mercoledì 30 giugno 2010

Nazzaro e Mafiafrica, l'inferno di Castelvolturno


29/06/2010
La mafia africana in Italia? Chiedere a Sergio Nazzaro, giovane scrittore nato in Svizzara e residente a Roma, che ha pubblicato per Editori riuniti il primo libro-inchiesta sulle organizzazioni criminali del continente nero operanti nel Belpaese. «Mafiafrica», il suo titolo, è una sorta di viaggio che ha come partenza la città nigeriana di Benin City e destinazione finale le capitali nordeuropee. A Parigi, Amsterdam, Berlino, Milano, Torino la mafia nigeriana perfeziona e porta a termine il proprio business, gestendo soprattutto il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti d’ogni tipo e lo sfruttamento della prostituzione. Ma è nel ponte verso l’Europa che la mafia nigeriana organizza e pianifica i propri business criminali: a Castelvolturno. Sergio Nazzaro nel paese domiziano ha trascorso gran parte della sua vita. Qui vivono ancora i suoi parenti e di tanto torna a trovarli. Questa volta, però, lo scrittore di «Io per fortuna c’ho la camorra» è ritornato a Castelvolturno per indagare su di un’organizzazione criminale dal profilo estremamente basso, ma che allo stesso tempo ha raggiunto dimensioni economiche impressionanti. Una cosca internazionale che ha un’organizzazione interna simile, ma in alcuni punti anche più salda, di quella della cupola siciliana. Una gang che nonostante i numerosi arresti degli ultimi anni, ancora non ha visto nessuno dei suoi tanti esponenti decidere di collaborare con la giustizia. Una mafia che pratica riti wodoo come strumenti di coercizione e che probabilmente sfrutta anche la religiosità per raggiungere i propri fini. Il viaggio di Nazzaro, dopo aver raccontato senza alcun filtro le tematiche e i personaggi che orbitano attorno alla malavita di colore, termina proprio a Castelvoturno, e precisamente nel ghetto dei tossicodipendenti, all’interno dell’ex Hotel Boomerang. Qui ci sono i corpi dei neri sfruttati dai neri e dai bianchi. Ex corrieri della droga, ex prostitute, ex soldati della cosca d’un tratto impazziti: si trovano tutti nell’Hotel Boomerang gli «ex», tutti in attesa di morire fra una fumata di crack e la visita di qualche scrittore col desiderio di toccare con mano e non semplicemente farsi raccontare l’inferno.

martedì 29 giugno 2010

Ville abusive sulle rovine dell'antica Liternum

28/06/2010
Più che per l’arenile dorato e sabbioso, più che per la folta ed estesa pineta, più che per la deliziosa mozzarella di bufala prodotta, il litorale domizio è conosciuto e caratterizzato per l’elevato abusivismo edilizio perpetuato negli ultimi quaranta anni e che ha dato vita ad un vero e proprio sacco del territorio. Qui il cemento selvaggio è arrivato ovunque: si è costruito fin sulla battigia, al posto delle dune marittime, nelle oasi naturalistiche, su qualsiasi centimetro di territorio disponibile (e non). Ma il poco invidiabile record dell’abuso edilizio spetta senza dubbio a due immobili realizzati sopra le rovine dell’antica Liternum, città romana fondata pochi anni dopo la nascita di Cristo dal famoso generale Scipione l’Africano alla foce del Lago di Patria. Si tratta di due grosse ville realizzate all’interno del parco archeologico e che sono state aggetto anche di un’interpellanza parlamentare. Cinque deputati del partito democratico, infatti, raccogliendo il grido d’allarme di Luigi De Martino, presidente della Proloco Domizia che gestisce il parco archeologico, hanno formalmente chiesto al ministro della cultura, Sandro Bondi, notizie relative alla demolizione dei due immobili abusivi. Praltro, i cinque parlamentari che hanno fatto propria la richiesta della Proloco Domizia, sono tutti deputati eletti nel nord Italia. Praticamente nessun deputato campano ha ritenuto di intervenire a favore del parco archeologico di Liternum. D'altronde, Scipione l'Africano, non può più votare.

Ville abusive sulle rovine dell'antica Liternum

28/06/2010
Più che per l’arenile dorato e sabbioso, più che per la folta ed estesa pineta, più che per la deliziosa mozzarella di bufala prodotta, il litorale domizio è conosciuto e caratterizzato per l’elevato abusivismo edilizio perpetuato negli ultimi quaranta anni e che ha dato vita ad un vero e proprio sacco del territorio. Qui il cemento selvaggio è arrivato ovunque: si è costruito fin sulla battigia, al posto delle dune marittime, nelle oasi naturalistiche, su qualsiasi centimetro di territorio disponibile (e non). Ma il poco invidiabile record dell’abuso edilizio spetta senza dubbio a due immobili realizzati sopra le rovine dell’antica Liternum, città romana fondata pochi anni dopo la nascita di Cristo dal famoso generale Scipione l’Africano alla foce del Lago di Patria. Si tratta di due grosse ville realizzate all’interno del parco archeologico e che sono state aggetto anche di un’interpellanza parlamentare. Cinque deputati del partito democratico, infatti, raccogliendo il grido d’allarme di Luigi De Martino, presidente della Proloco Domizia che gestisce il parco archeologico, hanno formalmente chiesto al ministro della cultura, Sandro Bondi, notizie relative alla demolizione dei due immobili abusivi. Praltro, i cinque parlamentari che hanno fatto propria la richiesta della Proloco Domizia, sono tutti deputati eletti nel nord Italia. Praticamente nessun deputato campano ha ritenuto di intervenire a favore del parco archeologico di Liternum. D'altronde, Scipione l'Africano, non può più votare.

Il mare inquinato, Scalzone pronto a dimettersi


26/06/2010

Vincenzo Ammaliato
Il territorio di Castelvolturno primo in una classica nazionale. Purtroppo, per il centro casertano, però, la classifica è ancora una volta in negativo. Il poco edificante primato è quello sancito giovedì dal ministero all’Ambiente relativo alla balneabilità della costa: dei suoi ventisette chilometri lineari di mare, Castelvolturno può contare appena su una manciata di tratti dove il tuffo non è interdetto. La percentuale su base nazionale parla di circa il 90% di costa balneabile. Il centro domiziano, invece, capovolge inesorabilmente la proporzione, con solo il dieci per cento di mare dove è possibile immergersi. E il primo cittadino del centro col mare maggiormente inquinato d’Italia, Antonio Scalzone, ingoia con rabbia il boccone amaro. Non cerca, però, di glissare sull’argomento per evitare probabili psicosi di massa, come quelle che l’anno corso portarono i bagnanti a disertare le spiaggie del posto. Neppure se la prende con i mass media, spesso accusati dagli operatori balneari di Castelvolturno di ingigantire la questione. Il sindaco prende carta e penna e scrive direttamente al governo, alla Regione Campania e alla Provincia chiedendo un immediato intervento per risolvere il grave problema ambientale in cui versa il territorio. «Castelvolturno è all’ultima spiaggia», scrive il sindaco. E il problema mare è la madre di tutti i disagi che si vivono nel centro domiziano. «Ma allo stesso momento - aggiunge - se la costa venisse finalmente bonificata il territorio troverebbe immediatamente la forza per riprendersi e tornare a essere una cittadina vivibile e non più abbandonata al degrado». Scalzone si dice rammaricato e impotente nei confronti della mole di sversamenti quotidiani sulla propria costa. «La questione ovviamente non è locale - si legge nella lettera - ma di carattere nazionale, e solo con l’intervento di tutte le istituzioni si può affrontare e risolvere». Il primo cittadino si dice certo di avere più di una sponda nelle istituzioni e confida nel loro intervento. «Ho chiesto - fa sapere Scalzone - un tavolo di lavoro permanente al governo sulla questione mare di Castelvolturno. E siccome Provincia, Regione e Governo sono tutte dello stesso colore politico, l’intervento sono certo sarà immediato. Al contrario - minaccia - se non saranno ascoltate le nostre grida di dolore sarei pronto a dimettermi». Eletto appena tre mesi fa al primo turno nella competizione con altri quattro candidati a sindaco, quindi, Scalzone sarebbe pronto a rimettere il proprio mandato qualora le istituzioni non dovessero intervernire velocemente nella lotta al degrado ambientale. Ma quali sono gli interventi immediati da effettuare? Per il primo di cittadino «sono senz’altro la realizzazione delle condotte sottomarine alla foce dei Regi Lagni e la ristrutturazione dei depuratori del Ps3». Intanto, la Hidrogest Campania, il consorzio che gestisce i cinque impianti di depurazione dei Regi Lagni, proprio nel giorno della presentazione dei dati sulla balneabilità al ministero dell’ambiente, ha fatto sapere di essere intenzionata a rescindere il contratto a causa delle inadempienze della Regione. Ma Tammaro Tavoletta, segretario regionale dell’Ugl energia (sigla alla quale sono associati gran parte dei dipendenti dei depuratori) non crede alla volontà della Hidrogest di lasciare gli impianti. «Periodicamente i suoi dirigenti minacciano la rescissione del contratto ma non lo fanno», dice Tavoletta che critica apertamente l’operato del consorzio. Si preannuncia, quindi, per il litorale domizio un’estate particolarmente rovente. E anche se le temperature meteorologiche non dovessero raggiungere dei forti picchi, saranno sicuramente le carte bollate e gli scontri politici e sindacali a far salire la colonnina di mercurio. Intanto, le spiaggie della zona sono pronte ad ospitare i bagnanti ma solo per dei bagni di sole. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Impanti vecchi e inefficienti, caos sulla gestione


