spontanea, continua a innaffiare e prendersi cura ogni giorno di quell’ulivo piantato in memoria di Mimmo Novello.


18/05/2009
Scalzone attacca Nuzzo: «Pronti alle dimissioni in massa»

Un esposto alla Procura della Repubblica e un altro al Csm e dimissioni dal consiglio comunale. All’indomani del ritiro delle dimissioni del primo cittadino Francesco Nuzzo, sono sul piede di guerra i consiglieri di minoranza di Castelvolturno. «Il sindaco Nuzzo - ha detto il capogruppo dell’opposizione, Antonio Scalzone (nella foto) - ha mentito in occasione delle sue dimissioni, accusando i suoi consiglieri di maggioranza, oppure ha reso falsa testimonianza smentendo solennemente dinanzi all’assemblea di dieci giorni fa tutte le dichiarazioni sulla crisi che gli erano state attribuite dai mass media. Di questo - ha aggiunto Scalzone - il sindaco dovrà rispondere dinanzi alla Procura e al Consiglio superiore della magistratura». L’ex primo cittadino, peraltro, ha fatto sapere che insieme agli altri otto componenti del suo gruppo di minoranza, sta valutando la possibilità di contestuali dimissioni. «Non abbiamo più la minima considerazione di Nuzzo. Confidiamo solo nella magistratura, a questo punto - ha concluso - affinché si possa fare chiarezza sulle motivazioni che hanno spinto il sindaco a presentare le sue dimissioni e poi a ritirarle ribaltando ogni cosa da lui stesso dichiarata». vi.am.

sabato 9 maggio 2009

Il Comune è moroso, nuova emergenza rifiuti


07/05/2009
Casse vuote da luglio sospesi tutti i pagamenti
ENZO AMMALIATO Cassonetti stracolmi di rifiuti. Olezzo maleodorante diffuso nell’aria, soprattutto nelle giornate calde. Lavatrici, scaldabagni e materassi depositati agli angoli delle strade, in pineta e sulle spiagge libere. Sono queste alcune meste istantanee di una Castelvolturno di inizio maggio. A oltre un anno dalla risoluzione della crisi regionale dei rifiuti solidi urbani, il paese domizio sembra stia nuovamente piombando nei momenti bui di diciotto mesi fa. Questa volta, però, il problema non è di carattere regionale, ma strettamente locale: praticamente di natura finanziaria. Le casse comunali, infatti, sono vuote e l'ente di piazza Annunziata, stando a quanto riferito dal neo-direttore generale dell'autorità di bacino unico per i rifiuti, Antonimo Scialdone, non corrisponde un solo euro all'ex Ce4 da circa nove mesi. Il debito, ha fatto sapere il direttore Scialdone, ammonta a 2,4 milioni di euro. In pratica, il Comune di Castelvolturno non paga i canoni per il servizio raccolta e spezzamento rifiuti dallo scorso mese di luglio. Da circa sei mesi, peraltro, non riesce neanche a liberare l’isola ecologica, satura di rifiuti ingombranti. Tutto questo, in pratica, si ripercuote sulla qualità del servizio: la raccolta differenziata non è mai stata attivata, i rifiuti speciali non vengono ritirati dal territorio e anche quelli solidi urbani (il classico sacco dell’immondizia) non è raccolto con regolarità. Al momento il centro storico, Pinetamare e la via Domiziana sembrano non essere toccate dai disagi. Le località periferiche, al contrario, come Destra Volturno, Ischitella e il quartiere di Baia Verde, sono già sommerse di rifiuti. E dagli uffici dell’ex Ce4 non arrivano speranze per l’immediato futuro. «È estremamente difficile in queste condizioni - ha sottolineato Antonio Scialdone - pagare regolarmente, come stiamo facendo, gli stipendi alle maestranze del cantiere. Ma non sappiamo fino a quando riusciremo a reggere. La settimana prossima - ha aggiunto il direttore - partiranno le ingiunzioni di pagamento». Praticamente, se il Comune di Castelvolturno non rientrerà del debito la prefettura nominerà un commissario «ad acta».

