lunedì 13 ottobre 2008

Baia Verde, i cento passi della strategia del terrore

13/10/2008

È racchiusa in cento passi gran parte della storia recente di Castelvolturno. È stata scritta a Baia Verde, infatti, la storia più cruenta che il paese litoraneo abbia mai vissuto. Il mesto e breve percorso parte dalla sala giochi gestita da Antonio Celiento in via Vasari, ucciso il 18 settembre con oltre cinquanta colpi d’arma da fuoco per volontà del killer cieco Giuseppe Setola. Di fronte alla sala giochi c’è l’abitazione di Alfonso Cesarano, arrestato tre giorni dopo la strage della sartoria perché riconosciuto dal ghanese superstite dell'eccidio. A meno di cinquanta metri da quel luogo c’è il piccolo ulivo piantato dall’amministrazione comunale nel luogo dove fu barbaramente assassinato la mattina del 13 maggio Mimmo Novello. Uno dei suoi assassini viveva cinquanta metri più avanti. Si chiama Oreste Spagnolo. La sua casa adesso è chiusa. Come è chiusa la sala giochi di Celiento. Come è chiuso un locale commerciale da cinque entrate che si trova nella piazza principale di Baia Verde; alle sue serrande ci sono affissi i cartelli di Fittasi. Aperto, invece, è il negozietto nei pressi del quale è stato piantato l'ulivo. Il gestore del locale se ne prende cura tutti i giorni annaffiandolo. .am.

domenica 12 ottobre 2008

"Zì Bernardino", da capocosca ai set cinematografici

12/10/2008

Nel film «Gomorra» di Matteo Garrone ha interpretato il ruolo di «zì Bernardino», l’uomo che trae in inganno e che, come si dice nel gergo della mala, «porta a dama» i due adolescenti che volevano diventare boss, facendoli barbaramente assassinare. Nel film «L’imbalsamatore», girato a Pinetamare nel 2002, era un vero e proprio boss della camorra. Per gli inquirenti, invece, Bernardino Terracciano, è un fiancheggiatore del clan del litorale domizio. E mentre ieri mattina dei veri carabinieri gli stringevano ai polsi le manette non c’era alcun regista a dirigere le scene, né telecamere a zoomare su sguardi ed emozioni. Ma Terracciano non è l’unico attore di «Gomorra» ad avere avuto a che fare con la giustizia. Dalle luci della ribalta alla galera è già finito, lo scorso giugno, Giovanni Venosa. Anche lui, come «zì Bernardino», nel film premiato a Cannes ha interpretato se stesso, indossando i panni del feroce capozona di Pinetamare. E non basta: le forze dell’ordine due settimane fa hanno chiuso il locale sexy del Villaggio Coppola dove furono girate alcune scene del film, perché al suo interno lavoravano delle ragazze extracomunitarie sprovviste di permesso di soggiorno. Operazioni da "Oscar" da parte delle forze dell'ordine.

«Corteo bipartisan contro clan e clandestini»

12/10/2008

VINCENZO AMMALIATO «Una manifestazione bipartisan contro camorra e immigrazione clandestina». È l’idea, «da mettere in pratica in pochi giorni», annunciata ieri sera dal sindaco di Castelvolturno Francesco Nuzzo al termine di una giornata tesa, iniziata nella sala consiliare del Comune con un incontro sulla sicurezza con i cittadini, i politici locali e sei parlamentari del Pdl: Ernesto Caccavale, Giovanni Compagna, Pasquale Giuliano, Giovanna Petrenga, Giovanni Sagliocco e Carlo Sarro; assenti i tre parlamentari della zona, Nicola Cosentino, Gennaro Coronella e Mario Landolfi. Francesco Nuzzo ha aperto i lavori chiedendo ai partecipanti di essere responsabili e di non lasciarsi andare a invettive nei confronti di nessuno, come accaduto nella manifestazione di martedì scorso, quando molti cittadini scandirono cori anti-sindaco. «Siamo in un momento storico particolare - ha detto Nuzzo - dove più di una persona perbene a Castelvolturno sta rischiando la vita». Ma le sue parole, almeno in un primo momento, non hanno trovato sponde favorevoli; il sindaco Nuzzo infatti, a metà giornata, ha abbandonato la sala comunale perché innervosito e amareggiato dall'intervento del consigliere d'opposizione Sergio Luise, il quale lo ha chiaramente indicato come «corresponsabile dei gravi problemi recenti che sta patendo il territorio». Poco dopo, un cittadino di Castelvolturno presente in sala, al quale non è stata concessa la possibilità d'intervenire al dibattito, ha inveito pesantemente contro gli organizzatori dell’incontro, definendoli addirittura «camorristi». Una dozzina gli interventi che si sono susseguiti fra enfasi e rabbia. Sono intervenuti i semplici residenti, i promotori del corteo non autorizzato svolto sulla Domiziana lo scorso martedì, i volontari delle associazioni del territorio, gli amministratori locali. Tutti si sono concentrati essenzialmente su due temi: «Castelvolturno non è un paese razzista, così descritto nelle ultime tre settimana da gran parte dei mass media nazionali e il fatto che le forze dell'ordine che hanno militarizzato la zona abbiano una visione purtroppo solo parziale dei problemi del territorio». L'ex sindaco Antonio Scalzone ha annunciato che «se tra un paio di settimane le forze dell'ordine che pattugliano Castelvolturno non si impegneranno anche nel contrasto all'immigrazione clandestina, inviterò tutti i cittadini a consegnare al Comune le proprie carte d'identità». In questo paese - ha continuato Scalzone - i clandestini hanno maggiori diritti dei residenti. Quindi è meglio essere irregolari». Mentre Vincenzo Martino della Proloco ha auspicato un aumento strutturale ell'organico del commissariato di polizia. «Quando i mille uomini delle forze dell'ordine lasceranno il territorio - ha detto Martino - sarà necessario raddoppiare gli agenti al commissariato». I lavori sono terminati con i saluti e la solidarietà espressa dai sei parlamentari intervenuti alla gente del litorale. Fra tutti, colui che ha guadagnato più applausi è stato il senatore Carlo Sarro, il quale ha proposto «di riunirsi ogni venti giorni a Castelvolturno per fare il punto della situazione, così come sta facendo con la città di Napoli il premier Berlusconi per il problema rifiuti». Poi in serata l’annuncio di Nuzzo. «Ho l’adesione di tutti i parlamentari del Pdl presenti in Comune; qualcuno nel Pd ha già aderito». La sensazione è che non sarà molto facile mettere tutti d’accordo.

