mercoledì 27 gennaio 2010

Studenti in corteo per l’agibilità dell’Istituto d’arte

27/01/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. L’Istituto d’Arte di Castelvolturno fu istituto sei anni fa. Siccome, però, allora non c’erano sul territorio strutture disponibili fu deciso di allocarlo all’interno di alcuni garage nel parco Fontana Bleu di Pinetamare. Fu garantito al preside e agli studenti che quella sarebbe stata una sistemazione temporanea; gli amministratori del Comune di Castelvolturno garantirono che entro al massimo sei mesi sarebbe stata trovata una sede più adeguata. Oggi gli studenti dell’istituto d’arte sono diventati quasi duecento, e sono ospitati tutti ancora all’interno dei garage di Fontana Bleu. A meno di cento metri, però, è pronto dalla scorsa estate il nuovo istituto. Si tratta di un plesso di due piani con tutte le caratteristiche tecniche e strutturali che prevede l’insegnamento moderno, ma a cui manca ancora l’agibilità da parte del Comune e che quindi resta chiuso. Pronto per l’utilizzo, in pratica, ma non per la burocrazia del municipio del centro litoraneo. Per questo motivo, gli studenti dell’istituto d’arte insieme ai loro docenti ieri hanno marciato dalla sede di Pinetamare fin sotto la casa comunale a piazza Annunziata. Unico e corale il grido dei manifestanti «l’immediata apertura del nuovo plesso scolastico». Una delegazione degli studenti, insieme alla preside, poi, è stata ricevuta dal viceprefetto che da due settimane regge le sorti dell’amministrazione comunale. Il commissario ha ascoltati con interesse le argomentazioni dei manifestanti, ed ha promesso loro che entro il prossimo venerdì una squadra di tecnici del Comune eseguirà i controlli alla struttura per valutare la concessione dell’agognata agibilità propedeutica all’apertura della struttura. Soddisfatti per aver finalmente raggiunto quanto desideravano, studenti ed insegnanti dopo l’incontro col viceprefetto sono tornati nei garage di Fontana Bleu, convinti che non resteranno ancora a lungo in quei locali indegni da un punto di vista sia pratico, sia normativo per lo svolgimento di qualsiasi attività sociale, meno che quella scolastica . Per loro, però, anche un pizzico d’amaro: «Se era così facile aprire il nuovo plesso, si sono chiesti, perché si è atteso tanto tempo?». © RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 21 gennaio 2010

Tunisino travolto e ucciso sulla statale


21/01/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Qualche mese fa ha cambiato nome: da 624 è stata chiamata 333. Ma la statale stretta e lunga che da Capua come una lunghissima lingua di pece nera taglia in due la campagna fino al litorale domizio ha mantenuto alte tutte le sue insidie, nonché la triste fama di «strada della morte». A perdere la vita ieri sera è stato un giovane immigrato tunisino. Si chiamava Magher Bejaoui, aveva compiuto da poco ventitre anni, e stava percorrendo a piedi la statale insieme ad un suo cugino. L’incidente mortale si è verificato alle 19 circa. È stata un fuoristrada Jeep Freelander con a bordo un padre e un figlio del luogo (Raffaele e Marcello Z.) a travolgerlo, facendogli fare un volo di una decina di metri. Il violentissimo urto lo ha scaraventato direttamente all’interno del canale di scolo dell’acqua piovana di lato alla carreggiata. I soccorsi sono stati chiamati dai due uomini a bordo dell’auto, che hanno anche tentato di prestare i primi soccorsi. Ma per il giovane tunisino non c’è stato nulla da fare. All’arrivo dei sanitari del 118, il suo corpo era già privo di vita. Sul luogo, oltre al personale medico sono giunti i vigili del fuoco con un’unità di sommozzatori e i carabinieri della locale stazione. Le due persone che erano a bordo della Jeep sono state condotte alla clinica Pineta Grande, per medicare delle ferite superficiali. I militari dell’arma, invece, hanno cercato di chiedere informazioni al cugino della vittima, rimasto illeso. Ma non sono riusciti ad avere notizie utili. Il giovane infatti era in evidente stato di chok. Sembrava non intuire le domande e ripeteva come una cantilena: «Perché è morto lui; Magher era un bravo ragazzo. Dovevo morire io». Ma sotto il cielo nero privo di luna della statale 333 ieri sera a perdere la vita è stato il cugino. Di lui non si sa ancora se fosse clandestino oppure se avesse un regolare permesso di soggiorno. I carabinieri suppongono lavorasse in una delle numerose aziende zootecniche della zona. L’unica certezza al momento, e che Magher va ad allungare la triste lista di persone che su questa arteria hanno perso la vita in circostante particolarmente tragiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 19 gennaio 2010

Racket, preso esattore del clan

20/01/2010
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Si presentava ai commercianti come il nuovo reggente dei casalesi in zona. Diceva: «sono io che comando adesso a Castelvolturno», e pretendeva soldi «per i carcerati». Uscito appena lo scorso novembre dal penitenziario, dopo una detenzione durata otto anni, era riuscito in brevissimo tempo anche a mettere su una piccola banda, composta da un altro pregiudicato del luogo, due giovani poco più che ventenni e due immigrati ucraini clandestini e senza fissa dimora. I suoi gregari, però, erano stati arrestati tutti dalle forze dell'ordine lo scorso mese di dicembre nel corso dell'operazione «pizzo di Natale» portata a termine dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna. Lui, invece, si era reso latitante, ma la sua fuga è durata fino a ieri mattina, quando è stato sorpreso dagli agenti del commissariato di Castelvolturno guidato dal dirigente Pasquale De Lorenzo nei pressi del centro storico del paese costiero. Armando Buccino, questo il suo nome, trentotto anni, è stato arrestato mentre passeggiava nei pressi del lungo fiume, a pochi passi dalla sua abitazione. Non aveva con sé armi, né aveva assunto particolari travestimenti per non essere riconosciuto. «Armando ’o zingaro», così come è conosciuto a Castelvolturno, è cugino di Alessandro Spada, l'uomo ucciso in un agguato di camorra in via occidentale a Castelvolturno nel novembre del 2008. Nel suo curriculum criminale c'è una lunga serie di reati, dal sequestro di persona a scopo di rapina, al tentato omicidio; ma non è mai stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Probabilmente, ritengono gli investigatori, Armando Buccino ha stretto legami col clan dei casalesi durante la sua ultima latitanza. E l'investitura a «reggente» del litorale domizio sarebbe potuta avvenire proprio dietro le sbarre. Non è escluso, però, che Buccino si sia autonominato ras della Domiziana, approfittando del vuoto di potere criminale creato in zona a seguito dei numerosi arresti eseguiti sul litorale negli ultimi mesi. Ed abbia «sfruttato» il nome e il timore che incute il clan dei «casalesi» per attribuire al suo gruppo il rispetto che «si deve a chi conta». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Darsena insabbiata, occupazione a rischio



