lunedì 7 aprile 2008

REGI FANGHI

nel martoriato hinterland casertano vanno in crisi i collettori fognari dei regi lagni, una zona già devastata dal dopoterremoto. dove ora si fermano anche i depuratori

Visti dall’esterno sembrano impianti efficienti e ben tenuti: le aiuole curate, la vigilanza privata all'ingresso, gli operai in tuta blu che girano diligenti fra le stradine pulite. Ed anche il nauseabondo odore che si diffonde nell’aria fino a centinaia di metri di distanza dal loro perimetro ad ogni ora del giorno e della notte potrebbe essere giustificato dal fatto che nei collettori fognari arrivano i reflui di circa un milione di cittadini campani e di quattro aree industriali. Ma varcando i cancelli d'ingresso dei cinque depuratori del Ps3, quelli realizzati circa trenta anni fa sui Regi Lagni, si percepisce immediatamente la forte decadenza delle strutture e l'assoluta mancanza di manutenzione agli impianti. E non occorre essere un esperto in ingegneria idraulica per comprendere che il processo di depurazione è seriamente compromesso. Il panorama è pressappoco desolante: c'è ruggine ovunque e sembra che tutto sia sul punto di implodere da un momento all'altro. Il collettore che più d’ogni altro presenta i segni dell’incuria è senza dubbio quello di Villa Literno, a valle del canale. Qui, sia i digestori, sia i disadratori dei fanghi sono completamente fuori uso da almeno sette anni; due dei quattro dissabbiatori, anziché separare la sabbia dalle acque, sono diventati dei vivai; alcune vasche in cemento armato realizzate per la sedimentazione dei reflui sono utilizzate su disposizione del commissariato straordinario ai rifiuti da un paio d'anni come deposito del percolato prodotto da alcune discariche della zona. Non va meglio all'impianto che dovrebbe separare i fanghi dall'acqua: una dopo l'altra, negli ultimi dodici mesi si sono rotte le quattro coclee della struttura (le imponenti pompe meccaniche indispensabili per sollevare i fanghi). E se l'assenza dei procedimenti di sedimentazione e disidratazione crea essenzialmente problemi di carattere economico (decuplicando le tariffe per i conferimenti in discarica dei fanghi), il mancato uso delle coclee, invece, sta creando dei seri problemi strutturali all'intero impianto. "Attualmente, denuncia Tammaro Tavoletta, responsabile regionale dell'Ugl Energia, il depuratore di Villa Literno nonostante abbia un costo di gestione annuo che si aggira intorno ai sei milioni d'euro sta funzionando solo al 10% della potenzialità. Se non s'interviene immediatamente con una radicale ristrutturazione, continua il delegato sindacale, massimo tre mesi e il depuratore rischia di bloccarsi completamente". Ad allarmare Tammaro Tavoletta e i circa settanta operai del depuratore di Villa Literno è soprattutto la pericolosa fuoriuscita di fanghi dai tombini dell'impianto che da qualche mese si ripete periodicamente. Ad originare questo preoccupante fenomeno, secondo alcune maestranze del depuratore, potrebbero essere i fanghi non sollevati dalle coclee che stanno intasando i canali interni e i pozzi del collettore.
Il canale dei Regi Lagni è un vecchio alveo borbonico che parte dagli Appennini del beneventano e dell'avellinese e attraversando il territorio napoletano dopo ottanta chilometri sfocia sulla spiaggia della provincia di Caserta, a Castelvolturno. I cinque depuratori presenti sulle sue sponde (quelli di Nola, Acerra, Marcianise, Gricignano e Villa Literno), chiamati appunto “Ps3”, fanno parte di un faraonico progetto finanziato della Cassa per il Mezzogiorno e affidato alla Sogesid. L'azienda del ministero dell'economia a sua volta passò la gestione dei depuratori ai costruttori degli impianti. Questi avrebbero dovuto cedere il posto pochi mesi dopo al vincitore della relativa gara pubblica. Ma di fatto, nonostante non avessero alcuna esperienza nel settore, sono stati i titolari degli impianti fino al 2006, quando la Regione Campania è riuscita col metodo del Financial project ad affidarli all’Hydrogest Campania s.p.a. (un consorzio d'imprese costituito dalla ligure Termomeccanica e la napoletanissima Giustino Costruzioni). La gente dei territori dove transita il canale aveva riposto grosse speranze nell’intervento del nuovo soggetto. I Regi Lagni negli ultimi anni sono diventati la fogna a cielo aperto più grande d’Europa. Si attendeva una netta inversione di tendenza nel trattamento dei reflui e, soprattutto, che i depuratori finalmente funzionassero a regime. Per il nuovo soggetto, però, la gestione del Ps3 è stata da subito un'impresa in salita: Gran parte dei centoventitré Comuni che utilizza il canale per sversare i propri reflui, infatti, non paga i relativi canoni. E, peggio, ancora, la parte dei finanziamenti previsti nel financial project a carico del commissariato straordinario alle bonifiche tarda a partire. E se i vecchi gestori hanno sempre giustificato la scarsa manutenzione agli impianti per le risicate risorse economiche ricevute da Regione Campania e da commissariato straordinario alle bonifiche, non si distacca molto da questo comportamento l’Hydrogest. Lo scorso mese di novembre i cinquecento operai dei depuratori piuttosto che lo stipendio hanno ricevuto un'amara lettera, con la quale i dirigenti del consorzio hanno avvisato che non sarebbero riusciti a corrispondere tempestivamente gli stipendi. Ritardi nel pagamento delle spettanze si sono registrati anche nei mesi successivi. A base delle difficoltà economiche, si è giustifica l'Hydrogest s.p.a., soprattutto i mancati incassi fermi al gennaio 2007 relative alle fatture emesse al concedente commissariato straordinario alle bonifiche. Dal canto loro, i dirigenti del commissariato di via Orsini hanno fatto sapere che è pronta la tabella di finanziamenti per il Ps3. Scarico di responsabilità e accuse incrociate a cui i cittadini dei territori a valle dei Regi Lagni sono ormai abituati da anni. Così come sono abituati alle decine di carcasse di animali e rifiuti d'ogni genere che il canale borbonico trasporta quotidianamente lungo il suo alveo e che siccome nessun depuratore riesce a trattare si depositano tutti alla foce formando delle vere e proprie discariche a cielo aperto. I cittadini del litorale sono loro malgrado anche abituati a condividere il proprio mare con elevatissime colonie di streptococchi e colibatteri d'origine fecali (patogeni per l'uomo e quindi in grado di attaccarlo). Ma nessuno, neanche l'avvezza gente di Castelvolturno, di Villa Literno e dei paesi vicini poteva immaginare che nello specchio d'acqua dove sfocia il canale ci fossero microrganismi ed alghe mai catalogate prima in alcun altro tratto di mare dell'intero pianeta. A fare la scoperta è stato un istituto del ministero dell'ambiente, l'Icram, che ha condotto in zona delle approfondite analisi per conto del commissariato straordinario alle bonifiche. Secondo il direttore tecnico dell'Arpac Caserta, Domenico Ottaioano, alla foce dei Regi Lagni c'è in atto una chiara mutazione genetica di alcune specie di animali e vegetali che lottano per resistere al fortissimo inquinamento ambientale. E sempre secondo il dirigente dell'Arpac, è l'alveo dei Regi Lagni il diretto responsabile dell'inquinamento marino dei dieci chilometri a sud e dieci a nord della costa dove sfocia il canale. Un vero e proprio disastro ambientale che per Angelo Carano, direttore tecnico del commissariato alle bonifiche, però, non è da imputare esclusivamente alla scarsa attività di depurazione degli impianti del Ps3. "Sono gli scarichi abusivi e le numerose amministrazioni comunali del comprensorio che non si sono mai allacciati ai collettori a creare il maggiore inquinamento, sostiene il dirigente del commissariato”. Intanto, è alle porte una nuova stagione estiva. Fra poco la Regione Campania diramerà l'annuale bollettino sulla balneabilità delle coste regionali. E mentre il governo centrale lo scorso 31 gennai ha sostituito Antonio Bassolino con Massimo Menegozzo a capo del commissariato alle bonifiche, sostenendo che in Campania sono cessate le condizioni di emergenza (come recita l’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), nel mare dove sfocia il canale dei Regi Lagni anche per la prossima stagione calda sarà impossibile fare il bagno. Da circa dieci anni lungo il 90% delle spiagge di Castelvolturno (che conta ben ventisette chilometri lineari di costa) compaiono desolanti cartelli di divieto di balneazione. Uno solo il triste motivo dell'interdizione al tuffo: inquinamento. Un forte inquinamento per il quale, come sempre più spesso succede nelle maledette e martoriate terre della Campania, non ci sono responsabili, ma numerosissime vittime..