CORTEO ANTI-IMMIGRATI, SCOPPIA IL CASO

07/10/2008

VINCENZO AMMALIATO Ha subito l’attacco di un gruppo criminale che ha ammazzato in meno di dieci mesi diciassette persone senza mostrare alcun tipo di reazione. Adesso la gente di Castelvolturno, o almeno parte di essa, ha deciso di dire basta e mostrare tutta la propria indignazione protestando contro l’immigrazione clandestina. E quale è stato il sistema scelto per palesare il disagio? Un corteo clandestino. «Ormai a Castelvolturno è saltato qualsiasi tipo di schema», il commento del dirigente del locale commissariato, Luigi del Gaudio. Insomma, l’autorizzazione non c’è. L’appuntamento è previsto alle 10.30 di questa mattina a Ischitella. Da qui dovrebbe partire un corteo che si snoderà lungo i dieci chilometri della via Domiziana fino al centro storico. Sul primo volantino anonimo, distribuito in tutto il territorio domenica scorsa da un gruppo di commercianti (che non aderiscono ad alcuna associazione) c’era scritto chiaramente «Basta al degrado, non solo lotta alla camorra, ma soprattutto basta all’immigrazione clandestina». In un secondo volantino diffuso ieri, firmato «i residenti onesti del parco Lagani», si invitano tutti i cittadini di Castelvolturno a prendere parte al corteo, compreso (c’è scritto chiaramente) «gli immigrati onesti». C'è grossa confusione sulla Domiziana, ma c’è soprattutto insofferenza fra alcuni esercenti della zona, per l’eccessiva militarizzazione del territorio. I numerosi bar dell’area lamentano cali degli affari superiori al 50 per cento. Alle colonnine dei distributori di benzina non si notano più file d’auto in attesa del rifornimeno. I tavoli delle pizzerie e dei ristorianti di Castelvolturno da due settimane sono quasi tutti vuoti. Anche per Antonio Scalzone, capogruppo d’opposizione in consiglio comunale, ex sindaco, e promotore della chiusura del Centro Fernandes, «non era il caso in questo momento organizzare una manifestazione del genere. Condivido lo spirito che ha animato i promotori del corteo - ha detto - ma le forze dell’ordine e lo Stato nel suo complesso stanno dando segno negli ultimi giorni di interessarsi ai problemi di Castelvolturno. Sarebbe il caso lasciar lavorare loro nella maniera più serena». Contrario al corteo Tommaso Morlando, dirigente locale di Italia dei Valori, secondo il quale il nemico numero uno a Casrtelvolturno è la camorra: «Solo dopo aver battuto questo cancro - sottolinea - ci potremo confrontare sul territorio per risanare il nostro paese. Il compito dei castellani in questo particolare momento storico è quello di mostrarsi uniti». Intanto, questa mattina polizia e vigili urbani si sono dati appuntamento per incontrare i manifestanti a Ischitella prima della partenza del corteo per capire i motivi che hanno spinto i promotori della manifestazine a non comunicarne ufficialmente il programma. Per i manifestanti, ha fatto sapere il comandante dei vigili urbani, Vincenzo Cassandra, in teoria potrebbe configurarsi anche il reato di blocco stradale.