19/01/2010
allarme dei pescatori: nessuno interviene. Vertenza con la Regione
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Intrappolati dallo scorso 2 gennaio all'interno della darsena di Pinetamare. Sono le cinquantasei imbarcazioni delle cooperative di pesca che dal 1970 ormeggiano nel molo San Bartolomeo di Castelvolturno e che da inizio mese non riescono uscire dal porto a causa dell'insabbiamento della foce. Un notevole danno economico per gli armatori di Castelvolturno a cui segue il forte rischio di licenziamento per i circa centotrenta pescatori impegnati sulle imbarcazioni. Sono stati il maltempo e le forti mareggiate del periodo a cavallo tra lo scorso anno e l'inizio del nuovo a creare la barriera di sabbia alla foce del molo, e siccome la darsena San Bartolomeo è ufficialmente chiusa dallo scorso mese di aprile su disposizione della procura di Santa Maria Capua Vetere nessuno ente ha provveduto alla sua rimozione. Per questa ragione ieri i pescatori della darsena di Pinetamare hanno dato mandato a un legale per intraprendere eventuali azioni legali a carico della regione Campania. «Nelle ultime due settimane abbiamo scritto a chiunque, denunciano i pescatori della darsena. Oltre alla Regione Campania, abbiamo messo formalmente al corrente della nostra tragica sorte il Comune di Castelvolturno, le capitanerie di porto di Pozzuoli e di Napoli e la provincia di Caserta. Ma nessuno, fanno sapere con amarezza i pescatori, finora ci ha degnato di alcuna risposta». E inoltre, come spesso accade, al danno segue anche la beffa. Lo scorso mese di novembre, infatti, la foce subì una lieve ostruzione, e i pescatori, dopo aver chiesto e ottenuto dalla Regione Campania l'autorizzazione al dragaggio, si autotassarono e incaricarono una ditta privata della rimozione della sabbia. La scorsa settimana, poi, è intervenuta la capitaneria di porto che ha elevato ai pescatori un verbale di tremilaecinquecento euro per aver posizionato la sabbia sulla banchina senza le dovute autorizzazioni. Evidentemente, fra il mare e le barche dei pescatori di Pinetamare intrappolate nella darsena c'è ben altro che una barriera di sabbia. © RIPRODUZIONE RISERVATA



24/01/2010

Castelvolturno Allarme al molo San Bartolomeo di Pinetamare
DARSENA INSABBIATA, LA RABBIA DEI PESCATORI
bloccate 56 imbarcazioni, i proprietari dei natanti citano in giudizio la regione
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Un cimitero della civiltà contemporanea. Nove mesi dopo la chiusura per disposizione della procura di Santa maria Capua Vetere, questo appare l'ormai ex molo San Bartolomeo di Pinetamare. Nel corso d'acqua e alle sue sponde però, non si scagliano solo carcasse d'imbarcazioni e carogne di animali; alla sua foce e sui pontili non ci sono solo calcinacci di risulta d'edilizia ed elettrodomestici abbandonati d'ogni sorta. All'interno della darsena, ci sono anche le cinquantasei imbarcazioni da pesca alle quali in deroga alla chiusura del molo fu concesso di restare ormeggiare sui pontili pericolanti nonostante fosse cessata la gestione provvisoria del tribunale, e quindi ogni tipo di servizio. Fu permesso loro di restare nella darsena perché non si riuscì a individuare un porto alternativo. Ma lo scorso 2 gennaio la foce si è insabbiata a causa dei detriti trasportati dal mare e nessun ente ha provveduto a ripristinare la navigazione, intrappolando di fatto i pescherecci all'interno della canale. Una barriera di sabbia che aumenta di giorno in giorno che blocca ogni attività di pesca e che ha messo in ginocchio gli armatori e, ovviamente, a forte rischio il futuro occupazionale dei circa centotrenta pescatori delle cooperative presenti a Pinetamare dal 1970. Eppure, per rimuovere la barriera di sabbia non servirebbero particolari tecniche d'ingegneria e mezzi speciali, ma l'ausilio di una semplice pala meccanica. «Occorerebbero appena una decina di giorni di lavoro per rimuovere tutta la sabbia che ostruisce la foce e che c'impedisce di uscire al largo, dice con desolazione uno dei pescatori del molo rimasti disoccupati». «Ma a nessuno, aggiunge con sconforto Aniello Di Santo, un portavoce dei pescatori, pare importi della nostra sorte», riferendosi alle numerose richieste d'aiuto inviate nelle ultime settimane a tutti gli enti locali e rimaste inattese. Per questo motivo, le cooperative dell'ex molo San Bartolomeo, affidandosi allo studio di avvocati Cerqua-Ciano, hanno presentato ieri un ricorso con carattere d'urgenza al tribunale di Napoli, citando in giudizio la Regione Campania. E con molta probabilità già nel corso dell'inizio della prossima settimana il giudice dovrebbe fissare l'udienza con la quale il tribunale potrebbe obbligare l'Ente di Santa Lucia a effettuare il dragaggio della foce della darsena di Pinetamare. Di questo è certo il legale dei pescatori, Augusto Cerqua, in quanto, sottolinea l'avvocato: «la fruibilità della darsena di Pinetamare, oltre che risolvere la drammatica situazione dei pescatori del posto, è indispensabile per ragioni di sicurezza navale, essendo l'approdo del Villaggio Coppola l'unico presente sul lungo tratto di costa che va da Pozzuoli a Formia». Eppure, c'è il rischio che la vicenda possa trascinarsi ancora per molto, non essendo chiaro di quale ente sia la titolarità della darsena. La Regione Campania tre anni fa affidò alla società Mirabella la realizzazione nella stessa area di un nuovo porto turistico. E mentre i lavori stentano a partire, il Consiglio comunale, nell'ultima seduta prima dello scioglimento, due settimane fa, reintegrò negli usi civici comunali proprio l'area della darsena. © RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 13 gennaio 2010

