21/09/2008
Quando il rabbioso corteo è transitato nei pressi del Centro Fernandes non si è levato alcun coro contro l’istituto vescovile che accoglie la Caritas. Nessuno degli immigrati che hanno tenuto in scacco la via Domiziana per cinque ore, nel piovoso e umido pomeriggio di venerdì, ha tirato sassi contro la struttura. Gli extracomunitari hanno mostrato una sorta di riverenza nei confronti dell’istituto ritenuto da molti italiani della zona il principale responsabile della presenza così massiccia d’immigrati sul litorale casertano. Eppure, il Centro Fernandes ha dimostrato più volte nel corso degli undici anni, da quando è stato ristrutturato, di essere una sorta di calmiere fra le richieste di ondate d’extracomunitari disperati attratti in zona da un patrimonio immobiliare abusivo vastissimo e le esigenze di sicurezza del territorio e dei suoi abitanti. Sono diverse decine le ragazze straniere sottratte al braccio criminale dello sfruttamento della prostituzione e avviate a una vita normale e dignitosa grazie al Centro Fernandes. Sono sempre i volontari del centro, coadiuvati dal direttore Antonio Casale, che mettono in contatto le aziende del centro e nord Italia che hanno bisogno di manodopera e gli immigrati che vivono a Castelvolturno. E qui che prestano servizio in maniera gratuita quasi tutti i pomeriggi fino a notte fonda i medici della Jerry Maaslo. Qui è possibile ottenere informazioni di qualsiasi tipo. E, ovviamente, può rivolgersi al centro ascolti del Fernandes chiunque, a prescindere dalla religione che professa. Tutto è svolto nel silenzio e senza la ricerca di popolarità. «Nessuno è straniero nel mondo», si legge su un cartello affisso all’ingresso del centro. Non si sentono stranieri qui gli indiani e i bangalesi che lavorano fino a venti ore al giorno nelle masserie che producono la mozzarella dei mazzoni conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Non si sentono straniere le badanti dell’est Europa che prestano assistenza agli anziani e agli invalidi italiani per quattrocento euro al mese. Non si sentono stranieri i muratori bulgari che lavorano a nero e a giornata nei cantieri edili senza alcun dispositivo di sicurezza. Nella chiesa del Centro Fernades, gestita dai missionari comboniani di padre Giorgio, trovano conforto decine d’immigrati polacchi, ucraini, africani, che possano ascoltare la Santa Messa nella loro lingua. Alla funzione in programma stamattina alle 11 ci sarà anche il vescovo della diocesi, monsignor Bruno Schettino. Come ogni domenica parteciperanno alla celebrazione almeno duecento immigrati. Pochi saranno i ghanesi fra i banchi della chiesa dei migranti. Loro professano la religione musulmana. Eppure hanno evitato durante il corteo di infierire contro il Centro Fernandes. vi.am.
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