lunedì 31 maggio 2010

«Il coccodrillo non c’è: stop alle ricerche»


31/05/2010

Vincenzo Ammaliato
Un mese e mezzo dopo il primo avvistamento di quello che è stato unanimemente battezzato come il «coccodrillo del lago di Falciano», la gente del piccolo centro dell’ager falernum inizia a mostrare insofferenza nei confronti dell’attenzione mediatica che il caso ha suscitato e, soprattutto, in merito all’ordinanza sindacale che dai primi giorni di aprile vieta l’accesso alla riserva naturale dove si trova lo specchio d’acqua. L’ordinanza È stato lo stesso primo cittadino del Comune alla porte di Mondragone, Giulio Cesare Fava, a far sapere che la prossima settimana potrebbe essere sospesa la specifica e controversia ordinanza. Questo perché l’ultimo avvistamento del rettile risalirebbe a ben tre settimane fa. Dopo quel caso, in zona sono arrivati gli esperti da Roma del Cites (gruppo speciale della forestale) e ben tre squadre di vigili del fuoco specializzate in ricerche palustri. Ma del probabile coccodrillo neanche l’ombra: nessun avvistamento ufficiale, nessuna traccia rilevata lungo le sponde dello specchio d’acqua. I cittadini Intanto a Falciano del Massico aumenta la percentuale di chi ormai non crede più alla presenza del rettile; e quasi tutti i cittadini chiedono la riapertura dell’area. Sulle sponde del lago non ci sono attività turistiche. Ma la zona, prima dell’ordinanza sindacale, era comunque meta soprattutto nei fine settimana di numerosi visitatori, molti dei quali dopo la gita sul lago si recavano nel centro del paese per effettuare delle piccole spese. È quindi il calo degli affari commerciali registrato negli ultimi giorni alla base dell’insofferenza della gente del luogo alla spauracchio «coccodrillo». La riapertura «Chiederò ufficialmente nei prossimi giorni - ha fatto sapere il sindaco Fava - agli uomini della forestale, i risultati delle ultime ricerche. Dopodiché valuterò la possibilità di riaprire il lago ai visitatori». Quindi a breve, oltre agli amanti del relax e ai naturalisti che si recavano abitualmente al lago di Falciano speranzosi di avvistare qualche nutria e il passaggio di grossi uccelli migratori, potrebbe arrivare sulle sponde dello specchio d’acqua della riserva anche il popolo dei curiosi, con tanto di macchina fotografica al collo; tutti pronti per immortalare in uno scatto unico il grosso rettile che dimorerebbe nelle sue acque. In pratica, il coccodrillo di Falciano è pronto entrare nella leggenda. © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 29 maggio 2010

Pd, Idv e forum antirazzista «Qui non serve»


29/05/2010

Vincenzo Ammaliato L'istituzione di un centro per l'identificazione degli immigrati stranieri e per la loro espulsione dal territorio italiano in Campania, magari nel territorio del Comune di Grazzanise. Il ministro degli interni Roberto Maroni ci pensa già da tempo e pare che i tempi per la nascita del primo Cie campano siano ormai maturi. Di questo si è discusso oggi in parlamento durante il question time. E le prime reazioni da parte delle associazioni di volontariato che lavorano con gli immigrati e quelle dei parlamentari campani del partito democratico sono state tutte più che negative. «A quanto pare, ha sottolineato il deputato Americo Porfidia, durante i lavori parlamentari, il governo ha già individuato l'area esatta dove dovrebbe essere istituito il Cie campano. Evidentemente, come d'abitudine, polemizza il deputato, lo ha fatto senza coinvolgere né gli enti locali, né la cittadinanza». Subito dopo, il gruppo di deputati Campania del Pd (Stefano Graziano, Eugenio Mazzarella, Antonio Cuomo, Luigi Nicolais, Luisa Bossa, Salvatore Piccolo, Fulvio Bonavitacola, Costantino Boffa, Mario Pepe, Tino Iannuzzi e Pasquale Ciriello) ha preparato un documento congiunto col quale ha espresso tutto il proprio rammarico nei confronti della politica del questo governo in materia d'immigrazione clandestina, definita «frutto semplicemente d'ideologia». «Il governo, fanno sapere i deputati del Pd, continua a contrastare l'integrazione degli stranieri, ritenendo gli immigrati semplicemente un problema e non una risorsa». Non meno duro è stato il comunicato del forum antirazzista, nel quale si legge che «con l'idea dell'istituzione di un Cie in Campania, il governo continua la propaganda e la strumentazione del fenomeno migratorio. Così, hanno scritto i componenti del forum, si specula sul razzismo e sulle paure della gente». Appare decisamente in salita l'iniziativa del governo di aggiungere ai quattordici Cie già presenti nel resto d'Italia anche quello campano. Il ministro Maroni, però, sostegno lo potrebbe trovare proprio nel Comune Campano dove più alta è l'incidenza degli stranieri clandestini. A Castelvolturno, il primo cittadino, Antonio Scalzone, ha più volte fatto sapere che sarebbe ben disposto ad accogliere sul proprio territorio un Cie. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lidi, contro la crisi più servizi e prezzi da saldi

