venerdì 30 aprile 2010

Racket sui lidi, in manette un fedelissimo di Setola

30/04/2010

Il pizzo è come le tasse, va sempre pagato. Anche in periodo di crisi. Ma a Pinetamare, come peraltro anche nel resto di Castelvolturno, la scorsa estate per gli stabilimenti balneari è stata la peggiore stagione mai registrata a causa dell’inquinamento marino. E allora i superstiti del gruppo camorristico Setola-Cirillo per «andare incontro» ai titolari dei lidi hanno calato le pretese per la «protezione»: dai settemila euro stabiliti e pagati di anno in anno a quattromila. Quindi, nonostante il dispiegamento di uomini da parte delle forze dell’ordine messo in campo dopo la strage degli africani, il clan, secondo quanto accertato dall’indagine dei carabinieri di Pinetamare, continuava imperterrito sul territorio le sue azioni criminose. A pretendere ed incassare la tangente, era Michele Barone, per il quale lo scorso mercoledì la direzione distrettuale antimafia ha spiccato un ordine d’arresto. Il trentenne, residente a Castelvolturno e cognato di un altro affiliato del gruppo criminale bidognettiano che operava sul litorale (Francesco Diana detto «Salvi»), è stato rintracciato e arrestato ieri ad Ivrea, in provincia di Torino. Ad incastrarlo, hanno contribuito le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia e le intercettazioni ambientali che proverebbero un’estorsione condotta ai danni di un grosso stabilimento balneare della località a sud di Castelvolturno che sarebbe stato costretto a pagare alla gang la somma di diecimila euro.

01/05/2010
Droga e munizioni, tre persone in manette
Vincenzo Ammaliato
Tossicodipendenti e piccoli puscher d'Isernia in trasferta nella provincia di Caserta per l'acquisto della droga, scoperti ed arrestati dalla polizia di Santa Maria Capua Vetere. Gli agenti hanno fermato la coppia di molisani, Pasquale Di Leonardo e Carmine Durante, mentre transitava in auto lungo la statale 7 bis nel territorio di San Tammaro. Dopo un breve controllo, nella vettura sono stati trovati 4 piccoli panetti contenenti in totale 12 grammi d'ashish, uno di cocaina e tre di eroina probabilmente acquistati sul litorale domiziano. Per i due è scattato l'immediato arresto per spaccio di sostanze stupefacenti, ma prima del trasferimento in carcere sono stati condotti al vicino ospedale di Capua. Qui, l'autista del veicolo, il ventisettenne Pasquale Di Leonardo, è risultato essere positivo al drug-test, per cui è stato anche denunciato all'autorità giudiziaria per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. E a Mondragone, invece, i carabinieri della locale stazione, impegnati in un'attività di controllo e repressione sempre del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti si sono imbattuti a sorpresa in un piccolo deposito di proiettili. Nella cantina di un pregiudicato della zona, infatti, sono stati trovati sessanta proiettili calibro nove, nascosti in un intercapedine. L'uomo, Emilio Sciaudone, aveva precedenti penali per reati legati allo spaccio di droga, ma non risulta organico a nessun clan malavitoso. Probabilmente si era procurato quei proiettili per rivenderli a qualche organizzazione criminale del luogo. I sessanta colpi, adesso, sono oggetto di analisi da parte della scientifica, che vuole capire la loro provenienza. I proiettili calibro nove, infatti, sono utilizzati anche dalle forza armate. Molti di questi colpi, peraltro, furono esplosi proprio sul litorale domizio dalla cosca di Setola-Cirillo durante la stagione del terrore del 2007-2008. Intanto, per il trentanovenne di Mondragone si sono aperte le porte del penitenziario. © RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 27 aprile 2010

Un coccodrillo nel lago? No, era una bufala


27/04/2010

Che nei laghetti del litorale domizio si possa trovare di tutto, sono le cronache giudiziarie degli ultimi anni a confermarlo. Peraltro, risulti d’edilizia, vecchi elettrodomestici, carcasse di bufalotti e tanto altro sono facilmente scorgibile da chiunque si affacci sulle sponde degli specchi d’acqua della zona. Ma che un coccodrillo si aggiri come una normalissima trota nel blu del lago di Falciano del Massico, sembra davvero troppo un’esagerazione. Ciononostante, gli uomini del corpo forestale domenica sera e tutto la giornata di ieri l’hanno trascorsa proprio a scandagliare lo spazio d’acqua del lago alla ricerca di un alligatore. Domenica pomeriggio, infatti, un pescatore della zona si era recato negli uffici della forestale per denunciare l’avvistamento. «Ne sono certo, avrebbe detto agli uomini della forestale. Era enorme ed aveva i denti acuminati». Eppure, il risultato della ricerca, è stato negativo (o forse sarebbe meglio dire «positivo»). Nessua traccia dell'animale che solitamente vive nelle paludi australiane. D'altronde, passi pure per le fogne delle grandi metropoli, ma quale coccodrillo avrebbe il coraggio di immergersi nelle acque dei laghetti del litorale domizio. Vincenzo Ammaliato



30/04/2010
Se non è a tutti gli effetti l’attuazione di quello che ormai è passato alla storia come “Modello Caserta”, ci manca davvero poco. In campo sono schierati uomini della polizia municipale, dei carabinieri, della forestale, della polizia provinciale. Il ricercato, però, non è un boss di un’organizzazione criminale, ma un rettile: il coccodrillo del lago di Falciano, che secondo un pescatore si aggirerebbe fra le sponde dello specchio d’acqua da almeno una settimana. A giorni, peraltro, arriverà nell’oasi domiziana, un’equipe di tecnici specializzata nella cattura di animali esotici. E lungo gli argini dello specchio d’acqua saranno piazzate numerose trappole per arrivare alla cattura del ricercato speciale. Intanto, a Falciano del Massico cresce fra la gente del posto la psicosi coccodrillo. Peraltro, se davvero un alligatore avesse scelto di vivere in questo lago, in breve tempo grazie ai rifiuti gettati abusivamente nell’acqua potrebbe anche diventare grande quanto un drago.
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30/04/2010
Il coccodrillo nel lago, squadra speciale per catturarlo
Vincenzo Ammaliato
Non allarmismo ma precauzione. Giulio Cesare Fava, il primo cittadino di Falciano del Massico, crede alla presenza di un coccodrillo nel lago del suo Comune, ma invita la gente del suo paese a non cedere alla psicosi. Peraltro, lunedì scorso ha emanato un’ordinanza sindacale d’urgenza con la quale ha vietato la pesca, l’immersione e lo stesso avvicinamento a chiunque non sia autorizzato allo specchio d’acqua in questione. «Ma è stato solo ieri - ha fatto sapere il sindaco Fava - che mi sono convinto della effettiva presenza del rettile. Solo dopo aver parlato col pescatore che lo ha avvistato». L’incontro ravvicinato sarebbe avvenuto lo scorso sabato. Il protagonista è un cinquantenne di Carinaro che si trovava da solo al momento dell’avvistamento per una battuta di pesca sportiva. L’uomo ha raccontato sia agli uomini del corpo della forestale dove ha presentato regolare denuncia, sia al sindaco di Falciano che stava tirando su una trota che aveva appena pescato quando la sua attenzione è stata distolta da uno strano rumore. Si è girato verso la sua destra e a meno di dieci metri di distanza ha visto nitidamente il coccodrillo mentre sbranava con le sue fauci una carpa. «In quel momento - ha raccontato - ho provato un grande spavento. Ma sono certo si trattasse di un alligatore, in quanto da giovane ho lavorato in un circo ed ero a contatto proprio con degli alligatori». E il circo ritorna anche nelle parole del sindaco Fava. «Qualche mese fa - ha detto il primo cittadino - qui da noi si è fermato per un paio di settimane un gruppo circense. L’animale potrebbe essere scappato da quel posto ed essersi rifugiato nel lago». Ma a Falciano c’è chi giura sulla presenza del coccodrillo in zona da molti anni. C’è chi sostiene addirittura di averlo visto in età giovanile, quando era appena un cucciolo. Qualcun altro, invece, sostiene che potrebbe essere scappato da un allevamento di coccodrilli che si troverebbe nella vicina Cellole. Per sfatare ogni leggenda metropolitana e probabili suggestioni, la polizia provinciale ha attivato una sorta di task force che si metterà a breve sulle tracce del presunto alligatore di Falciano. Già probabilmente oggi arriveranno sulle sponde del lago un gruppo di tecnici coordinati dagli uomini del servizio veterinario dell’Asl per piazzare delle specifiche trappole sulle sponde dello specchio d’acqua. In pratica, se a Falciano così come nelle paludi australiane c’è davvero un coccodrillo, il famelico animale ha poche ore di tempo per godersi la sua libertà. © RIPRODUZIONE RISERVATA


03/05/2010
Coccodrillo nel lago, ricerche senza esitoFalciano del Massico La testimonianza del pescatore: «Ma io l’ho visto davanti a me»
Vincenzo Ammaliato
Si chiama Antonio, ha ventinove anni, vive a Carinola ed è un muratore che da oltre un anno, però, non riesce a trovare un lavoro stabile. È lui che dieci giorni fa si è recato sconvolto negli uffici della forestale di Castelvolturno denunciando di aver visto poco prima un coccodrillo nel lago di Falciano del Massico, a due passi da Mondragone. «Ne sono sicuro, aveva raccontato al maresciallo Paolo Verdicchio. Si tratta al cento per cento di un alligatore. Stavo per tirare su una carpa con la mia canna da pesca, quando il grosso animale è fuoriuscito dall'acqua con un repentino balzo ed ha afferrato il pesce che tenevo all'amo e se lo è divorato in due bocconi». Da quel giorno gli uomini della forestale, ma dallo scorso fine settimana anche esperti provenienti da più parti d'Italia stanno setacciando l'intera area della riserva naturale dove si trova il lago di Falciano. Ma del grosso rettile, nessuna traccia. Le numerose trappole posizionate per attirare il coccodrillo sono rimaste tutte intatte al loro posto. Nessuno strano movimento è stato notato nell'acqua. «Eppure - sostiene il sindaco di Falciano, Giulio Cesere Fava - perché mai il pescatore di Carinola avrebbe dovuto mentire». L'uomo, peraltro ha formalizzato una regolare denuncia, e potrebbe anche correre il rischio di essere denunciato a sua volta per il reato di «procurato allarme». Secondo un esperto giunto ieri nell'area della riserva naturale di Falciano, il coccodrillo potrebbe essere arrivato nel lago dall'affluente del canale del Savone che sgorga in esso. E da qui potrebbe anche esserne uscito. Nell'attesa che l'animale sia trovato o che si sgonfi l'attesa per la sua cattura e che il coccodrillo di Falciano sia finalmente dimenticato, l'area in questione è stata interdetta ai visitatori e ai tanti curiosi da un'ordinanza comunale. Intanto, Antonio, il muratore disoccupato di Carinola ha perso anche lo svago che lo aiutava ad attendere senza grosse ansie la chiamata di un datore di lavoro. Per lui, dal giorno dell'incontro ravvicinato, nessun'altra battuta di pesca. Gli è bastata quella al coccodrillo. © RIPRODUZIONE RISERVATA



