venerdì 12 dicembre 2008

Strage, ultimo saluto ai sei ghanesi uccisi


VINCENZO AMMALIATO Saranno il vescovo di Capua, monsignor Bruno Schettino, e l'Imam della moschea di San Marcellino, Nasser Hidouri, a celebrare questa mattina il rito religioso per i sei immigrati ghanesi brutalmente assassinati lo scorso 18 settembre al chilometro 43 della via Domiziana. Esattamente due mesi e mezzo dopo il giorno più nero della storia di Castelvolturno, alle 10, torneranno dall'obitorio di Caserta le sei salme vittime della camorra. Ad attenderle, a meno di un chilometro dal luogo della strage, in via Lungolago a Ischitella, ci saranno il fratello di uno dei defunti e i loro tanti amici. È attesa a Castelvolturno anche la presenza dell'assessore regionale agli affari sociali Alfonsina De Felice, che dopo la strage stanziò la cifra di cinquantamila euro necessaria a coprire le spese dei funerali. La cerimonia interreligiosa inizierà alle 11 e durerà circa un ora. In un primo momento si era pensato di celebrare dei funerali separati: uno cristiano, per le due vittime che professavano la fede pentecostale e il rito musulmano per le altre quattro. È stata, poi, la mediazione dei dirigenti del Comune di Castelvolturno con i parenti dei defunti e i religiosi a far propendere per il rito unico. Subito dopo la preghiera, l'impresa di pompe funebri incaricata del trasferimento in Ghana delle salme provvederà al trasporto dei feretri direttamente all’aeroporto di Roma. Ed è su questo punto che si sono spente le ultime speranze degli amici delle vittime. Gli immigrati della Domiziana, infatti, sin dal giorno dopo la strage, avevano palesato il desiderio di un corteo funebre lungo le vie del paese costiero. Ma la prefettura ha ribadito ieri sera durante una riunione con il sindaco di Castelvolturno Francesco Nuzzo, che per motivi d’ordine pubblico è preferibile che il corteo non si faccia. Cosa resterà della strage della sartoria nella mente della gente di Castelvolturno dopo questi funerali? Il negozio del chilometro 43 è chiuso da quel triste giorno. Adagiati alla sua saracinesca sono rimasti solo dei fiori appassiti. Questi sembrano essere gli unici segnali della mattanza. Il territorio già da fine settembre è completamente militarizzato; ma dopo qualche giorno di «assestamento» ha riacquistato il suo aspetto di sempre. Anche le prostitute di colore sono ritornate a esercitare la loro professione sui marciapiedi della Domiziana a tutte le ore del giorno e della notte come prima del 18 settembre. L'immigrazione clandestina e il mercato della droga, nonostante il blitz di carabinieri e polizia all'ormai famoso American palace, sembrano non essere stati neanche scalfiti. «Nonostante tutto - ha detto Bismark, un immigrato tanzaniano, amico delle sei vittime - a me Castelvolturno continua a piacere. E resterò a vivere qui con la mia famiglia».

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