martedì 1 settembre 2009


«Laghetti tossici» l’Asl chiede tempoL’amministrazione replica a chi aveva accusato l’ente di far «dormire» la relazione del commissario alle acque
01/09/2009
I tecnici incaricati di fare le analisi dei 27 laghetti dell’area della Domiziana hanno evidenziato la presenza di inquinanti sia biologici che chimici nelle ex cave di sabbia ma non hanno riportato i valori di legge.

VINCENZO AMMALIATO «Il documento c’è e gli è stata prestata tutta l'attenzione che meritava». Cercano di smorzare le polemiche dagli uffici del Comune di Castelvolturno sul caso dello studio commissionato dal commissariato straordinario alle acque sui laghetti abbandonati del litorale e che il settimanale L'Espresso ha pubblicato nell'ultimo numero accusando gli enti locali di tenerlo nascosto nei cassetti. Il dirigente dell'ufficio ecologia del municipio castellano, Antonietta Novello, ha fatto sapere che è arrivato al protocollo dell'ente lo scorso mese di giugno e che già ai primi di luglio è stato organizzato un tavolo di lavoro tecnico per discutere sulle mosse da intraprendere. «Da un esame della corposa documentazione - ha sottolineato il dirigente Novello - è emersa subito l'esigenza di un maggiore approfondimento in relazione al mancato riferimento di tossicità dell'area espressa nel rapporto finale». In pratica, i tecnici incaricati di analizzare la salute dei ventisette laghetti abbandonati, avrebbero indicato la presenza di inquinanti sia biologici, sia chimici nelle ex cave abusive, ma non avrebbero riportato i valori minimi e massimi stabiliti dalla legge. «Gli enti locali - ha aggiunto Antonietta Novello - non hanno le competenze tecniche per stabilire i valori di tossicità, e per questo motivo durante la riunione dello scorso luglio furono invitati i dirigenti dell'Asl competente per il territorio ad occuparsi della materia». Causa festività estive, probabilmente, l'incontro si è tenuto solo lo scorso 25 agosto, e i dirigenti dell'Asl hanno preso in carico l'intero dossier garantendo all'amministrazione comunale una propria relazione nei tempi previsti dalla legge: 60 giorni. Nel frattempo, però, cresce il timore della gente del litorale per il rischio sanitario: c'è timore nel convivere con delle vere e proprie bombe ecologiche sotto casa. I laghetti abbandonati si trovano a poche centinaia di metri dai centri urbanizzati della via Domiziana, e molte sono le aziende zootecniche che confinano proprio con le ex cave abusive ed anche qualche impianto produttivo e turistico. «La salvaguardia della salute pubblica - ha sottolineato il primo cittadino Francesco Nuzzo - è una priorità della nostra amministrazione. Ma prima di emanare delle dure ordinanze, dobbiamo essere certi della tossicità dell'area». Intanto, Tommaso Morlando, dirigente regionale di Italia dei Valori ed ex assessore regionale all'ecologia del posto, avanza dei dubbi sul rilascio da parte degli enti locali di permessi per la realizzazioni di alcuni impianti produttivi: «Sono state effettuate nelle aree in questione - domanda Morlando - le Vas? E il piano regolatore in discussione alla Regione, ha tenuto conto dello studio del commissariato alle acque e della pessima salute dei laghetti abbandonati?».








Sono ventisette i laghetti abbandonati di Castelvolturno. Gli specchi d’acqua si estendono su una lingua di campagna parallela alla via Domiziana che va dal canale dei Regi a quello del fiume Volturno. Sono stati creati negli anni Settanta e Ottanta, tutti abusivamente come «effetto collaterale» a seguito dell'attività estrattiva (per lo più illegale) di sabbia condotta con ritmi frenetici e destinata all'edilizia, che era in quella fase in forte espansione.Dopo essere stati abbandonati sono stati utilizzati per la caccia da frodo e gestiti dal clan dei casalesi. Ogni specchio d'acqua fruttava all'organizzazione criminale circa quindici milioni di lire al mese.


LAGHETTI AD ALTO RISCHIO, MA NON PARTE LA BONIFICA
02/09/09
le analisi confermano la rpesenza di metalli pericolosi nell'acqua
Arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo, stagno, zinco. Sono tutti elencati in ordine alfabetico nel documento preparato dal commissariato straordinario alle acque i fattori inquinanti riscontrati nei laghetti abbandonati di Castelvolturno. L’Asl in questi giorni sta analizzando le loro concentrazioni, “per valutare, dicono, il reale rischio sanitario”. Ma il semplice fatto di venire a conoscenza che nelle ex cave del litorale ci sono elementi come gli idrocarburi policiclici e policlorobifenili, che sono ritenuti inquinanti pericolosissimi per la salute pubblica perché difficilmente degradabili e che provocano la bioaccumulazione negli organismi viventi che li assimilano dalle vie respiratorie, fa rabbrividire e produce ansie nelle gente del luogo. Peraltro, l’agenzia per le ricerche sul cancro ha stabilito che i PBC sono probabili agenti cancerogeni per l’uomo. Fare chiarezza sulla salute dei laghetti, quindi è più che mai necessario. Ma anche i risultati dovrebbero essere prodotti in breve tempo. Le analisi sull’area dei laghetti furono eseguite da un’azienda specializzata nell’autunno del 2008, che si aggiudicò il relativo appalto per circa 2.300.000,00 euro. La prima conferenza di servizi al ministero dell’ambiente si tenne nel febbraio di quest’anno. E il seguente tavolo di lavoro solo due mesi dopo, il 29 aprile negli uffici di quello il cui nome suona come una beffa per il litorale domizio, il dipartimento per la Qualità della Vita. In questa occasione furono elencati tutti i risultati ottenuti dallo studio commissionato dal commissariato straordinario alle bonifiche e non solo quelli relativi alle acque. Anche i terreni limitrofi ai laghetti sono passati sotto la lente dei tecnici. Ed anche in questo caso i dati sembrano sconcertanti. Oltre agli inquinanti descritti per gli specchi d’acqua nei terreni e nelle campagne sono stati rilevati anche grosse concentrazioni di berinio, cobalto e titanio. E nelle falde acquifere, invece, c’è la presenza di alluminio e manganesio. In due dei ventisette laghi, peraltro, sono stati riscontrati agenti inquinanti definiti “non naturali, né agricoli”: il chiaro segno dello sversamento abusivo in quelle aree di rifiuti tossici. E lo studio del commissariato alle acque non si ferma ai laghetti, un capitolo a parte è dedicato alle acque che scorrono lungo il canale dei Regi Lagni. Qui, in quello che non a sproposito è già definito dagli ambientalisti il corso d’acqua più inquinato d’Europa, sono state rilevate presenze di diossina e furani fino ad una profondità di 10 centimetri. Scendendo a 50 centimetri, invece, sono state trovate anche forti concentrazioni di metalli pesanti, fitofarmaci, idrocarburi pesanti e i pericolosi policlorobifenili. La relazione stilata al ministero dell’ambiente lo scorso aprile, termina con l’invito agli enti locali ad un immediato intervento per mettere in atto tutte le misure necessarie alla salvaguardia della salute umana. La data massima prevista dai dirigenti del ministero per azionare i primi interventi era di dieci giorni.