martedì 31 maggio 2011

Parco saraceno, favelas di rifiuti


31/05/2011

Riqualificazione partita, ma il materiale inquinante resta ancora nel rione
Vincenzo Ammaliato
«Siamo occupanti abusivi, non paghiamo la corrente, né l’acqua, né la tassa dei rifiuti; ciononostante siamo sempre degli esseri umani, ma evidentemente non tutti la pensano così». È amaro lo sfogo degli abitanti del Parco Saraceno, che da un paio di settimane dividono lo spazio dell’ex quartiere residenziale dei militari della Nato sorto negli Anni 70 sulla spiaggia del Villaggio Coppola con gli operai incaricati dalla società Marina di Pinetamare di bonificare l’area. La ditta Italrecuperi sta prelevando tutti i rifiuti ingombranti accantonati per anni all’interno delle palazzine vuote e sui solai del parco dagli stessi abitanti e li sta stoccando fra le vie dell’abitato. In questo modo nell’abitato si stanno formando numerose minidiscariche che producono evidentemente cattivo odore alimentato peraltro dal calore degli ultimi giorni e che sono pericolose per l’igiene pubblica. Fra questi spazi, infatti, nonostante le alti reti metalliche poste dagli operai per mettere in sicurezza l’area, continuano a transitare gli abitanti e soprattutto i bambini del quartiere, che finite le scuole scorazzano ovunque. I dirigenti della società dei Coppola che qui deve realizzare un porto turistico da milleduecentocinquanta posti barca, hanno garantito che a breve rimuoveranno tutti i rifiuti. «Prima di portarli in discarica, però, è necessario caratterizzarli – ha fatto sapere Cristofaro Buffardi, della società Mirabella – Solo per questo motivo sono stati accantonati temporaneamente fra le vie del parco». In pratica i rifiuti devono essere catalogati, separati e certificati, e solo dopo queste operazioni potranno essere conferiti nelle discariche in maniera differenziata. Ma come mai, se il parco Saraceno nei progetti dei Coppola dovrà essere demolito quasi interamente per recuperare volumetria necessaria alle opere immobili del futuro porto turistico, si stanno bonificando le palazzine. Forse il parco sarà recuperato e portato ai vecchi fasti? «Assolutamente no - rassicurano in maniera netta dagli uffici della Mirabella». Il conto alla rovescia per la demolizione del parco Saraceno, infatti, pare sia cominciato proprio con l’operazione di bonifica. Pochi mesi e le palazzine saranno abbattute come nei vecchi progetti. Massimo entro il prossimo mese di giugno sarà presentato al Comune di Castel Volturno il piano di recupero dell’area. Ma prima di dare il via alle ruspe è necessario rimuovere tutti i rifiuti che si trovano all’interno degli immobili e separarli dai calcinacci; altrimenti, secondo le nuove leggi ambientali, i resti non potrebbero essere conferiti in discarica. Il prossimo step, poi, sarà quello di bonificare i garage sottostanti il parco. E qui l’operazione sarà particolarmente laboriosa. Gran parte degli abitanti del quartiere, infatti, per anni, anziché conferire i rifiuti ingombranti, ma anche quelli giornalieri negli appositi contenitori, li hanno abbandonati indiscriminatamente proprio nei box dell’abitato. Quello che fu una delle zone residenziali più esclusive di Castelvolturno, quindi, nelle prossime settimane assumerà ancora più l’aspetto di una favelas. Fra tre anni qui dovrebbero attraccare mega yacht e barche da crociera. Adesso c’è solo una triste e paradossale favelas domiziana. © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 30 maggio 2011

«Io, nata ad Aversa compio 18 anni e divento clandestina»


29/05/2011





Vincenzo Ammaliato

Giulia, o Giulietta, come la chiamano gli amici di classe, attendeva da mesi questo giorno con particolare euforia. Diventare maggiorenne è una tappa fondamentale del percorso della vita di ogni adolescente; il giorno stesso del diciottesimo compleanno si ha come l’impressione che si è diventati finalmente «grandi». Ma è proprio ora che per Giulietta comincia la salita: da ieri è ufficialmente una clandestina e può essere arrestata e rispedita nel proprio paese d’origine. Quel Paese che lei sa che esiste per averlo visto sulle carte geografiche, per averlo studiato durante gli anni di scuola e per quella pelle nera che da tempo nessuno tra i tanti amici vede più. Giulietta desiderava invitare i suoi amici di Castelvolturno e i compagni dell’istituto alberghiero dove frequenta il quarto anno, in pizzeria, oppure a casa sua per una gran bella cena all’insegna della felicità e della spensieratezza. Ma soprattutto, la neodiciottenne, non vedeva l’ora di poter finalmente avere la possibilità di prendersi anche lei la patente di giuda e di poter viaggiare in giro per l’Europa senza alcun vincolo. Sogni miti, che hanno un po’ tutti i suoi coetanei; sogni di gioventù, dettati soprattutto dal desiderio naturale di staccare il cordone ombelicale che li lega alla famiglia. Per Giulietta, però, il giorno del 18esimo anno, il giorno che attendeva come il più bello della sua vita, si è trasformato nel più brutto della sua giovane esistenza. Ieri la neomaggiorenne per la prima volta da quando è’ nata, poco prima di spegnere le candeline, ha compreso cosa significasse essere clandestino. Per lei, infatti, non ci sarà la possibilità di iscriversi alla scuola guida, né’ potràrecarsi in alcun aeroporto o stazione col trolley per intraprendere un viaggio. Seppur nata ad Aversa, e avendo sempre vissuto a Castel Volturno, Giulietta non ha mai avuto la cittadinanza italiana. È figlia d’immigrati nigeriani che non sono mai riusciti a regolare la loro posizione qui Italia, e lei, secondo le leggi del Belpaese segue la loro condizione giuridica. Giulietta è però italiana nelle abitudini, nel modo di vestirsi, nei gusti a tavola, pizza prima di tutto, nella passione per il cellulare e per la musica. E ultimo, ma non ultimo, per il suo italiano che tradisce la napoletanità di cui va fiera. Ma Giulietta continua a sperare di diplomarsi e di continuare a studiare, di farsi una vita sua. Il suo colore della pelle, però è nero e, soprattutto, le responsabilità dei genitori ricadono anche sulle sue giovani spalle. Giulietta non ha mai avuto la carta d’identità, mai il codice fiscale, mai un medico di famiglia che l’avesse potuta curare. Eppure, questa condizione non le è quasi mai pesata. La mamma con cui vive (il papà andò via quando lei era poco più che neonata) ha sempre cercato di non farle pesare le differenze con i suoi coetanei. Ma da ieri è maggiorenne e deve cavarsela da sola. Da ieri Giulietta è diventata clandestina e potrebbe essere fermata dalle forze dell’ordine, spedita in un centro d’identificazione e espulsa. Ma espulsa per andare dove? «Io sono italiana», protesta con la caparbietà dei 18 anni. Per la legge, però, lei è clandestina e in quanto tale solo per il fatto di trovarsi su suolo italiano viola la legge. Ieri Giulietta per la prima volta ha avuto paura di uscire di casa, ha spento le candeline senza i suoi amici. Esprime in segreto il classico desiderio. Subito dopo la sua guancia si bagna di una lacrima. «Da oggi – dice – sono condannata a restare qui in questa casa di Castel Volturno». © RIPRODUZIONE RISERVATA