mercoledì 2 aprile 2008

Dossier del ministero: è allarme salmonella in uno dei laghetti

01/04/2008

Chiudi
Dossier del ministero: è allarme salmonella in uno dei laghetti
VINCENZO AMMALIATO Castelvolturno. Nuovo allarme ambientale per il già martoriato territorio del litorale domizio. Dopo il ritrovamento nei giorni scorsi di rifiuti speciali abbandonati in località Ischitella e di alcuni fusti di rifiuti industriali sversati illegalmente nel canale dell’Agnena, c’è da registrare adesso il pericolo salmonellosi. Il Comune di Castelvolturno ha appena ricevuto dal ministero dell’Ambiente i risultati definitivi delle analisi effettuate sui ventisette laghetti del suo territorio: nel bacino idrico numero venti sono stati riscontrati valori di salmonella molto superiori al limite consentito dalla legge. Immediata è scattata l’ordinanza sindacale, firmata dal sindaco Francesco Nuzzo, con la quale si è intimato al proprietario del fondo (sito in località Mezzagni) di recintare l’intera area e iniziare le operazioni di bonifica. Vietato, ovviamente, l’utilizzo dell’acqua del laghetto inquinato per qualsiasi impiego, specifica il testo dell’ordinanza sindacale. Nel caso in cui il proprietario dell’area, hanno fatto sapere dal Comune, non provvederà in tempi brevi, sarà l’amministrazione comunale a farsi carico della bonifica per poi rivalersi nei confronti del privato: subito dopo partirà quindi l’azione penale per la richiesta di risarcimento dei danni. Difficile stabilire cosa abbia potuto creare un così alto valore dei batteri della salmonella nel laghetto di via Mezzagni. Probabilmente, nel bacino saranno stati sversati illegalmente scarti dei processi di depurazione, i cosiddetti «fanghi». «In quest’area - ha detto Tommaso Morlando, assessore all’ambiente del Comune litoraneo - per decenni è stata perpetrata una sistematica devastazione del teritorio per fini di speculazione economica. È giunto il momento di inziare a recuperare l’intera zona dal punto di vista ambientale. Le istituzioni, nell’ultimo periodo, appaiono particolarmente sensibili a queste tematiche: Castelvolturno non può perdere quest’occasione». Intanto, ieri mattina sulle sponde dei Regi Lagni sono giunti i carabinieri del Noe, allertati dalla denuncia relativa alla presenza di altri rifiuti speciali individuati sulla sponda sinistra del canale. Nello specifico, si trattava di tre grosse balle di indumenti usati, sulle quali sono in corso accertamenti per capire la provenienza e se sono state utilizzate per smaltire illegalmente rifiuti tossici liquidi.