mercoledì 10 novembre 2010

Il cortometraggio sulla Domiziana vince il premio "l'anello debole"


09/11/2010

foto, video e interviste per spiegare l'esistenza di chi vive ai margini

Vincenzo Ammaliato
«Campania d’Africa» è il cortometraggio che si è aggiudicato il primo premio del Festival l’Anello Debole nella specifica sezione, organizzato dalla Comunità Capodarco di Fermo. E la protagonista del documentario è la via Domiziana: «Campania d’Africa» attraversa e racconta l’antica strada romana con le sue milleuno contraddizioni che la caratterizzano e che l’hanno resa popolare al mondo intero. L’autore è un giovane fotografo freelance romano. Francesco Alesi, questo il suo nome, si è immerso per oltre un paio di settimana nelle viscere della costa casertana, per comprendere appieno il microcosmo del territorio ed ha scattato migliaia di foto e conversato con chiunque. I suoi ciceroni (o i suoi «Caronte», a secondo dei punti di vista) sono stati due immigrati irregolari africani che qui vivono, o meglio, «che sopravvivono - come racconta il documentario - e che quando c’è lavoro sono impegnati nei piccoli cantieri edili abusivi o nelle campagne». Gwasi ed Emanuel, sono i loro nomi. «Sono giovani, sono clandestini, sono poveri – spiega Alesi nel suo Campania d’Africa - sono come gran parte degli immigrati che risiede in zona. E, sono, soprattutto, tantissimi: a Castel Volturno c’è la percentuale più alta d’Europa di extracomunitari provenienti dalla zona sub-shariana». Il documentario dura poco più di cinque minuti. Ha una struttura dinamica, formata da una lunga serie di suggestive fotografie, intervallate dalle interviste dell’autore agli immigrati. La colonna sonora, poi, realizzata da Marco Guglielmi, è un rep nell’inglese spurio parlato dagli immigrati africani. Le musiche, in pratica, sono cucite addosso al cortometraggio e rendono l’opera ancora più struggente. «È la perfetta cooperazione dei tre elementi, fotografia, intervista e musica, che ha convinto la giuria a premiare Campania d’Africa – ha spiegato Gian Luigi Cozzi, della segreteria del festival della comunità Capodarco – peraltro, ha aggiunto il direttore Cozzi, il tema è di stringente attualità». Ma è un’attualità che lungo la via Domiziana si ripete da oltre venti anni, giorno dopo giorno. «Avrei avuto il piacere che a ritirare il premio - ha detto Alesi - fossero stati i miei due amici di viaggio afrodomiziani. Ma loro non possono muoversi da Castel Volturno: troppo rischioso, potrebbero essere fermati dalle forze dell’ordine e arrestati perché clandestini". Bizzarro il loro destino, hanno vinto un premio ad un festival, eppure non possono ritirarlo, non possono farsi le foto di rito sorridenti, possono solo lavorare da clandestini sulla Domiziana. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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