Castelvolturno, Dolly e la catena del dolore


13/01/2010
Non ci sono soltanto immigrati che arrivano a Castelvolturno. C’è anche chi parte, come una famiglia di romeni che viveva in uno dei villini della Domiziana, in via Mille Pini, e che da un giorno all’altro un mese fa ha lasciato l’abitazione ed è andata via senza avvisare nessuno, neanche il proprietario dell’immobile. Potrebbe sembrare un episodio normale. E lo sarebbe se non fosse per quello che gli immigrati romeni hanno lasciato, o meglio, abbandonato, nella villa: tre grossi cani chiusi nel cortile, di cui uno addirittura, legato con una catena. E sono stati proprio i lamenti dei tre animali ad insospettire i residenti di via Mille Pini, che dopo aver notato lo stato di denutrizione dei cani hanno iniziato a prendersi cura di loro. Ma non li hanno ancora liberati dal villino. Questo, perché se fossero portati all’esterno con molta probabilità sarebbero investiti dalle automobili. Quindi ci si è affidati ad internet per trovare loro un nuovo padrone. Le foto sono visibili sul blog: http://adottaunrandagio.blogspot.com/2010/01/castelvolturno-caserta-3-cagnone-catena.html. Vincenzo Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 10 gennaio 2010

Castelvolturno Inchiesta su un traffico di falsi permessi di soggiorno


la foto (Salvatore Santoro) non è riproducibile

Vincenzo Ammaliato
Castelvolturno. Non si è verificato il temuto arrivo di massa d’immigrati provenienti da Rosarno. Almeno, non ancora. La gente di Castelvolturno tira un sospiro di sollievo, preoccupata che con l’arrivo di molti altri immigrati in zona, possano verificarsi nuovamente scontri come quelli che devastarono la via Domiziana il giorno seguente la strage degli africani, nel cupo settembre del 2008. Peraltro, il prossimo marzo il territorio è interessato dalle votazioni per il rinnovo del consiglio comunale, e che a qualche candidato venga in mente di soffiare sulle polveri della rabbia e dell’intolleranza verso i clandestini è più che una mera probabilità. Intanto, fra sabato notte e tutta la giornata di ieri, si sono presentati al centro d’accoglienza Fernandes non più di trenta extracomunitari scappati dai tumulti calabri. E lo hanno fatto alla spicciolata. Hanno chiesto accoglienza, ma la struttura gestita dalla curia è già al limite della capienza e non è riuscita a offrire ospitalità. Qualche immigrato, prima di andare via e disperdersi fra i mille rivoli della Domiziana ha, però, raccontato della paura di restare a Rosarno, degli scontri e dei pullman organizzati dalla polizia per spedirli al centro d’accoglienza di Crotone. Ma loro, quelli giunti a Castelvolturno, hanno preferito recarsi alla stazione e dirigersi a proprie spese nel centro della costa casertana, per l’ennesimo viaggio della speranza. Qui sperano di trovare lavoro. «A Crotone - hanno detto - saremo stati espulsi». Eppure alle 13, sulla lunga ringhiera del centro d’accoglienza si sono radunati almeno un paio di centinaia d’immigrati. Loro non indossavano, però, scarpe e pantaloni sporchi di fango e sciarpe e cappelli di lana che scoprivano a malapena gli occhi, come gli extracomunitari venuti da Rosarno. Avevano jeans e felpe pulite e ben stirate. E dai taschini delle giacche di alcuni giovani si intravedevano anche le cuffie dell’Ipod. Si trattava di immigrati clandestini provenienti da tutta la Campania , dal Lazio e anche dal nord Italia; venuti a Castelvolturno per ritirare i famosi e controversi «permessi di soggiorno in nome di Dio», stampati dai missionari comboniani della locale Chiesa. E seppure il parroco, don Antonio, ha chiarito di averne sospeso la distribuzione da almeno un mese perché si era creata confusione fra gli immigrati (molti clandestini, infatti, credevano che tali permessi avessero valore legale), appena il missionario è andato via e ha chiuso la parrocchia, nella pineta attigua è iniziata la distribuzione dei facsimile dei permessi. E un paio di centinaia di clandestini ha creduto per un attimo di aver ottenuto l’agognato certificato capace di renderli titolari non solo di doveri ma anche di diritti: l’effimera convinzione di uscire dall’ombra e di non essere più fantasmi. Sul caso stanno indagando anche i carabinieri. C’è il rischio che possa essere nata una vera e propria speculazione da parte di soggetti con pochi scrupoli che trarrebbero in inganno i clandestini facendo credere loro della validità dei permessi allo scopo di trarre un guadagno economico. «Perché non dovrebbe essere valido questo permesso?», ha chiesto amareggiato un senegalese clandestino venuto da Salerno ieri a Castelvolturno per avere la sua carta di primo soggiorno: «Non è rilasciato dalla Città del Vaticano?». © RIPRODUZIONE RISERVATA


