domenica 13 giugno 2010

Bishop in trono, ma la colletta è per "il Lord"


13/06/2010
Gli anatemi Dall’altare i ministri del culto si scagliano contro spaccio di droga e prostituzione

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Sono tre le Chiese cattoliche del litorale domizio, dove i credenti del luogo possono recarsi per praticare il proprio culto: quella del centro storico, quella di Pinetamare e quella definita «ad personam», dedicata agli immigrati arrivati in zona da tutti e quattro gli angoli del pianeta, gestita dai missionari comboniani all'interno del centro d'accoglienza Fernandes. Ma percorrendo l'intera via Domiziana, da Pescopagano al Lago Patria, è facile vedere immobili con insegne riportanti in lingua inglese roboanti messaggi di fede: «Christ the rock of my salvation» (Gesù Cristo la roccia della mia salvezza), «Fire word» (parole di fuoco) e tante altre simili. Si tratta delle Chiese cristiane di rito pentecostale sorte a decine in zona negli ultimi anni, e che rappresentano oltre ad un luogo di culto, anche il punto di riferimento e di aggregazione per le numerose etnie d'immigrati centroafricani e soprattutto del cospicuo gruppo di nigeriani di Castelvolturno. Nel centro litoraneo se ne contano almeno trenta (il numero non è certo perché molte Chiese africane sorgono e chiudono i battenti nel giro di pochi mesi). Solitamente sono allestite in ex locali commerciali. Oppure all'interno dei classici villini a due piani dei quartieri ghetto della Domiziana. Ma ci sono alcune case del «Signore di Benin City» che hanno a disposizione spazi confortevoli e molto ampi; capaci di ospitare in alcuni casi anche oltre cinquecento fedeli. Una di queste si trova all'interno di un capannone industriale di recente costruzione, e la gente del posto sostiene che i loro fondatori paghino un fitto di duemilaecinquecento euro al mese. La convivenza di diverse religioni a Castelvolturno non ha mai rappresentato motivo di problemi, né di alcuna frizione fra gli stranieri e i castellani. Ogni credente sul litorale, in pratica, ha il luogo di culto dove potersi recare per incrociare le mani e pregare il proprio Dio. Nelle Chiese pentecostali la messa è celebrata in lingua inglese. Ovviamente qui il wodoo è bandito. Ma la tradizione africana impone comunque dei rituali religiosi diversi da quelli di cultura europea. Quindi, fra una preghiera collettiva propiziatoria e un lunghissimo sermone del pastore, un po' in tutte le Chiese pentecostali di Destra Volturno, d'Ischitella, Bagnara, del Villaggio Agricolo è d'uso durante la celebrazione praticare esorcismi e guarigioni di massa e far ingurgitare mezza bottiglia d'olio d'oliva a tutti quei fedeli che sostengono di essere vittima di riti animisti ed esoterici. Il verbo «del Lord» (del signore) è annunciato solitamente tre volte la settimana. Ma è la messa domenicale quella che attrae più fedeli. Si recano in Chiesa in abiti tradizionali e il pastore, che si fa chiamare «bishop» (vescovo), li riceve seduto su un trono adornato di fiammelle all'olio e guardato a vista da leoni di marmo. Le Chiese pentecostali, garantiscono i loro fondatori, sono sostenute interamente dalle offerte dei fedeli. Quindi, più fedeli vuol dire più soldi. E i vari pastori per attirare il più alto numero di anime durante la settimana percorrono in lungo l'intera via Domiziana in una sorta di «porta a porta del messaggio di Dio». Sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga, ammoniscono i bishop dall'altare, sono peccati mortali. Ma al momento della questua nessuno ovviamente indaga sulla provenienza dei soldi che rappresentano l'offerta dei fedeli. La salvezza dell'anima, sostengono i vescovi pentecostali sulla Domiziana, passa attraverso la parola del «Lord». Quella delle loro chiese, dalle attività dei fedeli. © RIPRODUZIONE RISERVATA

1 commento:

Unknown ha detto...

'Na specie di vendita delle indulgenze ...
In pratica,studiano per diventare anche loro come la Chiesa cattolica ?