martedì 20 luglio 2010

Ambulante ucciso dall’afa sulla spiaggia

20/07/2010

Caldo e afa. Una miscela assassina che ha ucciso un ambulante. Il suo nome era Riaz Hamamed. Era nato cinquantasei anni fa in Pakistan. È morto ieri alle 13 sulla spiaggia libera di Baia Verde a Castelvolturno. All'arrivo sul posto dell'ambulanza del 118 i sanitari non hanno potuto fare altro che costatare il suo decesso. Chiaro il motivo della morte per i medici: arresto cardiocircolatorio. Troppo caldo ieri pomeriggio sul litorale domizio. Troppo faticoso il lavoro che aveva trovato in Italia l'anziano pakistano. Troppo faticoso per chiunque, soprattutto per una persona non più giovanissima e con problemi al cuore. Raiz Hamamed faceva il venditore ambulante. Vendeva abbigliamento e aveva il cuore debole. D'estate, poi, trasportava la sua mercanzia a spalle, percorrendo tutti i giorni l'intero litorale domizio. Partiva dalle spiagge di Cuma e arrivava fino a quelle di Mondragone. Tutti i giorni con estrema solerzia dal mattino al tramonto. Ieri, però, a metà del suo percorso quotidiano, a metà giornata lavorativa si è accasciato sull'arenile ed ha spirato il suo ultimo respiro. Poco dopo lo ha raggiunto un suo connazionale. Lo ha visto a terra e si è avvicinato cercando di rianimarlo. Si è fatto dare dell'acqua dal bar del vicino stabilimento balneare ed ha bagnato le labbra del connazionale. Ma Riaz era già morto. Oltre ai medici del 118, sulla spiaggia libera di Baia Verde si sono recati sia i carabinieri, sia gli agenti del locale commissariato. Le forze dell'ordine in un primo momento avevano ipotizzato che la morte fosse stata provocata da annegamento. Poi i carabinieri diretti dal maresciallo Izzo hanno raccolto le testimonianze dei tanti venditori ambulanti che nel frattempo si erano accalcati nei pressi del cadavere e sono riusciti a risalire ai motivi del decesso. Il corpo del pakistano è stato trasferito direttamente all'istituto di medicina legale di Caserta. Per lui il giudice non ha disposto l'autopsia. La salma già oggi, quindi, potrebbe essere a disposizione dei parenti. Intanto a Sant'Antimo, dove viveva il venditore ambulante, si stanno preparando i funerali. Mentre sulla spiaggia del litorale domizio tutti anche oggi cercheranno di sfuggire alla canicola e pochi ricorderanno del solerte venditore di abiti.
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martedì 13 luglio 2010