25/06/2010

Vincenzo Ammaliato Si chiama Regi Lagni il peccato originale della costa casertana. L’alveo artificiale fu realizzato in epoca borbonica per favorire la canalizzazione delle acque piovane. Nel corso degli anni, poi, è stato utilizzato sempre più spesso come canale fognario. Oggi raccoglie i reflui (per lo più in maniera non depurata) di quasi tre milioni d’abitanti delle provincie di Avellino, Benevento e di Caserta, e scarica tutta la sua portata sulla spiaggia di Castelvolturno. Nei primi anni ’70 le istituzioni pensarono di realizzare sul percorso cinque impianti di depurazione. Di fatto, però, i depuratori non sono mai stati completati del tutto e la loro è stata sempre «una cattiva gestione». L’ultimo capitolo della loro poco edificante storia porta la firma della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che lo scorso febbraio ha sequestrato i tre impianti presenti nella provincia casertana e ha invitato le procure napoletane a fare la stessa cosa per gli altri due. L’accusa dei magistrati casertani è eloquente: disastro ambientale. Per truffa, turbativa d’asta, estorsione e associazione a delinquere di stampo mafioso, invece, negli anni ’90 fu istruito sempre dalla Procura di Santa Maria il processo denominato, appunto, «Regi Lagni» e per il quale sono state condannate circa sessanta persone. L’inchiesta riguardava la cementificazione dell’alveo. L’appalto fu affidato negli anni ’80 per sessanta miliardi delle vecchie lire. A conclusione lavori, che secondo l’accusa furono eseguiti con la regia del clan dei casalesi e dei politici locali, il costo passò a quasi cinquecento miliardi. La scorsa settimana alla foce dei Regi Lagni sono iniziati i lavori per installare una griglia. L’impianto non servirà a migliorare la situazione, così come la realizzazione delle condotte sottomarine senza una ristrutturazione dei depuratori non potrà certo far guadagnare la bandiera blu alle coste casertane. Ma da qualche parte bisogna pur iniziare. Questo dopo il blitz della magistratura che il 15 aprile scorso ha disposto la misura interdittiva dagli uffici direttivi per Gaetano De Bari, amministratore delegato della «Hydrogest Campania», Domenico Giustino, presidente del cda della stessa società, Luigi Piscopo, capo impianto del depuratore di Orta di Atella e Mauro Pasquariello, capo impianto del depuratore di Foce Regi Lagni. Secondo i magistrati quei depuratori non facevano altro che inquinare il già lurido mare campano. © RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 23 giugno 2010

La passione mondiale degli afrodomiziani


23/06/2010
Non solo bandiere italiane. Nel paese più cosmopolita della Campania (e forse dell’Italia intera se si considera anche la presenza degli immigrati clandestini) a sventolare dai balconi ci sono i vessilli di quasi tutte le compagini nazionali impegnate nel campionato del mondo di calcio. Dopo quella verde-bianco-rossa, sono le bandiere dei Paesi africani che più di tutte le altre si intravedono percorrendo la via Domiziana. E al momento delle dirette delle partite, gli immigrati si ritrovano tutti nei call center di fronte ai maxischermi allestiti per l’evento. I ghanesi, poi, sognano una nuova sfida Italia-Ghana, per avere la rivincita della partita persa lo scorso mondiale in Germania. «Ma se il campionato non lo dovesse vincere nessuna nazionale africana, gridano in coro gli afrodomiziani, saremo felici potesse essere l’Italia ad alzare la coppa del mondo». D’altronde, qui siamo a Castelvolturno, non in padania. Vincenzo Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 21 giugno 2010

Pestano a sangue un pakistano: in manette

21/06/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. A mare c’è chi va per divertirsi e chi per lavoro; come gli immigrati, solitamente sprovvisti di permesso di soggiorno, che percorrono sotto il solleone decine di chilometri d’arenile proponendo ai bagnanti l’acquisto di vestitini, occhiali da sole, collanine e tanti altri prodotti tutti comprati e venduti a nero. Si tratta di persone deboli sotto vari punti di vista, e che spesso, proprio per questa loro particolare condizione, diventano il bersaglio di gruppi di balordi. Ma capita anche che i balordi siano arrestati, come è successo sabato pomeriggio a quattro giovani residenti a Sant’Antimo, che sulla spiaggia di Castelvolturno avevano preso di mira un pachistano, vittima delle loro vili goliardate. A stringere le manette ai componenti il branco, i carabinieri della locale stazione, che sono riusciti anche a ricostruire l’intera triste vicenda grazie a numerose testimonianze raccolte. Il gruppo di giovani di Sant’Antimo era salito sull’autobus di linea che dalla provincia di Napoli congiunge il litorale domizio, per trascorrere una giornata a mare. Sullo stesso pullman c’era l’immigrato, diciassettenne, con il suo carico di chincaglieria da vendere sulla spiaggia della cittadina litoranea. Il diciassettenne, però, ha avuto la sfortuna di sedersi vicino al branco, che ha iniziato subito a insultarlo. Dalle parole ai fatti, poi, il passo è stato breve. A turno, i quattro, si alzavano dal proprio sediolino e raggiungevano il giovane immigrato per colpirlo con delle sberle. Dopo trenta minuti al capolinea di Pinetamare è terminato il viaggio del pullman, ma non il calvario del venditore ambulante e i soprusi dei suoi aguzzini. L’extracomunitario si è recato in un vicino bar e ha chiesto di poter utilizzare il bagno del locale. Qui i quattro lo hanno raggiunto e massacrato di botte. E dopo averlo lasciato dolorante nel bagno si sono recati in tutta tranquillità nella vicina spiaggia e si sono distesi sull’arenile al sole. Ma un parente del pachistano ha condotto la vittima nella vicina stazione dei carabinieri per denunciare il pestaggio. I militari, prima di recarsi sulla spiaggia alla ricerca del branco hanno chiamato il 118. Giunti sul posto i sanitari hanno deciso il trasferimento del giovane in ospedale, dove gli sono stati riscontrati traumi in più parti del corpo. I medici lo hanno tenuto sotto stretta osservazione per valutare eventuali emorragie interne. I carabinieri, invece, hanno individuato il gruppo di violenti sulla spiaggia libera di Fontana Bleu, che alla vista dei militari hanno anche tentato la fuga, ma sono stati prontamente bloccati e arrestati. Per due di loro, minorenni, è scattata la denuncia. Mentre per un diciottenne, Alberto Tessitore, e un diciannovenne, Giuseppe Riano, si sono aperte le porte del carcere. Tutti avevano precedenti penali. Nel tardo pomeriggio, poi, un improvviso e violento acquazzone ha sferzato il litorale domizio; il temporale, però, non ha lavato la vergogna per il comportamento di chi mostra i muscoli con coloro che non hanno la possibilità di reagire. © RIPRODUZIONE RISERVATA