Affondo di Scalzone: Maroni ci liberi dai clandestini


07/05/2009

VINCENZO AMMALIATO «Caro ministro dell’Interno, ci aiuti». È lunga la lettera aperta che il capogruppo della minoranza del consiglio comunale di Castelvolturno, Antonio Scalzone, ha inviato ieri al capo del Viminale, Roberto Maroni. Nelle due cartelle e mezzo si legge «tutta la desolazione e lo scoramento di un’intera comunità di fronte - così come scrive l’autore - all’invasione del territorio da parte degli extracomunitari clandestini». E non mancano, ovviamente, stoccate al sindaco dimissionario del centro litoraneo, Francesco Nuzzo. «L’invasione di massa degli immigrati è iniziata negli ultimi tempi - scrive Scalzone - ed è stata foraggiata, non ostacolata, dall’attuale amministrazione comunale». L’ex primo cittadino, che già lo scorso novembre fu promotore di una mozione all’assemblea comunale di chiusura del centro Fernandes, fa soprattutto riferimento ai numerosi extracomunitari ospitati negli ultimi mesi nelle mura nell’Istituto della Domiziana. «Il centro Fernandes - denuncia Scalzone - può ospitare un massimo di circa trenta persone. Da almeno due mesi, invece, ce ne sono almeno duecento, e dormono tutte accampate nella sala mensa. Peraltro - aggiunge il capogruppo dell’opposizione locale - nel Fernandes è ospitato anche un immigrato pregiudicato che sta scontando la sua pena al regime degli arresti domiciliari. Come è possibile che la Procura - si domanda Scalzone - abbia permesso che per la detenzione alternativa fosse scelto un centro d’accoglienza?». Che il numero degli immigrati ospitati al Fernandes fosse superiore ai posti letto, lo disse a Il Mattino anche il missionario comboniano, padre Giorgio Poletti, durante la marcia antirazzista tenuta lungo la via Domiziana venti giorni fa. «Alcuni immigrati - fece sapere il religioso - dormono sul sagrato della mia chiesa». Riferimenti alla marcia organizzata a Castelvolturno dai centri sociali lo scorso aprile sono presenti anche nella lettera di Scalzone. «Il sindaco Nuzzo - scrive l’esponente del centrodestra - ha manifestato al fianco dei clandestini, ma in quell’occasione non ha rappresentato assolutamente i cittadini della zona che non hanno marciato con lui e che sono praticamente tutti contro gli irregolari. In pratica, il sindaco ha rappresentato solo se stesso». Il primo cittadino, da parte sua, non ha raccolto la provocazione del suo rivale politico. Domani, peraltro, dovrebbe andare in scena un consiglio comunale che si preannuncia molto atteso e al quale Nuzzo si presenterà dimissionario. «Scalzone - ha detto Nuzzo - non è un mio interlocutore». La lettera aperta termina con un appello al ministro Maroni e al capo del governo Berlusconi: «Molto bene la lotta alla camorra locale condotta negli ultimi mesi sul territorio - scrive Scalzone - È giunta l’ora, però, che il governo ci liberi dalle prostitute, dagli spacciatori, dai delinquenti di ogni razza e di ogni colore e anche dai clandestini che rappresentano il 50 per cento della popolazione e che ostacolano lo sviluppo economico e sociale della nostra comunità».

martedì 5 maggio 2009

Nuzzo allo show-down vuole il faccia a faccia

05/05/2009
Venerdì in Consiglio comunale il sindaco spiega i motivi delle dimissioni: non ci sono le condizioni Non ancora ricucito lo strappo fra il primo cittadino e ampie componenti della sua maggioranza