05/05/2010
Coccodrillo nel lago, spunta un filmato
Vincenzo Ammaliato Falciano del Massico.
Polizia municipale e provinciale, carabinieri e corpo forestale dello stato lo cercano da circa dieci giorni. Da ieri, poi, si è aggiunto anche un gruppo speciale della forestale proveniente da Roma (Cites), dotato di particolari sistemi informatici e capace di effettuare rilievi molto approfonditi. Ma di lui, ancora nessuna traccia. Il ricercato speciale non è un pericoloso latitante della feroce cosca dei cosiddetti «Casalesi», ma un «coccodrillo» che secondo alcuni testimoni dimorerebbe nel lago della riserva del Comune di Falciano. Al vaglio degli esperti, peraltro, adesso c'è anche un breve filmato eseguito con un telefono cellulare che riprenderebbe lo spostamento nell'acqua del rettile. Ad eseguirlo, una persona di Napoli, che insieme ad un suo conoscente di Falciano, domenica scorsa si sarebbe recato nei pressi del lago e avrebbe assistito e filmato la fuga del rettile. «Il filmato è autentico, ha fatto sapere paolo Verdicchio, comandante della forestale. Non è detto, però, che la scia in acqua sia stata fatta da un coccodrillo. In zona ci sono numerose nutrie, e potrebbe essere anche proprio un animale di questa specie ad essere stata ripresa nel filmato». In ogni caso, oggi sarà sciolto ogni dubbio. Gli agenti del Cites, eseguiranno sul filmato i propri test. «E saremo in grado di affermare con certezza, fa sapere il comandante Verdicchio, se è stato ripreso il movimento di un coccodrillo o di un altro animale». Ma se nel lago di Falciano c'è davvero un coccodrillo, come mai non sarebbe caduto in una delle numerose trappole poste da oltre una settimana in zona? Anche per questa circostanza il maresciallo Verdicchio chiarisce che bisogna ancora identificare con precisione, qualora ci fosse un rettile le lago di Falciano, a quale specie appartiene. «Il servizio veterinario ha posto le trappole per i coccodrilli. Il nostro rettile, sostiene Verdicchio, potrebbe appartenere anche ad altre specie». © RIPRODUZIONE RISERVATA


07/05/2010
Coccodrillo nel lago, testimoni e impronte
Vincenzo Ammaliato Il Corpo Forestale dello Stato non lo ha ancora ufficializzato. Ma che un rettile viva nel lago della riserva naturale di Falciano del Massico è pressappoco certo. Ieri mattina c'è stata la terza segnalazione e questa volta anche il maresciallo Paolo Verdicchio è certo della presenza dell'animale. «L'ennesima segnalazione, ha fatto sapere il comandante della stazione della forestale di Castelvolturno, Verdicchio, è verosimile, ed è stata effettuata da due persone adulte che non avrebbero alcuna ragione per mentire». L'incontro ravvicinato sarebbe avvenuto poco prima delle 12. I due uomini, uno residente a Carinola e l'altro a Falciano, si sarebbero recati nei pressi dello specchio d'acqua spinti dalla curiosità che il caso sta suscitando. E avrebbero visto il rettile sulla sponda del lago. «Lo abbiamo visto in maniera nitida per oltre un minuto, hanno raccontato. Eravamo distante da lui non più di venti metri. Quando poi si è reso conto della nostra presenza si è tuffato in acqua ed è sparito in profondità». La testimonianza dei due uomini è molto simile a quelle effettuate dal pescatore di Carinaro (il primo ad avvistare il rettile) e dal turista napoletano. Hanno parlato tutti di un animale lungo circa due metri. A questo punto, resta solo da capire a quale specie appartenga. Potrebbe essere sia un caimano, sia un alligatore. E in questi due casi si tratterebbe di un esemplare adulto. Se invece si trattasse di un coccodrillo, sarebbe un cucciolo. In quanto l'animale tipico delle paludi australiane in età adulta può arrivare a misurare anche sei metri. Sul luogo dell'ultimo avvistamento gli uomini della forestale di Castelvolturno hanno eseguito ieri pomeriggio numerosi rilievi fotografici, che sono stati inviati immediatamente al Cites di Roma (il gruppo speciale del corpo della forestale). Intanto, il sindaco di Falciano del Massico, Giulio Cesare fava, durante un summit con le forze dell'ordine svoltosi ieri pomeriggio in municipio, ha chiesto un maggiore sforzo da parte di tutti per il ritrovamento e la cattura dell'animale. Oggi saranno rafforzate le misure di controllo all'area, affinché i numerosi curiosi che stanno arrivando in zona non possano incorrere in pericolo. Resta da capire a questo punto chi abbia potuto abbandonare il rettile nel lago. Con molta probabilità l'animale è stato acquistato in maniera irregolare da qualcuno che vive non lontano dal lago; una persona con pochi scrupoli che se n'è disfatto quando il rettile è cominciato a diventare particolarmente grande. Peraltro, il lago di Falciano hanno fatto sapere degli esperti giunti in zona, rappresenta un habitat ideale per un rettile. Qui si troverebbe al vertice della catena alimentare e, addirittura, se ci fosse una coppia potrebbe anche riprodursi. Si tratta in ogni modo di supposizioni e finora, questo è un dato certo, tutta la vicenda dipende dagli avvistamenti e non da elmenti oggettivi (impronte, animali divorati) che pure dovrebbero essere presenti se un coccodrillo dimorasse ormai stabilimente da diversi giorni in un’area tutto sommato circoscritta. © RIPRODUZIONE RISERVATA





10/05/2010
Falciano, torna il coccodrillo. quarto avvistamento sul lago
Vincenzo Ammaliato Falciano del Massico.
Questa volta l’hanno visto in tre il misterioso residente del lago di Falciano. Tre fratelli residenti a Falciano del Massico che ieri pomeriggio, dopo pranzo, si sono recati nei pressi del lago per una passeggiata rilassante e che hanno avuto l’incontro ravvicinato con quello che ormai è stato battezzato come «il coccodrillo di Falciano». A dare la notizia del quarto avvistamento del rettile (il primo era stato fatto da un pescatore di Carinaro, poi da un turista napoletano e subito dopo da una coppia di amici di Carinola) è stato direttamente il sindaco di Falciano, Giulio Cesare Fava. «Ormai ne sono certo anche io - ha sostenuto il primo cittadino - i tre fratelli che hanno visto il rettile sono persone che conosco da molto tempo, e sono certo della veridicità del loro racconto». L’avvistamento sarebbe avvenuto mentre il rettile usciva dall’acqua. I tre fratelli hanno raccontato di aver avvertito il rumore di un grosso animale che risaliva la sponda del lago. Si sono voltati ed hanno visto nitidamente il grosso rettile a poco più di dieci metri di distanza. Sono scappati ed il ricercato speciale si è rituffato in acqua. «Era lungo almeno due metri» hanno riferito al sindaco Fava. «E siamo certi si tratti di un coccodrillo o di un’altra specie simile». Che un coccodrillo, oppure un caimano o un alligatore dimori nel blu del lago di Falciano è ormai quasi certo. Pare però si tratti di un esemplare, per così dire, prudente. Si fa avvistare senza grossi problemi da pescatori, turisti e curiosi. Ma sta ben in guardia da farsi vedere dai numerosi agenti delle forze dell’ordine che da ormai due settimane sono continuamente sulle sue tracce. © RIPRODUZIONE RISERVATA




15/05/2010
Il coccodrillo regala interviste al sindaco
Vincenzo Ammaliato Falciano del Massico. Adesso tocca ai pompieri. Da lunedì mattina, oltre agli uomini del corpo della forestale, ci sarà anche una squadra specializzata dei vigili del fuoco sulle tracce del rettile del Lago di Falciano del Massico. Per la prima volta da quando è iniziata la «caccia al coccodrillo di Falciano» sarà utilizzata un'imbarcazione per scandagliare le acque del lago, e non solo questo. Ci sarà anche una squadra di sommozzatori, «che, garantiscono dal comando dei vigili del fuoco, resterà in zona fino alla cattura dell'animale». Eppure, il corpo forestale e la polizia provinciale e quella municipale sono alla ricerca dell'animale da quasi venti giorni, ma in tutto questo periodo il rettile è stato ben attento nel non farsi scovare, né lasciare alcuna traccia. Al contrario, l'animale sarebbe stato visto per ben quattro volte. In totale, sono otto le persone che giurano di avere avuto l'incontro ravvicinato col rettile. Il primo fu un pescatore di Carinaro. Poi è stata la volta di due curiosi provenienti da Napoli. Poi quella di un cittadino del posto con un suo amico di Carinola. E per ultimo, c'è stato l'avvistamento multiplo di domenica scorsa fatto da tre fratelli di Falciano. Intanto, il piccolo paese dell'ager falernus, oltre che per il prelibato vino prodotto in zona, sta diventando famoso proprio per il «coccodrillo» che dimorerebbe nel suo lago. La notizia della probabile presenza del rettile, infatti, sta facendo il giro d'Italia. E il sindaco del piccolo centro alle porte di Mondragone, Giulio Fava, sta ricevendo quotidianamente numerose richieste d'interviste da testate giornalistiche d'ogni parte. L'ultima in ordine d'arrivo, è quella della padana Telelombardia che pure si è interessata con un servizio alla singolare vicenda della possibile presenza del rettile nello specchio d’acqua. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Inquinamento, stop psicosi

26/04/2010
Cecoro dell'assobalneari è certo che i dati saranno in controtendenza
Castelvolturno. Per i gestori dei lidi di Castelvolturno è stata senza dubbio la pioggia caduta copiosa sabato e il tempo incerto di ieri a tenere lontani dalle spiagge casertane i turisti del fine settimane che solitamente subito dopo le festività pasquali affollavano gli stabilimenti balneari. Nessuna psicosi di massa come quella della scorsa stagione, quindi, per il litorale domizio. Ne è certo Antonio Cecoro, presidente dell'Assobalneari Campania e neoassessore alla risorsa mare del Comune di Castelvolturno. «L'operazione di dieci giorni fa della magistratura che ha portato al sequestro dei depuratori dei Regi Lagni, ha sottolineato il presidente Cecoro, è andata a reprimere fatti verificatisi fino al 2008. E alla guida degli impianti, adesso, ci sono dei custodi giudiziali nominati dal tribunale». Quindi sono tutti a attivi i quattro depuratori caduti sotto sequestro e per i quali dirigenti la procura di Santa Maria Capua Vetere ha ipotizzato il reato di disastro ambientale. Ma c'è anche di più. «Mai come in quest'ultimo periodo, sostiene il neo assessore, i depuratori dei Regi Lagni funzionano quasi a pieno regime». Antonio Cecoro fa riferimento all'impianto di sollevamento realizzato lo scorso mese al depuratore di Acerra e, soprattutto, all'attivazione delle pompe meccaniche in quello di Villa Literno. «A tal proposito, fa sapere il presidente dell'assobalneari, attendiamo fiduciosi i nuovi risultati sui prelievi effettuati in questi giorni dai tecnici dell'Arpac. Siamo certi che dopo anni di inesorabile parabola discendente, i nuovi dati saranno finalmente in controtendenza». La parola d'ordine, quindi, per gli oltre centoventi gestori dei lidi di Castelvolturno è più che mai «non drammatizzare» e infondere fiducia nella gente spaventata la scorsa estate dai reflui sversati senza alcuna depurazione dall'impianto di Cuma e dalle nuove immagini diffuse dalla guardia di finanza subito dopo l'operazione di sequestro dei quattro depuratori di dieci giorni fa. «Ringraziamo la magistratura per l'attenzione che sta dedicando alle nostre terre, ha tenuto a sottolineare il presidente Cecoro. Ed anche sulla scorta delle ultime inchieste della procura stiamo lavorando per preparare una richiesta di risarcimento danni a tutti i responsabile del disastro ambientale perpetuato negli ultimi venti anni. Ma adesso è il momento di rassicurare la gente sul probabile rischio sanitario, in quanto dai registri medici regionali non risulta alcuna traccia di pazienti ricoverati lo scorso anno per le patologie riconducibili alla psicosi "mare infetto". Ci sono zone della costa domizia dove è interdetto fare il bagno a causa dell'inquinamento; ma ci sono anche altre dove non c'è alcun rischio. E poi i nuovi dati Arpac confermeranno che il nostro mare sta andando verso un graduale recupero». Stando ai balneari, quindi, la qualità delle acque che bagnano la costa casertana volge verso il meglio. Non resta agli aspiranti bagnanti che attendere speranzosi le giornate di solleone per verificarlo. Ma natuarlmente resta da verificare, con il bel tempo, anche l’affluenza sulle spiagge non colpite da divieto di balneazione e al tipologia di turismo in base all’offerta e alla risposta da parte dei bagnanti-consumatori. È chiaro che nessuno attende, di colpo, la
ripresa a pieno regime del turismo residenziale. Ma almeno un più qualificato e consistente turismo pendolare. Questo si.