18/01/2010
Castelvolturno Folla davanti alla chiesa dei comboniani

PERMESSI DI SOGGIORNO, I CARABINIERI SEQUESTRANO I FACSIMILE

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Ottenere un regolare permesso di soggiorno per i tanti immigrati clandestini che vivono in Italia è particolarmente difficile. Per loro, le giornate si susseguono sempre uguali, ricche di doveri e povere di diritti. Un’esistenza decisamente frustrante, vissuta, peraltro, con l’incubo di essere fermati in qualsiasi momento dalle forze dell’ordine ed espulsi. E quindi tornare in patria più poveri di quando si era partiti: un incubo per ogni emigrante. Sarà per questo che sono stati in migliaia i clandestini che nei mesi scorsi hanno chiesto ai comboniani di Castelvolturno di poter avere anche loro un «Permesso di soggiorno in nome di Dio». Si tratta di un facsimile di quello rilasciato dalle questure, fatto stampare e distribuito da padre Giorgio Poletti come forma provocatoria nei confronti delle leggi italiane sull’immigrazione ritenute dal religioso troppe rigide. Padre Giorgio, però lo scorso dicembre è stato trasferito in una nuova missione e i religiosi che lo hanno sostituito avevano deciso nel periodo natalizio di sospendere la distribuzione dei volantini perché il tam-tam degli immigrati aveva diffuso la notizia falsa che questi avessero valore legale. I controversi permessi di soggiorno, però, nelle scorse settimane hanno ugualmente continuato a essere distribuiti a Castelvolturno, e alla Chiesa degli immigrati sono arrivati molti altri clandestini con la speranza di poter «regolarizzare» la propria posizione in Italia, convinti che i documenti fossero rilasciati direttamente da Città del Vaticano. Un grosso equivoco, di cui si stanno interessando anche i carabinieri della locale stazione che ieri al termine della celebrazione della messa dei comboniani, hanno interrotto la distribuzione dei permessi di soggiorno che si stava effettuando all’esterno della chiesa. Subito dopo è stato condotto in caserma un immigrato che aveva con sé numerosi facsimili. Chiarita la sua posizione, l’uomo è stato rilasciato un paio d’ore dopo, ma i dubbi e le perplessità sul fenomeno dei permessi di soggiorno rilasciati dal «Ministero del cielo» restano alti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 9 gennaio 2010

Manca l'agiilità, sigilli al palasport

06/01/2010

Enzo Ammaliato CASTELVOLTURNO. Sono in tanti a pensare che lo sport possa contribuire in maniera estremamente positiva nella la formazione non solo fisica delle nuove generazioni e che il suo rilievo sia fondamentale in qualsiasi società matura. Che a Castelvolturno chiuda l'unico palazzetto dello sport del territorio è, quindi, solo l'ennesimo esempio del degrado sociale e del marasma politico in cui versa il centro litoraneo. C'erano voluti ben cinque anni per compiere dei semplici lavori di ristrutturazione alla struttura danneggiata da vandali nel 2001. Nel maggio del 2006 i lavori furono completati e il palasport fu affidato ad Antonio Sansone, presidente della società sportiva Aphrodite che negli anni '90 nella struttura di via Occidentale portò la squadra di basket femminile fino conquista della serie B. Ma dopo tre anni di corsi di minibasket, durante le ferie di Natale, al palasport si sono presentati i vigili urbani del posto e hanno intimato al presidente di lasciare la struttura ed hanno apposto i sigilli. Oll'origine dell'atto, a quanto pare, la mancanza dell'agibilità. Dopo tre anni di attività e circa cento bambini impegnati nei corsi di minibasket, l'amministrazione comunale si è resa conto che nella propria struttura sportiva manca il documento dell'agibilità e potrebbe essere a rischio la sicurezza dei suoi frutori. Amareggiato il presidente Sansone, al quale peraltro i dirigenti del Comune di Castelvolturno non avevano mai rilasciato un affidamento definitivo della struttura. Peraltro, il presidente dell'Aphrodite ha consegnato un lungo dossier di oltre quaranta pagine alla prefettura di Caserta e ai carabinieri nel quale, a suo parere, si evincerebbe il suo comportamento ineccepibile nell'utilizzo del palazzetto e l'ostracismo di parte dei funzionari del Comune. Intanto, in assenza dell'assessore allo sport che si dimise un paio di mesi fa e non più reintegrato, dall'ufficio tecnico si fa sapere che è stata già incaricata una ditta che eseguirà i necessari rilievi alla struttura, propedeutici per l'ottenimento dell'agibilità. Intanto, ai giovani di Castelvolturno in questi lunghi e piovosi giorni invernali no resta che restare tappati in caso o frequentare le numerose sala giochi del luogo © RIPRODUZIONE RISERVATA