VINCENZO AMMALIATO Dopo otto giorni di accuse incrociate fra il sindaco dimissionario di Castelvolturno e gran parte dei politici locali, Francesco Nuzzo conferma espressamente che non ritirerà la proprie dimissioni. E lo ha fatto ieri mattina chiedendo al presidente del consiglio comunale di convocare un’assemblea straordinaria con all’ordine del giorno proprio le dimissioni del primo cittadino e le motivazioni che lo hanno spinto a questa scelta. «Spiegherò - ha detto Nuzzo - fra le altre cose, perché non ho accondisceso agli innumerevoli inviti ricevuti la scorsa settimana in maniera trasversale dal mondo istituzionale e della società civile a non mollare. Per me è estremamente doloroso non continuare a guidare l’amministrazione di questo territorio. Purtroppo, però, non ci sono più le condizioni per andare avanti». Nell’ultima settimana i toni della polemica fra il sindaco e parte della sua maggioranza, accusata dal primo cittadino di averlo abbandonato e tradito, sono stati elevatissimi. Durante l’ultimo consiglio comunale, quello dello scorso mercoledì, nonostante Nuzzo non fosse presente, sono dovuti intervenire in più occasioni sia il presidente dell’assemblea con richiami verbali, sia le forze dell’ordine in sala per placare gli animi dei presenti in sala. Il primo cittadino è accusato dalla minoranza di centrodestra, da alcuni suoi ex uomini di fiducia e da una parte della cittadinanza «di aver infangato l’intera comunità castellana e di manipolare l’informazione». Ma venerdì sera potrà finalmente fornire la sua versione dei fatti direttamente dallo scranno più alto delle assise cittadine, nel consiglio comunale. «Lo dovevo a tutti coloro che mi hanno sostenuto negli ultimi giorni», ha sottolineato. Con molta probabilità, quindi, per il Comune castellano ci sarà il commissariamento. Ma in quali condizioni i funzionari della prefettura troveranno il paese lasciato dal sindaco-magistrato? I piani normativi (Puc, Siad e Spiaggia) ancora una volta resteranno chiusi nei faldoni e non approvati? Quello che è certo è che Castelvolturno si trova in una condizione generale pessima: le casse comunali, come denunciato più volte dallo stesso Nuzzo, «sono paticamente vuote». L’amministrazione non è riuscita ancora a creare una società «in house» per la gestione del ciclo integrato ai rifiuti, e il servizio è ancora svolto dal Consorzio unico che che non effettua la raccolta differenziata. La Procura ha chiuso il molo San Bartolomeo e i lavori per il porto turistico ancora stentano a partire; così come non si vede l’avvio degli importanti lavori previsti nell’acordo di programma. L’ultimo atto, invece, che vedrà impegnato il sindaco dimissionario, sarà quello relativo all’inaugurazione della piazzetta dedicata a Mimmo Noviello, il commerciante trucidato dalla camorra lo scorso anno. L’appuntamento è previsto per venerdì 15 maggio. All’evento dovrebbe partecipare anche il ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

08/05/2009 Nuzzo stasera in consiglio «Ecco perché mi sono dimesso» Il marasma del ceto politico locale testimoniato dal sito web ufficiale: tra cambi, fughe e oscure alleanze
Navigando tra le pagine web del sito internet del Comune di Castelvolturno si percepisce chiaramente la grande confusione in cui è piombata la classe politica locale e, soprattutto, quella maggioranza che portò alla vittoria di Francesco Nuzzo quattro anni fa. Alla pagina dedicata agli organi istituzionali, compaiono ancora i nomi e le foto di alcuni assessori dimessi o defenestrati alcuni mesi fa. Ma è nella composizione del consiglio comunale che le carte addirittura si mescolano e creano forte stupore al navigatore di turno. Nel sito web i quattro consiglieri indipendenti che un mese fa confluirono in un partito d'opposizione, l'Udc, pur restando a parole fedeli al sindaco Nuzzo, sono indicati ancora come esponenti della Margherita; Giovanni Milone è indicato come esponente di Italia dei Valori, mentre all'ultimo consiglio comunale è stato visto nei banchi della maggioranza. E in consiglio compare ancora il consigliere le cui dimissioni hanno rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, Rita Di Giunta. Tutto il terremoto politico locale, in pratica, è partito contestualmente alla comunicazione delle sue dimissioni. Ma Francesco Nuzzo avrà la possibilità stasera di chiarire ufficialmente dinanzi all'assemblea cittadina la sua verità. È stato direttamente il sindaco dimissionario a chiedere la convocazione di questo consiglio comunale, che ha all'ordine del giorno un solo punto: «Dimissioni del sindaco e motivazioni». «Questo è un atto - ha spiegato il sindaco-magistrato - che debbo soprattutto ai cittadini di Castelvolturno e tutti coloro che negli ultimi dieci giorni mi hanno mostrato vicinanza». Ma Nuzzo non spiegherà solo i motivi che lo hanno spinto a dimettersi. A quanto apre, il primo cittadino è intenzionato a raccontare quali sono state le forze messe in campo sul territorio negli ultimi giorni per convincerlo a non ritirare il suo atto. Con molta probabilità, quindi, il sindaco Nuzzo si dimetterà col classico «botto». vi. amm.