28/05/2010
Non potendo offrire la risorsa mare ai propri clienti da ormai un paio di decenni a causa del forte inquinamento, le strutture e i servizi sulla spiaggia sono stati potenziati sin dai primi anni 2000 da quasi tutti i lidi della costa casertana. Anche le piscine sono già state realizzate in molti strutture di mare. Agli stabilimenti balneari, quindi, per attrarre bagnanti e far dimenticare definitivamente la psicosi «mostri marin»" scoppiata la scorsa stagione, non resta quest'anno che offrire prezzi da saldo. E così sulle spiagge casertane, ma soprattutto, in quelle nel versante sud a Castelvolturno, è una gara fra i titolari dei lidi al prezzo più basso. Ma solo dal lunedì al sabato. Nelle ultime due stagioni calde, infatti, i lidi hanno registrato una massiccia presenza di vacanzieri concentrata esclusivamente nella giornata di domenica; mentre in tutti gli altri sei giorni della settimana gli ombrelloni restavano quasi tutti inesorabilmente chiusi. Da questa estate, invece, durante la settimana si potrà accedere al lido e usufruire di tutti i servizi dello stabilimento, compreso l'utilizzo del lettino, a cifre che oscillano dai due ai tre euro. La domenica, invece, ne occorrono non meno di cinque di euro per gli stessi servizi; in alcuni lidi si sale anche ad otto. Anche per gli abbonamenti mensili o per l'intera estate i titolari dei lidi hanno studiato delle formule particolari per offrire ai clienti una scelta quanto più eterogenea e conveniente possibile. Quindi, quest'anno i bagnanti prima di recarsi a mare sulle spiagge casertane, è il caso che consultino il proprio commercialista.

28/05/2010
Analisi Arpac la situazione è stazionaria.
Se il nuovo corso virtuoso dei depuratori che si affacciano sulle sponde del canale dei Regi Lagni farà in modo da rendere l'acqua del mare di Castelvolturno più pulita, ebbene, ci vorrà del tempo. È quanto hanno sentenziato i nuovi prelievi sul mare della costa casertana effettuati dall'Arpac due settimane fa. Erano attesi con trepidazione dagli operatori turistici, ma hanno rappresentato una mezza doccia fredda per tutti sul litorale. Il mare di Castelvolturno, infatti, resta ancora quasi completamente interdetto al tuffo a causa dell'inquinamento. Pressappoco stessa sorte per la metà della costa di Mondragone. Va decisamente meglio, invece, nella zona nord. Nei territori di Sessa Aurunca e Cellole, infatti, è possibile fare il bagno nei due terzi della costa e si prevedono anche dei miglioramenti nelle poche aree interdette.



30/05/2010
Negli stabilimenti balneari si scommette sui servizi
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Preso atto con desolazione che per tornare ad avere l’intera costa balneabile occorrerà molto tempo, i gestori dei lidi del litorale domizio si rimboccano le maniche e ristrutturano completamente i propri stabilimenti, concentrando gli sforzi sul potenziamento dei servizi e sull’allargamento dell’offerta ai propri clienti, oramai non considerati più come dei semplici bagnanti. E dove è maggiore l’inquinamento marino, a Castelvolturno, più alto è l’impegno per la conversione dell’attività non potendo contare a pieno della risorsa mare. Ovunque, dalle spiagge del Lago Patria, a quelle Pescopagano, passando per quelle di Pinetamare e di Baia Verde, gran parte dei centoventi stabilimenti balneari di Castelvolturno per l’imminente estate 2010 saranno in grado di offrire ai propri clienti la tavola calda, il servizio bar fin sotto l’ombrellone, campi da gioco, e per i più sportivi anche palestre attrezzate. Qualche lido si è dotato anche del forno a legna per offrire la classicissima pizza napoletana. E per i più piccoli, ovunque c’è il baby parking dotato di altalene, scivoli e numerose altre attrazioni. Non mancheranno sul bagnascuga istruttori di balli latino-americano e corsi di nuoto e di acqua-gym. Mentre molti lidi hanno affidato l’animazione delle strutture a delle vere e proprie agenzie specializzate nel settore del divertimento. Inoltre, al tramonto saranno poche le strutture balneare che chiuderanno i cancelli. Fino a mezzanotte, e qualche lido anche oltre, le spiagge si trasformeranno in wine bar e discoteche pronte ad ospitare l’eterogeneo popolo della notte fra luci soffuse e suoni d’atmosfera. Già definiti, sono anche i cartelloni per i concerti dei cantanti e le performance dei cabarettisti che a luglio e ad agosto si esibiranno in numerosi lidi della zona. La risorsa mare non tira più clienti come una volta? La parola d’ordine, quindi, per gli stabilimenti balneari di Castelvolturno è «diversificare». Il resto, poi, lo dovrà farà il tempo, o meglio «il bel tempo». Il mese di maggio che si accinge a lasciare spazio a quello di giugno è stato piuttosto avaro di belle giornate di sole. Pochi, infatti, sono stati i fine settimana di questo mese non caratterizzati dalla variabilità. La prova generale per la costa domiziana è attesa per la prossima settimana, a partire dal ponte (per chi potrà concederselo) per la festa dell’unità d’Italia. Con l’augurio di lasciarsi definitivamente alle spalle la pessima stagione del 2009. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’esercito ripulisce le strade: via 9 tonnellate di rifiuti

