mercoledì 10 novembre 2010

il ricordo di Makeba, fiori anche dal Comune


10/11/2010

Vincenzo Ammaliato
Lo scorso anno, al primo anniversario della morte della cantante e attivista umanitaria Miriam Makeba, nella piazza di Baia Verde si riunirono numerose persone e molti rappresentanti delle istituzioni. C’erano, oltre ai volontari delle associazioni che in provincia di Caserta si occupano dei diritti degli immigrati, anche esponenti della Regione Campania e della Provincia di Caserta e alcuni funzionari dell’alto commissariato ai rifugiati dell’Onu. L’allora sindaco di Castelvolturno, Francesco Nuzzo, da padrone di casa, tenne un discorso dai toni roboanti. Ieri, a Castelvolturno, ai piedi della stele con l’immagine della cantante Sudafricana per il secondo anniversario si sono ritrovati in pochi. Eppure per loro, i volontari del forum antirazzista della Campania e pochi altri, appena giunti nei pressi del monumento di marmo lo stupore è stato notevole. Avrebbero dovuto depositare un fascio di fiori, fare un piccola preghiera e andare via. Ma qualcun altro li aveva anticipati, deponendo prima degli altri fiori. Fin qui tutto normale, Miriam Makeba era un’artista apprezzata nel mondo intero ed aveva milioni di fan. Se non fosse, però, per il mittente del fascio di fiori: l’amministrazione comunale di Castelvolturno; la stessa amministrazione comunale retta da quell’Antonio Scalzone che lo scorso settembre si era opposto all’istallazione di un monumento in ricordo dei sei africani trucidati dalla camorra nella sartoria etnica del Lago Patria e che in più riprese aveva auspicato a una rivoluzione sul litorale domizio in stile "Rosarno". Eppure, proprio quando nessuno se lo sarebbe aspettato, il sindaco di Castelvolturno ha ritenuto opportuno ricordare la cantante morta durante un concerto dedicato agli immigrati della domiziana. «Decisamente una sorpresa molto gradita - ha sottolineato il mediatore culturale Emiliano di Marco del forum antirazzista – con la speranza che possa iniziare un nuovo percorso nei confronti degli immigrati proprio qui dove più si sente la necessità». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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