martedì 28 aprile 2009

Nuzzo si dimette: solo contro la camorra



28/04/2009
Il sindaco di Castelvolturno: «Destabilizzare la giunta vuol dire non far approvare i piani normativi»
VINCENZO AMMALIATO Ha meditato tutto il fine settimana. E ieri mattina, Francesco Nuzzo, il sindaco di Castelvolturno, si è recato al municipio di buon ora per scrivere di suo pugno le due cartelle con le quali ha formalizzato le dimissioni da primo cittadino della cittadina costiera e le relative motivazioni che lo hanno spinto a questa decisione. Prima di lasciare la casa comunale ha presentato la missiva al segretario generale preannunciando un libro-dossier. «Rassegno le dimissioni - ha scritto Nuzzo - in quanto la mia azione amministrativa non è sorretta da una maggioranza consapevole dei gravi problemi del territorio. Proprio nel momento in cui, ha aggiunto, eravamo vicini al traguardo di importanti provvedimenti che avrebbero cambiato il destino di questa martoriata città, fra cui il piano spiaggia, il piano commercio e il Puc». L'ennesima crisi di maggioranza a Castelvolturno si era aperta venti giorni fa, quando Francesco Nuzzo, per accondiscendere ad una precisa richiesta di quattro dei suoi consiglieri, dovette accettare suo malgrado le dimissioni del vicesindaco e assessore al bilancio, Lorenzo Marcello. Gli stessi consiglieri, una settimana dopo, da indipendenti fecero sapere di essere confluiti nell'Udc (partito che alle precedenti consultazioni amministrative faceva parte dello schieramento di centrodestra, avverso a quello che portò Nuzzo sullo scranno più alto dell'assise cittadina). Appena sei giorni fa, poi, la maggioranza ha perso un nuovo tassello, con le dimissioni del consigliere indipendente Rita Di Giunta che, nonostante fosse stata eletta nelle fila di Forza Italia, ha sempre sostenuto l'amministrazione Nuzzo. Il sindaco Magistrato scrive di «interessi personali interposti a quelli collettivi da parte di alcuni consiglieri di maggioranza». Ma nel pomeriggio di ieri è andato anche oltre. Francesco Nuzzo ha dichiarato di avere il sospetto che alcuni comportamenti possano essere il risultato di un preciso piano di destabilizzazione ideato dalla criminalità organizzata. «Chi sul territorio trae maggiore interesse dalla mancata approvazione dei piani normativi se non la camorra e i suoi uomini», ha denunciato il sindaco dimissionario. Domani pomeriggio è previsto il consiglio comunale. Francesco Nuzzo ha fatto sapere che non sarà presente ma ha lasciato una porta aperta alla possibilità di un ritiro delle dimissioni. «Mi rendo conto che il momento è estremamente delicato per Castelvolturno e per tutti i suoi cittadini, ha sottolineato. E se le istituzioni governative mi chiederanno di restare in sella fino all'approvazione dei piani normativi, probabilmente accetterò. Ma sarà un governo - ha precisato - a tempo e finalizzato a determinati obiettivi, per l'approvazione dei quali non escluderei l'appoggio anche dei consiglieri di minoranza»: torna, quindi, la possibilità di creare un governo cittadino dalle larghe intese, come già proposto da Nuzzo la scorsa settimana. «Mi sento un uomo solo, ha detto Nuzzo, ma quando si tratta di combattere il malaffare e la camorra non mi tiro mai indietro».