Il resort sotto sequestro riferimento della movida


13/07/2010

Vincenzo Ammaliato

In principio era conosciuto semplicemente come «il maneggio del Villaggio Coppola». Poi si è trasformato in Hippo Kampos, dando vita prima alla discoteca che ha caratterizzato negli anni ’90 la movida napoletana e, da qualche anno, al villaggio turistico-sportivo meta soprattutto nel fine settimana di numerose persone in fuga dal caos metropolitano e alla ricerca di relax e svago. Adesso sono arrivati i sigilli disposti dalla procura. È lunga oltre trenta anni la storia del complesso turistico sequestrato ieri dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli. Nacque alla fine degli anni ’70 nella pineta del Villaggio Coppola come scuola di equitazione. A inaugurarlo Sergio Pagnozzi, un medico napoletano che decise di appendere il camice bianco al classico chiodo e dedicarsi completamente alla sua passione per i cavalli (tutt’ora gestisce l’intero complesso). Negli anni ’90, poi, la svolta, con la nascita della discoteca con pista da ballo attaccata ai box dei quadrupedi. Per il locale fu subito grande successo: i venerdì e i sabato sera a ballare in pineta c’erano sempre non meno di mille persone. E almeno altrettante rimanevano fuori dai cancelli per la selettiva selezione praticata all’ingresso. Ma gli schiamazzi del popolo della notte procurarono nel 2000 all’Hippo Kampos lo sfratto. Due anni dopo, Pagnozzi rilevò tre ex cave di sabbia abbandonate in località Mezzagni. Qui, dove per anni è stato depredato il territorio e poi utilizzato come discarica abusiva di rifiuti, è nata una vera e a propria oasi dedicata al relax e al benessere: quattro piscine, ristorante, residence, albergo, centro estetico, sala congressi e, ovviamente, maneggio. Trenta ettari con tre laghi destinati agli sport acquatici e il progetto di ingrandire il complesso all’intera area dei laghetti abbandonati di Castelvolturno per un estensione che supera i cento ettari. Ma l’azione della magistratura pone un freno alle idee di sviluppo dell’Hippo Kampos e probabilmente anche dell’intero litorale domizio. Il titolare del resort, da parte sua, si è detto esterrefatto dell’iniziativa della procura. «Nell’Hippo Kampos - ha detto Pagnozzi - sono stati investiti esclusivamente i risparmi miei e della mia famiglia. E qualsiasi passaggio finanziario effettuato dalla nascita della struttura a oggi è ampiamente documentato dai movimenti bancari». Del sequestro, i dirigenti del villaggio turistico dicono di aver appreso esclusivamente dalla stampa. «La giornata di oggi (ieri per chi legge) - rimarca Pagnozzi - è trascorsa normalmente come tutte le altre. Ciononostante abbiamo presentato alla procura un’immediata istanza di dissequestro e la richiesta di essere ascoltati dal magistrato inquirente». © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 12 luglio 2010

Il miraggio dell’interculturalità si realizza solo sulla spiaggia


12/07/2010
il modello melting pot dell'autosegregazione diventa integrazione al mare
L’incontro Immigrati di tutte le nazionalità dividono con gli italiani un tratto del litorale
Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Molti vedono in Castelvolturno un laboratorio nazionale per l'integrazione degli immigrati. Eppure, se così fosse, non si potrebbe che restare delusi nel constatare lo stato dei rapporti che esistono sulla Domiziana fra gli stranieri (appartenenti a oltre quaranta nazionalità diverse) e gli autoctoni: praticamente inesistenti. Qui sulla costa casertana, gli immigrati hanno creato i propri luoghi di culto, i propri ristoranti, le proprie discoteche e così via. Per l'acconciatura dei capelli ci sono parrucchiere nigeriane specializzate nelle pettinature rasta. Così come per la ristrutturazione degli immobili o per la riparazione delle automobili ogni etnia ha i propri artigiani. Ogni etnia in pratica ha dato vita ad una propria comunità, piccola o grande che sia, che non si rapporta col resto del territorio. Anzi. Le numerose comunità, quella polacca, ucraina, centro africana, asiatica appaiono tutte molto chiuse in se stesse. Al punto tale che le zona dove vivono quasi sempre si trasformano in ghetto (vedi Destra Volturno, Pescopagano, parco Lagani e così via). La scuola è l'unico baluardo dell'integrazione. Solo la scuola riesce a unire gli italiani e i numerosi stranieri. Ma questo vale ovviamente per i bambini. In attesa, quindi, che le nuove generazioni crescano non resta che concentrarsi su quello che per il litorale domizio è un vero e proprio melting pot balneare: la spiaggia libera fra le località di Pinetamare e Ischitella, a Fontana Bleu. Qui, in una striscia d'arenile lunga non più di cento metri, complice il capolinea dei pullman di linea della provincia di Caserta e quelli di Napoli nord, si ritrova d'estate sotto al sole un crogiuolo di provenienze che mischia colori, suoni, profumi, musiche, cibo e tanto altro. Stranieri e italiani tutti racchiusi in un fazzoletto di spiaggia che il fine settimana, ma soprattutto la domenica, arriva a contare diverse centinaia di bagnanti. Qui è facile trovare la classica famiglia napoletana con i piatti apparecchiati sul frigo portatile. E di fianco a loro un gruppo di pakistani che col telo adagiato sull'arenile in direzione de La Mecca pregano il proprio Dio. Così come ragazzi bengalesi che giocano a pallone con coetanei polacchi. Oppure nordafricani fare il bagno insieme a nigeriani e liberiani. La qualità del mare da queste parti non è fra le migliori della Campania? Poco importa al popolo multietnico della spiaggia libera di Fontana Bleu: di fronte la spiaggia si vede chiaramente l'isola d'Ischia, e quando il cielo è terso basta allungare il braccio per avere l'impressione di toccarla con un dito. «Qui, dicono i frequentatori della spiaggia più multietnica d'Italia, siamo tutti fratelli, perché sotto al sole non si riesce a nascondere niente e tutti diventiamo neri. E, qui c'è sempre un gran bel sole». © RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 10 luglio 2010