27/05/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
L'operazione è stata denominata «Zio Ciro». Ed ha preso il nome dal nome con cui i componenti della banda chiamavano il capo dell'organizzazione, Mariano Brancato. Inoltre c’era un codice per indicare l’acquisto degli stupefacenti: «Stasera arriva la camera da letto». Gli arresti sono scattati all'alba, e sono stati eseguiti in cinque diverse regioni d'Italia (Campania, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Le Marche e Campania). Al termine delle operazioni che hanno visto impegnati centocinquanta agenti di polizia e che sono state coordinate dal servizio centrale operativo del ministero dell'interno, sono scattate le manette per tredici persone. Oltre al capo, Mariano Brancato, a finire in cella sono stati: Luigi Brancato, Luca Brillante, Giovanni Di Chirico, Gilda Fortunato, Giuseppina Fortunato, Sergio Iannone, Giovanni Mostacciuolo, Pasquale Mostacciuolo, Antonio Pellicanò, Domenico Puocci, Mario Schiavone, Carmine Viglietti. Mentre per altre cinque persone (Elena Brancati, Anna Guazzi, Nicola Macolino, Carmela Stendardo, Basilio Tanzillo) sono stati disposti gli arresti domiciliari. Per tutti l'accusa formulata dai giudici della direzione distrettuale antimafia di Napoli è di associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Era la cocaina il core buisiness della cosca pedinata per oltre un anno dagli uomini del commissariato di Castelvolturno. La banda, che aveva il proprio quartier generale a Marianella, a nord della città di Napoli, operava ad ampio raggio in numerosi Comuni della provincia Napoletana e dell'agro aversano. Nonché sul litorale domizio a Castelvolturno. Acquistava solitamente la cocaina dalle associazioni mafiose calabresi che operano in Emilia Romagna e a Milano, e la faceva arrivare in Campania con la complicità di due autotrasportatori sanniti. E grazie ad una fitta rete di piccoli pusher ed alcuni clienti facoltosi che facevano grossi acquisti, l'organizzazione era in grado di smerciare fino ad un chilo e mezzo di droga al giorno. Sul litorale domiziano, hanno appurato gli uomini della polizia diretti dal dirigente Pasquale De Lorenzo, la banda di «Zio Ciro» aveva una propria base logistica grazie alla quale riusciva a sviluppare nel migliore dei modi il proprio business criminale nelle piazze di Villa Ricca, Marano, Qualiano e Melito; ma anche in quelle casertane di Trentola Ducenta, Casal di Principe e nella stessa Castelvolturno. E nonostante fosse radicata sul territorio della costa casertana, dalle indagini degli inquirenti non sono risultati legami organici fra la banda di Brancato e quella dei casalesi, né con quelle dei nigeriani che in zona gestiscono il traffico dell'eroina e dei suoi derivati. Ognuno tacitamente aveva il proprio spazio e la propria clientela. In pratica, l'organizzazione di «zio Ciro» si muoveva come fosse invisibile. Per fortuna non lo è stato per la polizia e la magistratura che con l'operazione di ieri sono riusciti a sgominarla completamente, arrestando il capo, i suoi soci e i pusher; ma anche i corrieri e le casalinghe che nascondevano nelle proprie abitazioni la sostanza stupefacente in attesa che i vertici del clan concludevano le trattative di compravendita. Ora le indagini proseguono e non è da escludere che possano esserci ulteriori sviluppi per quanto riguarda i fiancheggiatori dell’organizzazione criminale alla quale è già stato assestato un colpo durissimo con l’operazione appena conclusa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cocaina griffata da "zio Ciro"