10/05/2010
Mare, vertice sulla bonifica

Vincenzo Ammaliato
Attesi con trepidante speranza da tutti gli operatori balneari della costa domiziana, ma soprattutto da quelli nel lato sud, a Castelvolturno, i nuovi dati sugli esami effettuati dall’Arpac sulle acque del mare casertano, sembra non siano incoraggianti, né in controtendenza a quelli negativi del 2009. L’avvio nei depuratori di Villa Literno e di Acerra delle pompe meccaniche per il sollevamento e il trattamento dei fanghi di risulta è avvenuto da troppo poco tempo (appena un paio di mesi), e per avere dei sostanziali cambiamenti in positivo sul processo della depurazione probabilmente bisognerà attendere ancora. I nuovi prelievi, infatti, hanno dato speranza solo ad alcuni tratti di costa nel territorio del Comune di Cellole che erano stati interdetti al tuffo. Se i successivi esami confermeranno la salubrità delle acque, il Comune a questo punto potrebbe chiedere la revoca dell’interdizione alla balneabilità. A Castelvolturno, invece, i valori dell’inquinamento sono alquanto stabili. E sono sempre le spiagge a ridosso delle foci dei corsi d’acqua a pagare lo scotto maggiore dell’inquinamento. La situazione peggiore si riscontra alle foci del Fiume Volturno, del canale dell’Agnena e, soprattutto, del canale dei Regi Lagni. Qui i valori degli enterococchi addirittura sono superiori anche del duecento-trecento per cento in più rispetto ad altri tratti della costa casertana. Ma la tabella dei risultati visitabile sul sito internet dell’Arpac, riporta dati estremamente tecnici e di non facile lettura. Per meglio capire come si sta evolvendo la situazione della costa di Castelvolturno, oggi l’assessore alla risorsa mare del municipio litoraneo, Antonio Cecoro, sarà in missione negli uffici dell’agenzia regionale all’ambiente. «Qui - ha detto l’assessore - incontrerò i vertici dell’ente che mi spiegheranno la situazione nel dettaglio. E solo dopo questo summit decideremo le azioni da intraprendere sul territorio per arrivare al totale disinquinamento delle acque». Intanto il primo cittadino della cittadina rivierasca, che dei venticinque chilometri della costa del suo territorio può contare appena su una manciata di metri balneabili, Antonio Scalzone, dice di avere già le idee piuttosto chiare su come effettuare la bonifica del mare. «Stiamo attendendo solo l’insediamento della giunta regionale - sottolinea il sindaco Scalzone - Dopodiché inizieremo un pressing ad oltranza direttamente sul presidente Caldoro affinché adotti il progetto delle condotte sottomarine ai canali fognari dei Regi Lagni e di Cuma». Mentre fra pochi giorni, fa sapere sempre il capo dell’amministrazione comunale di Castelvolturno, sicuramente entro il mese di maggio, sarà istallata alla foce dei Regi Lagni una grossa griglia metallica per impedire ai rifiuti ingombranti di spiaggiarsi lungo tutta la costa». Ma a Castelvolturno c’è chi è convinto che la situazione delle acque del mare sia già migliorata rispetto alla scorsa stagione. Numerosi pescatori subacquei della zona giurano che le acque siano più limpide rispetto alle passate stagioni calde. Ed anche i raccoglitori di telline, garantiscono di trovare molti più molluschi rispetto agli altri anni. Segnali di un mare pulito, ma che dovranno confermare i dati ufficiali dell’Arpac. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Minacciato dagli immigrati qui si rischia un’altra Rosarno»

25/04/2010
il sindaco denuncia e fa arrestare un clandestino. indagini della polizia sulla rappresaglia
Castelvolturno. Lo aveva promesso in campagna elettorale. Puntuale, poco dopo il suo insediamento, Antonio Scalzone, il neosindaco di Castelvolturno, minaccia di far scoppiare «una nuova Rosarno sul litorale domizio». «E in questo caso - sottolinea il primo cittadino del centro domizio - i tumulti saranno ben più gravi di quelli calabri, considerando che gli immigrati che vivono in zona sono oltre quindicimila». Motivo scatenante che ha spinto Scalzone a questa sorta di «chiamata alle armi», un episodio di cronaca capitato ieri sulla via Domiziana che lo ha visto protagonista: un episodio come ne succedono copiosi in zona. Il neosindaco, rientrando a casa sua per pranzo, aveva notato un gruppo di persone misto fra immigrati d’origine africana e italiani che stazionavano sul marciapiedi di fronte al cancello della sua abitazione, con fare sospetto. «Credevo si trattasse di spacciatori di droga e dei loro acquirenti - ha sottolineato Scalzone - e ho chiesto loro di allontanarsi. Ma, invece di andare via, hanno iniziato a minacciarmi, e mi hanno urlato di entrare in casa e farmi i fatti miei». Contestualmente, al chilometro 34 della via Domiziana (poche decine di metri di distanza dal centro d’accoglienza per immigrati Fernandes) è transitata un’automobile dei carabinieri. Il sindaco ha fatto cenno ai militari di fermarsi, e questi hanno fatto inversione di marcia per recarsi sul luogo. Le forze dell’ordine, subito dopo aver raccolto la testimonianza di Scalzone, si sono messe sulle tracce del gruppo di persone, che nel frattempo, alla vista dei carabinieri, si erano allontanate frettolosamente. Poco dopo i militari li hanno rintracciati e fermati per un controllo. Uno di loro - stando alla ricostruzione degli inquirenti - un immigrato privo di documenti, è stato condotto in caserma per gli accertamenti di rito. A questo punto sarebbe iniziata una sorta di ritorsione nei confronti del sindaco. Scalzone ha raccontato di essere stato avvicinato da tre delle persone che facevano parte del gruppo di sospetti e una di loro, una ragazza italiana, lo avrebbe minacciato per aver fatto arrestare l’amico: «Te la faremo pagare», avrebbe urlato la donna al sindaco. Sull’episodio sono ancora in corso accertamenti. E mentre i carabinieri procedevano all’arresto dell’immigrato, perché clandestino e già destinatario in passato di un provvedimento d’espulsione evidentemente non ottemperato, il sindaco di Castelvolturno invitava i suoi cittadini alla reazione: «Se il governo centrale non interviene e ci libera da questa gentaglia, mi metterò io stesso a capo della rivoluzione». Chiesto un intervento diretto del ministro dell’Interno Maroni, atteso domani a Caserta insieme con il Guardasigilli, Angelino Alfano. Si preannuncia una calda primavera sul litorale domizio.


28/04/2010
E Scalzone frena «Il governo saprà operare»
Castelvolturno. Smorza i toni il sindaco Antonio Scalzone e precisa: «Nessuna ordinanza di chiusura dei centri di accoglienza. Ma il problema dei clandestini, comunque, resta». Scalzone ne ha personalmente parlato con il ministro dell’Interno Roberto Maroni e si è detto «fiducioso che il governo farà pienamente la sua parte per debellare una volta per tutte l’endemica piaga dell’immigrazione clandestina dal litorale domizio». Benedict Osobour, presidente dell’associazione nigeriani in Campania, si è detto certo, dal canto suo, che «tumulti come quelli di Rosarno non potrebbero mai verificarsi nel centro costiero casertano. «Tranne poche mele marce - ha sottolineato - gli immigrati che vivono in zona sono persone tranquille e che non rispondono mai ad alcun tipo di provocazione». Don Antonio Bonato, invece, il missionario comboniano che lo scorso dicembre ha sostituito padre Giorgio Poletti, ha fatto sapere che «gli extracomunitari che ho incontrato nelle ultime ore non gli sono apparsi spaventati dalla possibilità che si possano verificare degli scontri». Un invito alla prudenza viene invece dai vertici dell’associazione Jerry Masslo. Intanto ieri il Pd regionale, con una nota di Antonio Amato, ha messo in guardia «dal razzismo istituzionale che potrebbe portare a episodi di violenza. Scalzone non sottovaluti».


01/05/2010
Dagli anni 80 le braccia nere sul litorale
Castelvolturno. I primi gruppi consistenti d'immigrati che si sono insediati sul litorale domizio risalgono a metà degli anni '80. Si trattava per lo più di persone provenienti dall'Africa, nello specifico, dalla zona australe del continente nero. Arrivavano a Castelvolturno per rispondere alla forte domanda di braccia che c'era in quel periodo nelle campagne della vicina Villa Literno e dei paesi limitrofi. In pratica, togolesi, ivoriani, ghanesi e molti altri di notte dormivano nelle case della costa casertana, e di giorno lavoravano nelle campagne dell'agro aversano. Dieci anni dopo, è stata la volta del grosso flusso d'immigrati provenienti dall'Est Europa; in prevalenza si trattava di donne polacche e ucraine, impegnate come cameriere nei ristoranti e nei bar della zona, o come badanti o personale addetto alla pulizia. Adesso gli extracomunitari regolari censiti all'anagrafe cittadina sono circa duemilaquattrocento. La parte del leone la giocano gli immigrati originari della Nigeria. Oggi difficile stimare gli irregolari: chi parla di circa cinquemila presenze; chi di diecimila; chi addirittura il doppio. vin.am. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mozzarella A rischio senza gli indiani
Sono invisibili. Della loro presenza in zona in pochi ne sono a conoscenza. Eppure i regolari arrivano a superare le quattrocento unità. Peraltro, il loro lavoro è praticamente indispensabile per il settore economico di punto del litorale domizio, la filiera della mozzarella di bufala. Si tratta dei tantissimi immigrati d’origine indiana e bengalese impegnati nelle centoventi aziende di allevamento bufalino di Castelvolturno. Sostengono dei turni di lavori che pochi italiani sarebbero in grado di sopportare, ed hanno un rapporto particolare con i bufali che allevano, considerato nel proprio paese d’origine un animale sacro.

lunedì 19 aprile 2010

Un altro cimitero di bufalotti, denunciati in due


20/04/2010
La scoperta dopo la confessione degli allevatori che hanno indicato il luogo dove erano stati sepolti