«Se non c’è rispetto, prevale l’intolleranza» «Questa volta è stato venditore ambulante d'origine pakistana. La prossima volta potrebbe toccare a un alcolizzato, o a un clochard, oppure a un omosessuale. O anche a un cane randagio. L'unica costante per i bersagli dei balordi di turno è la debolezza». Alla base delle molestie e dell'aggressione ad un giovane immigrato asiatico avvenute sabato scorso a Castelvolturno, secondo il presidente dell'associazione Jerry Masslo, Renato Natale, non ci sarebbe il razzismo. O almeno non solo quello. «La politica del governo a carattere nazionale negli ultimi anni, sottolinea il presidente Natale, mette in mostra sempre più spesso l'avversione nei confronti degli immigrati e dei diseredati. E sul litorale domizio e nell'agro aversano, dove la mancanza di lavoro e di spazi dove i giovani possano incontrarsi e socializzare sono cronici, questo tipo di politica contribuisce ad alimentare la fiamma dell'intolleranza. E così, molti dei nostri giovani per divertirsi non trovano di meglio che fare che scagliarsi come in un'arancia meccanica contro i più indifesi».



Pakistano pestato a Pinetamare, il sindaco condanna i bulli22/06/2010
Castelvolturno. «Per niente pentiti di quello che avevano fatto, e addirittura sorpresi di essere stati arrestatati». Il giorno dopo l'operazione dei carabinieri di Pinetamare che ha portato all'arresto di un branco di giovani violenti che si era scagliato sabato scorso in maniera assolutamente gratuita e vile contro un venditore ambulante d'origine pakistana, i militari dell'Arma hanno commentato l'episodio raccontando la reazione dei quattro giovani di Sant'Antimo, e dalla quale è venuta alla luce la deriva sociale nel quale è maturato il tutto. Il diciassettenne pestato, intanto, ha lasciato l'ospedale ed è potuto tornare nel suo paese dove vive con la famiglia, a Frattamaggiore. È ancora sotto choc per quello che gli è capitato. E sempre ieri ha ricevuto la solidarietà di Antonio Scalzone, il primo cittadino del luogo teatro dell'aggressione, Castelvolturno. Il sindaco del centro litoraneo ha fatto sapere di aver appreso della raccapricciante notizia dai mezzi d'informazione, e di essere rimasto particolarmente disgustato dal comportamento dei giovani di Sant'Antimo. E che, addirittura, se fosse possibile, chiederà al tribunale di poter costituire il proprio ente parte civile qualora si dovesse celebrare il processo. «Un atto vile da condannare senza alcun sé né ma, ha sottolineato il sindaco Scalzone». Più volte accusato da parte dei suoi oppositori politici e da alcuni dei volontari che a Castelvolturno si occupano dei problemi degli immigrati, di avere comportamenti razzisti, il gesto del sindaco di Castelvolturno potrà probabilmente servire a distendere gli animi troppo tesi nella cittadina domiziana. Intanto, sicuramente avrà fatto piacere al giovane venditore ambulante. vin. amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Litorale, parte il piano mare blu


20/06/2010
Vincenzo Ammaliato L'amministrazione provinciale di Caserta parte dalla foce dei Regi Lagni. Qui, dove quotidianamente sono sversati a mare i reflui (per lo più non depurati) di circa un milione di persone, si sono dati appuntamento ieri mattina i componenti della giunta per il primo atto ufficiale dell'amministrazione. E alle 11 il presidente Domenico Zinzi ha afferrato un utensile per deporre la simbolica ”prima pietra” del progetto che prevede l'istallazione alla foce del canale borbonico di un'imponente griglia metallica. La griglia avrà il compito di non far arrivare a mare (e quindi sull'arenile) i rifiuti solidi trasportati dai Regi Lagni. Ma la gente di Castelvolturno e tutti i bagnanti del litorale domizio quanto tempo dovranno attendere per non trovare più sulle spiagge della zona vecchi elettrodomestici, copertoni d'auto, balle di indumenti e, soprattutto, le carcasse degli animali di allevamenti buttati nel canale da alcune aziende zootecniche? Il presidente Zinzi garantisce che i lavori inizieranno la prossima settimana, e termineranno in tre mesi. Da fine settembre, quindi, l'impianto dovrebbe essere pronto a tutti gli effetti. Resta da definire nei prossimi giorni l'ente a cui spetterà l'onere dello smaltimento dei rifiuti raccolti, che saranno per lo più di natura tossica e pericolosa. Anche in questo caso Domenico Zinzi ha rassicurato che la provincia farà la propria parte, garantendo il periodico smaltimento. A fare gli onori di casa sulla spiaggia di Castelvolturno c'era il primo cittadino del posto, Antonio Scalzone, visibilmente soddisfatto dell'interessamento provinciale alla questione dell'inquinamento della costa. «Con la speranza, ha sottolineato Scalzone durante la cerimonia, che l'interessamento della provincia ai problemi del litorale non si esaurisca con la realizzazione di questo impianto». Il presidente Zinzi da parte sua ha tenuto a precisare che sarà allestito un ”tavolo permanente” in provincia che si occuperà esclusivamente della risorsa mare. «La griglia - ha sottolineato Zinzi - è solo un punto di partenza. A breve, poi, partiranno anche i lavori per la realizzazione della condotta sottomarina alla foce dei Regi Lagni. Perché il litorale domizio deve tornare ad avere un mare balneabile lungo tutto il suo percorso». L'evento è terminato con un brindisi di tutti i partecipanti sulla riva della spiaggia che nel corso degli anni si è trasformata nel cimitero della società contemporanea. Con l'augurio che possa tornare ad essere una semplice spiaggia. © RIPRODUZIONE RISERVATA


L’assessore alla Domiziana «Toglieremo la bandiera nera»
Esordio a Castelvolturno per Rosa De Maio, assessore della giunta Zinzi con delega proprio al Litorale Domizio. Come mai una delega ad un territorio specifico della provincia di Caserta? «Perché il litorale domizio necessita più di ogni altra zona di essere recuperato sotto l'aspetto sociale ed economico. E una volta riuscita la delicata missione, che passa inevitabilmente per la bonifica del mare, la costa casertana siamo certi, sarà in grado di trainare la restante parte dell'intera provincia». Posizionare una griglia metallica alla foce dei Regi Lagni, però, non serve a migliorare la qualità delle acque, che sono fra le peggiori d'Italia? «Assolutamente no. Ma è un primo atto di un percorso lungo e laborioso, che passa attraverso la realizzazione delle condotte sottomarine e l'adeguamento dei depuratori del Ps3 e quelli comunali». A breve, quindi, sventolerà la ”Bandiera Blu” anche sulle spiagge casertane? «Nel breve periodo contiamo di cancellare quella nera, che peraltro riguarda solo il versante sud della costa. Nel medio periodo, poi, ci auguriamo tutti che si possa tornare ad avere una qualità delle acque limpida e balneabile lungo l'intero litorale. Su questo l'amministrazione provinciale ha puntato e punterà gran parte delle proprie risorse». vinc. amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA


L’ambientalista Gatto (Wwf) «Ma bisogna ripulire gli scarichi» Quando la natura resiste nonostante la pesante mano dell'uomo faccia di tutto per annientarla. Un esempio del genere è offerto proprio dalla foce dei Regi Lagni, dove, l'altissimo livello d'inquinamento non scoraggia la presenza di numerose specie di vegetali e di animali molto apprezzabili da un punto di vista naturalistico: ne parla Alessandro Gatto dirigente regionale del Wwf. Il posizionamento dell'impianto di grigliatura può servire al recupero dell'area? «Da solo può fare ben poco. Così come anche la realizzazione delle condotte sottomarine. Se questi progetti non sono accompagnati da un'attenta depurazione delle acque sarà di sicuro un fallimento e la condanna per l'intera zona». Non si può prescindere, quindi, dalla ristrutturazione e adeguamento dei depuratori? «Assolutamente no. E peraltro, sarebbe anche vietato dalla legge sversare a mare con le condotte reflui non depurati». Se le istituzioni riuscissero a bonificare la foce dei Regi Lagni e il mare che bagna la costa, che tipo di beneficio otterrebbe la biodiversità della zona? «Nonostante il forte carico inquinante, sulla foce dei Regi Lagni lo scorso anno sono stati censiti circa 184 specie diverse d'uccelli. Se in zona iniziasse un progetto virtuoso delle depurazione delle acque, l'area diventerebbe in breve un vero e proprio paradiso terreste».

lunedì 14 giugno 2010

Un chilo di ovuli nello stomaco, immigrata in coma


14/06/2010
La giovane aveva ingerito cocaina. Operata, adesso rischia la vita per poche centinaia d'euro
Vincenzo Ammaliato Erano in centinaia. Tutti per strada, lungo la Domiziana, con le loro bandiere variopinte nei pressi dei numerosi call center gestiti dagli immigrati che per l’occasione hanno portato all’esterno dei locali i televisori. Tutti a tifare per il Ghana, impegnato contro la Serbia. Al gol di Gyan è stata l’apoteosi. Ma non solo per i ghanesi. Anche nigeriani, liberiani, senegalesi, ivoriani, in pratica, tutti gli afrodomiziani hanno iniziato ad abbracciarsi e gioire, tutti uniti dall’amore per il proprio continente. Lei, però, una ragazza straniera di colore di cui non si conosce neppure il nome, non ha potuto prendere parte al momento di festa collettivo. Nello stesso momento della festa, innescata dalla vittoria calcistica al mondiale Sudafricano, si trovava su un lettino della sala rianimazione della clinica Pineta Grande a lottare fra la vita e la morte. Poche ore prima, alle 11, uno sconosciuto, poi scappato, l’aveva accompagnata in stato di semincoscenza al pronto soccorso. E lei, poco prima di svenire, era riuscita a spiegare ai sanitari che aveva forti dolori all’addome. Durante la Tac, poi, il quadro clinico è precipitato e si è reso necessario l’intervento dei rianimatori che l’hanno intubata. Subito dopo, la corsa in sala operatoria per un delicatissimo intervento chirurgico durato un’ora e mezzo. I medici le hanno praticato un’incisione sulla pancia e hanno asportato dallo stomaco circa undici ovuli incellofanati contenenti sostanza, poi rilevatasi essere cocaina. Altri due ovuli, invece, a causa di un’eccessiva produzione di succhi gastrici, si erano rotti all’interno dello stomaco. Ed è stata sicuramente questa la causa dei malori. I medici hanno diagnosticato una overdose. Della donna non si conoscono nome, età e nazionalità. Ma il suo lavoro è più che certo. Si tratta di una delle tante immigrate che fanno la spola fra il continente africano e il litorale domizio per trasportare sostanze stupefacenti. Non utilizzando, però, il sottofondo dei trolley. Troppo pericoloso: al fiuto dei cani delle unità cinofile della guardia di finanza agli aeroporti non sfuggirebbe la presenza del carico illegale. Per evitare questo, e quindi arresti e sequestri, le organizzazioni nigeriane dedite al traffico e spaccio di droga che operano a Castelvolturno preferiscono utilizzare giovani uomini e giovani donne che ingoiano la sostanza stupefacente. Una volta giunti in Italia, poi, un abbondante pasto a base di semolino favorisce l’ espulsione degli ovuli e così può iniziare la commercializzazione della droga per i clienti italiani. Diventare un «ingoiatore di ovuli» non è certo semplice. Bisogna essere in perfetto stato di salute e riuscire a resistere almeno quattro giorni senza mangiare assolutamente niente (due giorni prima dell’ingerimento degli ovuli e i due giorni necessari al viaggio e al momento dell’espulsione). Ogni corriere riesce a trasportare nel proprio stomaco circa un chilo di droga. Quindi a ogni cellula criminale servono molti corrieri per il proprio business. E il compenso per il viaggio non supera le poche centinaia di euro, che vengono pagate soltanto al rientro in Africa. Strano destino per la giovane paziente ricoverata alla clinica Pineta Grande in stato di coma vigile, che nel proprio stomaco trasportava circa un chilo e trecento grammi di cocaina. Rischia di morire per poche decine d’euro che peraltro non aveva ancora incassato. Peraltro, la donna è stata utilizzata da un organizzazione criminale con poca esperienza e particolarmente sprovveduta. Secondo i medici che l’hanno operata, infatti, gli ovuli che aveva ingerito erano stati realizzati non da mano esperta (come riscontrato in altri casi). Ma si trattava di contenitori sfilacciati e legati in maniera approssimativa con del nastro adesivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 13 giugno 2010

Bishop in trono, ma la colletta è per "il Lord"


13/06/2010
Gli anatemi Dall’altare i ministri del culto si scagliano contro spaccio di droga e prostituzione