La differenziata s'impara a mare

27/05/2011

Vincenzo Ammaliato Castel Volturno.
In un territorio che ha ben ventisette chilometri lineari di costa, la raccolta differenziata non può in alcun caso non considerare anche il popolo dei bagnanti e i numerosi stabilimenti balneari presenti lungo le sue spiagge. Parte da questo concetto il comunicato diffuso ieri dall’amministrazione comunale, con il quale si mira a sensibilizzare la gente del centro litoraneo a rispettare le nuove regole per i conferimenti dei rifiuti urbani che a breve anche a Castelvolturno entreranno in vigore attraverso un progetto che vede in campo anche i gestori dei centosette lidi del territorio. La Senesi, l’azienda che in paese gestisce il servizio raccolta rifiuti, infatti, a breve partirà col servizio della raccolta differenziata con il metodo del cosiddetto «porta a porta». Quindi, via gli ingombranti e malandati cassonetti dei rifiuti presenti ancora oggi agli angoli dei marciapiedi, e addetti in tuta catarifrangente gireranno periodicamente non solo fra parchi, condomini e ville a ritirare secondo una precisa tabella i rifiuti giornalieri, ma anche fra gli stabilimenti balneari da Ischitella a Pescopagano. Il delicato servizio di raccolta differenziata, la cui mancata entrata in funzione nel dicembre del 2009 decretò lo scioglimento dell’amministrazione guidata da Nuzzo con decreto firmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sarebbe dovuto già partire entro lo scorso gennaio dalla località del centro storico e a seguire in quella di Pinetamare. Entro la primavera, poi, sarebbe stato esteso ai commercianti e alle località di Baia Verde e di Ischitella, coprendo quasi l’intero territorio. Così garantiva il progetto presentato dalla Senesi all’attuale amministrazione guidata da Scalzone, durante uno specifico tavolo di lavoro lo scorso novembre. Evidentemente ci sono dei ritardi sulla tabella di marcia, siccome attualmente a Castelvolturno per differenziare i rifiuti è in servizio la sola Isola Ecologica. La percentuale di differenziata quindi è ancora al lumicino e ben lontana dai minimi stabiliti dalla legge. «Massimo dieci giorni, ha garantito nuovamente la dirigenza della Senesi – sottolinea il sindaco di Castelvolturno, Antonio Scalzone – e si comincerà finalmente con la differenziata al centro storico, per poi passare per fine giugno a Pinetamare». Una nuova promessa, quindi, dalla ditta che in paese gestisce il ciclo integrato dei rifiuti e che da questo fine settimana, bel tempo permettendo, dovrebbe sperimentare la differenziata proprio sulle spiagge. Ai lidi di Castelvolturno, infatti, saranno consegnati fra oggi e domani almeno tre contenitori: uno per la carta, uno per l’umido e un altro per la plastica. E non solo questo. Gli stabilimenti balneari saranno forniti anche di materiale informativo sulla differenziata, da distribuire ai propri clienti. Sotto l’ombrellone, quindi, i cittadini di Castelvolturno quest'anno avranno dell’altro da leggere oltre ai soliti libri gialli, ai quotidiani e alle riviste patinate. Sicuramente i bagnanti dovranno comprendere bene dove cestinare l’involucro del ghiacciolo e del trancio di pizza, in quale contenitore buttare gli avanzi del panino e in quale altro disfarsi del tubetto vuoto della crema abbronzante o di quella protettiva. Intanto il comunicato dell'amministrazione precisa a chiare lettere che il nuovo servizio non comporterà alcun aggravio sulla tassa dei rifiuti. E con questo messaggio sicuramente non sarà rovinata la giornata di mare ai cittadini di Castelvolturno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rimossa la sabbia pescherecci liberi