27/05/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
L'operazione è stata denominata «Zio Ciro». Ed ha preso il nome dal modo in cui i componenti della banda chiamavano il capo dell'organizzazione, Mariano Brancato. Inoltre c’era un codice per indicare l’acquisto degli stupefacenti: «Stasera arriva la camera da letto». Gli arresti sono scattati all'alba, e sono stati eseguiti in cinque diverse regioni d'Italia (Campania, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Le Marche e Campania). Al termine delle operazioni che hanno visto impegnati centocinquanta agenti di polizia e che sono state coordinate dal servizio centrale operativo del ministero dell'interno, sono scattate le manette per tredici persone. Oltre al capo, Mariano Brancato, a finire in cella sono stati: Luigi Brancato, Luca Brillante, Giovanni Di Chirico, Gilda Fortunato, Giuseppina Fortunato, Sergio Iannone, Giovanni Mostacciuolo, Pasquale Mostacciuolo, Antonio Pellicanò, Domenico Puocci, Mario Schiavone, Carmine Viglietti. Mentre per altre cinque persone (Elena Brancati, Anna Guazzi, Nicola Macolino, Carmela Stendardo, Basilio Tanzillo) sono stati disposti gli arresti domiciliari. Per tutti l'accusa formulata dai giudici della direzione distrettuale antimafia di Napoli è di associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Era la cocaina il core buisiness della cosca pedinata per oltre un anno dagli uomini del commissariato di Castelvolturno. La banda, che aveva il proprio quartier generale a Marianella, a nord della città di Napoli, operava ad ampio raggio in numerosi Comuni della provincia Napoletana e dell'agro aversano. Nonché sul litorale domizio a Castelvolturno. Acquistava solitamente la cocaina dalle associazioni mafiose calabresi che operano in Emilia Romagna e a Milano, e la faceva arrivare in Campania con la complicità di due autotrasportatori sanniti. E grazie ad una fitta rete di piccoli pusher ed alcuni clienti facoltosi che facevano grossi acquisti, l'organizzazione era in grado di smerciare fino ad un chilo e mezzo di droga al giorno. Sul litorale domiziano, hanno appurato gli uomini della polizia diretti dal dirigente Pasquale De Lorenzo, la banda di «Zio Ciro» aveva una propria base logistica grazie alla quale riusciva a sviluppare nel migliore dei modi il proprio business criminale nelle piazze di Villa Ricca, Marano, Qualiano e Melito; ma anche in quelle casertane di Trentola Ducenta, Casal di Principe e nella stessa Castelvolturno. E nonostante fosse radicata sul territorio della costa casertana, dalle indagini degli inquirenti non sono risultati legami organici fra la banda di Brancato e quella dei casalesi, né con quelle dei nigeriani che in zona gestiscono il traffico dell'eroina e dei suoi derivati. Ognuno tacitamente aveva il proprio spazio e la propria clientela. In pratica, l'organizzazione di «zio Ciro» si muoveva come fosse invisibile. Per fortuna non lo è stato per la polizia e la magistratura che con l'operazione di ieri sono riusciti a sgominarla completamente, arrestando il capo, i suoi soci e i pusher; ma anche i corrieri e le casalinghe che nascondevano nelle proprie abitazioni la sostanza stupefacente in attesa che i vertici del clan concludevano le trattative di compravendita. Ora le indagini proseguono e non è da escludere che possano esserci ulteriori sviluppi per quanto riguarda i fiancheggiatori dell’organizzazione criminale alla quale è già stato assestato un colpo durissimo con l’operazione appena conclusa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 24 maggio 2010

In 150 scatti il degrado del Volturno

21/05/2010
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Enzo Ammaliato Castelvolturno. Il recupero del canale d’acqua più grande della Campania passa per la bonifica delle sue sponde e la riqualificazione ambientale. Ne sono convinti i volontari dell’associazione naturalistica Wwf, che domenica prossima, in occasione della festa dell’Oasi, presenteranno i risultati della campagna «Liberafiumi» effettuata lo scorso 2 maggio da cento volontari lungo il percorso del fiume che va da Capua alla sua foce di Castelvolturno. L’appuntamento è per le ore 10 all’interno dell’Oasi del bosco di San Silvestro a Caserta. Qui saranno mostrate alcune delle centocinquanta foto scattate dai volontari alle sponde del fiume. L’intero dossier fotografico, invece, è stato già consegnato alla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, contestualmente ad una denuncia per disastro ambientale. Le immagini, infatti, ritraggono numerose aree demaniali del fiume che sono divenute delle vere e proprie discariche a cielo aperto. Ci sono rifiuti d’ogni genere, dagli scarti dell’edilizia, ai rifiuti ingombranti; da cataste di vecchie lamiere di amianto, ad alcune carcasse di autoveicoli completamente carbonizzate. Ma c’è anche di più. L’ungo il corso d’acqua sono state scoperte e documentate costruzioni edilizie sicuramente abusive e scarichi fognari certamente non in regola con le norme specifiche. Ma l’inquinamento dell’area, purtroppo, non si limita a quello classico provocato dallo scarso senso civico di molti degli abitanti e fruitori della zona. durante il viaggio lungo il corso d’acqua sono state individuate anche alcune nutrie: dei roditori simili ai castori che non sono autoctone. Al contrario, la nutria è un animale originario del sud America, e la sua presenza lungo il fiume Volturno conferma l’alterazione naturalistica dell’area. Lo stesso vale per i numerosi alberi di eucaliptus cresciuti rigogliosi sulle sponde del fiume casertano, che seppur di bell’aspetto, per i naturalisti rappresentano delle specie infestanti botaniche per la zona. Di tutto questo si discuterà l’ultimo sabato di maggio nel corso di un convegno organizzato sempre dal Wwf nell’aula consiliare del Comune di Grazzanise. «In quell’occasione, ha sottolineato Alessandro Gatto, presidente regionale del Wwf, avremo elaborato tutti i dati raccolti, e saremo in grado di chiarire lo stato dell’arte del fiume e proporre alcuni interventi per il recupero». Ma il percorso lungo il fiume Volturno, nonostante il delirio creato dall’uomo, è stato ugualmente affascinante per i partecipanti al viaggio: tutti incantati dalla biodiversità presente sulle sponde e nelle acque del fiume casertano. In pratica: una peculiarità riscontrabile in pochi altri luoghi in Italia. «L’emozione provata da tutti alla foce del fiume, ha ricordato il presidente Gatto, quando ci siamo ritrovati tutti circondati da aironi, salici, orchidee e gigli marini e tanti altri animali e specie vegetali, è stata forte e ci ha dato la carica per continuare a lottare per il nostro territorio». come dire: il recupero parte da valle. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Investì e uccise un tunisino, arrestato allevatore: è giallo