La girandola degli assessori il ventesimo rimane virtuale
Fatale per l'amministrazione Nuzzo la nomina del ventesimo assessore. Su sei deleghe disponibili, per accontentare i suoi consiglieri, il sindaco dimissionario ha dovuto cambiare numerose volte la sua squadra. Il primo a lasciare la giunta sei mesi dopo la vittoria elettorale fu Francesco Cantile. La delega ai lavori pubblici ha visto cinque nomine diverse. L'ultima, il ventesimo assessore, Edna Borrata, è praticamente rimasta solo nominale.
Quattro anni su una poltrona che scotta


Quattro anni su una poltrona che scotta
Tra commissione d’accesso e i tanti cambi di casacca
Quattro anni e una manciata di giorni. Se Francesco Nuzzo non ritirerà la sue dimissioni, tanto sarà durata sua amministrazione. Nella primavera del 2005 per riuscire a far indossare la fascia di primo cittadino al magistrato della procura di Brescia si allearono i partiti di centro sinistra e tre liste civiche imbottite di personaggi che avevano militato negli anni '80 nella Democrazia Cristiana (il partito-padrone del territorio in quegli anni) e di alcuni politici del centrodestra delusi dall'amministrazione Scalzone. Francesco Nuzzo prevalse sul candidato a sindaco di Forza Italia di appena settanta voti. Subito dopo iniziarono delle furiose battaglie politiche fra i due schieramenti, che portarono anche ad un interrogazione parlamentare presentata dal senatore forzista Emiddio Novi, che aveva ad oggetto presunte infiltrazioni mafiose nell'amministrazione comunale. A gennaio 2006 la prefettura inviò a Castelvolturno la commissione d'accesso, che nell'agosto dello stesso anno chiese ed ottenne ulteriori centottanta giorni per indagare sugli atti della giunta Nuzzo. A febbraio dell'anno successivo, però i funzionari della prefettura traslocarono dal municipio litoraneo convinti che non c'erano gli estremi per uno scioglimento dell'amministrazione comunale. Questo, però, non servì a far placare gli animi ai contendenti politici. Nuzzo era accusato dalla minoranza di essere costantemente assente dal paese domiziano e di aver delegato qualsiasi atto al vicesindaco Lorenzo Marcello. Peraltro, la discesa in campo del sindaco-magistrato per il rinnovo del parlamento nelle fila dell'Udeur aveva creato anche le prime crepe interne alla sua maggioranza. Inizia in quel periodo la lunga serie di crisi di maggioranza, che di fatto ha rallentato notevolmente la vita politica castellana, ed è culminata con le dimissioni di ieri. Il cambio di casacca dei consiglieri di maggioranza è stato una costante durante l'amministrazione Nuzzo. E nuovi assetti politici ha sempre significato nuove giunte. Questo ha portato ad una vera e propria girandola di assessori. L'ultima nomina, Edna Borrata, ai lavori pubblici, è arrivata appena dieci giorni fa. Il resto, è storia delle ultime ore. vi. amma.


29/04/2009 «Se ci crede davvero Nuzzo vada avanti»
Fredde le reazioni locali di partiti e associazioni Il Pd: «Solo contro i boss? Faccia con chiarezza i nomi»