24/05/2011

L'intervento di ieri era aTteso da cinque mesi
Vincenzo Ammaliato
Da ieri il canale è finalmente navigabile. Una pala meccanica incaricata dalla società Marina di Pinetamare (la stessa che deve realizzare il nuovo porto turistico) è arrivata alla foce della darsena poco dopo l’alba e ha iniziato a prelevare i sedimenti trasportati durante quest’inverno dal mare e che avevano di fatto creato la barriera di sabbia che dallo scorso febbraio intrappolava all’interno dell’ex molo l’intera flotta di pescherecci. Sono circa quaranta le grosse imbarcazioni liberate. Quasi tutte impegnate nella pesca di molluschi, i pescherecci ormeggiano nell’ex San Bartolomeo dai primi anni ’70. Da cinque mesi non potevano uscire a mare, e se non fossero state liberati a breve i loro armatori sarebbero andati sul lastrico, trasportando a fondo anche i numerosi pescatori che lavorano a bordo delle stesse. Ma la barriera di sabbia non aveva complicato solo la loro attività; anche i due cantieri che si trovano sulle sponde della darsena sono stati costretti a ridurre notevolmente il lavoro. Per prendersi cura delle barche dei loro clienti, dallo scorso gennaio erano costretti a utilizzare esclusivamente i trasporti su gomma. Ma le strade d’accesso ai cantieri sono in pessimo stato e non pemettono il transito dei mezzi meccanici necessari al trasporto di imbarcazioni di grossa stazza. In ogni caso, la restante parte della stagione estiva con l’operazione di ieri dovrebbe essere garantita sia per i cantieri navali, sia per i pescatori. Da settembre, però, questi ultimi dovranno trovare una nuova sistemazione. La capitaneria di porto, infatti, ha permesso il prelevamento della sabbia essenzialmente per consentire il transito ai mezzi dell’Arpac Caserta, che qui a breve dovrà compiere le operazioni di caratterizzazione propedeutiche alla partenza dei lavori del nuovo porto. Il varo del cantiere è previsto per settembre e per quella data i pescherecci secondo un’apposita convenzione firmata con la società Marina di Pinetamare, dovranno lasciare l’invaso. Per loro ci sarebbe la possibilità di essere ospitati nel lontano porto di Salerno, per fare rientro a Pinetamare a lavori del nuovo porto completati. Quindi tra tre anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA



DARSENA, LAVORI BLOCCATI E RIAVVIATI

26/05/2011
stop della capitaneria per i controlli sulle licenze. paura fra gli operatori

Vincenzo Ammaliato
Castel Volturno.
Oramai quella barriera di sabbia che ostruisce il canale alla foce dell’ex molo San Bartolomeo è diventata per i pescherecci intrappolati da cinque mesi all’interno dell’invaso e per i canteri navali dell’approdo un vero e proprio incubo. Lunedì scorso, finalmente, sul posto era arrivata una pala meccanica per prelevare i sedimenti sabbiosi e permettere la navigabilità della darsena. La società incaricata di realizzare il nuovo porto turistico, la Marina di Pinetamare, aveva garantito di avere ottenuto finalmente tutte le autorizzazione necessarie dalla Regione Campania per iniziare le operazioni. Ma dopo un giorno e mezzo di lavori (ne sarebbero occorsi quattro per liberare il canale) sul posto martedì pomeriggio si sono presentati gli uomini della locale capitaneria di porto e hanno di fatto sospeso i lavori, bloccando mezzi e operai. I dirigenti della Marina di Pinetamare hanno cercato di glissare sulla vicenda, sostendendo che i lavori erano stati sospesi a causa di un’avaria tecnica all’escavatrice. Ma il comandante della capitaneria di Castel Volturno, Salvatore Sapio, ha confermato i sospetti nutriti immediatamente dai pescatori della darsena, secondo cui le operazioni erano state sospese appunto dopo l’arrivo degli uomini in divisa e su loro intervento. «È necessario controllare accuratamente le autorizzazioni allo scavo – aveva sottolineato il comandante Sapio – affinché ogni singola operazione sia in regola». Di più non è trapelato dall’ufficiale della locamare di Castel Volturno. Ma nel pomeriggio di ieri si è tenuto uno specifico incontro fra le parti all’interno della capitaneria di porto di Pozzuoli. Qui è stata valutata attentamente la vicenda e alla fine del tavolo di lavoro pare ci sia stata una fumata bianca. I dirigenti della capitaneria di porto, infatti, hanno sottolineato che non ci sono impedimenti alle operazioni di scavo e che i lavori per rimuovere la barriera di sabbia dall'ex molo San Bartolomeno potranno già riprendere regolarmente questa mattina. Può tirare un sospiro di sollievo la flotta di pescherecci intrappolata nella darsena dallo scorso febbraio e i gestori e i dipendenti dei cantieri navali. Per loro, se non ci sarà più alcun altro intoppo burocratico, la stagione estiva comincerà praticamente la prossima settimana, con un paio di mesi di ritardo sulla conusueta tabella. «Non possiamo perdere più un solo giorno di lavoro – intanto denunciano con preoccupazione gli armatori dei quaranta pescherecci della darsena di Pinetamare – altrimenti per noi sarà il fallimento totale, e oltre duecento famiglie si troveranno sul lastrico». Secondo gli amministratori pubblici che agli inizi degli anni 2000 prepararono il financial project per la realizzazione del nuovo porto turistico di Pinetamare da milleduecentocinquanta posti barca, l’opera avrebbe dovuto rilanciare dal punto di vista socioeconomico l’intero litorale domizio, creando un indotto capace di occupare circa seimila addetti. Lo stesso ex governatore della Regione Campania, Antonio Bassolino, definì il futuro porto di Castelvolturno «la Fiat della provincia di Caserta». Ebbene, a tutt’oggi oggettivamente l'opera portuale di Pinetamare ha creato solo disagi ai pochi operatori economici rimasti ancora a Castel Volturno. E quella barriera che resiste alla foce dell’ex molo San Bartolomeo appare essere fatta non solo di sabbia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 20 maggio 2011