20/05/2010
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Sembrava un incidente stradale come ne avvengono a decine lungo la statale ex 624, quello dello scorso venti gennaio a Castelvolturno. C’era stato anche un morto, deceduto sul colpo. Si trattava di un pedone. Il suo nome era Magher Bejaoui, un tunisino di 23 anni che fu scaraventato da un’automobile in corsa nel fossato di scolo dell’arteria che collega Castelvolturno a Capua, una strada ad altissimo rischio. Ma incidenti del genere capitano di frequente in zona, e i carabinieri giunti sul posto poco dopo registrarono i dati con la routine tipica di chi ha fatto l’abitudine al dramma. L’investitore, il ventunenne Marcello Zagaria, titolare di un vicino allevamento di bufale, dopo aver reso le sue generalità e dichiarato la sua versione dell’incidente, fu lasciato andare libero nella vicina clinica Pineta Grande per farsi medicare delle ferite superficiali avute a causa dello scontro. Le indagini, però, man mano che sono andate avanti hanno assunto una piega del tutto diversa da quella immaginata nelle prime dopo lo scontro. Ed hanno portato ieri come primo atto all’arresto del conducente della vettura. L’uomo è stato rintracciato dai carabinieri di Castelvolturno nella località di Civitanova Marche, dove si era trasferito pochi giorni dopo l’incidente e aveva anche avviato una piccola attività commerciale. Le accuse per lui sono molteplici, e vanno dall’omicidio colposo, alle minacce, alle percosse, al porto abusivo d’auto e fino alla guida sotto l’effetto di stupefacenti. Peraltro, Marcello Zagaria non ha mai conseguito la patente di guida e questo è un aspetto su cui ci sono in corso delle ulteriori indagini. Stando alla ricostruzione fatta degli inquirenti, il giovane, subito dopo lo scontro mortale, anziché prestare soccorso avrebbe picchiato e minacciato due connazionali che passeggiavano con il tunisino investito. Ma c’è anche dell’altro. Il pedone ucciso, infatti, lavorava nell’azienda zootecnica di Zagaria (peraltro in maniera irregolare perché clandestino). Pertanto, il caso non è ancora chiuso e potrebbe rivelare a breve delle nuove e clamorose novità. © RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 19 maggio 2010