Uccidere e far sparire i maschi pare sia una pratica abituale

Una barbarie senza fine. Man mano che proseguono le operazioni degli uomini della forestale di Castelvolturno per risalire ai responsabile dell’uccisione dei cinquantaquattro bufalotti ritrovati un mese fa nell’invaso di una ex cava, la vicenda si arricchisce di particolari sempre più raccapriccianti e matura la convinzione che l’incivile soppressione degli animali e l’abbandono abusivo delle carcasse sia una prassi consolidata nel tempo e praticata da numerosi allevatori della zona dei Mazzoni. Ieri mattina sempre nelle campagne del centro litoraneo gli uomini diretti dal maresciallo Paolo Verdicchio hanno fatto la scoperta di un nuovo cimitero di bufalotti. Questa volta, però, le carcasse degli animali non sono state trovate in uno dei tanti laghetti abbandonati, ma in una vera e propria fossa comune. Seppelliti sotto due metri di terra. A mettere sulle tracce giuste il corpo forestale dello Stato sono state le confessioni dei responsabili del reato, due allevatori di Castelvolturno preoccupati di non far ricadere su di loro lo scempio dei laghetti del mese scorso. “Non sono i nostri i bufalotti quelli trovati nello specchio d’acqua, avrebbero raccontato alle forze dell’ordine impegnate nelle indagini. I nostri animali li seppelliamo in un luogo diverso”. Nelle loro aziende i militari in tuta verde, accompagnati dal personale veterinario dell’Asl, avevano riscontrato l’esistenza fra le altre di circa settanta bufale che avevano partorito da poco e che non allattavano alcun vitello. Dai registri delle aziende zootecniche, peraltro, non risultava alcuna soppressione di animale. La chiara prova, quindi, dell’uccisione illegale dei bufalotti da poco nati per non permettergli di nutrirsi del latte delle mamme che invece veniva destinato interamente alla filiera della mozzarella. “Nelle due aziende, ha raccontato il comandante Verdicchio, c’erano solo una cinquantina di bufalotti insieme alle mamme, ed erano tutti di sesso femminile. Neanche un maschio”. Per entrambi gli allevatori è scattata la denuncia a piede libero per soppressione non consentita di bestiame e per smaltimento illegale di rifiuti speciali. L’area della fossa comune è stata, invece, posta sotto sequestro. Si tratta di una zona incolta di proprietà demaniale, ai confini fra i territori di Castelvolturno e Cancello Arnone. Qui a breve, appena la procura cui sono stati inviati gli atti concederà l’autorizzazione, sarà scavato per recuperare i resti dei bufalotti uccisi. Il maresciallo Verdicchio è certo di trovare nella fossa i resti di tantissimi animali, ben oltre i settanta vitelli che mancano all’appello attualmente nelle due aziende. Peraltro, a carico dei due allevatori potrebbe configurarsi anche un ulteriore reato, più grave dei due già contesati. Se alcuni dei bufalotti seppelliti nella fossa comune risultassero essere stati affetti da qualche epidemia, infatti, si potrebbe profilare anche il reato di diffusione di patologie infettive. Inoltre, continuano le indagini anche per risalire agli allevatori che la scorsa settimana si sono disfatti di altre carcasse di bufali ritrovate alla foce del canale dei Regi Lagni. Appena scoperto il primo cimitero di bufalotti ad inizio marzo il maresciallo Verdicchio dichiarò di avere il sospetto di essersi imbattuto solo nella punta di un immenso iceberg. I fatti che stanno emergendo confermano tristemente quel presentimento.

domenica 18 aprile 2010

Criminalità, discariche e degrado: Domiziana in agonia


18/04/2010
Il territorio è stato devastato dalle organizzazioni che smaltivano abusivamente rifiuti nocivi
Il fiume Volturno e il canale dei Regi Lagni sono fra i due corsi d'acqua più inquinati d'Europa, tutto questo produce il novanta per cento delle acque che bagnano la costa di Castelvolturno interdette al tuffo, a causa ovviamente del forte inquinamento di natura biologica. Ma nell'entroterra, la situazione del paese litoraneo non è certo migliore. A nord del territorio comunale, al confine con i Comuni di Mondragone e Cancello Arnone, in località Mazzafarro, ci sono le due discariche gemelle Bortolotto e Sogeri, definite dagli ambientalisti delle vere e proprie «bombe ecologiche». La Bortolotto fu realizzata a metà degli anni '90 dal consorzio Ce4, e fino al 2005 ha accolto i rifiuti dell'intero litorale domizio, ma anche della città di Napoli. La discarica Sogeri, invece, era gestita da personaggi che numerose inchieste della magistratura hanno inquadrato organici alle famiglie malavitose del territorio di Mondragone, i cosiddetti «Chiuovi». Qui di giorno venivano scaricati i rifiuti urbani dei territori dei Mazzoni. Mentre di sera, arrivavano illegalmente camion dalle città del centro e nord Italia che scaricavano rifiuti speciali e pericolosi. Entrambe i siti producono un inquinamento da percolato nelle falde acquifere, come ha accertato l'Arpac, che arriva fino a quaranta metri di profondità. Entrambe le discariche, purtroppo, sono ancora in attesa di bonifica. Come in attesa di bonifica sono anche le ex cave della camorra realizzate ad est della via Domiziana durante gli Anni '70 e '80. Si tratta di una quindicina d'invasi, dalla dimensione di un campo e mezzo di calcio e di una profondità di quaranta metri. Qui, ancora oggi, viene scaricato abusivamente di tutto: dagli scarti d'edilizia, ai rifiuti ingombranti, fino alle carcasse di bufalotti come quelli scoperti un mese fa dalla forestale. In una ex cava furono rinvenuti ben cinquantaquattro bufalotti uccisi e abbandonati. Scendendo a sud del territorio, poi, nei pressi dello svincolo della sopraelevata Nola-Villa Literno, i falò di copertoni d'auto abbandonati sono divenuti ormai endemici. Insomma, la terra del litorale domizio è sempre più in-felix. v.amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Hydrogest, la lunga guerra con concorrenti e sindacati


17/04/2010

Novanta per cento a capo della ligure Termomeccanica S.p.A. e il restante dieci alla napoletana Giustino Costruzioni Spa. Queste le quote capitale del consorzio Hydrogest Campania che nel 2005 si è aggiudicato il progetto di finanza preparato dalla Regione per la ristrutturazione e gestione (per 25 anni) dei cinque depuratori del Ps3 (Pomigliano d’Arco, Marcianise, Orta di Atella, Villa Literno e Cuma). Aggiudicazione subito contestata - a causa dell’offerta giudicata «spropositata» - dal consorzio giunto secondo, capeggiato dall’Enel. Cominciò così la battaglia dei ricorsi. Il Tar accolse quello di Enel e soci e annullò il financial project. Verdetto ribaltato nel 2007 dal consiglio di Stato. Pochi mesi dopo iniziano le battagli sindacali all’interno dei depuratori. I circa 500 dipendenti non si sentono tutelati. «La Hydrogest - denuncia più volte il segretario regionale dell’Ugl Energia, Tammaro Tavoletta - non investe un solo euro per la ristrutturazione degli impianti. Al contrario li impoverisce non eseguendo neanche la manutenzione ordinaria». Lo scorso giugno, poi, la catastrofe: un manipolo di operai dell’impianto di Cuma, in polemica con i vertici della Hydrogest, apre le paratie e per tre giorni si riversano a mare tonnellate di reflui non trattati. Sull’intera costa domizia si diffonde la psicosi del mare malato e le spiagge si spopolano. In un comunicato, ieri la Hydrogest si è difesa ricordando gli «inadempimenti» dei committenti che avevano portato a maturare crediti «per oltre 70 mila euro», soldi solo di recente sbloccati dalla Regione; e si è detta fiduciosa che la magistratura «riconoscerà la correttezza» del proprio operato.

mercoledì 14 aprile 2010

Rifiuti, Scalzone denuncia il consorzio

14/04/2010
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Vincenzo Ammaliato Se non è «emergenza» è solo perché la gente del litorale è abituata suo malgrado da anni di cattiva gestione del ciclo di rifiuti urbani a convivere con cassonetti ricolmi della propria spazzatura domestica non prelevata per molti giorni e con le montagne di rifiuti ingombranti abbandonati in ogni angolo del territorio. Dal punto di vista ambientale Castelvolturno si presenta in questo inizio di primavera in pessimo stato e il neosindaco Antonio Scalzone chiede il conto al consorzio unico dei rifiuti che gestisce il servizio. Il primo cittadino, infatti, ha dato ieri mandato ai legali del Municipio castellano di preparare una denuncia contro il consorzio unico, appunto, per «tentata truffa». All’origine della clamorosa denuncia (che sarà protocollata oggi e presentata alla procura della repubblica), la fattura mensile che i dirigenti del consorzio presentano al Comune di Castelvolturno, e nella quale, secondo Scalzone, ci sarebbero indicati numerosi servizi che l’ente ecologico non presta da molti mesi e altri, addirittura, che non ha mai svolto. L’importo della fattura è di circa trecentosessantamila euro. Già durante il trimeste di gestione prefettizia, il commissario Michele Capomacchia, aveva deciso di pagare solo i due terzi della fattura. Il commissario aveva dato mandato ai vigili urbani di controllare i mezzi impegnati e l’effettivo servizio svolto sul territorio. E i verbali della polizia municipale erano completamente diversi da quelli presentati dal consorzio. Intanto, Antonio Scalzone appare risoluto ad andare anche oltre quanto già fatto dal commissario. «Ho il sospetto - sostiene il neosindaco di Castelvolturno - che ci sia addirittura la malafede da parte dei dirigenti del consorzio unico, che cercano di coprire loro mancanze gestionali aumentando le fatture». Si profila, quindi, un duro braccio di ferro fra il palazzo del municipio di piazza Annunziata e l’ente provinciale dei rifiuti. Ma la partita si giocherà su diversi tavoli. Il Comune di Castelvolturno, infatti, non paga le fatture al consorzio da oltre tre anni. Il monte debiti è arrivato all’esorbitante cifra di quindici milioni di euro. Il prefetto Capomacchia durante la sua gestione iniziò una procedura di transazione per arrivare a un accordo fra le parti. Con il rinnovo del consiglio comunale e la nomina del nuovo sindaco, però, la trattativa si è interrotta. Adesso tocca nuovo primo cittadino concordare e trovare le soluzioni per rientrare dell’enorme debito. Le premesse, però, sono di un duro scontro, mentre i cassonetti della Domiziana continuano a debordare di rifiuti, una situazione che si aggrava di giorno in giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 13 aprile 2010

I «Muli» ripuliscono il lungomare di Pinetamare

foto: salvatore marcello
13/04/2010

C’è chi s’indigna e chi si limita a lamentarsi. Ma c’è anche chi (e sono tanti), oramai non ci fa più caso e ritiene i rifiuti abbandonati sul lungomare di Pinetamare «parte integrante» dell’arredo urbano. I giovani dell’associazione «Villaggi Globali», per fortuna, la pensano diversamente e ieri si sono dotati di tanta buona volontà: hanno recuperato un furgone, e dopo aver indossato i guanti, hanno rimosso vecchi frigoriferi, lavatrici arrugginite, materassi infeltriti e tanti altri rifiuti abbandonati sulla via del mare da mesi. E che la ditta di smaltimento non ritirava. «Tutto inutile il vostro lavoro e la dedizione che avete riservato al problema», il commento di un passante, convinto che dal giorno seguente il lungomare sarebbe tornato a essere utilizzato come discarica a cielo aperto. Ma ai volontari, che si autodefiniscono «Muli», poco importa. Perché la loro non è stata una semplice provocazione o un’azione simbolica. «Il nostro lungomare ci piace pulito. E se sarà nuovamente utilizzato per abbandonare rifiuti e nessuno li preleverà, noi torneremo a liberarlo». Decisamente, una bella lezione. Vincenzo Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 10 aprile 2010

