mercoledì 9 febbraio 2011

Vecchie discariche e rischio percolato, l'ex sindaco denuncia

Vincenzo Ammaliato

“Il territorio del litorale domizio è come una zattera galleggiante su melmosi laghi sotterranei”. La metafora è angosciante, la realtà che descrive, probabilmente, ancora peggio. L’ex sindaco di Castelvolturno, Mario Luise, interviene sul tema del percolato smaltito illecitamente nelle acque del mare che bagna le coste delle provincie di Napoli e Caserta messo in luce la scorsa settimana da un’inchiesta della procura partenopea, e avverte la gente di questi territori che i pericoli per l’ambiente non si limitano ai rifiuti che si vedono e si percepiscono in superficie, ma soprattutto all’inquinamento sotterraneo. “Dove c’è una discarica - sottolinea l’ex sindaco di Castelvolturno (che è stato anche per quattro anni presidente del consorzio dei rifiuti Ce/4) - c’è percolato; ovunque ci sia immondizia abbandonata, questa si trasforma nel pericoloso rifiuto liquido, e la natura permeabile del nostro terreno ne rende facile la penetrazione nella falda. Nella nostra fattispecie le superfici inquinate sono particolarmente estese, e forse non del tutto esplorate”. L’epicentro individuato da Mario Luise del grave pericolo per la salute pubblica del litorale domizio non poteva che essere la zona di Bortolotto. Qui, dove confinano i territori dei Comuni di Castelvolturno, Mondragone e Cancello Arnone, in piena zona dei Mazzoni, con centinaia di aziende zootecniche che allevano bufale e producono mozzarelle “Dop”, c’è una ex discarica che per tre decenni ha accolto ogni tipo di rifiuto (compresi quelli tossici come appurato da numerose inchieste della procura antimafia). E che oggi, quindici anni dopo la sua chiusura, attende ancora di essere messa in sicurezza e quindi la bonifica. “Le prime denuncie presentate alla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere - fa sapere Mario Luise - relative alla cattiva gestione della discarica in questione, le presentai negli anni ’70. In quel periodo, la discarica era gestita da gente che indagini della magistratura hanno appurato essere legate ai sodalizi camorristici della zona. Da allora - sostiene con amarezza l’ex sindaco – poco o nulla è stato fatto per il recupero del sito ecologico”. La discarica, peraltro, fu realizzata senza la coibentazione necessaria a trattenere il percolato prodotto dai rifiuti. Il liquido inquinate, pertanto, penetrava e penetra inesorabilmente interamente nel terreno e quindi nelle falde acquifere. L’agenzia regionale per l’ambiente (Arpac), in quest’area negli anni scorsi ha riscontrato a seguito di indagini e analisi accurate un inquinamento da percolato nelle falde che arriva fino a quaranta metri di profondità: il percolato è stato rilevato nella prima, nella seconda e nella terza falda. Più volte negli anni passati il ministero dell’ambiente ha imposto agli enti incaricati nella gestione dell’area di provvedere al recupero del sito. Ma le continue crisi dei rifiuti hanno sempre fatto posticipare l’inizio degli interventi necessari “Al momento per l’ex discarica di via Pagliuca, fa saper l’attuale sindaco di Castelvolturno - Antonio Scalzone - non è in corso alcun piano di recupero. L’area in ogni caso ricade in un sito d’interesse nazionale (Sin) e quindi dovrà essere il commissariato straordinario alle bonifiche che si dovrà occupare della caratterizzazione e della bonifica dell’ex discarica”. Alle gente e al territorio del litorale domizio, quindi, non resta che attendere le decisioni degli enti preposti per conoscere il proprio destino. Mentre il percolato continua ad avvelenare la terra. “Il processo che dà luogo alla formazione del percolato è un fenomeno naturale - dice Luise - e il liquido che si forma cola continuamente. In una discarica costruita a norma, controllata periodicamente e ben coibentata il percolato viene raccolto interamente in degli appositi pozzetti e successivamente prelevato e trasportato in impianti di depurazione specializzati. Per la vecchia discarica di via Pagliuca tutto questo procedimento è purtroppo inutile perché non isolata dal terreno e il liquido inquinante penetra interamente nel sottosuolo. Questa - aggiunge l’ex sindaco - è una verità che provoca indubbiamente un grosso dispiacere, ma non può continuare a rimanere nascosta sotto i nostri piedi”. La gente del litorale domizio, quindi, convive da anni con un vero e proprio mostro ecologico, un mostro che secerna continuamente il suo male e che lo nasconde nelle viscere della terra.

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