Immobili sull'arenile, via alle ruspe


20/05/2011
Giù un supermercato, poi si passera a Pinetamare al Parco Saraceno
Vincenzo Ammaliato Dopo circa sette anni dall’ultimo abbattimento, quando nel 2004 furono fatte implodere le otto torri occidentali, riprendono nel centro litoraneo le demolizioni di immobili. A cadere sotto i colpi della pala meccanica è un supermercato situato sulla via Domitiana, il Sidis, il cui proprietario aveva realizzato un manufatto abusivo di circa trecento metri quadri senza le dovute autorizzazioni edili. La procura aveva disposto l’abbattimento di quest’opera e aveva indicato come termine ultimo per l’esecuzione il 30 maggio di quest'anno. E siccome il gestore non aveva ancora adempiuto all’onere, il sindaco di Castelvolturno, Antonio Scalzone, ha firmato un’apposita ordinanza con la quale ha incaricato una ditta specializzata per la demolizione (che è all’opera da ieri), salvo poi rifarsi in danno sul titolare stesso del supermercato per recuperare le somme spese. E le cattive notizie per i furbetti dell’edilizia litoranei non finiscono qua. Il sindaco, infatti, ha preannunciato che proporrà al suo consiglio la richiesta di un prestito da un milione di euro per realizzare un fondo necessario agli abbattimenti di tutti gli immobili abusivi realizzati a Castelvolturno su aree demaniali. La volontà del primo cittadino e quella di dare corso alle ordinanze di abbattimento previste dalla magistratura per tutti quegli immobili costruiti sulla spiaggia e in pineta; in pratica, per tute quelle ville e palazzine costruite dal Lago Patria a Pescopagano su aree del demanio sia marittimo sia forestale. E di sanare, con una sorta di maxi-condono, tutti quegli immobili, invece, realizzati sempre abusivamente ma su aree comunali, sulle cosiddette aree di «usi civici». Il patrimonio immobiliare abusivo di Castelvolturno è ingentissimo: all’ufficio condono si contano oltre dodicimila pratiche. La questione degli abbattimenti per il centro domiziano è evidentemente una materia molto spinosa. Intanto, i prossimi immobili a cadere sotto la pressione delle pale meccaniche dovrebbero essere quelli del Parco Saraceno. Qui, di fronte la spiaggia di Pinetamare, a breve dovrebbe essere realizzato il nuovo porto turistico da milleduecentocinquanta posti barca; e nei progetti dell’azienda che deve realizzare l’opera, al posto del quartiere dovrebbero sorgere moli e strutture annesse, compreso un'isoletta con dei monovillini. «Il progetto di demolizione del Saraceno – hanno fatto sapere i tecnici della Mirabella (la società dei costruttori Coppola, proprietaria della quasi totalità del Parco) non è stato ancora presentato al Comune. Ma sarà fatto a breve e contiamo di iniziare le operazioni entro il prossimo settembre». Già ieri, gli operai della società dei Coppola hanno messo in sicurezza gran parte del parco, recintando le palazzine non abitate del quartiere con delle alte reti metalliche. Le altre, invece, sono occupate da molti anni da gente abusiva (circa duecento persone quasi tutte italiane). Sloggiare loro per permettere le demolizioni sarà compito non semplice dal punto di vista dell'ordine pubblico. Né il Comune, infatti, né alcun altro ente hanno pronto un programma edilizio alternativo per loro. Peraltro, oltre la metà degli abitanti del Parco Saraceno è formata da minorenni e invalidi civili. E di tempo, prima che in zona arrivino le pale meccaniche pare ne sia rimasto molto poco. Quindi una situazione che nei prossimi giorni potrebbe divenire incandescente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mezzo chilo di eroina in un drogashop ghanese

18/05/2011

Il blitz in una villetta. preso ventitreenne. caccia all'organizzazione
Vincenzo Ammaliato. Il via vai in quella villetta della strada Domiziana aveva insospettito i carabinieri che transitano di continuo lungo l’arteria litoranea. Sono partiti quindi operazioni di appostamento e pedinamento e subito dopo la decisione del blitz. L’irruzione nell’immobile ha permesso ai militari della stazione di Pinetamare di stringere le manette a uno spacciatore di droga e, soprattutto, di sequestrare oltre mezzo chilo di sostanza stupefacente. La droga è risultata essere eroina, ed era nascosta sotto un letto, contenuta in degli ovuli. Probabilmente era arrivata da poco a Castel Volturno, e a breve sarebbe dovuta essere tagliata e venduta nelle piazze locali dello spaccio. Nella villa, infatti, è stato trovato anche tutto l’occorrente per il taglio e il confezionamento delle dosi. Mohammed Salu è il nome della persona sorpresa in casa dai carabinieri e arrestata. Ventitre anni, originario del Ghana, il probabile spacciatore risulta essere clandestino e aveva già dei precedenti penali, ma non per droga. L’immigrato fu arrestato due anni fa per tentata truffa e ricettazione d’auto. Adesso è rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Se i cinquecento grammi di eroina fossero arrivati sul mercato – hanno fatto sapere i carabinieri, avrebbero fruttato circa quarantamila euro. Una somma di denaro molto ingente, che quasi certamente il ventitreenne ghanese non avrebbe potuto gestire da solo. Sono attualmente in corso indagini per arrivare ai suoi probabili complici. Le forze dell’ordine con molta probabilità si sono imbattuti in un’ennesima cellula dell’organizzazione criminale dei cosiddetti Rapaci, la potente mafia nigeriana che a Castel Volturno gestisce da molti anni traffico di droga e prostituzione; e il ventitreenne arrestato è probabilmente solo un suo soldato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Associazioni anticlan e Comune in guerra sul ricordo per noviello