Scalzone: accordo subito o vado via

10/04/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Appena dieci giorni dopo il voto che ha consegnato il paese nelle mani del Pdl, è già finita la luna di miele fra il neo primo cittadino, Antonio Scalzone, e i suoi consiglieri. Venerdì prossimo è previsto il primo consiglio comunale della nuova amministrazione, ma la squadra di assessori che dovrà affiancare il sindaco non è ancora pronta. E Scalzone sbotta. Dopo una giornata di turbolenti incontri con i dodici consiglieri per definire incarichi e ruoli, e dopo, soprattutto, la fumata grigia, il neosindaco è arrivato fino a minacciare che si presenterà da dimissionario alla prima assise cittadina. «I consiglieri di maggioranza eletti - ha tenuto a sottolineare Scalzone - devono rispondere all’intero territorio e quindi formare un’unica squadra. Non posso permettere che si creino all’interno della maggioranza del Pdl gruppi e correnti. Questo significherebbe governare così come ha fatto per cinque anni il mio predecessore, Francesco Nuzzo. Vale a dire, continuamente in scacco di minacce e veti incrociati. Piuttosto che fare questo, ha aggiunto il sindaco, preferirei dimettermi». Castelvolturno nei prossimi mesi è chiamata a degli appuntamenti estremamente delicati. Fra le tante novità, a breve dovrebbe partire la progettualità del porto turistico di Pineta Mare e quelle relative all’accordo di programma; il piano commercio e soprattutto il piano regolatore sono diventate, durante la gestione commissariale, a tutti gli effetti «legge» del Comune; a breve, poi, dovrebbe essere assegnato il servizio raccolti rifiuti ad una ditta privata. Eppure, l’amministrazione dovrà gestire sia l’attività ordinaria, sia quella straordinaria con una palla al piede dal peso elevatissimo: le casse del municipio sono praticamente vuote, mentre i debiti verso i fornitori sono ingenti. Il solo consorzio unico dei rifiuti vanta dal Comune litoraneo circa quindici milioni di euro. «La situazione debitoria - sottolinea Scalzone - senza eufemismi, è drammatica». Il neo primo cittadino, peraltro, sta pensando ad un condono fiscale per cercare di fare immediata cassa. «In questo panorama - dice secco Scalzone - non posso permettere che entrino in gioco anche i mal di pancia di alcuni consiglieri». © RIPRODUZIONE RISERVATA


11/04/2010
Scalzone la spunta: entro martedì avrà la giunta. "nessuna lottizzazione,saranno nomi di qualità"Vincenzo Ammaliato Il deciso sole che ha fatto copolino ieri sul litorale domizio sembra aver contribuito anche a rasserenare gli animi dei componenti della maggioranza consiliare e (soprattutto) a tranquillizzare il sindaco Antonio Scalzone, che adesso si dice certo al novantanove per cento che per martedì sera avrà pronta la giunta da presentare durante il primo consiglio comunale della sua amministrazione, previsto per venerdì prossimo. La rosa dei componenti della squadra è tenuta ancora segreta dal primo cittadino, che preferisce non anticipare neanche il nome di quello che sarà il suo vice. «O si fa a modo mio, aveva minacciato Scalzone durante una riunione di maggioranza tenuta venerdì sera con i suoi consiglieri, oppure si torna alle urne». Secondo rumors che echeggiano sul litorale, ognuno dei dodici consiglieri pretendeva un proprio assessore di riferimento. Eppure le deleghe in giunta sono appena sei. In ogni caso, Scalzone ha ribadito che gli incarichi saranno affidati quasi esclusivamente a candidati risultati non eletti durante le ultime elezioni, ovvero a coloro che hanno contribuito alla netta vittoria del centrodestra. Incerta è anche la carica di presidente del consiglio comunale, così come quelle per gli enti partecipati del municipio. Ma il ragionier Scalzone garantisce che non sarà eseguita nessuna lottizzazione. «Ogni singolo incarico sarà affidato a persone che hanno una specifica competenza nella materia che sarà loro designata». Intanto, sulla sponda opposta, ieri si sono riuniti gli otto consiglieri di minoranza che hanno garantito un'opposizione omogenea. Durante il summit sono stati anche scelti i capigruppo, che sono: Ferdinando Letizia (Liberamente), Alfonso Caprio (Pd) e Pietro Paolo Giardina (Udc). «Nessun consigliere di minoranza - garantisce Letizia - farà da stampella alla maggioranza. Ma nell'interesse della collettività, aggiunge, valuteremo attentamente ogni atto dell'amministrazione prima di esprimere il voto». © RIPRODUZIONE RISERVATA



16/04/2010
Rebus sull'esecutivo, rebus ancora irrisolto
Castelvolturno. Mancano poche ore al primo consiglio comunale dell’amministrazione Scalzone ma il primo cittadino non ha ancora pronta la squadra. I nervi sono ancora tesi fra Antonio Scalzone e alcuni dei suoi consiglieri di maggioranza e quindi tutto potrebbe ancora accadere. Il neo sindaco fa sapere di aver ricucito lo strappo con uno dei due consiglieri con i quali non riusciva a trovare l’intesa. «Non escludo - ha detto Scalzone - che governeremo con undici consiglieri». Un solo voto in più dell’opposizione quindi. Una situazione delicata, soprattutto per una città chiamata nei prossimi mesi a scadenze fondamentali per il futuro del territorio. Il piano commercio e il piano regolatore approvati sul finire della scorsa legislatura, dovranno essere attuati. A breve, poi, dovrebbero partire i lavori per il porto turistico di Pinetamare e le casse del municipio sono praticamente vuote. Un solo voto di maggioranza per Scalzone in questo scenario appare decisamente poco. Ma lui, il sindaco eletto al primo turno con il 53% delle preferenze, si dice certo che riuscirà a governare: «La squadra è compatta e amministrerà nell’interesse della cittadinanza con grosso spirito di responsabilità». Ovviamente, ancora top secret i nomi dei futuri assessori e del presidente del consiglio. Soltanto indiscrezioni al momento. In questo clima ha fatto sentire la sua voce anche il principale sfidante di Scalzone durante la passata campagna elettorale, Nando Letizia, secondo il quale «quello che sta andando in onda nella maggioranza del Pdl, è un copione anticipato dall’elenco dei candidati che Scalzone ha fatto salire sul suo carro per vincere le elezioni senza garantirsi in alcun modo la governabilità». vi.am. © RIPRODUZIONE RISERVATA

21/04/2010
Scalzone assegna le deleghe: squadra a sei
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Ci è voluto più del tempo previsto, ma da ieri la giunta che sosterrà l'amministrazione del primo cittadino Antonio Scalzone è completa e pronta per affrontare un'amministrazione particolarmente delicata. L'ultimo tassello è stato quello del sesto assessore, riempito col nome di Luigi Dongiacomo. Dopodiché il sindaco Scalzone ha potuto comunicare anche le deleghe. Per Aldo Porpiglia sono state riservate quelle alle risorse umane, al lavoro, alla formazione e politiche giovanili, all'agricoltura, ai rapporti con la stampa, alla trasparenza e all'informatizzazione. L'unica donna dell'esecutivo, Angela Iacono, si occuperà di pari opportunità, di pubblica istruzione, di legalità e del delicato settore delle politiche sociali per un Comune come Castelvolturno che ha un elevato numero di cittadini indigenti e disoccupati. A Enrico Sorrentino, invece, sono toccate le deleghe allo sport, turismo, spettacolo, protezione civili e grandi eventi; e non sarà facile per lui gestirle con l'attuale situazione debitoria dell'ente. Lo stesso vale per le deleghe ai lavori pubblici, alla manutenzione, alla viabilità, ai trasporti, al decoro urbano e al verde pubblico riservati per Sergio Luise; per lui, in pratica, una riconferma da parte di Antonio Scalzone, avendo già ricoperto questi incarichi durante l'amministrazione dei primi anni 2000. Peraltro, a capo di Sergio Luise figura una nuova delega, definità «portualità»: considerando l'imminente partenza dei lavori del porto turistico di Pinetamare, si percepisce l'elevata valenza di questa delega. Mentre a far quadrare i conti del municipio ci dovrà pensare Luigi Dongiacomo, che se la dovrà vedere con bilancio, tributi, commercio e attività produttive. A tal proposito, il sindaco Scalzone si augura possa essere spostata la data della presentazione del bilancio prevista per il prossimo 30 di questo mese. Infine, il demanio è stato affidato ad Antonio Cecoro. E l'ex dirigente dell'ufficio tecnico dovrà curare anche due nuove deleghe: al ciclo integrato delle acque e alla risorsa mare. Per lui, che è anche presidente dell'Assobalneari, in pratica, sarà come sfondare una porta aperta. Manca, però, fra le varie deleghe assegnate quella, estremamente delicata per un territorio come Castelvolturno, all'ambiente. «Ho preferito - ha detto Scalzone - di tenerla per me, essendo il tema di particolare gravità e per il quale nell'immediato futuro si dovranno prendere delle decisioni cariche di responsabilità. © RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 9 aprile 2010

Turismo, il litorale scommette sui «laghetti»


08/04/2010
da cave della camorra ad aree attrezzate grazie alla bonifica e ai progetti del consorzio
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno Da cave della camorra, ad esempio positivo per il recupero socioeconomico dell'intero litorale domizio. La ricetta? Puntare decisamente sulla bonifica e sull'offerta turistica, trasformando i territori con il criterio della eco compatibilità. Ne sono convinti i promotori del consorzio Distretto turistico dei Laghi di Castelvolturno, che in via Mezzagni hanno già recuperato tre delle sedici ex cave di sabbia che si trovano nell'area che va dal canale dei Regi Lagni a quello del fiume Volturno. Qui, dove negli anni '70 e '80 c'è stata un'incontrollata attività estrattiva, gestita per lo più dalla criminalità organizzata, che ha lasciato nel territorio delle vere e proprie cicatrici (i laghetti hanno un'ampiezza pari ad un campo e mezzo di calcio ed una profondità di trenta-quaranta metri), dopo un'attenta bonifica seguita passo-passo dal ministero dell'ambiente, in un area di cento ettari sono già sorti due alberghi, un centro congressi, una club house con ristorante, sei campi sportivi, una piscina coperta e sei scoperte, una scuola d'equitazione con maneggio, un pontile per gli sport acquatici e lo sci nautico e soprattutto tanto verde attrezzato per passeggiate, jogging e relax a contatto con la natura. E il Commissariato Straordinario alle bonifiche la scorsa settimana ha dato anche il via libera al «progetto di sviluppo dell'area dei laghetti di Castelvolturno». In pratica, con l'accettazione del progetto presentato dal consorzio, adesso su tutta l'area dei laghetti (circa quattromilioni di metri quadri), non sarà più consentita alcun tipo di attività diversa da quella del recupero ambientale per la destinazione turistica. Nell'area ad est della via Domiziana potrà essere edificato fino ad un massimo del quattro per cento della superficie. La restante parte dovrà essere destinata al verde o alle acque dei laghi (così come è sancito anche nel Puc appena approvato al Comune). Nessuno, in futuro, quindi, potrà più allungare le mani su questa porzione di territorio. Fino a quando, però, non si interverrà sull'intera area continueranno gli scarichi abusivi di rifiuti pericolosi, la caccia di frodo e le numerose altre violazioni all'ambiente che caratterizzano da sempre questa la zona. La parola d'ordine per i laghetti, quindi, è «affrettarsi». © RIPRODUZIONE RISERVATA

08/04/2010
E a Le Soglietelle ci sono ancora i bracconieri

A ridosso dell'area dei laghetti c'è la zona delle cosiddette «vasche delle Soglietelle», ricadenti nel territorio di Villa Literno. Undici specchi d'acqua sorti anche questi abusivamente fra gli anni '70 e '80 per opera della criminalità organizzata decisa a gestire qui la caccia di frodo. In pratica, l'area delle Soglietelle era un vero e proprio luna park dei bracconieri, e fu sequestrato nel 2005 dall'autorità giudiziaria. Nel 2006, poi, l'area divenne riserva naturale e successivamente fui annessa al Parco Naturale «Foce Volturno Costa di Licola». A tutt'oggi, però, come denuncia la Lipu, niente ancora è stato fatto dagli enti locali per bonificare il territorio, né per renderlo fruibile ai visitatori. E capita che molti uccelli migratori finiscano impallinati dai bracconieri.

