mercoledì 26 agosto 2009

«Non sarò mafioso» picchiato e rapinato
20/08/2009 Nigeriano denuncia connazionali. Muratore in nero ha rifiutato di spacciare cocaina e soldi falsi

VINCENZO AMMALIATO Undici mesi dopo l’eccidio della notte di San Gennaro, e a un anno esatto dalla tentata strage contro un gruppo di una quindicina di africani riuniti a casa del presidente dell’associazione dei nigeriani, Teddy Egowman, sulla Domiziana cala l’ombra della mafia nigeriana. Sono cinque gli immigrati africani arrestati ieri dagli agenti del commissariato di polizia con le pesanti accuse di rapina aggravata e continuata, sequestro di persona e tentata estorsione. A far scattare l’operazione, la denuncia di un uomo di origine nigeriana, il quale ha raccontato ai poliziotti una storia particolarmente raccapricciante. L’uomo, immigrato senza permesso di soggiorno, ha detto di essere stato vittima due giorni fa di una violenta aggressione e di una rapina da parte di un gruppo di connazionali intrufolatisi nella sua abitazione del Villaggio Agricolo. I malviventi, dopo averlo pestato a schiaffi, pugni e calci gli avrebbero rubato l’intera somma di denaro che aveva con sé, centoquaranta euro. E poi, il giorno seguente, sarebbero ritornati, ma in numero più consistente (almeno una dozzina) e lo avrebbero sequestrato. L’immigrato nigeriano sarebbe stato condotto in via Mezzagni, una zona di aperta campagna, nei pressi di un laghetto abbandonato. Qui sarebbe stato nuovamente picchiato, rapinato del suo telefono cellulare e sarebbe stato minacciato di morte e che il suo corpo sarebbe stato nascosto nel fondo del laghetto. Un attimo di distrazione del gruppo, però, avrebbe permesso alla vittima di scappare e chiedere aiuto a un automobilista di passaggio che lo avrebbe accompagnato alla vicina clinica Pineta Grande, dove finalmente dopo essere stato medicato sarebbe finita la sua odissea con la denuncia alla polizia. Gli agenti hanno rintracciato cinque delle dodici persone denunciate dalla vittima, e per loro sono scattate immediatamente le manette e il trasferimento al carcere di San Tammaro, in quanto in loro possesso è stato trovato il telefono cellulare e la relativa sim card di proprietà del denunciate. Alla base del doppio raid subito dall’immigrato non ci sarebbe, però, la rapina. L’uomo, nei giorni scorsi, sarebbe stato vittima di numerose pressioni da parte dei suoi connazionali, accusati di far parte della mafia nigeriana, affinché entrasse anche lui nell’organizzazione criminale che in zona gestisce traffico di droga, sfruttamento della prostituzione e smercio di banconote false. E il suo netto rifiuto sarebbe all’origine del doppio blitz. «Io mi guadagno da vivere facendo il muratore a nero e questo mi basta - ha detto l’immigrato ai poliziotti - Non voglio fare quel tipo di vita». Per l’uomo adesso potrebbe scattare uno specifico programma di protezione che prevede anche la concessione del permesso di soggiorno.


26/08/2009
Torna la banda della Stilo bianca nigeriani aggrediscono liberiano
Invitato a prestare soccorso a un ammalato, è stato invece picchiato, derubato e sequestrato. Vittima della trappola, un giovane immigrato di nazionalità liberiana (le cui generalità sono state tenute segrete dalla polizia per ragioni di sicurezza). Stando a quanto riferito alle forze dell'ordine, la sua odissea sarebbe iniziata lunedì alle 20, subito dopo il ritorno dal lavoro in campagna, nei pressi dell’abitazione dove vive a Destra Volturno. Si trovava al volante della sua autovettura quando avrebbe incontrato un nigeriano che conosceva di vista e che gli avrebbe chiesto di accompagnare alla vicina cinica un suo fratello che si trovava gravemente ammalato nel letto di casa. Avrebbe accettato la richiesta, ma arrivato nell’abitazione non avrebbe trovato alcun ammalato. C’erano, invece, quattro uomini che lo avrebbero immobilizzato, picchiato a calci, pugni, e poi rapinato del denaro che aveva con sé (circa cento euro) e di due telefoni cellulari. Non contento, il gruppo gli avrebbe puntato un coltello alla gola e obbligato a guidare la sua autovettura in una destinazione rimasta ignota. Appena giunto sulla via Domiziana il liberiano avrebbe accelerato al massimo il pedale dell’acceleratore creando un incidente stradale. Questo gli avrebbe permesso di scappare e rifugiarsi nel vicino commissariato. Scattate le indagini, la polizia ha arrestato uno dei quattro ricercati, che è stato riconosciuto dalla vittima e condotto in carcere. Sono tuttora in corso le ricerche degli altri uomini del commando. Soprattutto, è ricercata una Fiat Stilo bianca, utilizzata sia per scappare dal luogo dell’incidente dai quattro malviventi, sia nel sequestro di persona eseguito da un gruppo da altri cinque nigeriani durante un caso analogo avvenuto sempre a Castelvolturno cinque giorni fa. vi.am.


28/08/09
ANCHE IL PIZZO SI FA NERO A CASTELVOLTURNO
Il suo nome è Chrisbell Okoro. È stato arrestato ieri dagli
uomini del locale commissariato con l’accusa d’estorsione aggravata.
A far scattare le manette per l’immigrato nigeriano residente
A Castelvolturno con regolare permesso di soggiorno è
stata la denuncia di una sua connazionale, titolare lungo la via
Domiziana di un negozio di telefonia internazionale.
Stando a quanto dichiarato dalla presunta
vittima, l’estorsore, che ha dei precedenti penali per associazione
a delinquere finalizzata al traffico di droga, avrebbe preteso il pizzo sui proventi
ricavati dall'attività che gestisce: cinquecento euro al
mese, che molto probabilmente sarebbero finiti nella
cassa dei temibili "The Eye" (I Rapaci), la mafia
nigeriana che sul litorale domizio ha una sua
consolidata base. L'immigrato arrestato non risulta
essere direttamente coinvolto nelle rapine e nei
sequestri di persona ai danni di extracomunitari avvenuti
a Castelvolturno nelle ultime due settimane. Gli
inquirenti, però, non escludono che faccia parte del
sodalizio criminale responsabile della recente escalation di questi reati.

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