14/05/2011

le prime non invitano il sindaco, e lui restituisce la cortesia. Organizzati due eventi distinti
Vincenzo Ammaliato.
Il 2008 è stato senza ombra di dubbio l’anno più cupo della storia recente del centro domiziano. In quell’anno a Castelvolturno, paese che conta poco più di ventimila anime, sono state ammazzate diciotto persone. Dodici delle quali dalla banda camorristica del killer cieco Giuseppe Setola. Dagli stessi balordi in quel periodo fu crivellato di colpi anche Mimmo Noviello, commerciante che denunciò un’estorsione subita dalla malavita. Lunedì prossimo ricorre il terzo anniversario di quel barbaro attentato. E purtroppo il ricordo del sacrificio dell’imprenditore che decise di mettersi dalla parte dello Stato e che non piegò la schiena di fronte ai prepotenti d turno, piuttosto che unire il territorio, lo divide. Nella piazza a lui intitolata, a Baia Verde, dopodomani ci saranno almeno due eventi per la sua commemorazione: il primo alle 10 organizzato dall’amministrazione comunale; e l’altro, un'ora dopo, dal Fai, la federazione nazionale antiracket. Èd stata proprio l’associazione presieduta da Tano Grasso ad accendere le micce. Il Fai, infatti, ha organizzando l’incontro a Baia Verde e un successivo convegno per ricordare la figura di Mimmo Noviello, senza invitare esplicitamente fra gli altri il sindaco del posto, Antonio Scalzone. Sul volantino diffuso per pubblicizzare l’evento, fra i nomi delle personalità che interverranno, spicca l’assenza di quello del primo cittadino. E non è finita qui. Perché poi lo stesso sindaco di Castelvolturno, invitando le associazioni del territorio alla commemorazione del 16 maggio, ne ha volutamente esclusa una che si batte esplicitamente contro la criminalità organizzata, Officina Volturno. «Gli inviti li ho preparati io stesso – ha sottolineato il sindaco Scalzone – e ho escluso dalla lista chi non perde alcun occasione utile per denigrare la mia figura sia sul piano professionale, sia su quello personale». Lunedì prossimo, quindi, a Baia Verde l’associazione Officina Volturno (nel cui nome per esteso c’è anche l’indicazione “contro la camorra non molliamo”) potrebbe essere ritenuta «ospite indesiderata»; ma sarà lo stesso a questo punto per il sindaco, che potrebbe essere ritenuto appunto «ospite non gradito» dal Fai. I dirigenti dell’associazione antiracket, però, gettano acqua sul fuoco, dichiarando che per l’evento del 16 maggio a Castelvolturno non hanno invitato nessuno formalmente; e che la scelta dei relatori del convegno è stata decisa sulla scorta delle consuetudini per eventi del genere. Quasi certamente, però, non aver inserito nell’elenco il cosiddetto «padrone di casa» sarà stato dettato dalla circostanza che Antonio Scalzone è dallo scorso novembre indagato insieme a altre trentanove persone dalla procura antimafia di Napoli in una specifica inchiesta su malavita e malapolitica locale. E far accomodare tutti attorno allo stesso tavolo indagato e indagatori sarebbe potuto essere imbarazzante. Ma il primo cittadino (che ricordiamo risulta solo indagato) attacca la scelta del Fai. «Probabilmente – dice il sindaco del Pdl – contro di me è in atto una delegittimazione politica da parte dei partiti di sinistra. Peraltro - aggiunge - se mi avessero coinvolto, avrei potuto mettere a disposizione del convegno la sala comunale. E invece il Fai ha preferito organizzarlo in una struttura privata». Tommaso Morlando di Officina Volturno, invece, si dice «particolarmente amareggiato per la deriva che ha preso quelle che dovrebbe restare semplicemente una giornata di commemorazione di una vittima innocente della camorra». Sicuramente, Mimmo Noviello non avrebbe voluto tutto questo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


17/05/2011

Stele per Noviello silenzio e commozione dopo le polemiche Vincenzo Ammaliato. Puntuale alle 10 ieri in piazza Domenico Noviello a Baia Verde è cominciata la commemorazione del commerciante di Castel Volturno che nello stesso punto tre anni prima fu barbaramente assassinato dalla camorra. Le aspre polemiche della vigilia fra i dirigente del Fai e il sindaco del luogo, Antonio Scalzone (quest’ultimo non inserito dall’associazione antiracket fra i relatori di un convegno che ha seguito la stessa commemorazione), hanno ceduto il passo al silenzio e alla commozione. In piazza Noviello c’erano i parenti del proprietario dell’Autoscuola di Castel Volturno ucciso a sessantadue anni mentre si recava al lavoro. C’erano i dieci operatori economici che per primi qui sul litorale domizio hanno deciso di saltare il fosso e fondare lo scorso ottobre un’associazione antiracket che porta proprio il nome dell’ex gestore della scuola guida. Oltre ad alcune scolaresche e volontari di varie associazioni, c’erano, poi, fra gli altri i giudici della procura antimafia Cesare Sirignano e Federico Cafiero de Raho e il primo cittadino del luogo, Antonio Scalzone. Quest'ultimo ha deposto nei pressi della stele una corona di fiori e ha ricordato la figura di Mimmo Noviello, definito «amico e cittadino modello, baluardo e simbolo della legalità del litorale domizio contro tutte le mafie e le criminalità organizzate». Non si è vista in piazza l’associazione Officina Volturno, a sua volta non inserita nell’elenco delle associazioni invitate per l’evento da Scalzone, che ha preferito ricordare l’imprenditore coraggio dal suo sito internet. Strali contro la camorra si sono alzati anche dall’Holiday-Inn, luogo dove si sono dati appuntamento dopo la commemorazione i dirigenti del Fai e i loro invitati. Durante i lavori del convegno, si è parlato anche per i cosiddetti «colletti bianchi», citati dai procuratori Cafiero De Raho e Sirignano. I magistrati hanno chiaramente parlato delle collusioni esistenti in molte amministrazioni del Casertano e del Napoletano fra malavita e chi è chiamato dai cittadini alla gestione della cosa pubblica e che mortifica il proprio compito istituzionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 16 maggio 2011

Furto di rame numero 14, telefoni di nuovo in tilt

13/05/2011
ladri in azione sempre nello stesso luogo, cittadini esasperatiVincenzo Ammaliato Castel Volturno. Probabilmente è un record a livello nazionale. E come spesso accade qui in terra di Mazzoni, il record è nel valore negativo. Mettere a segno quattordici colpi «gemelli» in nove mesi e tutti nello stesso punto, è un’impresa difficile da progettare anche per la più scaltra banda di malviventi. Eppure è quello che è capitato dallo scorso mese di agosto a ieri nella località agricola di Mazzafarro, ai confini con i Comuni di Cancello Arnone, Mondragone e Castel Volturno. Nel mirino, invece, è il rame che passa nei cavi della linea telefonica. Gli stessi che sono stati rubati nei pressi di via Pagliuca appunto per l’ultima vola nella notte fra martedì e mercoledì. «Erano stati riposizionati in quel luogo, vicino al fiume, per l’ennesima volta dagli operai della Telecom appena quattro giorni fa – racconta la gente del luogo. Finalmente potevamo tornare a utilizzare il telefono e la rete internet – aggiungono i cittadini di Mazzafarro oramai disperati – e invece da questa mattina (ieri per chi legge) siamo di nuovo senza la possibilità di comunicare con l’esterno delle nostre abitazioni e imprese». Qui vivono circa cento famiglie, e ci sono altrettante aziende impegnate nell’allevamento dei bovini e nella produzione della mozzarella di bufala. Per loro, più che per la gente che vive nei vicini centri urbani, è indispensabile avere la linea telefonica. Anche perché il segnale dei telefoni cellulari e delle cosiddette «chiavette» per navigare in internet qui è particolarmente debole. Ma ai ladri di cavi di telefono poco importa dei loro disagi. Eppure di arresti di malviventi sorpresi in zona a rubare cavi nello stesso periodo da quando sono iniziati i furti ce ne sono stati numerosi. I carabinieri della stazione di Cancello Arnone ne ricordano almeno nove dallo scorso mese di ottobre. Più difficile è scoprire la rete che organizza le spedizioni. La compagnia dei carabinieri di Mondragone ha attivato delle serrate indagini per arrivare ai ricettatori del metallo rosso che in questa terra è particolarmente pregiato. Alla gente di Mazzafarro, intanto, non resta che rasseganrsi a restare senza telefono. © RIPRODUZIONE RISERVATA