martedì 6 aprile 2010

sabato 3 aprile 2010

Sorgerà sulla Domiziana la cittadella Azzurra


03/04/2010
il neo sindaco Scalzone offre i suoli per realizzare deici campi di calcio per le giovanili
Castelvolturno. «Il suo progetto è quello di realizzare una sorta di Coverciano del sud». Parola di Antonio Scalzone, neosindaco di Castelvolturno, riferendosi alla volontà del presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis, che vorrebbe creare sulla Domiziana un centro sportivo all’avanguardia, dove riunire i giovani della scuola calcio divisi fra i campi di Cercola e Marano e la prima squadra che, invece, già si allena a Castelvolturno. Stando a quanto riferito dal primo cittadino della cittadina domiziana, De Laurentiis per il suo progetto avrebbe bisogno di un area di circa dieci ettari, dove creerebbe ben dieci campi di calcio e un residence per i giovani giocatori che vivono fuori regione. Lo spazio individuato è quello che si trova a destra del canale dei Regi Lagni, dal lato opposto al corso d’acqua rispetto all’Holiday-Inn, dove è ospitata da cinque anni «Casa Napoli». Si tratta di un’area attualmente abbandonata al degrado. «Noi dell’amministrazione comunale cederemo in maniera gratuita l’area demaniale, dice il sindaco di Castelvolturno, e il presidente del Napoli curerebbe a spese sue il recupero della zona dal punto di vista ambientale e la realizzazione delle strutture sportive e ricettive». Nel progetto di Aurelio De Laurentiis ci sarebbe anche un ponte sul canale dei Regi Lagni che andrebbe ad unirebbe la scuola calcio agli attuali tre campi dall’allenamento della squadra maggiore. Un’area quindi tranquilla, lontana dal caos metropolitano di Napoli, dove allenare i quattrocento giovani della scuola e i professionisti della squadra maggiore fra spiaggia, pineta e campagna; eppure facilmente collegabile con lo stadio di Fuorigrotta. Decisamente un progetto ambizioso, che se vedrà la luce offrirebbe al cacio Napoli una struttura sportiva unica in Italia, e alla cittadina di Castelvolturno il volano per il recupero d’immagine che il territorio attende da troppi anni. «Peraltro - aggiunge Antonio Scalzone - al Calcio Napoli potrebbero essere destinate anche alcune delle numerose proprietà confiscate alla camorra che si trovano sul nostro territorio». Intanto dalla dirigenza del Napoli non trapelano né conferme, né smentite. «Il centro per la scuola calcio - sottolinea l’addetto stampa della società sportiva, Guido Baldari - è un progetto che sta seguendo direttamente il presidente De Laurentiis, attualmente all’estero». v.am © RIPRODUZIONE RISERVATA


03/04/2010

Non c’è attività commerciale a Pinetamare che non abbia esposto alle mura una foto del titolare del negozio sorridente in compagnia di un giocatore del Calcio Napoli oppure una maglia azzurra autografata. È «Napolimania» da quando, cinque anni, fa il residente Aurelio De Laurentiis decise di stabilire qui il suo quartier generale. Da allora numerosi i calciatori hanno deciso non solo di allenarsi a Castelvolturno, ma di stabilirsi con le famiglie. Fra questi, Hugo Campagnaro, Marek Hamsik e il cognato Walter Gargano. Ma quello che più di ogni altro è rimasto incantato dalla cittadina litoranea è senza dubbio Gyorgy Garics. Il giocatore della nazionale austriaca addirittura un mese dopo il suo trasferimento all’Atalanta, decise di acquistare un appartamento proprio a Pinetamare.

Villa Literno, il depuratore è sorvegliato speciale


03/04/2010

La Hydrogest Campania apre per la prima volta da quando gestisce il depuratore alla foce dei Regi Lagni i cancelli della struttura ad ambientalisti e balneatori. Motivo della visita: il controllo della funzionalità dell’impianto, così come deciso durante un convegno sulla salute del mare che bagna il litorale domizio che si tenne a Castelvolturno tre mesi fa. A visitare le strutture obsolete dell’impianto di Villa Literno, ieri mattina c’erano il dirigente regionale di Legambiente, Stefano Tonziello e quello di Wwf, Alessandro Gatta. Per i balneatori, invece, c’erano Antonio Cecoro, presidente del’assobalneatori Campania (e titolare del lido Le Sirene) e il delegato del Comune di Castelvolturno per lo stesso ente, Umberto Pagano (dell’omonimo lido del Lago Patria). «Soddisfacente» è stato il commento dei visitatori alla conclusione del tour del depuratore. «Siamo ben consci dello stato d’abbandono in cui versa l’impianto - ha detto Umberto Pagano - ma siamo fiduciosi che nel breve-medio periodo possa recuperare gran parte della sua funzionalità». Il riferimento è alle «coclee», le grosse pompe meccaniche utilizzate per sollevare i fanghi e depurarli e che sono state riparate la scorsa settimana dopo due anni di totale inattività. «Con l’entrata in funzione delle pompe - ha sottolineato Pagano - siamo certi che la salute del mare migliori rispetto alle ultime stagioni che sono state disastrose ed hanno provocato un notevole danno economico alle nostre strutture e all’intero territorio». Ad accompagnare i visitatori, anche il responsabile per la Regione degli impianti di depurazione, Bruno Orrico, il quale ha illustrato il funzionamento delle centraline di rilevamento degli inquinanti istallate da poco all’entrata e all’uscita del depuratore. «Monitoreremo costantemente i dati delle centraline - sostiene Umberto Pagano - e visiteremo l’impianto di Villa Litenro almeno due volte al mese, al fine di far sentire il fiato sul collo della gente del litorale ai dirigenti della struttura». Appaiono agguerriti gli ambientalisti e soprattutto gli operatori balneari del litorale domizio. Ed hanno più di una ragione per esserlo. Lo scorso anno, a causa degli sversamenti non controllati dal depuratore di Cuma, si è registrato un calo delle presenze sulle spiagge casertane superiore anche al cinquanta per cento. Un’altra stagione simile a quella del 2009 significherebbe la chiusura definitiva di numerose strutture che occupano diverse migliaia di addetti. I dati sulla balneabilità del 2010 sono già stati pubblicati dall’Arpac e sono, purtroppo, inesorabilmente negativi per la costa sud. «L’inversione di tendenza, però - conclude Pagano - è netta e riscontrabile. E noi vigileremo affinché sia duratura e si prosegui nella creazione di un ciclo del trattamento delle acque virtuoso».

04/04/2010
Per un giorno tutti al mare, prove generali per l’estate 2010
Vincenzo Ammaliato Aperti per Pasqua. Il sole non sarà quello della stagione calda, ma il litorale Domizio si è presentato in questo fine settimana pasquale in versione estiva, con tutti gli alberghi, ristoranti e numerosi stabilimenti balneari già aperti al pubblico e pronti per ospitare i turisti che hanno disertato la zona lo scorso anno a causa della psicosi «mare inquinato». Una «prova generale prima della prossima estate. «È decisamente presto per fare dei calcoli, sostiene Domenico Spena, presidente della proloco Baia Domizia, ma nei Comuni di Cellole e Sessa Aurunca sembra che ci siano già dei segnali di ripresa rispetto alla nefasta passata stagione». Qui, dei sessanta lidi, circa il trenta per cento ha aperto già i battenti per questo fine settimana. A Mondragone, invece, dove l'amministrazione comunale si è prodigata per ripulire le spiagge libere e le zone demaniali dai rifiuti abbandonati abusivamente durante il periodo invernale, l'apertura degli stabilimenti balneari è al cinquanta per cento. Entro un mese, poi, apriranno tutti gli altri. Nella zona sud della costa, invece, a Castelvoturno, i lidi sono tantissimi, sono oltre centoventi. E quasi tutti sono già aperti. È qui che più che altrove ha pesato la crisi dello scorso anno. Per recuperare l'immagine persa quasi tutti i lidi sono stati ristrutturati per potenziare l'offerta. Le prenotazioni negli alberghi, invece, a quanto pare non mancano. Mentre nei ristoranti dopo il freddo inverno tornano a riempirsi i tavoli. Il sorvegliato speciale, in ogni caso, resta il depuratore alla foce del canale dei Regi Lagni. Tutti sul litorale guardano con interesse e speranza al nuovo corso inaugurato ieri al depuratore con la messa in funzione delle pompe meccanica. È stato il cattivo funzionamento dell'impianto, infatti, a provocare i problemi ambientali della costa casertana negli ultimi venti anni. Un'attenta gestione del depuratore, al contrario, potrebbe portare l'intero territorio domiziano a giocare nuovamente un ruolo da protagonista nel turismo campano. La parola d'ordine, quindi, dal Lago Patria al Garigliano, è senza dubbio «Non arrendersi e farsi trovare pronti». © RIPRODUZIONE RISERVATA


08/04/2010
Impianti di depurazione a regime ma in mille scaricano abusivamente È prevista per oggi pomeriggio alle 14.30 all'impianto di Cuma la seconda visita di controllo sugli impianti di depurazione dei Regi Lagni da parte degli ambientalisti e degli operatori balneari del litorale domizio. Qui l'ingegner Bruno Orrico, il responsabile per la Regione Campania per i depuratori del Ps3, mostrerà ai visitatori insieme ai dirigenti dell'Hydrogest Campania i progressi fatti dall'impianto di Cuma rispetto alla passata stagione, così come già fatto sette giorni fa all'impianto di Villa Literno. Ma ambientalisti e gestori degli stabilimenti balneari, pur apprezzando il miglioramento nella gestione degli impianti di depurazione, sembrano non essere soddisfatti e temono che la salute del mare non migliori in maniera consistente e così come promesso dalle istituzioni. I motivi sono solidi e preoccupanti. «L'Arpac - sottolinea Antonio Cecoro, presidente dell'Assobalneatori - ha completato la mappatura degli scarichi fognari abusivi che insistono sul canale dei Regi Lagni e su quello del fiume Volturno. Ed ha catalogato almeno un migliaio di irregolarità. Se non si interviene su questi fenomeni irregolari - aggiunge Cecoro - servirà a poco che i depuratori funzionino a regime, perché il mare continuerà ad essere non balneabile su gran parte della costa casertana». Fra i numerosi scarichi abusivi, come denuncia il presidente dell'Assobalneatori, ci sarebbero, oltre ad alcune abitazioni civili e qualche opificio industriale, anche intere aree Asi e addirittura molte amministrazioni comunali (anche di grande dimensione). Un problema quindi di non poco conto, e che richiederà - anche quando si metterà mano alle possibili soluzioni - tempi non brevissimi visto l’estensione del fenomeno. Con l’inevitabile conseguenza sulle analisi di balneabilità e sulla prossima stagione per chi gestisce gli stabilimenti marini. «Non serve una mappatura degli scarichi abusivi che resti fine a se stessa - denuncia il presidente Cecoro -. Occorre che l'Arpac denunci i trasgressori alle provincie (competenti per la materia ambientale) e alle forze dell'ordine. E che la magistratura reprimi le irregolarità. Vanno immediatamente contrastati questi fenomeni che sono dei veri e propri attacchi alla salute pubblica e all'economia dell'intero litorale domizio». Un appello che sembra non destinato a restare lettera morta. Infatti, dal sito web dell'Arpac, www. Regilagni.it, si garantisce che a breve sarà disponibile l'intera cartina degli scarichi abusivi individuati. Quindi, tempi duri per chi inquina e speranze per il litorale che attende da troppi anni che siano ristabilite le regole della civile convivenza e che i territori a nord si assumano finalmente le proprie responsabilità. Perché, in effetti, il mare è una risorsa per l'intera provincia. vi. amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA