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Sono tre le Chiese cattoliche del litorale domizio, dove i credenti del luogo possono recarsi per praticare il proprio culto: quella del centro storico, quella di Pinetamare e quella definita «ad personam», dedicata agli immigrati arrivati in zona da tutti e quattro gli angoli del pianeta, gestita dai missionari comboniani all'interno del centro d'accoglienza Fernandes. Ma percorrendo l'intera via Domiziana, da Pescopagano al Lago Patria, è facile vedere immobili con insegne riportanti in lingua inglese roboanti messaggi di fede: «Christ the rock of my salvation» (Gesù Cristo la roccia della mia salvezza), «Fire word» (parole di fuoco) e tante altre simili. Si tratta delle Chiese cristiane di rito pentecostale sorte a decine in zona negli ultimi anni, e che rappresentano oltre ad un luogo di culto, anche il punto di riferimento e di aggregazione per le numerose etnie d'immigrati centroafricani e soprattutto del cospicuo gruppo di nigeriani di Castelvolturno. Nel centro litoraneo se ne contano almeno trenta (il numero non è certo perché molte Chiese africane sorgono e chiudono i battenti nel giro di pochi mesi). Solitamente sono allestite in ex locali commerciali. Oppure all'interno dei classici villini a due piani dei quartieri ghetto della Domiziana. Ma ci sono alcune case del «Signore di Benin City» che hanno a disposizione spazi confortevoli e molto ampi; capaci di ospitare in alcuni casi anche oltre cinquecento fedeli. Una di queste si trova all'interno di un capannone industriale di recente costruzione, e la gente del posto sostiene che i loro fondatori paghino un fitto di duemilaecinquecento euro al mese. La convivenza di diverse religioni a Castelvolturno non ha mai rappresentato motivo di problemi, né di alcuna frizione fra gli stranieri e i castellani. Ogni credente sul litorale, in pratica, ha il luogo di culto dove potersi recare per incrociare le mani e pregare il proprio Dio. Nelle Chiese pentecostali la messa è celebrata in lingua inglese. Ovviamente qui il wodoo è bandito. Ma la tradizione africana impone comunque dei rituali religiosi diversi da quelli di cultura europea. Quindi, fra una preghiera collettiva propiziatoria e un lunghissimo sermone del pastore, un po' in tutte le Chiese pentecostali di Destra Volturno, d'Ischitella, Bagnara, del Villaggio Agricolo è d'uso durante la celebrazione praticare esorcismi e guarigioni di massa e far ingurgitare mezza bottiglia d'olio d'oliva a tutti quei fedeli che sostengono di essere vittima di riti animisti ed esoterici. Il verbo «del Lord» (del signore) è annunciato solitamente tre volte la settimana. Ma è la messa domenicale quella che attrae più fedeli. Si recano in Chiesa in abiti tradizionali e il pastore, che si fa chiamare «bishop» (vescovo), li riceve seduto su un trono adornato di fiammelle all'olio e guardato a vista da leoni di marmo. Le Chiese pentecostali, garantiscono i loro fondatori, sono sostenute interamente dalle offerte dei fedeli. Quindi, più fedeli vuol dire più soldi. E i vari pastori per attirare il più alto numero di anime durante la settimana percorrono in lungo l'intera via Domiziana in una sorta di «porta a porta del messaggio di Dio». Sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga, ammoniscono i bishop dall'altare, sono peccati mortali. Ma al momento della questua nessuno ovviamente indaga sulla provenienza dei soldi che rappresentano l'offerta dei fedeli. La salvezza dell'anima, sostengono i vescovi pentecostali sulla Domiziana, passa attraverso la parola del «Lord». Quella delle loro chiese, dalle attività dei fedeli. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sequestrata azienda ortofrutticola abusiva

13/06/2010
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Nelle aziende d’allevamento della Domiziana, così come raccontato dalle cronache degli ultimi mesi, oltre alle bufale si può trovare davvero un po’ di tutto. L’ultima scoperta in ordine di tempo effettuata questa volta dai carabinieri della locale stazione, è quella di un’azienda specializzata nella produzione di frutta candita completamente abusiva. Non esisteva per il fisco, né per il municipio. Ma il fatto più grave riscontrato dai militari dell’Arma è lo stato di conservazione della frutta che lavorava. All’interno di un cortile, fra un gregge di pecore e diverse tonnellate di escrementi vari, c’erano conservati (ovviamente in pessimo stato) ben sessantanove fusti di frutta, ognuno del peso di circa duecentoventi chili, pronti per essere venduti e adornare quelli che solo all’apparenza sarebbero sembrate delle gustosissime torte. Nei fusti sono stati trovati meloni, arance, limoni, pesche, pere e zucche. Erano tutti in salamoia e circondati da vari tipi d’insetti. I carabinieri della locale stazione hanno immediatamente fatto arrivare sul posto il nucleo dei Nas (antisofisticazioni) e il personale competente dell’Asl. Dopo accurati controlli, peraltro, l’acqua del pozzo utilizzata nel processo produttivo è risultata anche non potabile. L’azienda abusiva è stata sequestrata e il titolare, sopraggiunto dopo il blitz delle forze dell’ordine, ha subito una denuncia per la violazione di numerosi reati legati alla produzione d’alimenti. Potrebbe adesso subire una pena amministrativa molto salata e due anni di reclusione. E un po’ come un gioco del destino, lui, residente a Napoli, classe ’36, risponde al nome di Giuseppe Mele. Mentre la sua azienda fantasma si trovava in via Macedonia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

A Castelvolturno un giorno da sindaco-ombra

11/06/2010

Negli stati uniti è una vera e propria moda. Nel Paese a «stelle e strisce» sono sempre più numerosi i personaggi dello spettacolo e del mondo politico che mettono solitamente all’asta nei siti internet specializzati il proprio tempo. In pratica, vendono a suon di dollari, ai propri fan e simpatizzanti la possibilità di trascorrere con loro un’intera giornata. A Castelvolturno, invece, passare una giornata di lavoro in compagnia del sindaco del posto, Antonio Scalzone, è gratis. Si chiama Francesco Capoluogo il primo cittadino che ha potuto godere di questo particolare servizio e che ieri mattina dalle 9 e fino al tramonto è stato l’ombra del sindaco del suo paese. «Chiunque avesse lo stesso desiderio - ha fatto sapere Scalzone - potrà presentare la relativa richiesta alla segreteria comunale. E una volta la settimana sarò a disposizione dei miei concittadini». L’originale iniziativa - ha fatto sapere Scalzone - è improntata alla completa trasparenza degli atti amministrativi. E se l’idea di trascorrere un’intera giornata col sindaco Scalzone venisse a qualcuno dei suoi oppositori politici? Vincenzo ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 10 giugno 2010

«Basta con gli scarichi killer» pronti i tappi per i Regi Lagni



11/06/2010

Vincenzo Ammaliato Seicentosessanta tappi. Non simbolici, ma veri e propri tappi da posizionare uno per ogni scarico abusivo che sversa nel canale dei Regi Lagni. A chiederli sono gli amministratori del Comune di Castelvolturno, che durante un convegno tenuto ieri nella cittadina litoranea per discutere della precaria salute delle acque che bagnano la costa casertana, hanno mostrato tutta la loro rabbia nei confronti di coloro che contribuiscono all’inquinamento del mare domiziano. A censire gli scarichi abusivi che sversano nel canale borbonico era stata, lo scorso febbraio, l’Arpac al termine di un’accurata indagine. I seicentosessanta punti censiti sono indicati in una specifica cartina geografica degli orrori visitabile sul sito internet www.regilagni.it. «Dopo l’iniziativa del censimento, però - sottolinea con rammarico durante i lavori del convegno l’assessore alla risorsa mare del Comune di Castelvolturno, nonché presidente regionale dell’Assobalneari, Antonio Cecoro - non è seguita alcuna azione volta a reprimere gli scarichi abusivi». Quotidianamente, infatti, continua lo sversamento di reflui non autorizzati lungo i Regi Lagni, ovvero con collegamenti abusivi (e non come prevede la legge collettati in uno dei cinque depuratori presenti lungo il percorso dell’alveo). Sempre secondo il dossier dell’Arpac, soltanto il dieci per cento dei cittadini della provincia di Caserta godrebbe di impianti di depurazione regolari. Quindi non è esclusivamente il cattivo funzionamento dei depuratori il responsabile della maglia nera assegnata di anno in anno al mare casertano. Anzi. Secondo gli ambientalisti sono gli scarichi abusivi il principale fattore dell’inquinamento marino e che determina l’interdizione al tuffo. Nel Comune di Castelvolturno sono ventidue gli scarichi abusivi individuati dall’Arpac. «Per questi - fa sapere Cecoro - lunedì mattina partiranno le ordinanze sindacali per l’ostruzione. E qualora i proprietari non adempiessero al loro obbligo, lo farà direttamente in municipio, che successivamente agirà in danno». Ma l’amministrazione litoranea, nel cui territorio da anni ricadono i reflui di circa un milione di persone che vive nella zona dove passa il canale dei Regi Lagni, non può agire con la stessa tecnica nei confronti di soggetti che sversano abusivamente in altri Comuni. «Per loro - conclude Cecoro - partiranno degli "inviti" formali a mettersi in regola. Qualora non lo faranno, valuteremo col nostro ufficio legale le azioni da intraprendere. E se è il caso, anche nei confronti dei municipi inadempienti». Intanto, la temperatura anche sulla costa casertana ha raggiunto i valori estivi. E i tempi per la lotta all’inquinamento e la bonifica del mare si stringono sempre di più. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le accuse al sindaco Scalzone «Nessun documento congiunto»