13/05/2011
L’appello
«Interrare la linea per scoraggiare i raid» Ma non si può

Solitamente ad ogni colpo i ladri di rame di Mazzafarro portano via dai trecento ai cinquecento metri di cavi. Dopo aver estratto il metallo dal guscio di plastica, i malviventi lo vendono e al mercato nero.Il ricavano per ogni cento metri di cavi è di circa cinquanta euro. Peraltro, per estrarre il rame dai cavi, questi ultimi vengono bruciati a cileo aperto; questa pratica crea dei gravi danni all'ambiente, in quanto la combustione provoca diossina. Gli abitanti di Mazzafarro hanno chiesto ai dirigenti della Telecom di interrare la linea che attualmente è aerea. Per rendere più complicato rubarla. È stato risposto loro che in quest'area non è possibile in quanto ci sono troppe vibrazioni.


Immigrate, c'è l'asse Berlino-Castelvolturno

11/05/2011
una delegazione tedesca sul litorale per studiare strategie d'integrazione
Vincenzo Ammaliato
Che ci fa una delegazione della municipalità di un popoloso quartiere della città di Berlino sul litorale domizio a Castelvolturno? Il distretto in questione si chiama Neukolnn; in questo quartiere della capitale tedesca vivono trecentododicimila abitanti, dei quali centocinquantamila immigrati. In pratica, una sorta di Castelvolturno moltiplicata per dieci. Il presidente della municipalità germanica, accompagnato dal console tedesco, è stato in visita al centro domiziano, ed è stato ricevuto dal sindaco Antonio Scalzone. Oggetto dell’incontro italo-tedesco, i caratteri socio demografici che accomunano i due territori. Neukolnn conta la presenza di ben centotrentasette diverse etnie d’immigrati, e la piena integrazione con la popolazione autoctona è riuscita solo con poche comunità di stranieri; il tasso di disoccupazione, peraltro, qui è fra i più alti dell’intera Germania. Probabilmente al sindaco di Castel Volturno, che sempre si è mostrato insofferente alla massiccia presenza di stranieri sul territorio che amministra, mentre ascoltava i dati del suo omologo tedesco, sarà venuto in mente di dire «siamo tutti berlinesi». Ma si è trattenuto e ha accompagnato la delegazione lungo l’intero territorio. Ai tedeschi sono stati mostrati gli angoli più suggestivi del territorio domiziano, ma anche i quartieri ghetto del Villaggio Agricolo e del parco Lagani. Una tappa del singolare tour ha interessato anche l’ex hotel Boomerang, una sorta di zona franca della Domiziana per il consumo e lo spaccio di sostanze di stupefacenti. I berlinesi ovviamente sono rimasti molto colpiti da quello che hanno visto – ha raccontato Antonio Scalzone – ma hanno anche sottolineato che rispetto alle conoscenze che avevano del territorio tramite i numerosi servizi giornalistici andati in onda nel loro Paese dopo la strage di San Gennaro del 2008, la situazione di Castelvolturno è meno drammatica di quello che immaginavano. A tarda serata la missione tedesca si è completata e il sindaco di Castelvolturno ha salutato il presidente del distretto di Neukolnn strappandogli la promessa che sarebbero restati in contatto per scambiarsi consigli. © RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 12 maggio 2011

Pratica lumaca e a pagare è il vero invalido


12/05/2011
la denuncia: assegno sospeso per Luigi 64 anni, poliomielitico da quando aveva nove mesi

Vincenzo Ammaliato.
Quando a pagare per la lentezza della burocrazia e per una macchina amministrativa ingolfata e impegnata probabilmente altrove sono i deboli e chi ha bisogno di assistenza. Smascherare i cosiddetti «falsi invalidi» è un atto doveroso, soprattutto nei confronti della collettività che sostiene inconsapevolmente dei veri e propri «parassiti sociali». E quando, nell’aprile del 2010, a casa Apetino, a Castel Volturno, arrivò la richiesta dell’Inps per una visita di controllo volta a valutare l’attuale condizione di salute dell’assistito, la missiva fu accolta senza alcun patema. Luigi, oggi ha sessantaquattro anni; quando aveva appena nove mesi di vita fu colpito da poliomielite e da allora soffre di grossi problemi fisici, soprattutto motori. Qualsiasi tipo di visita medica avrebbe certificato le sue precarie condizioni di salute e la necessità di continuare a godere della pensione aggiuntiva dell’accompagnamento. Luigi vive insieme a suo fratello, di due anni più grande, e alla cognata. I parenti chiesero per lui all’Inps di poter avere una visita domiciliare. I medici incaricati arrivarono nella casa di Castelvolturno il 24 aprile del 2010. E con grande stupore e forte amarezza una settimana dopo alla famiglia Apetino fu comunicato che la pensione d’accompagnamento sarebbe stata sospesa. «Fino a quando la pratica sarà completata – garantirono i dirigenti dell’Inps contattati telefonicamente – Si tratta solo di questioni burocratiche che saranno risolte al più presto, aggiunsero». Ebbene, a oltre un anno di distanza, quelle questioni formali e amministrative evidentemente non sono state ancora risolte, perché Luigi continua a ricevere esclusivamente la pensione d’invalidità, di poco superiore a quattrocento euro, soldi che gli permettono a malapena di comprare i farmaci necessari alla sua terapia. E alla domanda di come mai non si siano rivolti a un legale affinché li assista in questa delicata questione, la famiglia Apetino ha candidamente risposto: «E perché mai dovremmo farlo? Seppure i soldi di quella pensione ci servono con urgente bisogno, noi non siamo assolutamente colpevoli di nulla». © RIPRODUZIONE RISERVATA