Pannocchie, la pista della droga

10/07/2010


Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
Aveva colto tutti di sorpresa a Castelvolturno la manifestazione di protesta dei venditori abusivi di spighe, che giovedì scorso avevano bloccato per due ore l'attività amministrativa nel municipio sbarrando il portone d'ingresso. E che poi, una volta allontanati dalle forze dell'ordine dal palazzo comunale, si erano recati sulla via Domiziana, e anche qui avevano bloccato il traffico veicolare in entrambi i sensi di marcia per circa un'ora. Il sequestro di tre carrettini per la vendita delle spighe operato il giorno prima dai carabinieri e dalla polizia municipale appariva come un'operazione ordinaria (come se ne registrano numerose contro l'illegalità diffusa sul litorale e che di solito non innescano proteste tanto animate). E in effetti, dai primi risultati delle indagini che stanno conducendo i carabinieri della locale stazione, emergono degli elementi che conducono più che al giallo del granturco, al bianco della polvere della sostanza stupefacente. Appena mezz'ora prima dell'innesco della fragorosa protesta, infatti, sempre i militari dell'arma guidati dal maresciallo Izzo, avevano messo in manette una persona sorpresa in fragranza di reato mentre spacciava droga dal balcone di casa sua (posto a pian terreno). Al momento del blitz, l'uomo (costretto a vivere su di una sedia a rotelle per una malattia) si trovava già agli arresti domiciliari per un precedente reato. Un ulteriore controllo ha permesso alle forze dell'ordine di trovare e sequestrare nella sua abitazione circa quattro dosi di marijuana e otto di hashish. Bruno Buccino, questo il suo nome (e qui si chiude il cerchio investigativo), è fratello di Armando (arrestato lo scorso gennaio per associazione mafiosa ed estorsione), ovvero il marito della donna che ha organizzato e tenuto le fila della manifestazione di protesta, Carmela De Crescenzo, anche lei vecchia conoscenza delle forze dell'ordine e con numerosi precedenti contro il patrimonio e per spaccio di droga. I carabinieri, proprio analizzando tutti questi elementi, ritengono probabile che la vendita delle spighe, da parte delle famiglie De Crescenzo-Buccino possa essere solo un'attività di copertura a quella molto più redditizia dello spaccio di droga. E che la banda, avendo subito in appena due giorni il sequestro dell'attrezzatura e l'arresto di un componente, abbia inscenato la manifestazione delle «spighe negate» spinta solo dal timore di perdere il business dello spaccio delle sostanze stupefacenti nel centro storico del paese domizio. Al momento, in ogni caso, i militari dell'arma hanno semplicemente formalizzato la denuncia per interruzione di pubblico servizio per le otto persone adulte (nel gruppo c'erano anche numerosi minori) che hanno bloccato il municipio e la via Domiziana. Intanto, l'inchiesta va avanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