10/06/2010
il consiglio torna a dividersi
Vincenzo Ammaliato
Chi sperava in un cambiamento di rotta nella vita politica locale dopo l'ultimo consiglio comunale, quello convocato in forma speciale su richiesta della minoranza per discutere delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che chiamavano in causa il sindaco Scalzone, è rimasto deluso: maggioranza e opposizione non concertano sul documento da inviare alla prefettura e lo scontro politico ricomincia in tutto il suo fragore dopo la tregua durata meno di venti giorni. Il documento congiunto fu proposto durante i lavori dell'assise dal capogruppo della minoranza, Ferdinando Letizia. E fu subito accolto favorevolmente dal primo cittadino, Antonio Scalzone. Ma il leader di Liberamente ha fatto sapere che il suo gruppo non è stato coinvolto nella stesura del documento. «Peraltro - sostiene Letizia - il testo non presenta alcun carattere politico, così come avevamo auspicato. Il documento - ha sottolineato l'ex assessore al demanio - è semplicemente un attestato di stima e di affetto degli uomini di Scalzone nei confronti del loro leader». I consiglieri di minoranza avrebbero atteso un documento che prevedeva la richiesta di un'audizione in prefettura da parte del primo cittadino. «Per chiarire in maniera inequivocabile la sua posizione - sottolinea Letizia - In modo da poter avere garanzia che l'amministrazione avrebbe potuto continuare la propria attività senza l'incubo dello scioglimento». Intanto, questa sera è prevista una riunione del gruppo consiliare di minoranza per decidere collegialmente le eventuali azioni da intraprendere. Un «no» secco alla firma del documento è arrivato anche dal capogruppo del partito democratico, Alfonso Caprio. «Il gruppo di Scalzone - ha detto Caprio - ha perso un'importante occasione per armonizzare il delicato momento, presentando un documento dai toni familiari e non certo politici. A questo punto non ci resta che chiedere un'interrogazione parlamentare sulla materia in oggetto». La stessa strada con la forma dell'interpellanza nel corso del prossimo «question time» alla camera la percorrerà, invece, l'Idv di Castelvolturno. «Abbiamo atteso fiduciosi un documento comune - ha detto il dirigente locale dell'Italia dei Valori, Tommaso Morlando - ma a quanto pare non arriverà più. Pertanto prenderemo l'iniziativa attivando i parlamentari del nostro partito». Quindi, mentre la maggioranaza fa quadrato attorno al proprio leader, l'opposizione inizia ad affilare i coltelli per quello che si preannuncia come un duro scontro. Ed è stato proprio Alfonso Caprio a dettare il corso dell'imminente strategia della minoranza. «Castelvolturno - ha detto il capogruppo del Pd - ha necessità di sapere se il collaboratore di giustizia che chiama in causa il sindaco ha detto la verità, oppure se mente. Abbiamo tutti bisogno di sapere nel più breve tempo possibile se è vero che il nostro sindaco abbia incontrato o meno personaggi legati al clan dei casalesi per dicutere di appalti pubblici. E non attenderemo con le mani in mano i comodi della maggioranza». Da parte sua il sindaco del Pdl, Scalzone, non è da meno nella ripresa delle ostalità fra maggioranza e minoranza e dice testualmente di infischiarsene del fatto che il gruppo dell'opposizione non voglia firmare il documento. «Qui a Castelvolturno - sostiene il primo cittadino - ci conosciamo tutti e tutti sanno della mia condotta morale e se ho mai frequentato o meno camorristi. Se si insiste sul fatto che non abbia chiarito la mia posizione in merito alle dichiarazioni di un collaboratore di giutizia, è solo per attaccarmi politicamente. Durante il periodo indicato dal pentito - ha aggiunto il sindaco - secondo il quale io avrei incontrato esponenti del clan dei casalesi, con me in amministrazione comunale c'erano due degli otto consiglieri che oggi mi vogliono mettere sul banco degli accusati. Io non ci sto, e continuo per la mia strada». Quella che sta per arrivare sul litorale domizio, si preannuncia come un'estate rovente.
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martedì 8 giugno 2010

Servizio 118, dimezzati i medici sulle ambulanze


08/06/2010

Vincenzo Ammaliato
Dovrebbero essere almeno in sei per garantire il servizio come si dice in gergo «h 24» (per l'intero arco della giornata, sette giorni su sette). Ma da inizio anno si è praticamente dimezzata la pattuglia dei medici in servizio alla postazione del 118 di Mondragone. Tre di loro, infatti, risultano essere assenti giustificati (stanno godendo dei permessi per malattia). Con la conseguenza inevitabile che dallo scorso mese di gennaio almeno per la metà delle prestazioni d'urgenza, l'ambulanza è costretta ad uscire dalla sede della via Domiziana soltanto con l'autista e l'infermiere, e senza personale medico a bordo. È vero e proprio «Sos 118», quindi per il litorale domizio, zona ad alto tasso di prestazioni d'urgenza, che adesso si trova anche col servizio ambulanze carente. Un solo dato serve per comprendere la portata del problema: la postazione di Mondragone è impegnata mediamente durante un mese in circa centocinquanta interventi; numero che raddoppia durante il periodo della stagione calda. E l'estate è praticamente alle porte. Quindi cosa fare per tornare nella normalità (che di per sé è già una situazione al limite)? Trasferimento di personale dalle postazioni limitrofe è praticamente impossibile, in quanto, fanno sapere dalla sede centrale di Caserta del 118, il personale disponibile negli altri 118 riesce a coprire a stento i turni di sei ore (con la speranza che nessuna altro medico si ammali o chieda permessi speciali). Fondi per l'impegno di nuovo personale è praticamente inutile sperare possano arrivare. «Non resta altro che confidare nella buona sorte, sottolinea con sconforto il dirigente del 118 di Caserta Roberto Mannella. La preoccupante situazione della postazione di Mondragone, aggiunge il responsabile, è stata più volte fatta presente ai dirigenti dell'Asl. Ma fino ad oggi non è stato adottato alcun provvedimento per risolvere il grave problema». Intanto, proprio la sorte sembra aver abbandonato l'ambulanza del 118 di Mondragone. Il personale quando è costretto ad uscire per un'emergenza senza medico, come da protocollo, può limitarsi soltanto ad accompagnare il paziente al più vicino pronto soccorso (come potrebbe fare un qualsiasi parente o semplice passante). È assolutamente vietato agli infermieri prestare le prime cure, che peraltro spesso si rilevano indispensabili per salvare la vita all'ammalato. E infatti, stanno arrivando anche le prime denuncie all'Asl per interruzione di servizio. Il mese scorso, durante la corsa in ospedale per accompagnare un uomo di Mondragone colto da infarto, il paziente spirò prima di arrivare al pronto soccorso. I suoi familiari hanno denunciato l'Asl convinti che il loro parente si sarebbe potuto salvare se a bordo dell'ambulanza ci fosse stato un medico. La stessa cosa pere abbiano fatto la scorsa settimana i genitori di una bimba colta da crisi compulsive che speravano nel pronto intervento del medico del 118 che, però, non è mai arrivato a casa loro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 6 giugno 2010

l'antica Liternum per il rilancio del litorale



06/06/2010
il parco è da ieri visitabile dopo anni di degrado e abbandono
Sono in tanti a conoscere la storia dell’eroico generale romano, Scipione l’Africano (famoso soprattutto per aver sconfitto Annibale nella battaglia di Zama). Pochi, però, anche sul litorale domizio, quelli che sono a conoscenza del fatto che gli ultimi anni della sua vita li trascorse proprio nella colonia romana di Liternum, da lui stesso fondata e che sorgeva sulla sponda sinistra del Lago di Patria. Qui, poi, secondo la leggenda, ci sarebbe addirittura la sua tomba. Ma fino a qualche mese fa l’antico insediamento romano era completamente in balia del degrado, dell’incuria e purtroppo anche dei tombaroli. Da ieri, invece, chiunque può visitare l’area che è stata ristrutturata e affidata alla Proloco Domitia diretta da Luigi De Martino. Il parco (al cui interno c’è anche una zona di grosso interesse naturalistico per la presenza e il transito di grossi uccelli migratori) misura circa ottantacinquemila metri quadri. Qui si possono ammirare i resti dell’agorà, una parte di basolato dell’antica via Domitiana, ma anche i resti di strutture termali, di tempi e di abitazioni dell’epoca con i loro mosaici e basso rilievi. Altre aree di grosso interesse storico, poi, non possono ancora essere visitate in quanto ci sono in corso degli scavi da parte degli archeologi incaricati dalla sovrintendenza. Qui, con molta probabilità, è stato scoperto un arco criptico, un luogo in pratica dove venivano eseguite le celebrazioni funerarie. Nell’area, infatti, sono stati trovati numerosi resti d’ossa che sono oggetto proprio in questi giorni di analisi da parte degli esperti. L’ingresso al sito è completamente gratuito, previa prenotazione alla proloco domitia, che può essere fatta anche direttamente dal sito internet dell’ente di promozione turistica: www.prolocodomitia.ue. «L’inaugurazione degli scavi di Liternum - ha sottolineato Martino, presidente della Proloco - è un evento di particolare importanza per tutta la costa domiziana, che da oggi potrà offrire ai propri turisti anche un sito di rilevanza storica come ce ne sono pochi in tutta Italia». A breve, la proloco prevede di stipulare convenzioni oltre che con gli istituti scolastici, anche con le strutture alberghiere del litorale, affinché inseriscano nelle offerte ai propri clienti anche la visita agli scavi di Lieternum. L’antico insediamento romano, sorto intorno al primo secolo dopo Cristo ha conosciuto alterni momenti di splendore e di decadenza; fino a quando nel quinto secolo fu completamente distrutto dai visigoti. I suoi resti, si augurano adesso gli eredi del politico e generale Publio Cornelio Scipione, si spera possano servire per un nuovo rilancio dell’intera zona. en.am. © RIPRODUZIONE RISERVATA


06/06/2010
Lo scempio
Costruzioni abusive con vista sulla tomba di Scipione l’africano

Così come a Roma ci sono case che danno direttamente sul colosseo, allo stesso modo al Lago Patria ci sono ville a ridosso degli scavi di liternum. Con la sola differenza che gli immobili che hanno la vista sul luogo dove ci sarebbe la tomba di Scipione l’africano sono stati costruiti direttamente all’interno del parco archeologico e (ovviamente) abusivamente. Si tratta di tre immobili (due completati ed abitati ed uno terzo grezzo) per i quali garantiscono gli amministratori locali sono stati già emesse le ordinanze di abbattimento. Intanto le costruzioni abusive sono lì a rappresentare il sacco ambientale perpetuato negli ultimi decenni lungo il litorale domizio: una situazione assurda che non accenna ad avere fine.

Malore in mare dopo colazione lo salva il cognato


06/06/2010

Enzo Ammaliato
Per il 31 luglio è fissata la data del suo matrimonio. Ma solo grazie al tempestivo e intelligente intervento del futuro cognato potrà coronare il suo sogno. Si chiama Gabriele Braccio, è di Marcianise e ha ventuno anni. Ieri mattina si era recato con la sua fidanzata e il fratello di lei sul litorale domizio a Pescopagano per effettuare una sorta di servizio fotografico prematrimoniale. Ma prima di iniziare gli scatti, i tre giovani di Marcianise si sono concessi una ricca colazione in un bar del posto. Il futuro sposo, però, ha decisamente esagerato, mangiando ben tre cornetti e bevendo due cappuccini. E subito dopo ha deciso, massima imprudenza, di fare un tuffo in mare. A contatto con l’acqua la congestione è stata praticamente immediata. Il ventunenne è rimasto come paralizzato, ed è stato sospinto dalla forte corrente al largo. La prima a rendersi conto del dramma che si stava consumando è stata la fidanzata che ha lanciato l’allarme. Subito dopo si è gettato in mare il fratello, Vincenzo Iovine, finanziere (a sinistra nella foto), per il salvataggio. Quando ha raggiunto il futuro cognato, il ragazzo non respirava più. Ha provato a praticargli una respirazione bocca-bocca. E questo ha permesso all’imprudente futuro sposo di espellere dai polmoni parte dell’acqua che aveva ingerito. Ma era ancora privo di sensi. Steso, poi, sulla riva, il finanziere gli ha praticato anche dei massaggi toracici. A questo punto, il ventunenne ha ripreso a respirare. Pochi minuti ed è arrivata un’ambulanza del 118. Ma ai medici dell’unità d’emergenza non è rimasto altro che congratularsi con Il finanziere di Marcianise per il salvataggio e le cure prestate a colui che senza il suo intervento sarebbe sicuramente annegato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 4 giugno 2010

Una giornata di sport con impianti chiusi

4/06/2010
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Tutto pronto nella cittadina domiziana per la settima Giornata dello sport; le scolaresche hanno preparato da tempo l'evento. E gli sportivi del luogo hanno già pronto il completino e le scarpette che indosseranno domenica mattina. Eppure, qualcosa che stona e che durante la giornata farà sentire la propria influenza in maniera prorompente c'è: gli unici due impianti sportivi comunali non sono disponibili. Il palasport, infatti, è inutilizzabile da quasi un anno. Da un mese il campo di calcio ha seguito la stesa sorte. Stando al burocratichese, le due strutture non possono essere utilizzate perché sono «inagibili». Mancano, infatti, determinati requisiti tecnici, o meglio, la vidimazione da parte degli enti preposti (vigili del fuoco e simili) del rispetto delle norme di sicurezza. In effetti, in materia di sicurezza, proprio in strutture che ospitano giovani e sportivi, non si può derogare. Ma anche il diritto allo sport per un'intera cittadina non può essere messo in discussione dai tempi lunghi della burocrazia. In ogni caso, l'amministrazione comunale da poco insediata garantisce che sta facendo il possibile per accelerare le pratiche per restituire gli impianti alla cittadina in tempi stretti. Il neoassessore allo sport, Enrico Sorrentino, è certo che entro il mese di settembre (il prossimo settembre) sia il palasport, sia il campo di calcio potranno essere nuovamente riutilizzati. Al momento, nel campo di calcio è possibile utilizzare soltanto il terreno di gioco. L'ordinanza di inagibilità riguarda, infatti, gli spalti. E qui domenica mattina a partire dalle 10 sono previste esibizioni di tiro con l'arco, calcio e taekwondo. Sul prato verde dovrebbero esibirsi anche i cestisti del basket, perché il palasport è invece, completamente inutilizzabile. E siccome Castelvolturno è pur sempre una cittadina litoranea, durante la giornata dello sport non potevano mancare anche esibizioni di beach volley e beach soccer, che si svolgeranno sulla spiaggia di Pinetamare. Il motto dell'evento è: «Sport, il migliore allenamento per la vita», peccato che a Castelvolturno le poche strutture dove è possibile praticarlo, sono attualmente chiuse. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Ci vollero quasi venti anni di lavori per completare il palasport di Castelvolturno. Nei primi anni ’90, poi, fu affidato al presidente Peppino Sansone dell’associazione Aphrodite, che in quella struttura riuscì a far arrivare la squadra femminile di pallacanestro fino alle serie A2. Nel 1998, però, il palazzetto venne chiuso per dei piccoli lavori di ristrutturazione. I commissari prefettizi che gestivano il municipio, all’epoca, garantirono al presidente Sansone che in poche settimane gli avrebbero restituito il palasport. La struttura riaprì dopo otto anni. L’Aphrrodite riprese nel 2007 i corsi di basket e minibasket, ma i cento atleti impegnati hanno dovuto nuovamente appendere le scarpette ai chiodi lo scorso settembre, a causa di una nuova chiusura dello sfortunato palasport decisa dall’amministrazione comunale. La nuova data garantita per la sua riapertura è fissata per il prossimo settembre.

giovedì 3 giugno 2010

Segregata e ridotta in schiavitù


03/06/2010

Vincenzo Ammaliato
Il perfido e crudele cliché è sempre lo stesso e ben rodato: trafficanti d'uomini la rintracciano giovanissima ed attraente nel suo villaggio sperduto fra le lande nigeriane. La ingannano con la promessa di un buon lavoro e un posto d'onore al banchetto della ricca e prosperosa Europa. Segue il lungo e faticoso viaggio verso la terra promessa. Spesso viaggia a piedi, come per attraversare attraversando l'immenso deserto del Sahara, oppure stipata su qualche malandata jeep insieme ad altre decine di persone. Da cui segue la svilente attesa in Libia dell'arrivo di un barcone della disperazione (o, speranza, a secondo dei punti di vista) per l'attraversamento del Mediterraneo. E una volta giunta in Italia, la scoperta dell'amara verità, con l'avvio immediato ai marciapiedi, non dopo aver subito la sottrazione dei documenti ed essere stata sottoposta a riti wodoo per evitare che le venisse in mente di fuggire. Violenza su violenza in un vortice che non sembra finire mai. O quasi mai. Qualcosa, però, nel caso di una ragazza nigeriana ventiseienne, vittima di un'organizzazione criminale per lo sfruttamento della prostituzione che aveva base operativa a Castelvolturno, è andata storta. La giovane, che chiameremo ”Stella”, ha avuto il coraggio di sfidare i propri protettori e le maledizioni che le sarebbero piovute addosso rompendo il rito wodoo, ed ha denunciato alle forze dell'ordine i suoi carnefici. Per riavere i suoi documenti, hanno appurato le indagini, Stella avrebbe dovuto pagare alla sua «maman» e al marito una sorta di riscatto equivalente alla somma di trentacinquemila euro, oltre ai soldi che doveva agli stessi mese per mese per l'affitto e il vitto che gli garantivano. La procura di Napoli, finalmente, ha messo fine a tutto questo emettendo due ordini di custodia cautelare proprio nei confronti della coppia di sfruttatori. Entrambi della stessa nazionalità di Stella (Nigeriani), lui si chiama Osadebe Goastine, è stato raggiunto dall'ordine di custodia cautelare direttamente in carcere dove si trova per scontare un altro reato. Mentre la moglie è tutt'ora ricercata dalle forze dell'ordine. Per la giovane ventiseienne, invece, adesso si aprono le porte per l'agognata integrazione in Europa. Grazie alla sua collaborazione con la magistratura e le forze dell'ordine, infatti, potrà godere di uno speciale permesso di soggiorno, che le permetterà di realizzare finalmente il suo sogno. Per lei è prevista la protezione fino al completamento del processo. Dopodiché sono previsti dei delicati processi di inserimento sociale, che passano per il supporto psicologico, all'insegnamento della lingua e delle leggi italiani. Percorso che si conclude con l'offerta di un regolare posto di lavoro. E mentre per Stella si crea uno spazio nel banchetto dell'Europa, centinaia di sue connazionali continuano giorno e notte ad essere schiave delle loro maman che le obbligano a vendere sulle strade della provincia di Caserta la propria carne e la propria anima a libidinosi clienti italiani. Non bastano le multe, non bastano i posti di blocco: ogni giorno la sfida è sempre la stessa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il «non libro» La Movida vista da Boni



il popolare Pr raccoglie in un volume racconti, aneddoti e pensieri legati al mondo delle discoteche
Vincenzo Ammaliato
Hai il desiderio di trascorrere una notte sfrenata all’insegna del divertimento e del glamour, magari nel locale più esclusivo del momento e non vuoi sbagliare meta? Chiedi al re dei Pr della Campania; chiedi a colui che senza falsa modestia si autodefinisce «l’amministratore delegato del divertimento notturno»; chiedi a Maurizio Boni, oppure leggi il suo libro (o «nonlibro», come lo definisce lui stesso nella presentazione), «Ci sentiamo in questi giorni». Pubblicato meno di due settimane fa dalla Boopen editori e presentato con successo all’ultimo salone del libro di Torino. Nelle sue centoventi pagine il re si mette praticamente a nudo. E lo fa raccontando migliaia di aneddoti, tutti i suoi successi, ma anche i fallimenti. L’autore descrive il suo «nonlibro» come una sorta di «manuale dell’essere umano», da imparare accuratamente e non replicare assolutamente. La figura di Maurizio Boni, onnipresente col suo golfino annodato alle spalle, alle porte delle discoteche più mondane della Campania negli ultimi tre decenni, aiuta a ripercorrere un intero tratto di vita di almeno due generazioni di giovani. E il tratto è quello del divertimento e dello svago. Chi non ha incassato almeno una vota il classico «due di picche» all’ingresso di una discoteca. Ma se è stato proprio lui a non farci entrare nel locale, sicuramente lo avrà fatto con un sorriso e con un’originale battuta di spirito. Due dei tre marchi di fabbrica del re dei Pr. L’ultimo è rappresentato dalle rime che Boni riesce sempre a trovare per tutti e in ogni occasione. Peraltro, nel libro ci sono decine di pensieri liberi dell’autore. Alcuni sono esilaranti, altri malinconici. «Ci sentiamo in questi giorni» è una sorta di lettera che il Peter Pan della movida napoletana scrive al padre. Per raccontare a colui che ormai lo guarda dal cielo che tipo di lavoro ha fatto, che sta ancora facendo e cosa ha combinato nei suoi primi cinquanta anni di vita. E quando si tirano i bilanci, ci si pongono anche degli obiettivi. Ma pochi sono quelli che credono al fatto che Boni possa, ad esempio, iniziare a chiedersi «cosa fare da grande». L’emozione che avvolge chi legge il libro, però, fa capire che il re del divertimento qualcosa abbia iniziato a chiedersi da un po’ di tempo, vale a dire da quando si è trasferito dal centro di Napoli in una palafitta in un villaggio turistico di Castelvolturno. ad esempio «che cosa fare da piccolo». Per tutto il resto «ci sentiamo in questi giorni». Da non perdere l’appuntamento di martedì prossimo, ore 21, per la presentazione ufficiale del libro al Circolo Rari Nantes di Napoli. La parte conclusiva del libro, invece, come per ogni fatica editoriale che si rispetti, è dedicata ai ringraziamenti. E quelli di Maurizio Boni, come dal manuale del buon Pr, non potevano non prendere meno di cinque pagine. © RIPRODUZIONE RISERVATA

In principio i pr sviluppavano il proprio lavoro nei bar delle piazze centrali e attraverso i contatti telefonici. Oggi sono la rete internet e il social network gli strumenti principali degli addetti alle pubbliche relazioni delle discoteche. Anche l’idea di «Ci sentiamo in questi giorni» è venuta dai contatti della pagina Facebook di Maurizio Boni.