Scalzone accusato da un pentito, l’opposizione attacca

18/05/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. «Non mi presto a sciacallaggi e infime strumentalizzazioni atte a delegittimare il voto popolare con il quale sono stato eletto, né permetto a nessuno di infangare la mia reputazione». Antonio Scalzone, il primo cittadino di Castelvolturno, rompe il silenzio sulla vicenda che vede un ex esponente del clan dei casalesi (Emilio Di Caterino), oggi collaboratore di giustizia, chiamarlo in causa per presunti incontri che avrebbe avuto con alcun camorristi durante il suo primo mandato da sindaco. E lo fa rispondendo alla richiesta degli otto consiglieri comunali di minoranza delle assise cittadine relativa alla convocazione di un consiglio comunale straordinario per discutere del tema. «Le recenti notizie di cronaca che vedono coinvolto il sindaco di Castelvolturno - hanno scritto i consiglieri dell’opposizione - necessitano di essere chiarite dinanzi al consiglio comunale». La missiva è stata protocollata ieri mattina in municipio, ed è indirizzata al presidente del consiglio, Giovanni Milone. Ma Scalzone ha fatto sapere che non intende rispondere ai consiglieri di minoranza, in quanto ritiene la loro iniziativa soltanto «provocatoria». «Sono, invece, a completa disposizione della magistratura - ha chiarito il primo cittadino di Castelvolturno - perché ho la coscienza estremamente pulita. E solo dinanzi agli inquirenti sono disposto a conferire senza alcuna remora di quanto è stato affermato dai collaboratori di giustizia sul mio conto». In ogni caso, Scalzone ha fatto sapere di non essere indagato, e di aver appreso di queste notizie soltanto dalla stampa. Ma ha tenuto anche a precisare che non ha «mai avuto nessun tipo d’incontro con alcun camorrista, durante il suo passato mandato di sindaco». “Non ho mai partecipato a summit con soggetti legati alla malavita nella concessionaria della Mercedes della Domiziana né in altri luoghi - ha detto con veemenza Scalzone - Altresì, non ho mai avuto nessun tipo di richiesta da alcun camorrista durante la mia passata amministrazione. Se ciò fosse avvenuto - ha sottolineato - l’avrei immediatamente denunciato alle forze dell’ordine e alla magistratura». Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sono particolarmente chiare ed esplicite. Ma secondo il sindaco Scalzone sono assolutamente false e prive di qualsiasi fondamento. «Sul territorio - sostiene il neosindaco di Castelvolturno - stanno partendo nuovamente dei progetti di notevole entità economica. E le prime linee guida della mia nuova amministrazione sono chiare e improntate all’assoluta trasparenza. Evidentemente, questo modo d’agire scontenta quei personaggi e imprenditori del luogo che sono abituati a processi diversi e truffaldini. Da qui, sono certo, parte la mia delegittimazione». In attesa che sia chiarita l’intera vicenda, Castelvolturno teme per il proprio futuro. Le amministrazioni comunali del centro domiziano negli ultimi diciotto anni sono state sciolte già per ben due volte. E durante l’amministrazione Nuzzo, la commissione d’accesso lavorò sugli atti del municipio per oltre un anno senza trovare elementi per procedere. Un nuovo scioglimento, per presunte collusioni con la criminalità organizzata, potrebbe aggravare la già delicata situazione in cui versano l’ente e l’intero territorio. ©
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25/05/2010
Politica e veleni, il Consiglio a Scalzone: «Fai chiarezza»
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Il giorno più lungo per il primo cittadino Antonio Scalzone e della sua amministrazione appena partita, si è concluso con una simbolica stretta di mano con il capogruppo dell’opposizione dell’assise cittadina, Ferdinando Letizia. Per una volta, in pratica (almeno all’apparenza), la classe politica locale si è dimostrata all’altezza del ruolo che ricopre, ed anche più responsabile di alcuni cittadini del posto. Soltanto grazie al cordone delle forze dell’ordine, infatti, a metà dei lavori si è riusciti a non far venire alle mani alcuni supporter delle due fazioni politiche, che evidentemente avevano idee contrastanti e hanno fatto di tutto per dimostrarlo. Ma torniamo alla cronaca della giornata. Convocato d’urgenza su richiesta degli otto consiglieri di minoranza, a seguito delle notizie apparse dieci giorni fa sulla stampa che chiamavano in causa Antonio Scalzone, accusato da un collaboratore di giustizia del famigerato clan dei casalesi, secondo il quale il sindaco avrebbe partecipato ad alcuni summit con dei camorristi, l’assise è partita con il lungo elenco da parte del primo cittadino degli atti firmati dalla sua passata amministrazione. Il sindaco Scalzone si è presentato in aula stringendo sotto il braccio un fascicolo piuttosto nutrito. Si trattava dei documenti firmati dalla sua giunta nel periodo 2000-2005 (quello oggetto delle dichiarazioni del pentito). «Tutti atti improntati alla legalità e ideati e strutturati minuziosamente per tenere fuori dalla cosa politica la criminalità organizzata», ha sottolineato Scalzone. La parola poco dopo è passata ad alcuni esponenti della sua maggioranza, che hanno mostrato tutti di fare quadrato attorno al proprio sindaco. Momenti di tensione, invece, si sono vissuti durante l’intervento del consigliere del partito democratico, Alfonso Caprio. «La richiesta del consiglio speciale - ha chiarito il capogruppo del Pd - non è assolutamente provocatoria, ma volta ad avere dei chiarimenti da parte del sindaco. Perché - ha continuato Caprio - riteniamo estremamente gravi le notizie apparse sulla stampa e inopportuno non aver preparato da parte dello stesso primo cittadino immediatamente un comunicato stampa per smentirle». E mentre in aula saliva qualche mugugno di troppo fra gli spettatori, Alfonso Caprio ha tenuto a precisare che «l’opposizione non ha chiesto le dimissioni del sindaco, come avrebbe potuto fare. Ma se Antonio Scalzone non chiarisce in maniera inequivocabile la sua posizione, il mio gruppo potrebbe essere costretto a chiedere anche l’istituzione di una commissione d’accesso». Dopo di lui, l’intervento decisamente più conciliante di Nando Letizia, che ha invitato il sindaco e la sua maggioranza a preparare congiuntamente con la minoranza un documento da presentare al prefetto per spiegare la delicata situazione che vive Castelvolturno. «Un’eventuale scioglimento del Consiglio comunale - ha sottolineato Letizia - sarebbe una vera e propria sciagura non solo per il sindaco e la sua maggioranza, ma per tutto il territorio litoraneo. Dobbiamo fare di tutto per evitarlo», ha sottolineato l’ex assessore al demanio. Invito praticamente accettato da Scalzone, che ha dato appuntamento all’opposizione nei prossimi giorni per stilare insieme il documento. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Addetto alla raccolta sorpreso a rubare i cassonetti: arrestato


