
10/11/2009
Sullo stesso luogo a Baia Verde, un anno dopo per Miriam Makeba. Questa volta, però, al centro della località castellana non c'era un palco con luci e altoparlanti come dodici mesi fa. Ma una stele di marmo con l'immagine del suo continente, l'Africa, quello che ha cantato e per il quale si è battuta una vita intera (fino al suo ultimo giorno); e all'interno del continente nero, il suo volto sorridente. Alla commemorazione dell'artista sudafricana tenuta ieri alle 12, nonostante una fitta pioggia c'era tanta gente. C'era l'assessore regionale all'istruzione, Corrado Gabriele, che lo scorso anno volle il concerto di Makeba a Castelvolturno a conclusione degli stati generali dell'istruzione e per ricordare le sei vittime africane dell'eccidio della sartoria etnica. C'era la portavoce dell'alto commissariato per i rifugiati delle nazioni unite, Laura Boldrini, che durante l'evento di ieri ha rimarcato la differenza fra semplici immigrati e rifugiati. «Quest'ultimi, ha sottolineato la portavoce dell'Onu, scappano dai loro paesi perché perseguitati. È un dovere imprescindibile assisterli». A Baia Verde, c'era anche il primo cittadino, Francesco Nuzzo, secondo il quale la forte immigrazione africana che c'è sul suo territorio, che soprattutto nell'ultimo anno ha sollevato dei dibattiti locali anche molto aspri, non è in quanto tale un problema per Castelvolturno. «La camorra, al contrario, ha detto il sindaco Nuzzo, è il male assoluto. L'immigrazione, invece, se controllata, e all'interno della legalità, può rappresentare una grossa risorsa». Riparati sotto gli ombrelli, all'inaugurazione della stele anche il direttore del centro Fernades Antonio Casale e la sua collaboratrice Marisa Peroni, e la fondatrice dell'associazione ”Madri de Plaza de Mayo” di Buenos Aires, Hebe De Bonafini. L'evento era cominciato due ore prima al cinema Bristol di Pinetamare. Qui c'è stata la rappresentazione del ”La Ferita”, della rassegna ”I teatri della Legalità”. Vincenzo Ammaliato © RIPRODUZIONE RISERVATA