I depuratori in funzione: restano i dubbi

08/07/2010

I depuratori del Ps3 funzionano benissimo. Anzi, no. Sono frammentarie e assolutamente divergenti le poche notizie sulla funzionalità degli impianti di depurazione che si affacciano sulle sponde dei Regi Lagni. Secondo gli amministratori pubblici di Castelvolturno, che in base a un preciso protocollo periodicamente compiono delle ispezioni agli impianti, i depuratori sono a regime e stanno trattando quasi tutti i rifiuti che transitano nell’alveo. Per Tammaro Tavoletta, segretario regionale dell’Ugl Energia (sigla che racchiude gran parte dei cinquecento addetti dei depuratori del Ps3), invece, la gestione degli impianti non è cambiata dopo il sequestro disposto per «disastro ambientale» lo scorso mese di marzo dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Su di un punto, però, sia i politici di Castelvolturno, sia il sindacalista convergono: la solerzia con cui il custode giudiziale che da tre mesi è di fatto a capo degli impianti, opera nel verbalizzare tutte le inefficienze del processo depurativo. «Per il custode giudiziale - ha fatto sapere il sindaco di Castelvolturno, Scalzone - ogni giorno di lavoro perso per qualsiasi tipo di problema è un nuovo reato ascrivibile ai gestori dei depuratori. E questo tipo di attenzione ci fa ben sperare per il futuro». In ogni caso, sarà il giudizio sulla qualità del mare da parte dei bagnanti che si recheranno nei prossimi giorni sulle spiagge del litorale domizio a decretare in maniera inoppugnabile la funzionalità dei depuratori. e.amm. © RIPRODUZIONE RISERVATA


10/07/2010

Scarichi illegali nei Regi Lagni cemento per chiudere le condotte

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno
Cosa serve per combattere l'inquinamento marino del litorale domizio? Il cemento armato. Ne è convinto il primo cittadino di Castelvolturno, Antonio Scalzone, che ha appena firmato una specifica ordinanza che prevede l'immediata chiusura degli scarichi abusivi nel canale dei Regi Lagni individuati dall'Arpac quattro mesi fa a termine di uno specifico studio condotto sull'alveo borbonico. Ovviamente, si tratta dei soli scarichi che rientrano nel territorio del Comune litoraneo. Questi sono 13, mentre lungo tutto il percorso l'agenzia regionale per l'ambiente ne ha catalogati addirittura 633. L'amministrazione di Castelvolturno per tutti questi scarichi non ha ovviamente il potere di intervenire (nonostante l'inquinamento prodotto ricada interamente sulle sue coste). Nell'ordinanza, però, si fa riferimento ad uno specifico invito che il Comune di Castelvolturno presenterà agli altri territori interessati, affinché adottino la stesso strumento normativo. Nel dettaglio, i proprietari dei fondi dove si trovano gli scarichi, avranno un mese di tempo per rimuovere l'illecito ambientale. Trascorso questo periodo interverrà l'amministrazione comunale con propri mezzi, utilizzando appunto il cemento armato per tappare gli scarichi. Dopodiché agirà in danno nei confronti dei proprietari negligenti. Che il canale dei Regi Lagni da alveo per raccogliere le acque piovane si fosse trasformato in una vera e propria fogna a cielo aperto è un fatto assodato. «Ma fino allo scorso mese di marzo non avevamo alcuno strumento per agire nei confronti di chi inquinava il nostro mare, ha sottolineato il sindaco Scalzone. Con la mappatura degli irregolari fornita dall'Arpac, finalmente, conosciamo nome e cognome dei nemici della nostra costa e non daremo loro tregua». E fra questi non ci sono soltanto opifici industriali, allevamenti zootecnici e discariche abusive che scaricano i propri liquidi non depurati nel canale borbonico. L'Arpac ha scoperto anche numerose amministrazioni comunali che non sono collegate ai depuratori del Ps3 e che sversano le proprie acque nere direttamente nel canale, e che quindi arrivano a mare senza alcun trattamento. Il mancato collegamento ai collettori, peraltro, è la principale causa di screzio fra i vincitori del financial project per la ristrutturazione dei cinque impianti di depurazione del Ps3, l'Hidrogest, e la Regione Campania. Ed anche i pessimi risultati sulla qualità del mare di Castelvolturno dipendono per gran parte da questa particolare condizione. «In ogni caso, sono fiducioso che le istituzioni ci saranno vicine - fa sapere Scalzone, con ottimismo -. Alla provincia di Caserta e alla Regione Campania stanno comprendendo che il mare di Castelvolturno è un'immensa risorsa per tutto il litorale. Pertanto confido che a breve saranno chiusi tutti gli scarichi illegali che confluiscono nei Regi Lagni». L'ordinanza del Comune di Castelvolturno termina con l'invito a polizia municipale e forze dell'ordine di individuare con certezza tutti gli scarichi abusivi e dove necessario di sequestrare le attività commerciali fuorilegge. Mano pesante, e cemento armato, quindi, sul litorale domizio per chi sporca il mare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Permessi di soggiorno a tutti gli immigrati»