Oggi la nomina del commissario, Nuzzo: non farò ricorso

04/01/2010

CASTELVOLTURNO. La città vive i suoi primi giorni di scioglimento dell'amministrazione comunale in un clima di dubbi e incertezze. Per oggi alle 18 c'è in agenda un delicato Consiglio comunale, ma non essendoci un vicesindaco in carica (Lorenzo Marcello fu costretto alle dimissioni dalla sua stessa maggioranza sei mesi fa e al suo posto non è più stato individuato alcun sostituto) i consiglieri comunali e gli assessori non sanno se presentarsi o meno in aula. Per andare sul sicuro, il presidente del Consiglio, Maria Perna, ha chiesto formalmente lumi alla prefettura di Caserta, inviando al palazzo di governo copia dello statuto comunale. Stando, infatti, alle norme previste dallo stesso statuto l'assise potrebbe essere legittimata dalla presenza dell'assessore più anziano; quindi il responsabile del demanio, Rocco Russo. In ogni caso, il vuoto amministrativo dovrebbe durare ancora per poco. La prefettura oggi nominerà il commissario che guiderà le sorti del centro costiero fino al prossimo 28 marzo, quando in calendario ci sono le elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale. Intanto, l'ormai ex sindaco Francesco Nuzzo, fa sapere che non intende assolutamente impugnare l'atto di scioglimento. «Sono talmente amareggiato dal comportamento del Consiglio dei ministri, ha sottolineato con amarezza l'ex primo cittadino, che al momento preferisco pensare ad altro». Eppure il momento per il territorio domizio è particolarmente delicato. Il Consiglio comunale previsto oggi, infatti, dovrà nuovamente votare lo scioglimento degli usi civici che gravano sull'area dove dovrà sorgere il nuovo porto di Pinetamare e che di fatto rallentano la partenza dei lavori. In aula, però, non arriverà il Piano Spiaggia, atteso a Castelvolturno da ormai quaranta anni (se ne ridiscuterà, evidentemente, durante la prossima amministrazione). Da risolvere in tempi brevi, invece, la delicata situazione del centro commerciale Giolì, ultimato da alcuni mesi ma che non riesce ad aprire per l'assenza delle relative licenze commerciali. Durante lo scorso Consiglio comunale fu votato un emendamento al piano commercio che prevedeva la possibilità dell'apertura del Giolì. Ma attualmente l'ufficio commercio è diretto dal comandate dei vigili urbani che sostituisce il funzionario incaricato e che, però, non ha l'autorità per deliberare tutti gli atti del consiglio. Una matassa difficile da sbrogliare col caos di questi giorni. v.am. © RIPRODUZIONE RISERVATA

05/01/2010
Colpo di scena a Castelvolturno assessore invece del commissario
Vincenzo Ammaliato.
Il consiglio comunale si può tenere. Ma forse è illegittimo, anzi no. Sono stati momenti di forte confusione ed anche d'imbarazzo quelli che hanno preceduto ieri sera l'apertura del consiglio comunale. Il decreto del presidente della repubblica col quale il 31 dicembre è stato rimosso il sindaco Nuzzo prevedeva anche lo scioglimento del consiglio comunale e la conseguente nomina di un commissario prefettizio con funzioni ordinarie a causa della mancanza di un vicesindaco in carica all'ente di piazza Annunziata. Ma alle 16 è giunta al protocollo del municipio castellano una nota della prefettura di Caserta che ha di fatto rimescolato tutte le carte. In pratica, la Prefettura, facendo riferimento ad una precisa norma dello statuto del Comune di Castelvolturno, ha individuato nella figura dell'assessore anziano, colui che dovrebbe guidare l'amministrazione fino alle prossime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale previste il 28 marzo. Alle 18.30, quindi, l'assessore al demanio, Rocco Russo, ha aperto i lavori dell'assise, ma all'appello hanno risposto solo i consiglieri d'opposizione e uno della maggioranza, Maria Gatta. Nove consiglieri su venti dell'assise e l'assessore anziano non ha potuto fare altro che prendere atto della mancanza del numero legale e rimandare i lavori alla seconda convocazione prevista venerdì prossimo. Con l'augurio che nei prossimi quattro giorni sia più chiara a tutti l'intera vicenda.

09/01/2010
Dimissioni a raffica, consigli inbilico
undici contro nove, si attende un chiarimento dalla prefettura
Vincenzo Ammaliato CASTELVOLTURNO. Urla, intimidazioni, scene da operetta, scontri verbali al limite di quelli fisici. Quello che potrebbe essere stato l’ultimo Consiglio comunale dell’amministrazione uscita vittoriosa dalle elezioni dell’aprile del 2005 si è concluso ieri sera sulla falsa riga di quelli che lo hanno preceduto in questi lunghi cinque anni. In più, nella sala dell’assise cittadina si sono registrati anche elementi di forte confusione e di dubbi e perplessità normative. In pratica a Castelvolturno, non è ancora rientrato lo tsunami partito lo scorso 31 dicembre, subito dopo la comunicazione da parte della presidenza del Repubblica della rimozione del primo cittadino Francesco Nuzzo da ogni suo incarico, e quel che resta della sua maggioranza si spacca, mentre l’opposizione prova a dare la spallata definitiva (ma non in maniera compatta). Il consiglio è iniziato alle 18.30. In aula presenti diciannove consiglieri su venti (assente il presidente dell’assemblea, Maria Perna). All’ordine del giorno, la reintegra degli usi civici nella zona dove dovrebbe sorgere il nuovo porto di Pinetamare, e il cambiamento di destinazione d’uso della stessa area. Ma appena venti minuti prima della convocazione, ha fatto sapere il capogruppo della minoranza, Antonio Scalzone, i consiglieri sono venuti a conoscenza di un atto protocollato in mattinata al municipio dai dirigenti del consorzio rinascita (il raggruppamento d’imprenditori impegnati nella riqualificazione del litorale domizio) col quale si diffidava il consiglio nel votare un atto che avrebbe potuto ledere quanto già sancito dalla transazione «Stato-Coppola» nel 2003. I lavori sono iniziati con l’immediata presentazione delle dimissioni del consigliere di maggioranza Maria Gatto, che ha invitato tutti i suoi colleghi a fare altrettanto: «Perchè la rimozione del nostro sindaco-magistrato di fatto delegittima l’intero consiglio». Subito dopo hanno fatto lo stesso tutti i consiglieri d’opposizione, tranne uno, Ferdinando Letizia. A questo punto è iniziato un forte parapiglia tra i dimissionari e l’assessore anziano, Rocco Russo, che dallo scorso lunedì guida l’ente di piazza Annunziata. I dimissionari hanno chiesto la sospensione immediata dell’assise per provvedere alle surroghe. Rocco Russo, invece, ha ritenuto di continuare i lavori nonostante in aula fossero rimasti solo nove consiglieri su venti. E le due mozioni sono passate entrambe con il voto favorevole degli otto consiglieri di maggioranza e con quello di Nando Letizia, il quale dopo la votazione ha presentato anche lui le sue dimissioni. Subito dopo sono iniziate frenetiche consultazione fra i partecipanti ai lavori per valutare la legittimazione dell’assise appena celebrata. E, soprattutto, se il consiglio comunale ha la legittimità ad andare avanti fino al prossimo 28 marzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

