venerdì 10 dicembre 2010

Ex testimone di giustizia: «Sono minacciata hanno avvelenato il mio cane, ora ho paura»

10/12/2010

Vincenzo Ammaliato
La morte di un cane nel cortile di un’abitazione è un evento triste per qualsiasi padrone, ma che può essere riconducibile a numerose patologie non prevedibili, seppure il quadrupede è di giovane età. Però, se il suo padrone è un testimone di giustizia che una volta completato il percorso giudiziario che lo ha portato a fare la «cosa giusta» ha deciso di tornare a vivere nel suo paese, l'episodio può nascondere una ragione dagli aspetti a dir poco inquietanti. E se poi, proprio mentre il padrone del meticcio sta piangendo per la morte del suo fidato amico, nei paraggi dell’abitazione si trova a passare un pregiudicato affiliato al clan camorristico della zona che ridendosela dice ad alta voce: «devi fare la stessa fine del tuo cane», allora la circostanza deve assume necessariamente aspetti di natura giudiziari. C. P.. con la sua scelta di comportarsi da cittadino esemplare, nel 2004 fece condannare all’ergastolo il killer di un omicidio a Mondragone. Per quattro anni (il periodo del processo) la donna ha vissuto protetta dallo Stato, spostandosi da un albergo all’altro lungo tutta l’Italia. Dal 2008, poi, ha deciso di tornare a vivere nel suo paese, a Mondragone. Ha deciso di tornare nella cittadina domiziana per riprendere la sua vita di sempre nella sua terra. Questa era la sua semplice e straordinaria speranza. Ma il ritorno è stato tutto in salita. La donna non è riuscita a recuperare il suo vecchio lavoro di collaboratrice domestica; gli amici di sempre sono come spariti; lo Stato che per quattro anni l’ha protetta e blindata con l’aiuto delle forze dell’ordine appare impegnato in altre e nuove emergenze. E così, la donna, si è trovata sola, isolata dalla tutti e costretta a rifarsi una vita senza più avere alcun punto di riferimento. Ma evidentemente, c’è chi non si è dimenticata di lei: la malavita, ad esempio. C.P., infatti, teme che il suo cane non sia morto per cause naturali, ma che sia stato invece avvelenato da uomini del clan che in un modo o nell’altro le vogliono far pagare la sua scelta di aiutare lo Stato nel far condannare uno spietato killer. Subito dopo la morte del meticcio, C. P. ha presentato una formale denuncia alla compagnia dei carabinieri. I militari dell’arma l’hanno ascoltata con attenzione e le hanno garantito che seguiranno scrupolosamente la vicenda. Le forze dell’ordine stanno cercando di appurare se l’episodio sia da collegare alla testimonianza contro il killer o legato a vicende private. Intanto, l’ex testimone di giustizia è tornata nella sua abitazione da sola: sola come prima e senza più la compagnia del suo amico fidato a quattro zampe. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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