08/07/2010
Vincenzo Ammaliato

«Permessi di soggiorno per tutti gli immigrati irregolari di Castelvolturno», l’indulgenza plenaria che lo Stato non può concedere è però un atto di clemenza che la Chiesa non può non domandare. Ed è così che il vescovo di Capua, presidente per la Commissione episcopale sulle migrazioni, Bruno Schettino avanza una proposta di sanatoria globale. Intervenuto al centro Fernandes in occasione della presentazione del libro fotografico di Giovanni Izzo (Promisland), don Bruno ha ammesso che la presenza massiccia di immigrati irregolari a Castelvolturno rappresenta un problema grave da gestire, e ancora più, difficile da risolvere. «Per Castelvolturno, ha detto Schettino, servirebbero leggi speciali. Una di queste potrebbe essere quella del permesso di soggiorno per tutti. E sono certo che se ciò accadesse, almeno l’ottanta percento degli irregolari andrebbe via dal litorale domizio, alla ricerca di aree del nord Italia e del nord Europa più ricche e dove più facilmente riuscirebbero ad integrarsi». Una specie di lasciapassare, dunque, che consentirebbe agli immigrati di tentare nuove strade, di provare a vivere fuori dall’illegalità, finalmente persone libere e non clandestini, poco più che fantasmi, ma uomini no. Una stoccata, poi, il vescovo di Capua l’ha lanciata all’indirizzo dei centri d’identificazione (i Cie), definiti «dei veri e propri lager». I politici presenti in sala hanno mostrato particolare interesse alle parole del vescovo. Giampiero Zinzi, coordinatore regionale dell’Udc, addirittura, ha fatto sapere che cercherà di portare in parlamento la proposta di monsignor Schettino. Anche l’assessore provinciale al litorale domizio Rosa Di Maio si è detta disponibile ad un’apertura in tal senso. Dopo molti anni caratterizzati da forti liti e continue accuse incrociate, dunque, i soggetti interessati alla questione immigrazione sul litorale domizio sembra stiano provando a percorrere una strada comune per risolvere l’annoso problema. Per una volta, quindi, ha prevalso il buon senso. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nonna e nipote ustionati non rischiano più la vita

07/07/2010

Enzo Ammaliato Castelvolturno.

Alessandro Boscolo, il venticinquenne ricoverato con le ferite più lievi, è stato dimesso dall'ospedale dove era ricoverato, il Cardarelli di Napoli, nel tardo pomeriggio di ieri. Per lui, solo ustioni agli arti superiori guaribili in poco più di un mese. Per il figlio, Salvino, di appena due anni e per la madre cinquantaseienne, Annamaria Zumbolo, invece, il quadro clinico è molto più preoccupante. Entrambi hanno ustioni in più del settanta per cento del corpo. Ma seppure i medici si riservano ancora la prognosi, non dovrebbero essere più in pericolo di morte. La cinquantaseienne è ricoverata anche lei all'ospedale Cardarelli, mentre il bambino, al Santobono. Nonna e nipotino sono ancora in terapia intensiva, ma i sanitari hanno fatto sapere che sono riusciti entrambi a superare la fase critica. Castelvolturno, quindi, può tirare un leggero sospiro di sollievo. Sul fronte delle indagini, curate dagli uomini del locale commissariato, appare oramai chiara la dinamica in cui è maturata la tragedia. Si tratta di un'imperizia, di una gravissima imperizia. A quanto pare, Annamaria Zumbolo, mamma di Alessandro Boscolo e nonna del piccolo Salvino, avrebbe tentato di rinvigorire la citronella che si trovava in un vasetto di terracotta posizionato all'esterno dell'abitazione di via pergola, su di un balcone, utilizzando dell'alcol etilico. La citronella serviva per tenere lontane le zanzare, ma stava per terminare. A questo punto la Annamaria Zumbolo avrebbe indirizzato il getto del liquido infiammabile nel vaso di terracotta: immediato il classico ritorno di fiamma, che ha colpito lei e il nipote che si trovava al suo fianco. A questo punto, Alessandro Boscolo, pescatore molto conosciuto nel centro storico del paese domizio, avrebbe provato a spegnere le fiamme che avvolgevano sia la mamma, sia il figlioletto con le sue stesse braccia. Subito dopo, la velocissima corsa in ospedale, accompagnati dai parenti che abitano vicino e che erano stati allertati dalle urla della mamma del piccolo Salvino. Alla vicina clinica Pinetagrande, i medici della struttura valutando la gravità delle ferite hanno deciso il trasferimento di tutti e tre agli ospedali napoletani. Intanto, i vigili del fuoco hanno rimosso la limitazione del traffico. «Le fiamme, hanno raccontato i pompieri, si sono indirizzate esclusivamente in direzione della signora e del nipotino che le stava vicino». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Finalmente sole e mare pulito pienone negli stabilimenti balneari