E nelle «favelas» del litorale il viaggio nelle case dei disperati

12/05/2011

Vincenzo Ammaliato Castel Volturno.
«Avevamo il sentore che le condizioni di vita generale degli immigrati del litorale domizio fossero complicate, ma non immaginavamo fossero così estreme. Ho visto situazioni inaccettabili, persone ammucchiate nelle case, per le quali pagano un fitto, e che si vergognano di far vedere dove vivono». Il senatore del Pd, Pietro Marcenaro, presidente della commissione diritti umani, è rimasto particolarmente colpito da quanto ha visto a Castel Volturno. Nella visita nel centro litoraneo è stato accompagnato dal senatore della Lega Nord, Sergio Divina. A organizzare l’incontro con gli immigrati i volontari del centro sociale ex canapificio, della Caritas e dell’associazione immigrati di Caserta. Gli stessi che lo scorso ottobre inviarono al Senato un articolato dossier per descrivere le vessazioni cui erano costretti a subire quotidianamente gli extracomunitari e soprattutto i numerosi richiedenti asilo politico provenienti dalla regione subsahariana. Si tratta di circa duemila profughi che si trovano fra il litorale domizio e l’agro aversano già dal 2007. Da quel periodo vivono tutti in una sorta di limbo giuridico perché non sono clandestini, ma non possono neanche godere dei diritti acquisiti grazie al permesso di soggiorno. Soprattutto, non possono essere impiegati regolarmente, né possono viaggiare. Il loro permesso temporaneo dura tre mesi, e viene prorogato di volta in volta, fino a quando la commissione per i rifugiati non valuta la loro pratica. «E quasi sempre – denuncia Mimma D’Amica, del centro sociale ex Canapificio – i dirigenti della commissione bocciano la richiesta d’asilo». In questo modo il richiedente si trasforma in clandestino e diventa particolarmente vulnerabile perché, viene ricordato, pur di sopravvivere in questa condizione accetta qualsiasi tipo di lavoro. La prima tappa è stata al quartiere di Varcaturo, la seconda a Destra Volturno. In entrambi i casi sono stati ricevuti direttamente nelle case degli immigrati: dimore davvero difficile da accettare come abitazioni. Si tratta di case con l’intonaco delle mura completamente scrostato e al cui posto c’è solo muffa, con gli infissi corrosi dal sale, le fogne nei cortili a cielo aperto. I due senatori non si sono recati, come solitamente capita nelle visite dei politici a Castel Volturno, nella confortevole sala comunale (il sindaco Antonio Scalzone, peraltro, allo stesso momento si trovava a Santa Maria Capua Vetere per la visita del ministro Angelino Alfano), né al centro per immigrati della Caritas, Fernandes, dove gli immigrati sono assistiti da personale esperto e formato. Hanno preferito toccare con mano la dura realtà delle «favelas» della domiziana. Gli immigrati hanno avvertito anche una sorta di disagio. Avrebbero preferito accogliere i parlamentari italiani in una situazione diversa, ovvero in un’abitazione degna di essere definita tale. Ma per il momento il nostro Paese a loro solo questo è riuscito a offrire. © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 9 maggio 2011

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NON PERDERTI LINFORMAZIONE RACCONTATA DAI PROTAGONISTI E IN TEMPO REALE

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Niente impianti, gli sportivi costretti a emigrare

08/05/2011

la denuncia: palazzetto abbandonato, ogni anno che passa il recuepro diventa più caro
Vincenzo Ammaliato Castel Volturno.
La città continua a restare senza sport; per un paese che da cinque anni ospita la sede e i campi di allenamento di una squadra di calcio che è fra le più importanti al mondo, il Napoli Soccer, può sembrare un paradosso. E invece, è l’impietosa realtà. Tirare calci a un pallone nel centro domizio, va segnalato, è sempre possibile nel malandato impianto del centro storico e nelle numerose strutture private di calcetto della via Domiziana. «Ma praticare qualsiasi altro tipo di attività sportiva è davvero complicato, se non impossibile». A denunciarlo è Peppino Sansone, presidente dell’Aphrodite, società polisportiva castellana costretta a emigrare a Giugliano per continuare la sua attività. Il palazzetto comunale è chiuso per inagibilità da ormai tre anni. «Dodici mesi fa – denuncia il presidente Sansone, per rimettere in sesto l’impianto ci sarebbero voluti ventimila euro circa. Adesso ne occorrono almeno il triplo. L’anno prossimo, se non riapre prima l’impianto, ne serviranno ancora di più». E considerando la situazione disastrosa delle casse del Comune costiero, difficilmente sarà possibile impegnare attualmente una cifra del genere per far funzionare la struttura di via occidentale. L'assessorato allo sport di Castelvolturno ha appena partecipato a un progetto del ministero dell’Interno per la costruzione in città di un nuovo palazzetto, ma se tutto andrà bene ci vorranno molti anni prima che sia realizzato. Intanto, la piscina coperta di Pinetamare, invece, resta abbandonata; sono oltre dieci anni che è diventata uno spettro di cemento e per questa struttura non c’è alcun progetto di recupero. Non va meglio alle palestre delle due scuole medie del territorio, anche loro inesorabilmente chiuse e non agibili. La palestra del plesso scolastico di via San Rocco è stata chiusa tre anni fa per inagibilità, e il provveditorato non ha pronto alcun progetto per il suo recupero. Quella di Fontana Bleu, invece, la cui ristrutturazione è oggetto dell’accordo di programma, sarà pronta il prossimo settembre. In quella data i costruttori Coppola dovrebbero consegnarla al commissariato di governo. Che poi a sua volta la dovrebbe passare al demanio, per poi essere presa in consegna dal provveditorato e quindi nella disponibilità della scuole e finalmente degli studenti. Intanto ai ragazzi di Castel Volturno, impossibilitati a praticare la disciplina sportiva che preferiscono, non resta che sperare di assistere lungo le strade del proprio paese al transito di qualche giocatore del Napoli; per i più fortunati ci sarà anche l'autografo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nuovo porto, inizio lavori con denuncia