13/04/2010
DEPURATORE IN TILT DOPO DIECI GIORNI
Impianto senza pace e scatta l’allarme di residenti e operatori turistici
Vincenzo Ammaliato
Si chiamano «coclee». Sono le quattro grosse pompe meccaniche necessarie per sollevare i reflui e depurarli. In pratica rappresentano il cuore dell’impianto sito alla foce dei Regi Lagni. Erano rotte da quattro anni e dieci giorni fa alla presenza di ambientalisti, operatori balneari e politici erano state finalmente riparate e messe in funzione. Da ieri, purtroppo, sono nuovamente ferme, perché è avvenuto un guasto. La notizia ha creato sconcerto fra i residenti del litorale domizio, che attendeva dal nuovo corso del depuratore di Villa Literno speranze per il recupero della qualità del proprio mare, da troppi anni condannato alla non balneabilità. Ma i dirigenti della Hydrogest Campania, la ditta che da tre anni gestisce gli impianti del Ps3, si sono affrettati a gettar acqua sul fuoco e rasserenare tutti, garantendo che al massimo in una settimana le coclee saranno nuovamente riattivate. «Il danno - fa sapere l’ingegner Stefano Di Bari, responsabile tecnico dell’impianto di Villa Literno - è di lieve entità e ha interessato i cuscinetti di stabilizzazione delle pompe». Il guasto sarebbe avvenuto a causa dell’esplosione indotta del muro di contenimento dei reflui creato proprio per istallare le nuove coclee. Si trattava di una vera e propria piccola diga, lunga venti metri, alta quattro e spessa addirittura due metri. Probabilmente, per la demolizione del muro di cemento armato è stata utilizzata troppa dinamite e l’onda d’urto ha provocato la lesione dei cuscinetti, che si è poi trasformata in crepa con l’attività delle coclee. Si tratterebbe quindi di una semplice sostituzione di una piccola parte delle pompe. «Il pezzo danneggiato, peraltro - fanno sapere dalla Hydrogest - e già stato ordinato al fornitore olandese che li produce e dovrebbe arrivare all’impianto di Villa Literno fra domani e dopodomani (martedì e giovedì, per chi legge)». «La ditta specializzata che dovrà eseguire la riparazione - garantisce inoltre l’ingegner Di Bari - è stata già allertata ed eseguirà il lavoro in un solo giorno». Nel frattempo all’impianto della Hydrogest sono state riattivate le vecchie pompe elettriche. Il carico dei fanghi che riescono a sollevare e depurare, però, è risibile. L’impianto, in rpatica è tornato nuovamente a trattare non più del venti–trenta per cento dei reflui che transitano nel canale. La restante parte è scaricata direttamente a mare. Pertanto, il comitato formato lo scorso mese dagli ambientalisti e dai gestori degli stabilimenti balneari del litorale domizio che segue l’attività dei depuratori fa sapere che controllerà «passo passo» le operazioni di ripristino delle coclee. Il terrore del ripetersi di un’estate nefasta come quella del 2009, a seguito degli scarichi non trattati dal depuratore di Cuma, non fa dormire sonni tranquilli a molti sulla costa casertana. I depuratori dei Regi Lagni, quindi, sono mai come in questo periodo, dei «controllati speciali». Pessimista nel veloce recupero delle coclee, invece, è Tammaro Tavoletta, segretario regionale dell’Ugl energia: «Serve a poco cambiare i cuscinetti, in quanto il loro cattivo funzionamento causato dall’onda d’urto dell’esplosione ha danneggiato le intere pompe che adesso dovranno essere nuovamente sostituite. Siamo tornati indietro, quindi, di quattro anni» e a pagarne le conseguenze saranno gli operatori dell’impianto e tutta la gente della zona». © RIPRODUZIONE RISERVATA La Hydrogest gestisce i 5 depuratori del Ps3 dal 2007. Il consorzio si aggiudicò il financial project della Regione Campania nel 2005, ma non assunse subito la gestione dei depuratori perché ci fu un ricorso presentato dal consorzio giunto secondo. Il ricorso fu accolto dal Tar e poi annullato dal consiglio di Stato.




16/04/2010
Guasto riparato il depuratore torna a regime

Vincenzo Ammaliato Villa Literno. La prima volta per ripararle ci sono voluti quattro anni. Questa volta il problema strutturale alle coclee del depuratore della foce dei Regi Lagni è stato sistemato in meno di una settimana. E il litorale domizio tira un sospiro di sollievo. Senza l'attività delle grosse pompe, infatti, l'impianto di Villa Literno può trattare solo una minima parte dei reflui che transitano nel canale borbonico, e la restante parte va direttamente a mare. I cuscinetti di sospensione danneggiati durante l'esplosione indotta di un muro di contenimento, sono giunti regolarmente ieri mattina dall'Olanda, dove erano stato ordinato dai dirigenti dell'Hydrogest Campania. Ad aspettare l'attrezzatura sul posto c'era una squadra di tecnici specializzati. E alle 13 è stato possibile riattivareil primo impianto. «Domani, garantisce il responsabile tecnico del depuratore, l'ingegner Gaetano de Bari, attiveremo anche la seconda coclea. Lunedì prossimo, poi, il depuratore sarà a regime con la messa in funzione anche delle restanti due pompe». Volge verso il positivo, quindi, la questione depurazione, per la costa casertana. La partita per la bonifica del mare adesso si sposta sul tavolo delle istituzioni locali, chiamate ad intervenire sugli scarichi illegali individuati dall'Arpac ed indicati sul sito web www.regilagni.it. Gli scarichi abusivi sono oltre seicento, e molti di questi addirittura appartengono ad alcune miopi amministrazioni comunali dell'agro aversano. I loro reflui sono scaricati da sempre direttamente nel canale senza passare per alcun collettore. I lavori di allaccio ai depuratori dovrebbero essere effettuati dall'Hydrogest, ma le amministrazioni illegali non hanno sottoscritto il financial project che ha affidato la gestione dei depuratori al consorzio aggiudicatario della gara. Pertanto la Hydrogest non può intervenire. Possono e sono obbligati a farlo, invece, gli enti locali. A chiedere ciò è una vecchia legge degli anni '70 disattesa evidentemente da molti soggetti sia privati sia pubblici. Ma a chiederlo sono soprattutto le decine di migliaia di persone che vivono sul litorale domizio condannate ad un mare non balneabile. Infatti la foce dei Regi Lagni, dove dovrebbero immettersi solo le acque trattate dal depuratore, in realtà raccoglie anche acque reflue non depurate provenienti da decine e decine di Comuni, soprattutto dell’hinterland napoletano, che per la naturale pendenza, dalle falde del Vesuvio attraversano tutta la cosiddetta «pianura felix» per giungere fino al mare. La cementificazione del canale dei Regi Lagni ha poi fatto il resto nel moltiplicare gli effetti inquinanti degli scarichi abusivi. A cià vanno inoltre aggiunti sversamenti abusivi che non contengono solo forme di inquinamento biologico. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Malasanità, guardia medica senza telefono fisso


03/04/2010
Vincenzo Ammaliato
Castelvolturno.
Il numero indicato nell'elenco telefonico, nel sito internet dell'Asl e in quello del Comune di Castelvolturno è lo 0823763718. È quello da comporre, per tutta la gente del litorale domizio, che ha bisogno di un consulto medico urgente o di una visita sanitaria di notte o nei fine settimana. Purtroppo, però, a questo numero di telefono, quello della guardia medica di Castelvolturno, da tre mesi non può rispondere alcun operatore sanitario perché la linea è stata staccata. A procedere al distacco è stata la stessa direzione sanitaria locale perché i medici si sarebbero dovuti spostare dalla sede storica di via Marinella (nel quartiere Scatozza) nei nuovi locali messi a disposizione in maniera gratuita dalla clinica Pinetagrande, all'interno del plesso ospedaliero. Ma, inspiegabilmente, la direzione generale dell'Asl non concede il nulla osta necessario per il trasloco, nonostante una recente circolare del commissariato straordinario preveda che debbano essere dismesse tutte le strutture sanitarie che sistemate in edifici privati e per i quali si pagano dei canoni di locazione. E così, i medici della guardia medica, per lenire i disagi degli utenti, hanno fornito i propri numeri dei telefoni cellulari al personale del 118, ai carabinieri e alla polizia. E sono loro a smistare le chiamate e avvisare dell'inconveniente. Peraltro, componendo il vecchio numero telefonico della guardia medica, il segnale è quello di linea libera. Ma l'apparecchio di via Marinella è completamente muto. «E questo, racconta un medico della struttura, spesso fa infuriare i pazienti che arrivano alla guardia medica particolarmente agitati pensando che noi non vogliamo rispondere al telefono». Intanto, la direzione sanitaria locale, in attesa che l'Asl decida per il trasferimento nei locali della clinica già pronti da oltre un anno, ha richiesto il riallaccio della linea telefonica di via Marinella. Ma anche questo tarda ad arrivare. Mentre nella struttura di Pineta Grande sono disponibili tre stanze arredate con ogni confort, compresi due apparecchi telefonici dotati già di collegamento. © RIPRODUZIONE
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08/04/2010
E alla guardia medica la Telecom riattacca il telefono
E fu linea. Dopo tre mesi senza poter utilizzare il telefono (così come denunciato da Il Mattino la scorsa settimana), finalmente i medici della guardia medica (o, come è chiamata oggi, continuità assistenziale sanitaria) di Castrelvolturno possono utilizzare l'indispensabile servizio. Ieri mattina una squadra di operai del gestore di telefonia si è recata nella sede di via Marinella ed ha ripristinato l'utenza e il vecchio numero 0823763718. A chiedere il distacco dell'utenza era stato il direttore del distretto sanitario locale, Vincenzo Caporale. Il dirigente dell'Asl era convinto che la la guardia medica si sarebbe spostata nei nuovi locali messi a disposizione in maniera gratuita dalla dirigenza della Clinica Pineta Grande. Ad inizio gennaio, infatti, un delegato del commissario straordinario dell'Asl era stato nella Clinica del Dottor Vincenzo Schiavone per un sopralluogo e preparò un verbale più che soddisfacente. «Chiesi il distacco della linea al gestore della telefonia, sottolinea il direttore Vincenzo Caporale, solo dopo aver ricevuto copia del verbale di visita del delegato del commissario straordinario. Chiedendo contestualmente il trasferimento alla nuova sede con la possibilità di mantenere inalterato lo stesso numero di telefono». Purtroppo, però, il trasferimento non è più avvenuto, e il telefono della struttura di via Marinella è rimasto praticamente muto fino a ieri. Comprensibilmente irritati molti pazienti del territorio domiziano, che chiamando al solito numero e non avendo alcuna risposta immaginavano che i medici non fossero in servizio. «Più di una volta in questo periodo, ha sottolineato un medico della guardia medica, abbiamo rischiato di essere addirittura malmenati da alcuni pazienti o da loro parenti». Il disservizio metteva in crisi le prestazioni del presidio, che senza la possibilità di essere raggiunto telefonicamente rimaneva - almeno agli occhi della maggior parte dell’utenza - praticamente invisibile. Sabato mattina, peraltro, alla sede di via Marinella sono giunti anche i carabinieri, per verificare la presenza dei medici. Erano stati allertati appunto da un paziente che aveva bisogno di cure sanitarie improvvise e che non riusciva a mettersi in contatto con i medici. Solo dopo aver verificato che il telefono era effettivamente muto, i militari dell'arma sono andati via. Da ieri, finalmente, il problema del telefono (almeno questo per la precaria situazione sanitaria del litorale) è risolto. vi. amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Immigrato in lista «123 voti ma sono orgoglioso»