05/07/2010

Vincenzo Ammaliato
Per due giorni il litorale domizio mette da parte le polemiche sui dati della qualità delle acque del suo mare e ai dibattiti sulle spiagge libere negate e su tutto quello che riguarda la sua costa e che rappresenta sempre oggetto di forti discussioni. Complice un sole finalmente deciso che ha caratterizzato l’intero fine settimana, le spiagge di Castelvolturno, dal lago Patria a Pescopagano, sabato e domenica sono state letteralmente invase da migliaia bagnanti alla ricerca del refrigerio marino. Alle 11 di ieri, addirittura, i lidi già segnavano il tutto esaurito, ed era praticamente impossibile per chiunque trovare un lettino o una sdraio libera. Stessa situazione sulle poche spiagge libere, dove è stato complicato per chi è arrivato a mare dopo mezzogiorno trovare uno spazio sull’arenile dove appoggiare il telo. Ed è stata sorpresa anche per la qualità delle acque. Sia sabato, sia domenica mattina, infatti, il mare all’apparenza sembrava essere pulito. Dopo l’ora di pranzo, però, probabilmente a causa dell’apertura dei depuratori, le acque hanno trasportato a riva rifiuti di varia natura. Discorso diverso, invece, sulle spiagge a nord del territorio, a Destra Volturno e a Pescopagano. Qui per tutto il fine settimana il mare si è presentato pulito e di colore cristallino. Probabilmente sono stati il gioco delle correnti e dei venti che hanno spinto verso sud a favorire questa particolare condizione favorevole. Comprensibilmente soddisfatto dell’alto numero di turisti sulle coste di Castelvolturo, seppur pendolari, si è mostrato il primo cittadino del luogo, Antonio Scalzone. Il sindaco ha colto l’occasione per scrivere una lettera al governatore della Regione, Stefano Caldoro, con la quale invitato il presidente e tutte le istituzioni regionali «a puntare sul litorale domizio e favorire la sua bonifica, utilizzando i fondi europei per finanziare i lavori necessari. Perché col mare pulito, non solo Castelvolturno, ha scritto Scalzone, ma tutto il litorale domizio potrebbe diventare una vera e propria miniera di cui ne beneficerebbe l’intera regione Campania». Alle 19 circa i centoventi lidi di Castelvolturno hanno chiuso i battenti e i gestori hanno iniziato le operazioni di ripulitura, in attesa del prossimo fine settimana, con la speranza che a fare copolino non siano le polemiche ma il solleone. © RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 9 luglio 2010

