lunedì 30 maggio 2011

«Io, nata ad Aversa compio 18 anni e divento clandestina»


29/05/2011





Vincenzo Ammaliato

Giulia, o Giulietta, come la chiamano gli amici di classe, attendeva da mesi questo giorno con particolare euforia. Diventare maggiorenne è una tappa fondamentale del percorso della vita di ogni adolescente; il giorno stesso del diciottesimo compleanno si ha come l’impressione che si è diventati finalmente «grandi». Ma è proprio ora che per Giulietta comincia la salita: da ieri è ufficialmente una clandestina e può essere arrestata e rispedita nel proprio paese d’origine. Quel Paese che lei sa che esiste per averlo visto sulle carte geografiche, per averlo studiato durante gli anni di scuola e per quella pelle nera che da tempo nessuno tra i tanti amici vede più. Giulietta desiderava invitare i suoi amici di Castelvolturno e i compagni dell’istituto alberghiero dove frequenta il quarto anno, in pizzeria, oppure a casa sua per una gran bella cena all’insegna della felicità e della spensieratezza. Ma soprattutto, la neodiciottenne, non vedeva l’ora di poter finalmente avere la possibilità di prendersi anche lei la patente di giuda e di poter viaggiare in giro per l’Europa senza alcun vincolo. Sogni miti, che hanno un po’ tutti i suoi coetanei; sogni di gioventù, dettati soprattutto dal desiderio naturale di staccare il cordone ombelicale che li lega alla famiglia. Per Giulietta, però, il giorno del 18esimo anno, il giorno che attendeva come il più bello della sua vita, si è trasformato nel più brutto della sua giovane esistenza. Ieri la neomaggiorenne per la prima volta da quando è’ nata, poco prima di spegnere le candeline, ha compreso cosa significasse essere clandestino. Per lei, infatti, non ci sarà la possibilità di iscriversi alla scuola guida, né’ potràrecarsi in alcun aeroporto o stazione col trolley per intraprendere un viaggio. Seppur nata ad Aversa, e avendo sempre vissuto a Castel Volturno, Giulietta non ha mai avuto la cittadinanza italiana. È figlia d’immigrati nigeriani che non sono mai riusciti a regolare la loro posizione qui Italia, e lei, secondo le leggi del Belpaese segue la loro condizione giuridica. Giulietta è però italiana nelle abitudini, nel modo di vestirsi, nei gusti a tavola, pizza prima di tutto, nella passione per il cellulare e per la musica. E ultimo, ma non ultimo, per il suo italiano che tradisce la napoletanità di cui va fiera. Ma Giulietta continua a sperare di diplomarsi e di continuare a studiare, di farsi una vita sua. Il suo colore della pelle, però è nero e, soprattutto, le responsabilità dei genitori ricadono anche sulle sue giovani spalle. Giulietta non ha mai avuto la carta d’identità, mai il codice fiscale, mai un medico di famiglia che l’avesse potuta curare. Eppure, questa condizione non le è quasi mai pesata. La mamma con cui vive (il papà andò via quando lei era poco più che neonata) ha sempre cercato di non farle pesare le differenze con i suoi coetanei. Ma da ieri è maggiorenne e deve cavarsela da sola. Da ieri Giulietta è diventata clandestina e potrebbe essere fermata dalle forze dell’ordine, spedita in un centro d’identificazione e espulsa. Ma espulsa per andare dove? «Io sono italiana», protesta con la caparbietà dei 18 anni. Per la legge, però, lei è clandestina e in quanto tale solo per il fatto di trovarsi su suolo italiano viola la legge. Ieri Giulietta per la prima volta ha avuto paura di uscire di casa, ha spento le candeline senza i suoi amici. Esprime in segreto il classico desiderio. Subito dopo la sua guancia si bagna di una lacrima. «Da oggi – dice – sono condannata a restare qui in questa casa di Castel Volturno». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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