10/01/2010
Ordine del Pdl: "rifiutare la surroga"
Scalzone chiede cai suoi di non subentrare ai dimissionari
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Il giorno dopo il Consiglio comunale che ha visto le dimissioni di undici consiglieri su venti, sul litorale domizio non si sono ancora stemperate le polemiche nate durante i lavori dell'assise. Anzi. C'è chi, come il capogruppo del Pdl, Antonio Scalzone, annuncia una richiesta alla prefettura di annullamento degli atti deliberati durante il Consiglio. La richiesta di Scalzone E al palazzo di governo domani mattina Scalzone chiederà anche l'immediato scioglimento dello stesso Consiglio comunale. Secondo il capogruppo del Pdl, infatti, la prefettura di Caserta, conferendo la carica di sindaco facente funzioni all'assessore anziano, Rocco Russo, non ha tenuto presente un decreto legge (D.L 267/2000 art 53) che prevede in caso di mancanza del sindaco e del vicesindaco che nessuna altra carica possa prendere le redini dell'amministrazione. Il consigliere d'opposizione Ferdinando Letizia, invece, che durante il Consiglio comunale è stato accusato di tradimento dai suoi colleghi di minoranza, in quanto ha preferito dimettersi solo alla fine dei lavori e dopo aver votato con la maggioranza la reintegra degli usi civici, ha affidato a un comunicato stampa la sua difesa. «Il mio comportamento, ha sottolineato il consigliere Letizia, è stato motivato con l'unico scopo di tutelare la cosa pubblica. Con il mio voto - ha aggiunto l'ex assessore al Demanio - ho contribuito allo sviluppo del territorio, assicurato continuità dell'Accordo di Programma e risolto una questione annosa, ovvero, gli usi civici, senza i quali i lavori del porto non potrebbero mai cominciare». Sulla stessa linea l'assessore anziano che guida l'amministrazione, Rocco Russo, secondo il quale adesso non ci sarebbe più alcun ostacolo alla partenza dei lavori dell'opera portuale. Polemica sugli usi civici Eppure i dirigenti della società Mirabella spa che dovrebbe realizzare il porto turistico hanno protocollato venerdì mattina al Comune di Castelvolturno una dura diffida al Consiglio comunale. «La reintegra degli usi civici, si legge nella diffida, è una sconcertante pretesa che potrebbe ribaltare quanto stabilito ad agosto del 2003 dall'Accordo di Programma, a giugno del 2005 dalla transazione Coppola-Stato e a settembre del 2006 dalla Regione Campania con l'affidamento per la realizzazione del porto turistico. La nostra società - continua la Mirabella - ha in questo periodo intrapreso una lunga serie di attività di carattere giuridico ed economico. E se saranno lesi i nostri diritti saremo costretti ad agire in danno del Consiglio comunale e chiedere l'intervento alla Corte dei conti». Si preannuncia decisamente un caldo gennaio per Castelvolturno. In forse la sostituzione Intanto, domani mattina la presidenza del Consiglio comunale invierà ai candidati in lista successivi ai consiglieri dimissionari la richiesta di surroga. Ma il capogruppo del Pdl Scalzone ha annunciato di aver già chiesto ai suoi candidati di non accettare la carica. Definire lo scenario politico-sociale del litorale «una matassa difficile da districare», a questo punto potrebbe sembrare un facile eufemismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

13/01/2010 Partiti in campagna elettorale è già iniziato il dopo-Nuzzo
Enzo Ammaliato Castelvolturno. Preso atto dello scioglimento del consiglio ad opera della prefettura, ai politici di Castelvolturno non resta oramai che prepararsi per l'imminente campagna elettorale che si aprirà ufficialmente a fine febbraio, un mese prima del voto previsto il prossimo 28 marzo. Intanto, però, si conoscono già i nomi di alcuni dei candidati che si sfideranno per la poltrona più alta del municipio litoraneo. Il primo ad ufficializzare la propria candidatura, oltre un mese fa, è stato Fabio Russo, giovane avvocato del luogo sostenuto da Italia dei Valori, di cui è anche coordinatore cittadino. La lista che sosterrà la sua candidatura è già pronta ed «è composta - garantisce Fabio Russo - interamente da persone estranee ai vecchi partiti che hanno retto Castelvolturno negli ultimi trenta anni». L'Idv, peraltro, ha sottolineato il candidato Russo, correrà da sola; nessuna alleanza politica, né con (ovviamente) il Pdl, ma neanche con i partiti del centrosinistra, né con alcun'altra lista civica. Larghe intese, invece, per il Partito delle libertà, che ha annunciato il proprio candidato poco prima dello scorso Natale, riproponendo a primo cittadino il ragioniere Antonio Scalzone. Già sindaco dal '98 al '99 e dal 2000 al 2005, a sostenere il capogruppo dell'opposizione consiliare uscente sarà oltre alla lista del Pdl, quella del Psi di Amerigo Porpiglia, quella de La Destra e, probabilmente, una lista formata interamente da operatori balneari. Tre liste civiche (Città Normale di Vincenzo Gatta e ben due di Liberamente di Anastasia Petrella) insieme a quella di Alleanza di Centro del coordinatore Giacomo Napolitano, invece, sosterranno la candidatura dell'avvocato Ferdinando Letizia, ex assessore al demanio della seconda amministrazione Scalzone e consigliere d'opposizione uscente. Ancora da definire le posizioni in casa del centrosinistra, orfano del sindaco uscente, Francesco Nuzzo, il quale già da oltre un anno aveva fatto sapere che non sarebbe stato della corsa. L'Udc del commissario cittadino e assessore al demanio uscente, Rocco Russo, sta ancora valutando eventuali alleanze; probabilmente, però, non esprimerà un proprio candidato. Mentre il Pd dovrebbe scogliere oggi le ultime riserve nel corso di una formale assemblea cittadina. Lavora, invece, alacremente il dottor Francesco Cantile, ex assessore al bilancio della prima giunta Nuzzo, per coagulare attorno al manifesto «Cittadinanza attiva» esponenti della società civile castellana che dovrebbero sostenere la propria candidatura. Saranno, quindi, probabilmente cinque i candidati che si contenderanno il bollente scranno di primo cittadino di Castelvolturno. L'unico dato certo, però, al momento, è che sarà una campagna elettorale senza esclusione di colpi fra i vari contendenti e che vedrà impegnato attivamente l'intero territorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Operai del depuratore licenziati, sindacati sul piede di guerra