VINCENZO AMMALIATO Molta solidarietà dal mondo istituzionale al sindaco Francesco Nuzzo che l’altro giorno ha rassegnato le dimissioni lamentando il fatto di «sentirsi stanco di combattere la camorra da solo». Poche invece la manifestazioni di sostegno che Nuzzo ha ricevuto dalla stessa comunità di Castelvolturno. Nessun uomo di partito, nessuna associazione della zona ha pubblicamente chiesto al primo cittadino - a distanza di più di 24 ore dalla sua «irrevocabile decisione» - di ritornare sui suoi passi. Un atteggiamento che ricorda le numerose manifestazioni per la legalità organizzate lungo la via Domiziana da Nuzzo e che hanno visto quasi sempre il primo cittadino praticamente marciare da solo. E se Alfonso Caprio, portavoce del Pd (partito che sostiene l’amministrazione) ha chiesto con chiarezza al primo cittadino «di indicare i nomi di coloro che lo avrebbero ricattato e non sostenuto nella lotta alla camorra», di «uomini, cavalli di Troia portati all’interno dell’amministrazione dallo stesso Francesco Nuzzo», invece, ha parlato Tommaso Morlando, già assessore all’ambiente e attuale dirigente locale di Italia dei Valori. E non è andato per il sottile contro l’amministrazione litoranea neanche Felice Di Persia, presidente del consorzio Rinascita (il raggruppamento di privati che firmò nel 2003 l’accordo di programma con le istituzioni): «Se il sindaco non ritirerà le dimissioni e alla guida del Comune arriva un commissario prefettizio - ha detto Di Persia - penso che per noi del consorzio non cambierà quasi niente. Perché poco o nulla il consorzio ha ricevuto dall’attuale amministrazione». Di Persia ha fatto espressamente riferimento agli impianti produttivo-turistici che il consorzio dovrebbe realizzare sul territorio ma i cui progetti, a suo dire, sarebbero fermi da anni nelle stanze del Comune. Intanto, incassata la solidarietà del governatore Bassolino, ieri sia il presidente della commissione Antimafia Giuseppe Pisanu, che oggi sarà a Caserta con una delegazione della commissione («se ci crede davvero, vada fino in fondo»), sia il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano («lo sforzo per la legalità riguarda tutte le istituzioni), hanno pubblicamente invitato Nuzzo a ritirare le dimissioni. Mentre il capo della Procura di Napoli, Giovan Domenico Lepore, ha fatto sapere che il primo cittadino di Castelvolturno, definito nelle ultime ore dai mass media come il «sindaco anticamorra», «non si è presentato in Procura. Evidentemente - ha detto Lepore - avrà avuto i suoi buoni motivi». Manifestazione di vicinanza a Nuzzo dal vicepresidente della Regione Antonio Valiante: «Ti invito a ripensarci, e a continuare nel tuo impegno». Secondo Pasquale Giuliano, coordinatore provinciale del Pdl e presidente della commissione Lavoro del Senato «nessuno può rallegrarsi per questa vicenda. La denuncia di Nuzzo deve indurre a una reazione politica forte, ma da tempo il centrodestra aveva segnalato condizionamenti tanto che nel 2006 venne insediata anche una commissione di accesso».

Nuzzo, in consiglio coro bipartisan di accuse30/04/2009 Castelvolturo, all’assemblea nessuno difende il sindacoVINCENZO AMMALIATO Le luci del palazzo comunale che danno sulla piazza principale del paese costiero ieri sera erano tutte accese come solitamente avviene durante i giorni di festa. All'interno del municipio alle 19.30 è iniziato il consiglio comunale. E chi attendeva una seduta dai toni infuocati non è andato deluso. Seduti nei banchi dell'opposizione c'erano tutti e dieci i consiglieri di minoranza (compreso Vincenzo Martino, subentrato con surroga alla dimissionaria Rita Di Giunta). Solo tre, invece, i consiglieri di quella maggioranza accusata lunedì scorso dal primo cittadino Francesco Nuzzo nella sua lettera di dimissioni di averlo abbandonato e tradito. Il sindaco, però, così come aveva annunciato, non si è fatto vedere. Ma gli avranno fischiato parecchio le orecchie. Dagli scranni dell'opposizione è partita subito la proposta del capogruppo del Pdl, Antonio Scalzone, di dimissioni di massa. «Per non correre il rischio - ha detto Scalzone - che colui il quale negli ultimi tre giorni ha infangato l'onore dell'intera comunità locale possa ripensarci e ritirare le dimissioni». Nonostante amareggiato e deluso dalle ultime dichiarazioni del suo sindaco, non ha colto l'invito Dimitri Russo, il capogruppo del Pd. «Se sciogliamo il consiglio comunale questa sera - ha sottolineato Russo nel suo intervento - alimenteremo le accuse infondate del primo cittadino. Al contrario, ha aggiunto il capogruppo del Pd, Nuzzo deve presentarsi al consiglio comunale e dire all'intera cittadinanza chi sono i consiglieri che lo hanno tradito e soprattutto su quali argomenti». «Opportunista, falso, manipolatore dell'informazione». Sono piovute accuse di tutti i colori ieri durante l'assise nei confronti del sindaco dimissionario. E in aula non c'era nessuno che abbia voluto o potuto difenderlo. Intanto, Francesco Nuzzo fa sapere che potrebbe essere anche pronto a fare un passo indietro sulle dimissioni. «Sono e restano irrevocabili», ha precisato il sindaco dimissionario. «Ma in questo momento, dopo che ho ricevuto la solidarietà di migliaia di persone e dalle più alte cariche politiche e istituzionali, avverto forte il peso morale della responsabilità nei confronti della città di Castelvolturno. Sul litorale domizio - ha aggiunto il sindaco-magistarto - serve un'azione decisa di lotta al malaffare e alla camorra. Se lo Stato mi sarà vicino potrei anche pensare di reggere ancora le sorti del territorio». Ma con quale maggioranza Francesco Nuzzo potrebbe guidare ancora l'amministrazione cittadina? Il Pd locale ha ribadito che i suoi consiglieri sarebbero disposti solo a votare i piani normativi. I consiglieri di minoranza hanno formalmente escluso, invece, qualsiasi tipo di collaborazione. «Purtroppo a Castelvolturno - ha ribadito il sindaco dimissionario - non mi fido più di nessuno. Pertanto potrei amministrare solo con l'apporto deciso dello Stato». E mentre nelle ultime ore a Castelvolturno si rincorrono messaggi latenti e accuse al vetriolo fra i politici locali, il territorio sembra non accorgersi della bagarre istituzionale.

