domenica 28 novembre 2010

Incertezza al Comune in attesa degli sviluppi giudiziari


Vincenzo Ammaliato

28/11/10

E’ previsto domani al tribunale di Napoli l’interrogatorio di Vincenzo Cassandra, il comandante dei vigili urbani di Castelvolturno, sospeso per due mesi dal servizio e finito anche lui nell’inchiesta della procura antimafia che due settimane fa ha scosso Castelvolturno come un terremoto. Per lui l’accusa è particolarmente grave: aver favorito grazie al ruolo pubblico che ha ricoperto l’organizzazione mafiosa che per anni ha spadroneggiato sul litorale domizio, quella dei cosiddetti “bidognettiani”. Per lo stesso reato sono stati iscritti nel registro degli indagati altri sette componenti del comando di polizia municipale (su un totale di ventiquattro agenti), ma anche i dirigenti degli uffici comunali dedicati al commercio, all’urbanistica e a quello tecnico. Avvisi di garanzia anche per i politici locali, fra i quali, l’attuale sindaco, Antonio Scalzone (del centro destra) e quello della passata amministrazione, Francesco Nuzzo, con il suo vice Lorenzo Marcello (del centrosinistra). In totale sono quarantuno le persone indagate, mentre tre sono state le ordinanze di carcerazione. In una delle numerose intercettazioni ambientali che compongono la specifica ordinanza della procura antimafia, si legge del fratello dell’attuale sindaco Antonio Scalzone, Alfonso, che commentando il clima che c’è sulla Domiziana dice: “Qui a Castelvolturno arriverà fra poco la fine del mondo”. E in effetti l’inchiesta della Dda di due settimane fa sembra aver minato dalle fondamenta i pilastri della cosiddetta società civile che ha retto le sorti del paese costiero negli ultimi trenta anni. Nel municipio l’aria che tira fra i dipendenti comunali e gli amministratori è quella della preoccupazione. C’è e angoscia mista ad ansia nell’attesa delle decisioni della prefettura di Caserta. La Dda, infatti, ha passato qui tutti gli atti dell’inchiesta e il Comune di Castelvolturno potrebbe a breve subire il quarto scioglimento della sua storia. Il primo cittadino, Scalzone, continua a ripetere di essere sereno. Eppure da qualche giorno sembra che sia iniziata la fuga dalla nave che affonda. Un consigliera della sua maggioranza si è già dimesso e altri cinque (sul totale di undici) hanno chiesto l’azzeramento della giunta. “Al sindaco – ha sottolineato il consigliere del Pdl Cesare Diana, confermiamo la solidarietà e la stima, ma solo sul piano personale. Su quello politico il discorso, invece, è diverso. Peraltro, in giunta c’è anche un assessore indagato e non possiamo continuare a guidare il paese in queste condizioni”. Il consigliere Diana auspica la formazione di una giunta con esponenti di alto profilo professionale. Ma con un’amministrazione in bilico fra lo scioglimento prefettizio e quello imposto dai consiglieri, sembra difficile che i professionisti del territorio possano accogliere una proposta del genere. In pratica, nel paese domizio c’è un vero e proprio marasma che potrebbe portare a breve a un tilt istituzionale. I vari indagati continuano a ripetere che riusciranno a dimostrare l’infondatezza delle accuse ipotizzate nell’ordinanza e la loro estraneità ai fatti contestati. Ma Castelvolturno dopo questa inchiesta non sarà sicuramente più la stessa. Le oltre cinquecento pagine dell’ordinanza hanno scoperchiato un malcostume dei pubblici amministratori e dei dipendenti comunali che va anche oltre il reato contestato dai giudici. Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche è venuto fuori chiaramente come gran parte degli amministratori del posto e dei loro accoliti intendevano la gestione della “cosa pubblica”, in pratica come se fosse di proprietà privata e che l’interesse da tutelare non era della collettività ma quello proprio e tutt’al più dei parenti più stretti. In questa ottica è spiegato anche l’esercito di candidati a consigliere che si è presentato nel corso delle ultime due consultazioni per il rinnovo del consiglio comunale, quelle del 2005 e dello scorso marzo: oltre mille persone, in un paese che conta appena quindicimila cittadini abilitati. In pratica, un po’ tutti a Castelvolturno cercavano il proprio posto al sole; ci ha pensato la magistratura in questo caso a fare loro un po’ di ombra.

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