sabato 29 ottobre 2011

Finito il terrore, iniziano le ansie



Vincenzo Ammaliato
27/10/2011

Erano loro i padroni incontrastati del territorio. Fra il 2007 e il settembre del 2008 misero a ferro e fuoco tutta Castel Volturno. Intimidivano e minacciavano i commercianti e i piccoli imprenditori del luogo; dettavano le agende dei lavori agli amministratori pubblici. E soprattutto ammazzavano. Toglievano la vita a suon di kalaschnikov a chiunque ritenevano potesse ostacolare il loro delirante progetto criminale. Eppure la sentenza di ieri che ha inflitto pene durissime a Giuseppe Setola e tutta la sua consorteria criminale non sembra rasserenare gli animi della gente del paese costiero. I giorni successivi alla strage della sartoria etnica Ob Ob Fashion, e soprattutto dopo gli arresti dei protagonisti del periodo del terrore domiziano, tutti a Castel Volturno, italiani e immigrati, istituzioni e semplici cittadini, erano convinti che il litorale domizo fosse arrivato a un bivio; e che da quel tragico 18 settembre, sarebbe potuto iniziare un periodo virtuoso per il territorio; che si sarebbero potuti ridurre considerevolmente i forti disagi e squilibri sociali tipici della zona, gli stessi che avevano portato Setola e Cirillo ad avere nelle loro mani il destino di Castel Volturno, e, soprattutto, a uccidere sedici persone in appena dieci mesi di attività criminale. Nel periodo del terrore a capo dell’amministrazione locale c’era il giudice Francesco Nuzzo. Pochi mesi dopo il Comune fu sciolto con decreto del presidente della repubblica. Qualche mese di commissariamento e il paese passò nella mani di Antonio Scalzone. Ma dissidi interni alla maggioranza defenestrarono anche lui. Il centro litoraneo è tutt’ora senza guida politica, e ancora più senza speranza. Quella speranza di rilancio attesa invano da troppi anni e che sarebbe dovuta passare attraverso le grandi opere edili ferme ancora al palo. La sentenza di condanna ai protagonisti del periodo del terrore cambia poco al centro domiziano. Qui il sentimento di rivalsa nei confronti dei camorristi che hanno devastato il territorio cede miseramente il passo al complicato viver quotidiano. Lo Stato negli ultimi tre anni è riuscito a garantire sulla via Domiziana maggiore sicurezza, ma le occasioni di sviluppo sociale ed economico appaiano oramai poco più di un miraggio. Quello che avanza, invece, è il sentimento di paura, che una volta spente le luci sul territorio, quei fari accesi proprio dalla strage dei migranti, il territorio ritorni nelle mani di faccendieri e prepotenti. @riproduzione riservata