lunedì 6 ottobre 2008

Minacce al sindaco Nuzzo vigilanza della polizia

06/10/2008

Minacce al sindaco Nuzzo vigilanza della polizia
ENZO AMMALIATO La camorra alza il livello della sfida allo Stato, con omicidi e minacce ai soggetti più esposti negli ultimi tempi. «Stanno succedendo cose molto gravi» si limita a dire il sindaco di Castelvolturno Francesco Nuzzo (nella foto), cui la polizia, pur non ufficializzando la notizia per evitare allarmismi, ha deciso di assegnare una vigilanza armata. Non una scorta fissa, ma qualcosa di simile; una misura presa perché, con tutta probabilità, il sindaco è stato minacciato dalla camorra. Quella stessa camorra che, mentre spara a Casale, continua a tenere sotto pressione il litorale domizio, da dove è partita l’offensiva allo Stato, senza fare differenza tra commercianti e soggetti istituzionali. E in tale contesto, fa riflettere la diffusione, avvenuta ieri mattina su tutto il territorio del comune domizio, di volantini anonimi in formato A2 che invitano a sfilare domani in corteo da Ischitella fino al comune per lanciare un chiaro messaggio contro l'immigrazione clandestina. «Stop al degrado, non solo lotta alla camorra, ma stop all'immigrazione clandestina», c'è stampato a caratteri cubitali sui volantini. Cade dalle nuvole il commissariato di Castelvolturno; il dirigente Luigi del Gaudio dice di non aver ricevuto alcuna comunicazione, così come i vigili urbani. Anche l'ex sindaco Antonio Scalzone, da sempre contro l'immigrazione clandestina di Castelvolturno, colui nei giorni scorsi ha attaccato persino la Caritas, si dice sorpreso dell'imminente manifestazione. Percorrendo la Domiziana, in questi giorni d'assedio da parte delle forze dell'ordine e dei parà, si percepisce chiaramente, però, l’insofferenza di molti commercianti che lamentano il crollo degli affari per la militarizzazione della zona, provocata, dicono loro, dalla presenza di immigrati clandestini. Così come è vero, che le forze dell’ordine, ultimamente, stanno spesso facendo visita ad attività commerciali dell’area ritenute vicine alla camorra; tanti i fiancheggiatori, anche tra gli operatori tartassati e impauriti dal racket, di cui possono godere latitanti come Giuseppe Setola. Attività investigative che non fanno piacere a chi ha sempre fatto affari con i camorristi. La pesante cappa che ricopre Castelvolturno è un po’ quella che si respira ai check point allestiti da carabinieri, poliziotti e parà tra Casal di Principe e il litorale. Sotto minaccia si sentono soprattutto gli esponenti delle forze dell’ordine, coinvolti nell’attività di controllo ma anche nel lavoro investigativo. L’omicidio dello zio del pentito Luigi Diana, avvenuto nel centro di Casale, è uno smacco soprattutto per loro, non tanto per i parà che controllano le strade di collegamento tra i vari paesi dell’Agroaversano; soldati con anni di esperienza, abituati agli scontri a fuoco con la guerriglia irachena o talebana. I parà, tra l’altro, non parlano, sono arrivati da qualche giorno. Ma tra gli esponenti delle forze dell’ordine la rabbia e la tensione sono evidenti. «Che stiamo a fare qui - si sfoga un carabiniere - potremmo dare la caccia ai latitanti che continuano a sparare e che sono una minaccia anche per noi. La sicurezza dei cittadini è la priorità, ma se gli omicidi continuano...». Un poliziotto scuote la testa: «Sono sconcertato, sembra tutto inutile quello che stiamo facendo. Ma proviamo ad andare avanti, con la stessa determinazione». Di contro, un investigatore impegnato a tempo pieno nella ricerca dei latitanti, cerca di non scomporsi: «Non è il momento di farsi prendere dalle emozioni. Anche per noi possono esserci attimi di scoramento; ma sono attimi, appunto. Andiamo avanti, perché questo è il nostro lavoro; appena tre giorni fa eravamo a brindare per la cattura di Cirillo, Spagnuolo e Letizia. L’omicidio Cantelli non ci voleva, ma ci dà una carica ancora maggiore per cercare mandanti ed esecutori di questa mattanza».

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