domenica 10 gennaio 2010

Castelvolturno Inchiesta su un traffico di falsi permessi di soggiorno


la foto (Salvatore Santoro) non è riproducibile

Vincenzo Ammaliato
Castelvolturno. Non si è verificato il temuto arrivo di massa d’immigrati provenienti da Rosarno. Almeno, non ancora. La gente di Castelvolturno tira un sospiro di sollievo, preoccupata che con l’arrivo di molti altri immigrati in zona, possano verificarsi nuovamente scontri come quelli che devastarono la via Domiziana il giorno seguente la strage degli africani, nel cupo settembre del 2008. Peraltro, il prossimo marzo il territorio è interessato dalle votazioni per il rinnovo del consiglio comunale, e che a qualche candidato venga in mente di soffiare sulle polveri della rabbia e dell’intolleranza verso i clandestini è più che una mera probabilità. Intanto, fra sabato notte e tutta la giornata di ieri, si sono presentati al centro d’accoglienza Fernandes non più di trenta extracomunitari scappati dai tumulti calabri. E lo hanno fatto alla spicciolata. Hanno chiesto accoglienza, ma la struttura gestita dalla curia è già al limite della capienza e non è riuscita a offrire ospitalità. Qualche immigrato, prima di andare via e disperdersi fra i mille rivoli della Domiziana ha, però, raccontato della paura di restare a Rosarno, degli scontri e dei pullman organizzati dalla polizia per spedirli al centro d’accoglienza di Crotone. Ma loro, quelli giunti a Castelvolturno, hanno preferito recarsi alla stazione e dirigersi a proprie spese nel centro della costa casertana, per l’ennesimo viaggio della speranza. Qui sperano di trovare lavoro. «A Crotone - hanno detto - saremo stati espulsi». Eppure alle 13, sulla lunga ringhiera del centro d’accoglienza si sono radunati almeno un paio di centinaia d’immigrati. Loro non indossavano, però, scarpe e pantaloni sporchi di fango e sciarpe e cappelli di lana che scoprivano a malapena gli occhi, come gli extracomunitari venuti da Rosarno. Avevano jeans e felpe pulite e ben stirate. E dai taschini delle giacche di alcuni giovani si intravedevano anche le cuffie dell’Ipod. Si trattava di immigrati clandestini provenienti da tutta la Campania , dal Lazio e anche dal nord Italia; venuti a Castelvolturno per ritirare i famosi e controversi «permessi di soggiorno in nome di Dio», stampati dai missionari comboniani della locale Chiesa. E seppure il parroco, don Antonio, ha chiarito di averne sospeso la distribuzione da almeno un mese perché si era creata confusione fra gli immigrati (molti clandestini, infatti, credevano che tali permessi avessero valore legale), appena il missionario è andato via e ha chiuso la parrocchia, nella pineta attigua è iniziata la distribuzione dei facsimile dei permessi. E un paio di centinaia di clandestini ha creduto per un attimo di aver ottenuto l’agognato certificato capace di renderli titolari non solo di doveri ma anche di diritti: l’effimera convinzione di uscire dall’ombra e di non essere più fantasmi. Sul caso stanno indagando anche i carabinieri. C’è il rischio che possa essere nata una vera e propria speculazione da parte di soggetti con pochi scrupoli che trarrebbero in inganno i clandestini facendo credere loro della validità dei permessi allo scopo di trarre un guadagno economico. «Perché non dovrebbe essere valido questo permesso?», ha chiesto amareggiato un senegalese clandestino venuto da Salerno ieri a Castelvolturno per avere la sua carta di primo soggiorno: «Non è rilasciato dalla Città del Vaticano?». © RIPRODUZIONE RISERVATA


18/01/2010
Castelvolturno Folla davanti alla chiesa dei comboniani

PERMESSI DI SOGGIORNO, I CARABINIERI SEQUESTRANO I FACSIMILE

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno. Ottenere un regolare permesso di soggiorno per i tanti immigrati clandestini che vivono in Italia è particolarmente difficile. Per loro, le giornate si susseguono sempre uguali, ricche di doveri e povere di diritti. Un’esistenza decisamente frustrante, vissuta, peraltro, con l’incubo di essere fermati in qualsiasi momento dalle forze dell’ordine ed espulsi. E quindi tornare in patria più poveri di quando si era partiti: un incubo per ogni emigrante. Sarà per questo che sono stati in migliaia i clandestini che nei mesi scorsi hanno chiesto ai comboniani di Castelvolturno di poter avere anche loro un «Permesso di soggiorno in nome di Dio». Si tratta di un facsimile di quello rilasciato dalle questure, fatto stampare e distribuito da padre Giorgio Poletti come forma provocatoria nei confronti delle leggi italiane sull’immigrazione ritenute dal religioso troppe rigide. Padre Giorgio, però lo scorso dicembre è stato trasferito in una nuova missione e i religiosi che lo hanno sostituito avevano deciso nel periodo natalizio di sospendere la distribuzione dei volantini perché il tam-tam degli immigrati aveva diffuso la notizia falsa che questi avessero valore legale. I controversi permessi di soggiorno, però, nelle scorse settimane hanno ugualmente continuato a essere distribuiti a Castelvolturno, e alla Chiesa degli immigrati sono arrivati molti altri clandestini con la speranza di poter «regolarizzare» la propria posizione in Italia, convinti che i documenti fossero rilasciati direttamente da Città del Vaticano. Un grosso equivoco, di cui si stanno interessando anche i carabinieri della locale stazione che ieri al termine della celebrazione della messa dei comboniani, hanno interrotto la distribuzione dei permessi di soggiorno che si stava effettuando all’esterno della chiesa. Subito dopo è stato condotto in caserma un immigrato che aveva con sé numerosi facsimili. Chiarita la sua posizione, l’uomo è stato rilasciato un paio d’ore dopo, ma i dubbi e le perplessità sul fenomeno dei permessi di soggiorno rilasciati dal «Ministero del cielo» restano alti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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