lunedì 6 ottobre 2008

Minacce al sindaco Nuzzo vigilanza della polizia

06/10/2008

Minacce al sindaco Nuzzo vigilanza della polizia
ENZO AMMALIATO La camorra alza il livello della sfida allo Stato, con omicidi e minacce ai soggetti più esposti negli ultimi tempi. «Stanno succedendo cose molto gravi» si limita a dire il sindaco di Castelvolturno Francesco Nuzzo (nella foto), cui la polizia, pur non ufficializzando la notizia per evitare allarmismi, ha deciso di assegnare una vigilanza armata. Non una scorta fissa, ma qualcosa di simile; una misura presa perché, con tutta probabilità, il sindaco è stato minacciato dalla camorra. Quella stessa camorra che, mentre spara a Casale, continua a tenere sotto pressione il litorale domizio, da dove è partita l’offensiva allo Stato, senza fare differenza tra commercianti e soggetti istituzionali. E in tale contesto, fa riflettere la diffusione, avvenuta ieri mattina su tutto il territorio del comune domizio, di volantini anonimi in formato A2 che invitano a sfilare domani in corteo da Ischitella fino al comune per lanciare un chiaro messaggio contro l'immigrazione clandestina. «Stop al degrado, non solo lotta alla camorra, ma stop all'immigrazione clandestina», c'è stampato a caratteri cubitali sui volantini. Cade dalle nuvole il commissariato di Castelvolturno; il dirigente Luigi del Gaudio dice di non aver ricevuto alcuna comunicazione, così come i vigili urbani. Anche l'ex sindaco Antonio Scalzone, da sempre contro l'immigrazione clandestina di Castelvolturno, colui nei giorni scorsi ha attaccato persino la Caritas, si dice sorpreso dell'imminente manifestazione. Percorrendo la Domiziana, in questi giorni d'assedio da parte delle forze dell'ordine e dei parà, si percepisce chiaramente, però, l’insofferenza di molti commercianti che lamentano il crollo degli affari per la militarizzazione della zona, provocata, dicono loro, dalla presenza di immigrati clandestini. Così come è vero, che le forze dell’ordine, ultimamente, stanno spesso facendo visita ad attività commerciali dell’area ritenute vicine alla camorra; tanti i fiancheggiatori, anche tra gli operatori tartassati e impauriti dal racket, di cui possono godere latitanti come Giuseppe Setola. Attività investigative che non fanno piacere a chi ha sempre fatto affari con i camorristi. La pesante cappa che ricopre Castelvolturno è un po’ quella che si respira ai check point allestiti da carabinieri, poliziotti e parà tra Casal di Principe e il litorale. Sotto minaccia si sentono soprattutto gli esponenti delle forze dell’ordine, coinvolti nell’attività di controllo ma anche nel lavoro investigativo. L’omicidio dello zio del pentito Luigi Diana, avvenuto nel centro di Casale, è uno smacco soprattutto per loro, non tanto per i parà che controllano le strade di collegamento tra i vari paesi dell’Agroaversano; soldati con anni di esperienza, abituati agli scontri a fuoco con la guerriglia irachena o talebana. I parà, tra l’altro, non parlano, sono arrivati da qualche giorno. Ma tra gli esponenti delle forze dell’ordine la rabbia e la tensione sono evidenti. «Che stiamo a fare qui - si sfoga un carabiniere - potremmo dare la caccia ai latitanti che continuano a sparare e che sono una minaccia anche per noi. La sicurezza dei cittadini è la priorità, ma se gli omicidi continuano...». Un poliziotto scuote la testa: «Sono sconcertato, sembra tutto inutile quello che stiamo facendo. Ma proviamo ad andare avanti, con la stessa determinazione». Di contro, un investigatore impegnato a tempo pieno nella ricerca dei latitanti, cerca di non scomporsi: «Non è il momento di farsi prendere dalle emozioni. Anche per noi possono esserci attimi di scoramento; ma sono attimi, appunto. Andiamo avanti, perché questo è il nostro lavoro; appena tre giorni fa eravamo a brindare per la cattura di Cirillo, Spagnuolo e Letizia. L’omicidio Cantelli non ci voleva, ma ci dà una carica ancora maggiore per cercare mandanti ed esecutori di questa mattanza».

domenica 5 ottobre 2008

Marcia nuziale, foto ricordo tra le divise

05/10/2008
Sono alti, giovani, indossano occhiali scuri, baschi e tuta mimetica. Sono i militari dell'esercito italiano, che con tanto di mitra a tracolla da ieri pattugliano non i polverosi quartieri di Bagdad o Kabul, ma la via Domiziana, a Castelvolturno. Ieri, meno automobilisti del solito, meno immigrati, meno lucciole. Ma questo è un fenomeno che si ripete a Castelvolturno da almeno un paio di settimane. C’è stato, invece, chi è convolato a nozze e ha percorso la via Domiziana in corteo con amici e parenti. Ed è capitato anche che la sposa abbia chisto all’autista di fermare l’auto nei pressi di un chek point col desiderio di posare per uno scatto con l’abito bianco di fianco ai militari: una foto da incorniciare con sposo, sposa e militari impegnati nello stanare camorristi e trafficanti di droga nigeriani. I soldati hanno rifiutato. Infuriata, invece, un’automobilista di Castelvolturno residente a Pinetamare. Per raggiungere il mercato settimanale del centro storico la donna è stata fermata e controllata a ben tre posti di blocco: «Perché proprio a me, in meno di mezz’ora?», ha domandato all’ultimo check point. Scrollate di spalle e laconica risposta: «In giro non c’è quasi nessuno». vi.am.