03/01/2010

«Impianti vecchi ed arrugginiti, qualcun altro inutilizzato e intimidazioni alla forza lavoro». Il nuovo anno per i depuratori dei Regi Lagni, secondo Tammaro Tavoletta, presidente regionale dell'Ugl Energia, si apre così come si era chiuso quello appena trascorso; vale a dire: «nel peggiore dei modi, con un forte scontro sindacale e con la sempre crescente obsolescenza degli impianti che pericolosa per la salute dei dipendenti della struttura e quella di tutta la gente che vive sul litorale domizio e lungo il corso del canale». A far scendere sul piede di guerra il sindacalista, è stata la mancata reintegra al posto di lavoro dei due operai licenziati dal gestore degli impianti, la Hydrogest Campania, nel novembre dello scorso anno. Secondo i dirigenti della ditta aggiudicataria del financial project per la ristrutturazione e gestione degli impianti del Ps3 i due dipendenti sarebbero rei di aver organizzato una manifestazione di protesta non autorizzata, che avrebbe portato al blocco degli impianti per cinque giorni, creato problemi al processo depurativo e arrecato danni alla restante forza lavoro. Le manifestazioni «Le manifestazioni per rivendicare maggiore sicurezza sul lavoro, ha ribadito Tammaro Tavoletta, furono concertate, volute dalla quasi totalità degli operai e non portarono assolutamente al blocco totale degli impianti, che continuarono a funzionare seppur a ritmo ridotto. Di questo abbiamo prove documentate che saranno presentate domani dinanzi al tribunale del lavoro». Le richieste Nelle richieste del sindacalista c'è l'immediata riassunzione dei due operai che lavoravano al depuratore di Villa Literno da venticinque anni uno e trenta l'altro. «Con questo comportamento, tuona Tammaro Tavoletta, la Hydrogest mira semplicemente ad intimidire le proprie maestranze, che per garantirsi lo stipendio dovrebbero sottacere sulla pessima gestione degli impianti. Il processo depurativo, infatti, continua il sindacalista, è di fatto quasi inesistente. Le coclee (grosse pompe meccaniche necessarie per sollevare i fanghi) rotte a maggio del 2007 e sostitute dopo oltre due anni la scorsa estate ancora non sono entrate in funzione e la dirigenza non ritiene di avvisare le parti sindacali del loro mancato avvio. Lo stesso vale per il dossier sul rischio biologico, che nonostante le nostre formali richieste non riusciamo ad averne una copia. Cosa nasconde la Hydrogest? Perché gli impianti non funzionano? Qual è il futuro di questa azienda, dei suoi operai e della gente che vive nel territorio dei Regi Lagni?». La denuncia Queste le domande del dirigente della Ugl, «alle quali, garantisce Tavoletta, se non saranno date delle risposte formali entro la prossima settimana, seguirà una denuncia alla Procura della Repubblica e delle nuove manifestazioni di protesta». A cinque mesi dalla diffusione dei nuovi dati sulla balneabilità della costa casertana, il loro risultato appare inesorabilmente già segnato; e il pollice per il litorale domizio resta sempre più indirizzato verso il basso. Insomma la depurazione e il disinquinamento segnano ancora una volta il passo. vin. amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Maltempo, massima allerta per il Volturno


03/01/2010
Sul litorale decine di villette e viali erano stati allagati. Pescherecci bloccati nella darsena
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Se il primo giorno del nuovo anno per il litorale domizio è stato caratterizzato da vento forte, mareggiate, piogge e grandine, ieri a Castelvolturno ha fatto capolino il sole, ed è stato possibile fare la conta dei danni. La foce del fiume Volturno è tenuta costantemente sotto controllo dalla polizia municipale e dalla protezione civile, ma nonostante il livello delle acque sia di un paio di metri sopra la media di questo periodo non c'è grossa preoccupazione per eventuali esondazioni. Mentre a Destra Volturno sono potute rientrare nelle proprie abitazioni le famiglie che a capodanno avevano dovuto abbandonare le villette inondate dal mare agitato sospinto da un forte vento di maestrale. Anche a Baia Verde tutto sotto controllo, dove sono stati messi in sicurezza dai vigili del fuoco circa una decina di alberi di pino pericolanti. E se gran parte del territorio sembra aver superato in breve tempo i disagi provocati dal cattivo tempo del primo gennaio, non può dire la stessa cosa la darsena San Bartolomeo di Pinetamare, dove la situazione è piuttosto grave per la secca creatasi alla foce. Le forti correnti che hanno ingrossato il mare, infatti, nei giorni scorsi hanno trasportato molti detriti, che di fatto hanno ostruito il passaggio a qualsiasi tipo d'imbarcazione. Dei circa tre metri abituali di pescaggio attualmente alla foce del molo non si contano più di trenta centimetri. La darsena di Pinetamare nell'aprile dello scorso anno fu chiusa su disposizione della procura di Santa Maria Capua Vetere e le numerose imbarcazioni obbligate a trovare un nuovo ormeggio. Fu permesso solo ai circa cinquanta pescherecci di restare nella porto in deroga al decreto di chiusura. Ma da ieri sono tutti di fatto bloccati all'interno del canale. Per loro nessuna attività e grossi disagi economici per i circa centocinquanta pescatori delle cinque cooperative presenti dal 1970 all'interno del molo. Notevoli problemi anche per i due cantieri nautici del posto. L'ostruzione del canale, peraltro, si verificò già ad inizio dello scorso mese di dicembre. In quell'occasione gli armatori e i gestori dei due cantieri navali, non riuscendo a trovare alcun interlocutore fra gli enti locali, decisero di autotassarsi per effettuare un dragaggio e quindi consentire il transito delle imbarcazioni. Furono chieste le dovute autorizzazioni alla Regione Campania e spesi quindicimila euro per incaricare una ditta specializzata di dragare la foce. Ma in inverno le mareggiate in questa parte del territorio sono continue e servirebbe un servizio cperodico, che gli operatori economici della darsena evidentemente non riescono a sostenere da soli. «C'è in ballo la sorte di centinaia di famiglie che si sostengono grazie al lavoro dei pescherecci della darsena San Bartolomeo, ha sostenuto con amarezza Aniello Di Santo, un portavoce dei pescatori, ma a nessuno pare importare di noi». Probabilmente, già domani gli operatori economici del porto di Pinetamare chiederanno nuovamente le autorizzazioni alla Regione per il dragaggio, ma non potranno continuare a farlo per tutto l'inverno. Lo scioglimento dell'amministrazione comunale avvenuto l'ultimo giorno dello scorso anno, peraltro, non li aiuta nella ricerca di appoggio fra le istituzioni e il rischio del fallimento economico per molte aziende è più che reale. Inoltre, c'è anche preoccupazione per gli usi civici che gravano sull'area e che rallentano la partenza dei lavori per il nuovo porto. Per loro si sarebbe dovuto decidere nel prossimo consiglio comunale e con lo scioglimento dell'amministrazione Nuzzo tutto è stato messo in dubbio. L'unica certezza per la darsena, resta la precarietà di una situazione di vuoto normativo che si trascina da molti mesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Che il territorio del quartiere sorto negli anni '70 a destra della foce del fiume Volturno sia di qualche centimetro al di sotto del livello del mare è un fatto risaputo. E quindi, che le villette costruite a ridosso della riva subissero ad ogni mareggiata degli allagamenti potrebbe sembrare scontato. Ma la mano dell'uomo ha le sue grosse responsabilità per quello che è un vero e proprio disastro periodico che si verifica nella località castellana ogni qual volta c'è maltempo. I canali naturali che durante le piene raccoglievano a Destra Volturno le acque superflue sono tutti ostruiti da detriti e non ripuliti; oppure, addirittura, cementificati. Ed anche il sistema fognario realizzato negli anni '90 nel quartiere si presenta in pessimo stato. Molti tombini sono fuori uso; e durante le forti piogge piuttosto che raccogliere le acque, contribuiscono agli allagamenti facendole zampillare.


04/01/2010
Maltempo, allarme rientrato ma resta l’incubo mareggiate
Enzo Ammaliato Due giorni dopo le forti piogge cadute sul litorale domizio e la mareggiata che ha creato grossi problemi soprattutto nella località di Destra Volturno, non sono ancora risolti i disagi per gli abitanti del quartiere a nord del Comune di Castelvolturno. Il sistema fognario non riesce a filtrare la grossa portata d’acqua e molti viali risultano ancora inondati. Chi vive nelle villette a ridosso della riva, peraltro, non può uscire di casa se non in automobile e per i molti residenti del posto che non possiedono una vettura (fra i quali molti immigrati), non resta che rimanere tappati nelle abitazioni. I vigili del fuoco della stazione di Mondragone, a tal proposito, hanno assistito anche ieri numerosi abitanti del posto. Ma entro la giornata di oggi, garantiscono dalla locale polizia municipale, la situazione dovrebbe tornare alla normalità. Intanto, però, crescono anche le polemiche della gente di Destra Volturno, che si ente abbandonata dalle istituzione, come condannata a vivere in un quartiere fantasma. La località castellana conta circa tremila immobili. La popolazione registrata all’anagrafe supera di poco le duemila unità, ma il numero di chi vive in zona è sicuramente molto più elevato. La località, infatti, è una zona dormitorio per migliaia d’immigrati irregolari che affollano le villette soprattutto a ridosso della spiaggia, dove il degrado delle strutture abbassa i costi e permette loro di pagare dei fitti estremamente economici. I grossi problemi idrogeologici di Destra Volturno trovano uno specifico capitolo anche all’interno piano regolatore del Comune di Castelvolturno in via d’approvazione. È stata l’autorità di bacino, nel momento in cui è stata chiamata per esprimere i propri pareri sul merito dello strumento urbanistico, a prevedere dei correttivi per il quartiere. L’autorità di bacino, considerando l’elevato rischio idrogeologico, ha organizzato nei mesi scorsi una specifica conferenza di servizio e affidato a una ditta specializzata un approfondito studio. Peraltro, è stato già chiesto anche un finanziamento alla Regione Campania per la bonifica dell’intera area. Nel dettaglio, sono previste per Destra Volturno delle scogliere per attutire la forza del mare durante le mareggiate e l’ampliamento del sistema fognario. Ma i tempi per l’attuazione di questo progetto saranno sicuramente lunghi e alla prossima mareggiata i fantasmi di Destra Volturno si troveranno nuovamente alle prese con inondamenti e grossi problemi. Una situazione, quindi, anche alla luce dell’impasse amministrativa al comune di Castelvolturno, non accenna ad imboccare la strada giusta. © RIPRODUZIONE RISERVATA