venerdì 16 ottobre 2009

Il lunapark dei bracconieri, Lipu parte civile


16/10/2009
Tra gli imputati anche Terracciano uomo di Setola e attore di Gomorra VINCENZO AMMALIATO L’accusa è quella di essersi impadroniti in modo illecito di un’ampia fetta di territorio in buona parte demaniale. Il processo prende il via oggi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere con l'udienza preliminare. Alla sbarra ci saranno quattordici persone, fra le quali Carmine Schiavone, il primo collaboratore di giustizia del clan dei Casalesi; e Bernardino Terracciano, attore per hobby (nei film L’Imbalsamatore e Gomorra), camorrista di professione secondo la Dda che lo fece arrestare nell'ottobre dello scorso anno con l’accusa di essere il collettore delle tangenti sul litorale domizio agli ordini del killer Peppe Setola. I reati contestati sono numerosi: associazione a delinquere ai danni dell’ambiente e della collettività, bracconaggio, utilizzo illegale delle acque, truffa a enti pubblici,lottizzazione abusiva, danni alla rete idrica, occupazione di aree demaniali. L’inchiesta, denominata «Volo libero», portò nel gennaio del 2005 al sequestro di circa quaranta specchi d’acqua realizzati abusivamente drenando l’acqua del consorzio di bonifica al confine fra i Comuni di Villa Literno e Castelvolturno. Qui, fu realizzata una sorta di luna park della doppietta, destinato a cacciatori senza scrupoli con il desiderio di imbracciare il fucile in qualsiasi periodo dell’anno (anche quando la caccia era chiusa) e di mirare a ogni tipo d’uccello, anche quelli appartenenti a specie protette. «Addirittura - denuncia la Lipu - i cacciatori delle Soglietelle sparavano agli uccelli migratori e anche ai fenicotteri rosa». La Lipu, peraltro, stamane si costituirà parte civile nel processo. «Lo facciamo - sottolinea Matteo Palmisani, dirigente della Lipu - per dare voce alle settemila persone che hanno aderito a una nostra specifica petizione». Ma la sorte delle Soglietelle non si fermerà ai risultati del dibattimento processuale. «Per l’area - denuncia Rino Esposito, consigliere regionale della Lipu - c’è ancora molto da fare. La Regione Campania nel 2006 inserì le Soglietelle all’interno di un parco naturale, per dare vita a una specifica zona di protezione degli uccelli migratori. Oggi, purtroppo, Soglietelle è una sorta di discarica a cielo aperto per rifiuti d’ogni tipo». E intanto, sempre in materia ambientale, i carabinieri del Noe hanno arrestato a Marcianise Pasquale Di Giovanni, 51 anni, nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi, ricercato dal 28 naggio scirso, quando furono eseguiti i provvedimenti dell’operazione «Giudizio Finale», indagine della Dda di Napoli nei confronti di Salvatore Belforte. L’indagine ha segnato una tappa fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, riuscendo a dimostrare come esponenti apicali di clan camorristici da lungo tempo si sono inseriti nella gestione dei rifiuti mediante società direttamente da loro gestite: è il caso ad esempio della Sem, direttamente controllata dal clan Belforte per mezzo proprio di Pasquale Di Giovanni, promotore e organizzatore inoltre dell’associazione a delinquere nei settori del traffico illecito organizzato dei rifiuti e nel riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza, nonché partecipe nel settore delle estorsioni. La Sem aveva la capacità di stringere alleanze con analoghe società, riferibili ad altri gruppi camorristici e operanti nel medesimo settore, riuscendo adottenere appalti pubblici anche grazie alla compiacenza di pubblici funzionari seppure in assenza delle necessarie iscrizioni, come nel caso degli appalti aggiudicati per le bonifiche di alvei di corsi d’acqua in Campania. L’attività di indagine si era focalizzata sull’analisi del settore dei rifiuti e aveva consentito di appurare che il clan Belforte aveva assunto, anche in questo ambito e accanto ai settori tradizionali (racket e usura), una posizione dominante. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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