Arriva sul litorale domiziano la carovana anti-usura


04/07/2010
Legalità Fa tappa sul litorale il camper anti usura e racket
Castelvolturno. Voluta dall'Ascom Confesercenti di Caserta, la Carovana antiusura e antiracket fa tappa in uno dei territori della provincia di terra di lavoro che maggiormente avverte il peso della criminalità e della illegalità diffusa, Castelvolturno. Arrivato lo scorso giovedì, il camper con i volontari antiracket resterà nel centro domiziano fino al prossimo mercoledì. «Abbiamo classificato Castelvolturno nella fascia A, quello dei territori più complicati, sottolinea uno degli organizzatori della carovana. E per questo motivo, aggiunge, qui resteremo più a lungo che in altre realtà della provincia di Caserta». I volontari sono preparati per rispondere a qualsiasi domanda, oppure per suggerire le numerose strade normative e le associazioni a disposizione dei commercianti vessati dal racket e dalla malavita organizzata in genere. La prima tappa castellana della carovana è stata la centrale piazza Annunziata. Qui, sotto al municipio è stata ricevuta dal primo cittadino, Antonio Scalzone. Venerdì, poi, è stata al Villaggio Agricolo e ieri a Pinetamare. Questa mattina, invece, il camper stazionerà in un luogo particolarmente simbolico per il litorale domizio, a piazza Domenico Noviello. Qui, poco più di due anni fa i killer della camorra uccisero barbaramente un commerciante del luogo che non si era voluto piegare al racket e aveva avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori. La piazza adesso porta il suo nome. Ma ancora molto c'è da fare in zona per isolare l'illegalità, la cultura camorristica e infondere fiducia nella gente onesta del luogo, che per troppi anni ha subito le prevaricazione dei prepotenti di turno mentre lo Stato sembrava distratto su altri temi. I volontari del camper sono a conoscenza che il loro compito non è certo semplice. «Lo scorso anno, durante una manifestazione contro la camorra tenuta proprio qui a Castelvolturno , ricorda un volontario, subimmo una seria intimidazione da parte di un gruppo di persone che ci invitò senza troppi preamboli ad andare via. Ma noi siamo certi di stare dalla parte giusta, e quindi siamo tornati, e questa volta per restarci». Sul camper è ben in vista il numero verde a disposizione di chiunque desideri informazioni sull'iniziativa, oppure per tutti coloro che riuscissero a rompere il muro e avvertissero il desiderio di denunciare i propri estorsori e usurai; il numero è: 800201502. Ora si attende il bilancio dell’iniziativa. vin. am. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Comune, in vendita i beni demaniali


04/07/2010

Enzo Ammaliato Castelvolturno.
Per anni sono stati depredati, occupati abusivamente, utilizzati come discariche di rifiuti d'ogni genere. L'amministrazione comunale di Castelvolturno ha deciso una rivoluzione: li vende. O come si dice in termini giuridici, li "aliena". Si tratta dei suoli demaniali del Comune, quindi dei beni di tutti i cittadini: la pineta, la spiaggia, le campagne che si stagliano lungo tutti i trenta chilometri lineari del centro domiziano. A tal proposito, in municipio da circa un mese si è insediata una specifica squadra, coordinata dall'assessore alle aree demaniali, Antonio Cecoro, e di cui fanno parte dirigenti della provincia di Caserta e della Regione Campania. La normativa cui si fa riferimento per attuare il rivoluzionario piano è una legge regionale approvata lo scorso mese di marzo. Nel dettaglio, la legge prevede l'alienazione di suoli demaniali a privati qualora ci sia un elevato interesse di carattere pubblico, oppure un interesse per la pubblica amministrazione. Tre sono i tronconi su cui il Comune di Castelvolturno punta per applicare questa specifica legge. Il primo riguarda la pineta comunale. Si tratta di circa undici chilometri lineari di alberi di leccio e di pino mediterraneo attualmente recintati e non usufruibili per la cittadinanza. L'intento dell'amministrazione è quello di affidare in concessione varie aree della pineta dove realizzare impianti turistici ecocompatibili. Poi c'è lo spazio demaniale che ricade nell'area dove dovrebbe sorgere il nuovo porto turistico di Pinetamare, e il cui vincolo sta rallentando la partenza dei relativi lavori. Il Comune sarebbe intenzionato a sciogliere gli usi civici sull'area ed alienarla ai costruttori dell'opera portuale. E infine c'è la complicata questione delle abitazioni abusive realizzate proprio su terreno demaniale. La legge per questi immobili non prevede la possibilità di ottenere condoni, ma l'abbattimento totale della costruzione. Ma a Castelvolturno questi immobili sono circa diecimila: un numero enorme, da città metropolitana del sud America. Le aree interessate sono soprattutto quelle di Destra Volturno, Pescopagano e Scatozza. Se il Comune riuscisse a far passare questo provvedimento si aprirebbe quindi la strada per un maxi condono edilizio. Il sindaco, Antonio Scalzone, però, più che di condono preferisce parlare di recupero della legalità. «Per tutti gli immobili abusivi i cui proprietari che non accettassero il piano, sottolinea Scalzone, sarebbe più facile e immediato l'abbattimento o l'acquisizione al patrimonio comunale del bene». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Spiagge libere inesistenti bufera in Consiglio comunale


02/07/2010

Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.
«Spiagge libere quasi inesistenti e spiagge imprigionate». Chi non conosce la costa del litorale domizio, quella che va da Varcaturo a Pescopagano, potrebbe pensare a un'esagerazione; a un'esternazione a effetto come se ne fanno tante in politica per fare colpo sul proprio elettorato e annichilire l'avversario di turno. Potrebbe essere anche il caso di questa volta; eppure la situazione degli arenili di Castelvolturno è proprio quella descritta da Ferdinando Letizia, capogruppo della minoranza consiliare, nell'esposto denuncia che ha presentato alla procura della Repubblica. L'esposto, per conoscenza, è stato inviato anche alle forze dell'ordine, alla capitaneria di porto, nonché al suo Comune (Castelvolturno) e alla polizia municipale. Descrive nel dettaglio la situazione dei ventisette chilometri di costa comunale, dove si susseguono circa centoventi stabilimenti balneari, e dove gli unici spazi di spiaggia libera (meno del venti per cento del totale) si trovano a ridosso delle foci dei canali fognari, (Regi Lagni, fiume Voltunro, Agnena,e Lago Patria). «La battaglia per tornare ad avere a Castelvolturno spiagge a disposizione di tutti i cittadini, e non solo di pochi fortunati, sottolinea Letizia, è un'azione che porterò avanti con solerzia. Perché le spiagge ”negate e detenute” sono l'esempio della sopraffazione tipica di una certa cultura che sul litorale domizio deve cambiare». L'esponente di Liberamente (nonché ex assessore al Demanio) fa riferimento soprattutto alla rete istallata qualche anno fa sul muretto del lungomare di Castelvolturno. «Deve essere assolutamente abolita quella struttura, scrive nella denuncia Letizia». Ma nell'esposto ce n'è per tutti i gestori degli stabilimenti balneari di Castelvolturno e per la stessa amministrazione comunale. Quest'ultima rea, secondo Nando Letizia, di non aver provveduto a rimuovere i cumuli di rifiuti presenti sulle poche spiagge libere, impedendo di fatto ai bagnanti di accedervi. «I titolari dei lidi, invece, scrive il consigliere nell'esposto, non rispettano le concessioni, non lasciando lo spazio previsto per legge fra uno stabilimento e l'altro». L'esposto termina con una considerazione sulla «gabella» imposta da molti dei gestori dei lidi per consentire la semplice «discesa» sull'arenile. «A Castelvolturno i bagnanti non hanno la possibilità di scegliere se andare su un lido o su una spiaggia libera, essendo queste ultime non accessibili e sporche; pertanto, i gestori degli stabilimenti balneari non possono pretendere il pagamento della discesa a chi desidera semplicemente fare una passeggiata sull'arenile». In ogni caso, dell'intera materia si discuterà nel corso del prossimo Consiglio comunale su richiesta proprio del gruppo di minoranza. Da parte sua il primo cittadino del centro litoraneo, Antonio Scalzone, non nasconde gli oggettivi problemi che ci sono in materia di spiagge e concessioni. «Tutto questo, dice il sindaco, è causa della mancanza di un piano normativo che disciplini le coste. La passata amministrazione non è riuscita ad approvare il piano spiagge. Noi ci lavoreremo dal prossimo settembre e sento di garantire tutti i cittadini di Castelvolturno che per la prossima estate avranno a disposizione un piano per tutte le aree demaniali che garantirà ogni loro diritto». © RIPRODUZIONE RISERVATA