02/04/2010

Centoventitré preferenze avrebbero scontentano qualsiasi candidato. Per lui, invece, hanno rappresentato più di una vittoria. Il suo nome è Benedict Osubor, ha corso per il rinnovo del consiglio provinciale nel collegio Castelvolturno-Villa Literno con la Federazione della sinistra, e al termine dello spoglio, è risultato in fondo alla graduatoria. Ma lui, nato in Nigeria cinquanta anni fa ed emigrato in Italia nel 1990, è raggiante per la possibilità che è riuscito ad avere: partecipare a una competizione elettorale nel Belpaese, il suo nuovo Paese. Bendict Osubor arrivò a Castelvolturno come tanti suoi connazionali attraversando a piedi il deserto del Sahara e il Mediterraneo a bordo di una carretta del mare. I primi anni sul litorale domizio furono estremamente duri, trascorsi raccogliendo pomodori a cottimo di giorno e dormendo di sera nei casolari di campagna abbandonati (i tristemente famosi ghetti di via delle Dune). Poi è arrivato il permesso di soggiorno e la possibilità di aprire un negozio sulla Domiziana. Adesso di attività commerciali ne ha due, e da un anno ha ottenuto anche la cittadinanza italiana. Il balzo enlla politica, poi, è stato breve. «Sono orgoglioso di essere cittadino italiano», ha detto il candidato, gonfiandosi il petto. Peraltro, i nigeriani che avevano diritto al voto nel suo collegio erano appena quattro. vi.am. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Candidati senza un voto, nemmono il loro. All'invisibile James 50 rpeferenze


01/04/2010
Undici gli uscenti confermati, nove le new entry

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Undici consiglieri uscenti e nove new entry. Le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Castelvolturno hanno serbato non poche sorprese e procurato forti emozioni a tutti gli aspiranti castellani desiderosi di far parte del parlamentino cittadino. Francesco De Robbio, Flavio Iovine, Luigi Petrella, Giovanni Milone, Antonio Spierto, Mimmo Giancotti (per la maggioranza), Pietro Giardina, Giuseppe Gravante, Nando Letizia, e Carmine Brancaccio (per l'opposizione), i consiglieri confermati dalla passata e turbolenta amministrazione. I nuovi volti, invece, sono: Armando Baiano, Cristofaro Buffardi, Cesare Diana, Luigi Diana, Vincenzo Riccardo, Rodolfo Sabatino (per la maggioranza), Giuseppe Pirozzi, Umberto Sementini, Alfonso Di Bona e Alfonso Caprio (per l'opposizione). Lo scettro del candidato più votato se lo è aggiudicato Giuseppe Gravante dell'Udc, che ha portato a casa 285 preferenze. Dietro di lui Alfonso Iovine (272), che però è stato beffato dalla sua lista (Mpa) per la quale non è scattato alcun seggio. Non premiati dal voto, praticamente tutti gli assessori della passata giunta Nuzzo che si sono proposti per questa tornata elettorale: Salvatore Raimondo, Raffaele De Crescenzo, Rocco Russo e Arturo Villano. La lista più eletta è risultata essere quella del Pdl, che ha ottenuto 3.283 preferenze, seguita da quella di Liberamente (1.334) e dall'Udc (1.111). Distanziate due liste civiche che sostenevano Scalzone sindaco e altrettante per la candidatura di Letizia, preferite da circa cinquecento elettori. Dietro loro addirittura la lista del Pd, votata da appena 444 elettori e l' Mpa (404). Praticamente, briciole per tutte le altre: Alleanza Socialista (301), La Destra (202) e l'Italia dei Valori (202). Fanalino di coda l'Udeur che ha chiuso con appena 80 preferenze. Ma sfogliando i risultati elettorali, il dato che più salta all'occhio è decisamente quello dei cosiddetti «zero voti». Sono ben trentanove i candidati a consigliere per il rinnovo dell'assise del Comune di Castelvolturno che in pratica non hanno ottenuto neanche il proprio di voto. Nove, invece, gli aspiranti consiglieri che hanno ottenuto il (forse) più desolante singolo voto. Decisamente meglio di tutti loro il clochard James, che alcuni giovani del posto avevano proposto in maniera abusiva come sesto candidato a sindaco per Castelvolturno, affiggendo alle mura della città litoranea dei finti manifesti elettorali: circa cinquanta le schede annullate che riportavano il suo nome. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Scalzone passa al primo turno: «E ora cambio tutto»


31/03/2010
Vincenzo Ammaliato
Primo cittadino nel 1998 e nel 2000, Antonio Scalzone per la terza volta è il sindaco di Castelvolturno. Prevale nettamente sugli altri quattro pretendenti alla fascia tricolore, superando la fatidica soglia del 50 per cento più uno molto prima che lo spoglio delle urne fosse completato. Una vittoria annunciata il giorno prima dal risultato delle elezioni regionali, che hanno visto a Castelvolturno il Pdl prevalere su tutte le altre liste con il 51% dei voti, e che con il trascorrere delle ore, mentre nei seggi andavano avanti le operazioni dello spoglio delle schede, ha assunto sempre più il carattere del trionfo personale per Antonio Scalzone. I suoi elettori si sono dati appuntamento in piazza Annunziata, dove alle 21, più di tre ore prima che l’ufficio elettorale completasse i lavori e ufficializzasse l’esito delle votazioni, lo hanno festeggiato con cori da stadi, stappando bottiglie di spumante e facendo esplodere fuochi d’artificio al suo arrivo. E una fiumana di persone ha accompagnato il neo sindaco fin dentro il palazzo comunale, nella stanza occupata da Francesco Nuzzo fino allo scorso dicembre. Il vincitore delle elezioni comunali a questo punto si è affacciato dal balcone centrale del municipio per poi garantire ai suoi simpatizzanti che tutte le promesse fatte durante la campagna elettorale saranno mantenute. Scalzone ha collezionato 5.732 voti in 18 delle 19 sezioni scrutinate, pari al 53,56%. Il Pdl e le altre quattro liste che sostenevano la sua candidatura a primo cittadino hanno raggiunto il 52,2% (18 su 19 sezioni) con 5.382 voti (il Pdl in testa con 3.600 voti, seguito dalla Lista civica Progetto Litorale Domizio con 703, dalla lista Movimento per Scalzone sindaco con 560, Alleanza Socialista con 307 e La Destra-Fiamma Tricolore con 212). Poco è rimasto agli altri quattro aspiranti sindaci e alle otto liste a loro collegate. Ovviamente amareggiato Ferdinando Letizia, accreditato, prima delle elezioni, come lo sfidante più pericoloso di Scalzone. Il candidato di «Liberamente» era certo di arrivare quanto meno al ballottaggio. «Il risultato delle urna - dice Letizia, ex assessore al demanio - è sconcertante perché assolutamente inatteso. Mi auguro che chi è deputato al controllo del voto eserciti in pieno il proprio dovere. In ogni caso, la volontà del popolo è più che mai sovrana e va rispettata». Dichiarazioni decisamente distensive, invece, quelle di Alfonso Caprio, candidato a sindaco dello schieramento dei partiti di centrosinistra, il quale si è augurato che Antonio Scalzone metta a frutto nel migliore dei modi i voti ottenuti. «Il periodo a causa della congiuntura economica non è roseo - dice Caprio - ma esprimo al neosindaco, che avrà molti problemi per amministrare una terra complicata come quella del litorale domizio, i complimenti per la vittoria». Dopo tre mesi di commissariamento prefettizio, quindi, a breve l’amministrazione comunale di Castelvolturno tornerà a essere guidata da un sindaco eletto dal popolo. Antonio Scalzone adesso dovrà fare i conti con un Comune che è sul baratro del dissesto finanziario; con molti uffici comunali da riorganizzare e a cui mancano i dirigenti; e con tante altre piccole e grandi emergenze che attendono risposta da parte dell’amministrazione comunale da troppo tempo. Ma soprattutto, la campagna elettorale appena conclusa ha visto il paese spaccato fra i vari schieramenti contrapposti e spesso la dialettica fra i diversi e numerosi candidati in campo è andata oltre la normale decenza sfociando nell’offesa personale. quindi la prima sfida che attende il neosindaco, è quella di ricompattare l'intero paese.© RIPRODUZIONE RISERVATA


01/04/2010
Il nuovo sindaco: «Via al pressing per contrastare la clandestinità»

Seimilacentosessantasei preferenze sul totale di undicimilacentocinquantuno voti: dopo la pausa del 2005, Antonio Scalzone è tornato ad essere il «sindaco mangia voti» protagonista delle tornate elettorali degli anni '90. La sua vittoria è stata schiacciante, ed è maturata nel corso di una campagna elettorale estenuante, che ha visto contrapposti ben cinque aspiranti primi cittadini che hanno dato vita a scontri talvolta molto duri. Castelvolturno, però, adesso attende un sindaco che sia di tutto il territorio, e non solo della parte che lo ha votato, riuscirà la sua amministrazione a rappresentare l'intero paese? Nel prossimo quinquennio porteremo a compimento l'intero programma elettorale che noi del Pdl abbiamo sottoscritto. E di questo se ne avvantaggerà l'intera cittadinanza da Ischitella a Pescopagano. Il primo atto ufficiale della sua amministrazione? «Organizzeremo una manifestazione popolare, dove saranno invitati tutti i partiti politici e le associazioni di Castelvolturno, per sollecitare il ministro degli interni Maroni ad espellere dal territorio gli immigrati clandestini. Mentre, noi dal Comune, emaneremo delle ordinanze che renderanno più complicato ottenere la residenza e le licenze commerciali». E i rapporti con il Centro Ferandes, continuerà a chiedere la sua chiusura? «Chiederò subito un incontro con il vescovo di Capua, da cui dipende la struttura, per studiare insieme nell'interesse sia della solidarietà, sia della città di Castelvolturno, come gestire il centro». Quindi non avrà un atteggiamento di contrapposizione con volontari e Chiesa sul tema immigrati? «Noi non siamo né razzisti, né intolleranti. Cerchiamo semplicemente di vivere con normalità il nostro territorio». La squadra che la sosterrà durante il suo mandato sarà formata da tecnici o da politici, ha già pensato alla giunta? «Non ci ho ancora pensato. Ma i tecnici a me tendenzialmente non piacciono. I futuri assessori saranno probabilmente tutti di Castelvolturno e saranno scelti in base alle specifiche competenze fra quelli che hanno sostenuto il nostro progetto». Accordo di Programma, porto turistico di Pinetamare? «Riprenderemo il cammino dove ci siamo purtroppo fermati cinque anni fa con lo spirito di allora, per fare di Castelvolturno una città di "serie A". Peraltro, gli enti locali e le istituzioni in questo particolare momento storico, con la provincia e la Regione guidati entrambi dal centrodestra, sono tutti dalla nostra parte». Progetti per recuperare la balneabilità del mare? «Le condotte sottomarine. Ci batteremo affinché siano istallate alla foce dei depuratori dei Regi Lagni e di Cuma». Il primo incontro ufficiale che avrà da neosindaco? «Probabilmente col presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis, al quale un mese fa garantii qualora fossi diventato sindaco che gli avrei concesso uno spazio demaniale dove avrebbe potuto realizzare una decina di campi di calcio da destinare alle sue squadre giovanili». vin.amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA