lunedì 17 gennaio 2011


Vincenzo Ammaliato
06/01/11
Il binario della solidarietà nei primi giorni del 2011 è sulla direttiva Castelvolturno – Grazzanise. Sono partiti ieri mattina di buon ora dal centro costiero a bordo di un autobus messo a disposizione gratuitamente dalla ditta Palazzo, con destinazione il paese nel cuore dei Mazzoni. E qui, accolti come fossero i Re Magi del presepe, hanno preso parte alla funzione religiosa dell’Epifania nella Chiesa dell’Annunziata. Non stringevano fra le mani doni da elargire; il loro unico bagaglio era rappresentato dalle singole e tristi storie lasciate per qualche ore alle proprie spalle. Eppure per i fedeli dalla Chiesa di don Ciccio Monticelli la festa dell’Epifania di ieri è stata probabilmente fra le più significative e formative della propria esistenza, sicuramente una giornata dall’alto valore religioso e sociale. I Re Magi di Castelvolturno sono i figli degli immigrati che popolano la Domiziana, quelle persone definite giuridicamente “extracomunitarie” . Individui scappati da miseria e guerre per offrire ai propri familiari un futuro migliore da quello che il destino ha riservato per loro. Gente, invece, che una volta giunta in Italia, e a Castelvolturno, si è scontrata con un’amara realtà. Si tratta di persone originarie delle nazioni dell’Est Europa, dell’Africa Australe, dell’Asia che sempre più spesso qui da noi si ritrova confinata ai margini della società e in condizioni d’indigenza talvolta anche superiori a quelle dei Paesi d’origine. I loro figli, purtroppo, seppure nati qui in Italia, seguono la stessa sorte. I figli degli immigrati che vivono sul litorale domizio parlano perfettamente italiano (peraltro con cadenza dialettale napoletana); gli eroi dei maschietti si chiamano Lavezzi e Cavani; quelli delle femminucce, Arisa e Pausini. Eppure, se i genitori non sono in regola con il permesso da soggiorno, anche loro avvertono la clandestinità come un fardello che portano fisso sulle piccole spalle. Per un giorno, invece, ieri, appunto, sa sono sentiti parte integrante del contesto in cui vivono. Dopo la messa hanno pranzato insieme ai fedeli della Chiesa. Con loro, poi, hanno ballato, cantato, ma soprattutto hanno socializzato. Padre Monticelli ha tenuto a precisare che non era la comunità di Grazzanise che stava facendo della solidarietà ai ragazzi da Castelvolturno, ma il contrario. “L’auspicio – ha detto il religioso – è che il sentimento che c’è in questo giorno non si esaurisca con i giorni di festa, ma che possa continuare per sempre”. Perché siamo tutti cittadini dello stesso pianeta e figli dello stesso Dio.

mercoledì 5 gennaio 2011

Il mare divora stabilimenti e abitazioni


03/01/2011


Vincenzo Ammaliato Castelvolturno.

Non sono stati i classici botti di Capodanno, né un improvviso maremoto abbattutosi sul litorale domizio (foto gianni izzo) l’ultimo giorno dell’anno. Eppure gran parte della terrazza del Lido La Pace di Bagnara la notte scorsa è crollata franando sull’arenile. Il titolare dello stabilimento balneare, Emilio Alloda, ieri è rimasto l’intero giorno sulla spiaggia a fissare quel che resta della sua struttura. «Qui fino a dieci anni fa – racconta sconfortato il gestore del lido – si dovevano percorrere almeno cento metri di spiaggia per arrivare fino al mare». Oggi, invece, di metri d’arenile ne sono rimasti appena un paio. L’acqua del Tirreno, ormai, lambisce il manufatto rosa che fino alla scorsa estate ha ospitato il bar e la direzione del lido ed è forte il rischio che a breve s'ighiottisca anche il resto. Ma questa struttura qui a nord di Castelvolturno non è la sola a temere per quest'amaro destino. Anzi. Dei dieci stabilimenti balneari che c’erano a Bagnara fino a qualche anno fa, ne sono rimasti soltanto tre: il «Baffone», «l’Achille» e appunto il «La Pace». Gli altri sette (il «Bora-Bora», l «Irpinia», il «Solitudine», il «Casmiro», il «Tirreno», il «Mistero», e il «Di Tella»), invece, sono già crollati sotto la forza devastante della natura che in questa parte della costa casertana sembra si voglia riprendere con forza ciò che l’uomo gli ha sottratto con prepotenza. E' il fenomeno della lenta e inesorabile erosione dell’arenile che di fatto sta cancellando la spiaggia di Bagnara, località turistica al confine col Comune di Mondragone, che fino qualche anno fa in estate accoglieva migliaia di turisti e bagnanti; e che adesso, invece, si presenta come una discarica d’inerti d’edilizia. Ovunque spuntano calcinacci, tubi di ferro arrugginiti e quel che resta di fondamenta di vecchi immobili. E a rischio crolli non sono soltanto gli stabilimenti balneari ma anche le civili abitazioni a ridosso della nuova linea del mare. Sono circa cinquecento le ville costruite fra gli anni ’60 e ’70 a Bagnara. Almeno la metà di queste durante le mareggiate vengono letteralmente inondate dall’acqua del mare, in quanto l'erosione ha cancellato anche le dune marittime che avevano la funzione di fare da barriera all'interno. Tre di queste ville, nonostante gli sforzi dei proprietari per difenderle dal mare impietoso, istallando delle improvvisate barriere di cemento sulla sabbia, sono già parzialmente crollate gli scorsi mesi. I titolari degli immobili sanno di aver violato la legge costruendo le proprie case sul demanio marittimo e forestale. «Ma quando realizzammo le ville, raccontano, erano distanti dal mare almeno trecento metri. E prima della spiaggia c’era anche una fitta vegetazione e peraltro abbiamo sempre pagato regolarmente gli oneri d'urbanizzazione». Oggi l’arenile è poco più grande di un fazzoletto. Sulla spiaggia di Bagnara è rimasta solo tanta acqua di mare e un forte sapore di sale e di rassegnazione nell’aria. «L’amministrazione comunale ci aveva garantito che si sarebbe fatta carico dei nostri disagi, sostiene Emilio Alloda, del Lido La Pace. Servirebbe una scogliera a protezione della nostra costa, simile a quella realizzata a Destra Volturno. Ma si dovrebbe istallarla subito, perché dopo le mareggiate che sicuramente ci saranno nei prossimi due mesi non so cosa resterà di Bagnara. Probabilmente – conclude Alloda - se s’interverrà la prossima primavera sarà già troppo tardi”. E intanto il gestore del lido si volta dall’altro lato e inizia a fissare il mare.».




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