18/05/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Nel paese costiero da oltre venti giorni, oramai, a causa del contenzioso fra l’amministrazione comunale e il Consorzio unico che svolge il servizio raccolta rifiuti, i sacchetti dell’immondizia vengono prelevati solo nei pressi degli istituti scolastici e dei presidi sanitari. In tutti gli altri luoghi è crisi ambientale, con cumuli e cumuli di rifiuti non raccolti che hanno creato numerose discariche a cielo aperto. E quel camion, quindi, fermo ieri mattina alle 9.30 in via delle Acacie a Pinetamare nei pressi di alcuni contenitori per l’immondizia con tre operai che spostavano i maleodoranti sacchetti dei rifiuti contenuti al loro interno, erano particolarmente sospetti. I primi ad accorgersi di loro, sono stati due agenti della polizia municipale, che hanno allertato immediatamente i carabinieri. Appena giunti sul posto, i militari dell’Arma hanno messo le manette ai polsi dei tre uomini, perché colti in flagranza di reato, mentre cercavano di rubare proprio i cassonetti per i rifiuti. A bordo del camion, peraltro, avevano già caricato quattro grossi cassoni metallici, prelevati poco distante. E come se non bastasse, subito dopo aver registrato i documenti dei tre ladri di cassoni per l’immondizia, i carabinieri hanno fatto una particolare scoperta. Un componente della bizzarra gang, infatti, un trentenne residente a Villa Literno, è risultato essere un dipendente proprio del Consorzio unico dei rifiuti, lo stesso ente al quale stavano rubando l’attrezzatura. L’uomo è impegnato nel cantiere di Teverola con la mansione di operatore ecologico. E ieri si era preso una giornata di riposo. Evidentemente, riposo dal lavoro ufficiale, ma non da quello illegale: un secondo lavoro che faceva per arrotondare lo stipendio. Con lui sono stati arrestati un suo concittadino ventitreenne un trentasettenne residente a Marano. Oggi i tre saranno sottoposti al processo per direttissima. Intanto, mentre dal Consorzio unico fanno ancora la conta dei cassonetti dei rifiuti che mancano dal territorio di Castelvolturno, i carabinieri stanno cercando di capire quale possa essere stata la loro destinazione se il colpo fosse andato a segno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 17 maggio 2010

Vittima della camorra, la città ricorda Mimmo Noviello


16/05/2010
Enzo Ammaliato Castevolturno.
Stamattina Castelvolturno ricorda Domenico Noviello, il titolare dell'Autoscuola Mimmo, trucidato da un commando della camorra esattamente due anni fa a Baia Verde. L'appuntamento è per le 11 nella piazza a lui intitolata lo scorso anno. Alla commemorazione saranno presenti, oltre al sindaco Scalzone, ai politici e alle associazioni locali, anche la neoconsigliera regionale Daniela Nugnes e, probabilmente, il presidente dell'associazione nazionale antiracket, Tano Grasso. Imprenditore coraggio e eroe anticamorra sono solo alcuni degli aggettivi usati da tanti in questi lunghi due anni per ricordare Mimmo Noviello, che subito dopo la sua morte è divenuto una sorta di simbolo per tutti coloro che non si piegano alle prevaricazioni dei prepotenti e dei malfattori di turno. Eppure, proprio nella sua Castelvolturno, il ricordo del titolare della scuola guida che nel 2001 fece arrestare i suoi estorsori è piuttosto fievole. Fece molto scalpore la scarsa partecipazione di gente al suo funerale celebrato nella Chiesa principale della cittadina litoranea. Ed anche la commemorazione dello scorso anno, con l'intitolazione della piazza e la presentazione della lapide a lui dedicata, ebbe poca partecipazione di cittadini del posto. Mimmo Noviello era benvoluto da tutti a Castelvolturno; eppure la gente del litorale appare come rassegnata a subire la mano pesante esercitata da sempre in zona e in tutti i settori economici dalle organizzazioni criminali, e lo dimostra non celebrando chi invece ha cercato di reagire. Mimmo Noviello è un esempio per l'Italia intera, ma la commemorazione di questa mattina nella sua città non è stata anticipata da alcun comunicato ufficiale; le associazioni del territorio non hanno organizzato alcun evento; le scuole non sono state mobilitate. «Mimmo Noviello simbolo di virtù e di libertà che ha pagato con la vita il coraggio delle sue azioni» c'è scritto sulla lapide a lui dedicata. Questa mattina si capirà ancora una volta per quanti in zona è valso il suo sacrificio. © RIPRODUZIONE RISERVATA


17/05/2010
Baia Verde, il ricordo del coraggio di Noviello
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
C’erano i vertici provinciali e locali di polizia, carabinieri e guardia di finanza; c’era il sindaco Antonio Scalzone con la sua maggioranza; c’erano i dirigenti delle associazioni del territorio; c’era il presidente della federazione italiana antiracket, Tano Grasso e anche i parenti dello stesso commerciante ucciso per non essersi piegato alla prepotenza della camorra. Alla commemorazione di Mimmo Noviello per il secondo anniversario della sua morte c’era tanta gente; eppure la piazza a lui dedicata a Baia Verde, ieri mattina alle 11, appariva deserta: mancava tutta la città di Castelvolturno, la gente comune. Complice, forse anche la pioggia caduta sul litorale con insistenza durante tutta la giornata di ieri, la gente del luogo, la gente comune, quella che subisce quotidianamente i soprusi dei prepotenti di turno, come ormai d’abitudine, quella che, nonostante tutto, continua a vivere qui, non ha risposto all’invito per la commemorazione di chi invece ci ha provato, con tutte le sue forze, a invertire il corso negativo degli eventi. E ha pagato con la vita, proprio lì, nella piazzetta di Baia Verde, teatro della tragedia, il prezzo del suo impegno e del suo coraggio. Oppure, forse, la cittadinanza non è stata informata adeguatamente dell’evento, preceduto da scarsissima comunicazione pubblicitaria sul territorio. Massimiliano Noviello, il figlio di Mimmo, che sotto l’ombrello per ripararsi dalla pioggia, fissa la lapide dedicata al genitore, non si meraviglia della scarsa partecipazione di gente: «Il degrado del territorio che ha portato poi all’omicidio di mio padre - dice - è iniziato da almeno trenta anni. Per bonificare l’area - sottolinea con amarezza - ce ne vorranno almeno altrettanti». Ma una speranza affinché la morte del commerciante trucidato barbaramente e in maniera particolarmente vigliacca da un commando di killer della camorra due anni fa la offre Tano Grasso. Il presidente della federazione antiracket ha fatto sapere proprio ieri mattina a Baia Verde, che sta per nascere anche a Castelvolturno un nucleo della sua associazione. «Sono una dozzina - dice Grasso - i commercianti già pronti per la costituzione dell’associazione locale. Contiamo di raggrupparne un’altra decina a breve, dopodiché saremo pronti per iniziare un percorso di lotta al pizzo, anche qui, sulla Domiziana. E la strada non è in salita, perché in zona per la prima volta da anni ci sono commercianti e imprenditori che stanno denunciando il racket». Ne sa qualcosa al riguardo anche il manager della clinica Pineta Grande, Vincenzo Schiavone, presente ieri a Baia Verde insieme agli agenti di polizia che gli fanno da scorta da oltre tre anni proprio per le minacce ricevute dalla camorra. Sotto scorta a Castelvolturno c’è anche l’imprenditore Cristoforo Coppola. Alla commemorazione di Noviello si è vista la figlia Cristiana, vicepresidente nazionale di Confindustria. Mimmo Noviello è ricordato giustamente da molti come un «eroe». Eppure Castelvolturno potrà considerarsi una cittadina sana proprio quando «non avrà bisogno che la sua gente indossi il mantello e la maschera per far valere i propri diritti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 10 maggio 2010

Recupero fermo, blitz dei "muli"


05/05/2010

Nonostante abbia trenta chilometri di costa non può offrire la risorsa mare come pacchetto turistico, e allora Castelvolturno studia percorsi alternativi per attirare vacanzieri e turisti in genere. Uno di questi potrebbe essere la via della cultura e del turismo congressuale. E a tal proposito c'è in cantiere la ristrutturazione del vecchio castello sulla riva del fiume, proprio quel castello medievale che dà il nome al paese a sud della costa casertana. Il progetto per il suo recupero, però, è piuttosto datato. Risale a cinque anni fa. E fu preparato all'indomani della sottoscrizione dell'accordo di programma fra il Comune di Castelvolturno e i privati del Consorzio Rinascita, che si impegnarono a proprie spese ad effettuare i lavori. Secondo i piani dei dirigenti del Consorzio Rinascita, si sarebbe dovuta ristrutturata l'intera area, compreso l'antico borgo. Qui sarebbero stati realizzati dei piccoli laboratori artigianali e delle botteghe. E all'interno del castello una grande sala congressuale con tanto di belvedere sulla foce del fiume capace di accogliere centinaia di persone tutti i mesi dell'anno. Un'opera decisamente di grande richiamo turistico. Da allora, però, il castello è stato soltanto circondato da un'impalcatura metallica, ma nessuna pietra è stata ancora toccata. Ieri i «Muli», i volontari di un'associazione della zona, sono volati fino alla parte più alta del castello ed hanno istallato sui tubi metallici uno striscione provocatorio dove c'è stampato un solo sostantivo dal sapore particolarmente ironico: «Liberatemi». «Nessuna volontà di lanciare messaggi politici - garantiscono -, semplicemente il desiderio di poter godere di uno dei pochi, forse l'unico, simbolo che ci riporta alle nostre origini e al desiderio di appartenenza al territorio». I politici locali sono avvisati

Pronto soccorso modello, arrivano i giapponesi


05/05/2010

Che ci fa un gruppo di medici giapponesi sulla via Domiziana? Visita la clinica Pineta Grande. I medici del Paese del Sol Levante arriveranno domani per un tour nella struttura sanitaria di Castelvolturno, scelta a tal proposito dall'associazione dell'ospedalità italiana privata per l'elevato tasso tecnologico e d'informatizzazione di cui è dotata e per l'attività di pronto soccorso che svolge in un territorio difficile come la costa domizia e l'aversano. In effetti, i dati parlano chiaro: lo scorso anno i medici del pronto soccorso della clinica hanno prestato cura a circa 50mila pazienti. Mentre diecimila sono stati gli interventi chirurgici effettuati nelle dieci sale operatorie nello stesso periodo. Numeri che offrono oggettivamente una speranza ad un territorio che da troppi anni attende il riscatto socioeconomico. Peraltro, alla delegazione giapponese sarà presentato anche il progetto del presidio sanitario ”Pineta Mare Baja Hospital”, un centro d'eccellenza nel quale sarà fatta anche ricerca e formazione e la cui prima pietra dovrebbe essere posta tra poche settimane. Vincenzo Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA