lunedì 14 giugno 2010

Un chilo di ovuli nello stomaco, immigrata in coma


14/06/2010
La giovane aveva ingerito cocaina. Operata, adesso rischia la vita per poche centinaia d'euro
Vincenzo Ammaliato Erano in centinaia. Tutti per strada, lungo la Domiziana, con le loro bandiere variopinte nei pressi dei numerosi call center gestiti dagli immigrati che per l’occasione hanno portato all’esterno dei locali i televisori. Tutti a tifare per il Ghana, impegnato contro la Serbia. Al gol di Gyan è stata l’apoteosi. Ma non solo per i ghanesi. Anche nigeriani, liberiani, senegalesi, ivoriani, in pratica, tutti gli afrodomiziani hanno iniziato ad abbracciarsi e gioire, tutti uniti dall’amore per il proprio continente. Lei, però, una ragazza straniera di colore di cui non si conosce neppure il nome, non ha potuto prendere parte al momento di festa collettivo. Nello stesso momento della festa, innescata dalla vittoria calcistica al mondiale Sudafricano, si trovava su un lettino della sala rianimazione della clinica Pineta Grande a lottare fra la vita e la morte. Poche ore prima, alle 11, uno sconosciuto, poi scappato, l’aveva accompagnata in stato di semincoscenza al pronto soccorso. E lei, poco prima di svenire, era riuscita a spiegare ai sanitari che aveva forti dolori all’addome. Durante la Tac, poi, il quadro clinico è precipitato e si è reso necessario l’intervento dei rianimatori che l’hanno intubata. Subito dopo, la corsa in sala operatoria per un delicatissimo intervento chirurgico durato un’ora e mezzo. I medici le hanno praticato un’incisione sulla pancia e hanno asportato dallo stomaco circa undici ovuli incellofanati contenenti sostanza, poi rilevatasi essere cocaina. Altri due ovuli, invece, a causa di un’eccessiva produzione di succhi gastrici, si erano rotti all’interno dello stomaco. Ed è stata sicuramente questa la causa dei malori. I medici hanno diagnosticato una overdose. Della donna non si conoscono nome, età e nazionalità. Ma il suo lavoro è più che certo. Si tratta di una delle tante immigrate che fanno la spola fra il continente africano e il litorale domizio per trasportare sostanze stupefacenti. Non utilizzando, però, il sottofondo dei trolley. Troppo pericoloso: al fiuto dei cani delle unità cinofile della guardia di finanza agli aeroporti non sfuggirebbe la presenza del carico illegale. Per evitare questo, e quindi arresti e sequestri, le organizzazioni nigeriane dedite al traffico e spaccio di droga che operano a Castelvolturno preferiscono utilizzare giovani uomini e giovani donne che ingoiano la sostanza stupefacente. Una volta giunti in Italia, poi, un abbondante pasto a base di semolino favorisce l’ espulsione degli ovuli e così può iniziare la commercializzazione della droga per i clienti italiani. Diventare un «ingoiatore di ovuli» non è certo semplice. Bisogna essere in perfetto stato di salute e riuscire a resistere almeno quattro giorni senza mangiare assolutamente niente (due giorni prima dell’ingerimento degli ovuli e i due giorni necessari al viaggio e al momento dell’espulsione). Ogni corriere riesce a trasportare nel proprio stomaco circa un chilo di droga. Quindi a ogni cellula criminale servono molti corrieri per il proprio business. E il compenso per il viaggio non supera le poche centinaia di euro, che vengono pagate soltanto al rientro in Africa. Strano destino per la giovane paziente ricoverata alla clinica Pineta Grande in stato di coma vigile, che nel proprio stomaco trasportava circa un chilo e trecento grammi di cocaina. Rischia di morire per poche decine d’euro che peraltro non aveva ancora incassato. Peraltro, la donna è stata utilizzata da un organizzazione criminale con poca esperienza e particolarmente sprovveduta. Secondo i medici che l’hanno operata, infatti, gli ovuli che aveva ingerito erano stati realizzati non da mano esperta (come riscontrato in altri casi). Ma si trattava di contenitori sfilacciati e legati in maniera approssimativa con del nastro adesivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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