01/05/2009 Bassolino a Nuzzo «Non arrenderti»Castelvolturno, sul sindaco pressing del Governatore
Vertice ieri a Santa Lucia «Pieno sostegno» dal Pd Il primo cittadino «Grato, ma devo riflettere»
VINCENZO AMMALIATO Si è conclusa negli uffici della Regione Campania una delle giornate più lunghe per Francesco Nuzzo, il sindaco dimissionario di Castelvolturno, che dallo scorso lunedì si trova in un turbinio sia di attacchi feroci, sia di significativi attestati di solidarietà. Da quando, in pratica, ha dato vita a un vero e proprio terremoto governativo denunciando nella sua lettera di dimissioni «l’abbandono e il tradimento dei suoi collaboratori nella lotta alla camorra e al malaffare». A Santa Lucia è stato ricevuto dal governatore Antonio Bassolino e dagli assessori Lilly De Felice ed Ennio Cascetta. Nel corso dell’incontro, Bassolino, come già fatto lunedì sera telefonicamente, ha rivolto un forte invito al sindaco ad andare avanti, attraverso una stretta collaborazione con la Regione, per completare gli importanti progetti sociali e di sviluppo che sono in corso a Castelvolturno. «Regione e Comune - ha detto il governatore - devono lavorare assieme per contrastare la criminalità organizzata, per la crescita economica e civile e per sostenere le ragioni dei più deboli, indipendentemente dalla loro nazionalità». Francesco Nuzzo non ha nascosto l’apprezzamento per le parole espresse da Antonio Bassolino, che ha ringraziato per la costante considerazione che rivolge al litorale domizio. «Quanto detto dal governatore - ha sottolineato Nuzzo - costituisce per me un forte momento di stimolo e di riflessioni. Ma a Castelvolturno il periodo è particolarmente delicato. Prenderò seriamente in considerazione la possibilità di ritirare le dimissioni, ha aggiunto il sindaco-magistrato, ma prima dovrò valutare con attenzione chi sul territorio sta con me, e chi contro». Il primo cittadino dimissionario non ha preso parte, del resto, all’infuocato consiglio comunale tenuto mercoledì nel paese da lui amministrato fino alla scorsa settimana; ma gli sono stati riportati passo-passo tutti gli interventi tenuti durante l’assemblea. E stando a alla bagarre andata in scena in municipio, sembrano essere davvero pochi a Castelvolturno gli uomini che gli sono rimasti fedeli. Peraltro, il sindaco dimissionario ha ribadito di non fidarsi più di nessuno sul litorale. «Ciononostante - ha aggiunto Nuzzo - nella prossima settimana terrò degli incontri informali sul territorio. E se riscontrerò di avere ancora una maggioranza, potrei anche pensare a un governo a tempo che conduca in porto i progetti iniziati dall’amministrazione». La giornata per Nuzzo era cominciata al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Qui il sindaco ha avuto un colloquio con il capo della procura, Corrado lembo, e con il pm Paolo Albano. I magistrati hanno voluto sentire direttamente dalle sue parole i motivi che lo hanno spinto alle dimissioni. «È stato un incontro cordiale - ha fatto sapere Nuzzo - Però non so se la Procura intende aprire un fascicolo in merito».