08/05/2011


Vincenzo Ammaliato
I dirigenti della società impegnata nella realizzazione dell’opera, la Marina di Pinetamare, dopo numerosi rinvii lo avevano comunicato con certezza: «entro il mese di maggio – sottolineò l’ingegnere De Vivo, capo tecnico del progetto, venti giorni fa nel corso di un incontro col sindaco del luogo - partiranno definitivamente i lavori per il nuovo porto di Castelvolturno». E stando alla denuncia per violazione di domicilio presentata ai carabinieri dagli eredi dell’ex gestore del resort Nino’s, è pressappoco sicuro che la macchina dei costruttori Coppola si sia messa in funzione. Quindi, parte in salita il progetto da centoquarantatre milioni di euro che nell’area dove fino al 2004 svettavano le otto torri occidentali prevede la realizzazione di molo turistico da milleduecentocinquanta posti barca. I primi operai e i primi mezzi sono entrati in azione proprio nell’ex complesso turistico Nino’s, costituto da una sala ristorante, una piscina semiolimpionica e cinque torrette stile saraceno (da cui prende il nome il parco dove si trova). Qui è iniziata un’operazione di bonifica, con gli operai impegnati a rimuovere tutti gli immobili e gli impianti che c’erano al suo interno. Ma stando alla denuncia presentata dagli eredi del vecchio gestore della struttura, sarebbe stato fatto in maniera illegale: violando il domicilio privato. La proprietà dell’immobile è stata sempre di Vincenzo Coppola e dei suoi eredi. A loro il vecchio gestore pagava i canoni di fitto, fino a quando la parabola discendente del parco Saraceno che oggi è diventato uno spettro di cemento abitato in prevalenza da abusivi lo ha trascinato nel baratro. Gli affari avevano iniziato ad andare particolarmente male e alla fine degli anni ’90 fu decisa la sospensione dell’attività e la stipula fra le parti di un patto secondo cui quando la zona sarebbe stata recuperata, a quel punto sarebbe ripresa l’attività e quindi il pagamento dei canoni. L’immobile fu interamente murato per impedire furti agli impianti e attrezzature. Ma la proprietà della struttura nello scorso anno è passata nelle mani della stessa società che deve realizzare il porto turistico, ed evidentemente per loro la morosità del vecchio gestore ha dato luogo alla rescissione del contratto. Da qui la decisione maturata gli scorsi giorni d’intervenire per bonificare l’area buttando giù i muri che impedivano l’accesso al resort. Non la pensano allo stesso modo gli eredi dell’ex gestore del Nino’s che si sono detti pronti a qualsiasi tipo d’azione legale nei confronti della Marina di Pinetamare per vedere riconosciuti quelli che ritengono i loro diritti. Si sono rivolti per questo al proprio legale di fiducia e hanno formalizzato un’articolata denuncia. «Il nuovo porto turistico è un’opera fondamentale per il rilancio dell’intero litorale domizio – ha sottolineato l’erede del vecchio gestore dell’ex Ninos – ma la sua realizzazione non può essere compiuta schiacciando gli interessi privati della cittadinanza e degli altri operatori economici». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nascono le Sentinelle del litorale Domizio


04/05/2011
(foto Gianni Izzo)

Primo obiettivo: recuperare l'Oasi dei Variconi, in abbandono e senza fondi
Vincenzo Ammaliato
Da un lato una natura particolarmente rigogliosa, formata da ventisette chilometri lineari di costa e dieci di pineta e l’entroterra con una campagna che accoglie centinaia di allevamenti zootecnici; dall’altro le ecomafie che hanno spesso usato questo luogo come sversatorio di rifiuti d’ogni genere, e una cultura dell’ambiente di gran parte della gente del posto che ha dimostrato negli anni scarsissimo spessore. Anche questa è Castelvolturno. Ma da oggi a salvaguardia dell’ambiente del litorale domizio ci sono «Le Sentinelle». Si tratta del nome della prima associazione a vocazione interamente ambientalista nata nel centro domizio. Il primo atto ufficiale della neo costituita associazione è stato quello di promuovere e firmare un protocollo d’intesa con l’amministrazione comunale e con l’Ente Costa Licola - Lago Falciano - Oasi dei Variconi per il recupero dell’area a sinistra della foce del fiume Volturno, dove nonostante il forte inquinamento presente sulla costa casertana qui continuano a fare sosta gli uccelli migratori nei loro viaggi dall’Africa al nord Europa e viceversa. L’idea di costituire l’associazione è nata lo scorso mese di marzo ad un gruppo di cittadini di Castelvolturno indignati per il fatiscente degrado in cui versa proprio l’Oasi dei Variconi. Qui, i capanni per l'avvistamento degli ucceli sono stati bruciati da vandali, e ovunque nei trenta ettari dell'area sono stati sversati in maneira illegale rifiuti d'origine domestica e industriale. Il presidente del parco, Amelia Caivano, aveva ammesso in un’intervista a Il Mattino lo scorso novembre che per l’Oasi di Castelvolturno non c’era più in cassa un centesimo e difficilmente l’area avrebbe potuto essere recuperata a causa dei notevoli tagli ai finanziamenti pubblici decisi dalla Regione Campania e dal ministero all’Ambiente. Le Sentinelle di Castelvolturno però non ci stanno e hanno già preparato due nuovi progetti per il recupero e il rilancio dell'oasi da presentare alle istituzioni. Sul litorale domizio ad attendere aironi e cicogne non ci saranno più soltanto le doppiette dei bracconieri, ma anche la gente del luogo che in maniera spontanea si è autoinvestita del compito di tutelare il proprio territorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA