domenica 28 agosto 2011

Grand Hotel Pinetamare


Vincenzo Ammaliato. Aveva riaperto i battenti appena due mesi fa, da ieri è nuovamente chiuso il Grand Hotel di Pinetamare. E questa volta, l’imponente struttura alberghiera al centro della località a sud di Castelvolturno non ha chiuso per ragioni commerciali, ma per un atto della procura a seguito di un blitz dei carabinieri accompagnati da agenti dell’ispettorato del lavoro. Ieri mattina, infatti, mentre nella piscina della struttura, stesi sui lettini e in acqua c’erano decine di clienti, i militari dell’arma guidati dal maresciallo Antonio Passaro hanno predisposto un’azione di controllo in materia di lavoro. Al termine dei serrati controlli, dei dieci dipendenti trovati al loro posto di lavoro, ben nove sono risultati essere impegnati senza alcun tipo di contratto. Nove impiegati su dieci, quindi, assunti a nero. All’amministratrice (le cui iniziali fornite dalle forze dell’ordine sono J.M.) della società Grand Hotel s.r.l., che dallo scorso giugno gestisce l’albergo da centocinquanta camere, è stato notificata una contravvenzione molto salata da diciannovemila euro. Solo dopo aver pagato questa cifra, l’albergo potrà riaprire, e con esso la piscina, il ristorante e il bar. Momenti di stupore si sono registrati fra i clienti della struttura alberghiera all’arrivo delle forze dell’ordine. Poco dopo aver compreso quello che stava succedendo, però, tutti hanno lasciato l’albergo e le strutture annesse e i carabinieri hanno potuto completare liberamente i propri controlli. Il Grand Hotel Pinetamare fra gli anni ’60 e ’70 aveva rappresentato il fiore all’occhiello della località turistica. Qui d’estate arrivavano a svernare numerosi turisti dal nordeuropa, e si organizzavano spettacoli con artisti di rilevanza internazionale. Nel 1981, però, iniziò la sua parabola discendente a seguito della decisione della Regione Campania di far ospitare nella struttura temporaneamente parte degli sfollati del terremoto che avave funestato l'Irpinia e Napoli. I cosiddettiSeguirono lunghi anni di anni di abbandono, fino a quando, a cavallo fra gli anni '90 e 2000, la famiglia Coppola, proprietaria della struttura, decise la sua laboriosa ristrutturazione, e al termine dei lavori fu affidata a una società turistica di Como che aveva numerosi credenziali nel settore. Dopo tre anni di attività, però, i gestori andarono via, lasciando all’asciutto i fornitori, senza vacanza i clienti e soprattutto senza corrispondere gli stipendi arrestrati e le liquidazione i dipendenti. Da qui seguirono altri tre anni di chiusura per la struttura, nelle cui mura sono stati girati alcuni film, il più famoso fra tutti “Stasera mi butto” con l’attrice Lola Falana e la coppia comica Ciccio e Franco. A giugno, finalmente, la riapertura, con una nuova gestione e tante speranze per il territorio che nella ripresa del Grand Hotel pone sempre molte aspettative, soprattutto, come volano per il settore commerciale. Evidentemente, però, questa nuova esperienza è partita col piede sbagliato, assumendo il personale senza contratto. La stagione estiva, intanto, volge al termine. La strttura non è stata sequestrata, hanno fatto sapere i carabinieri. Però per riaprire i battenti dovrà pagare l'ingente multa. Tutta la località di Pinetamare confida che il Grand Hotel non resti abbandonato al centro della territorio come esempio di una rinascita agognata ma che non arriva più.


Vincenzo Ammaliato. I carabinieri di nuovo in azione al Grand Hotel di Pinetamare. Questa volta, però, non si tratta di un’operazione di contrasto al lavoro nero, ma di qualcosa di molto più grosso. Per la direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha firmato i cinque ordini d’arresto eseguiti dai carabinieri della locale stazione di Pinetamare, coadiuvati dai colleghi della compagnia di Mondragone, non c’è dubbio: è il clan dei casalesi che tenta di rialzare la testa dopo i duri colpi subiti negli ultimi tre anni anche sul litorale domizio dalla dura attività di repressione e investigazione messa in campo dagli apparati statali. A finire con le manette ai polsi e condotti in varie strutture carcerarie sono state cinque persone, sorprese all’alba nelle proprie abitazione. Si tratta dei quattro soci dell’istituto di vigilanza che gestisce la sicurezza all’interno del Gran Hotel: Luca Aprea, quarantadue anni, residente a Giugliano, i coniugi Natale Fioretto di cinquantuno anni, e Vincenza Vorzillo di quarantanove, domiciliati a Secondigliano, e del loro figlio ventottenne, Vincenzo Fioretto, residente a Melito. L’ultima persona raggiunta da decreto di fermo indiziato di reato è Alessandro Frongillo, un venticinquenne di Castelvolturno, residente in via Latina. L'uomo ha alcuni precedenti penali per reati contro la persona e il patrimonio, ma a suo carico risultano anche numerose informative di polizia che lo danno come molto vicino al clan camorristico dei casalesi e probabile nuovo referente della stessa banda criminale per l’area di Pinetamare. Secondo l’accusa dei giudici della direzione investigativa antimafia di Napoli, i cinque arrestati si sarebbero resi responsabili del reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti dei gestori del grosso albergo posto al centro di Pinetamare, il Grand Hotel. Avrebbero, in pratica, imposto il servizio di vigilanza alla nuova gestione della struttura, e tentato di estorcergli denaro per conto e per nome del clan dei casalesi. A margine dei decreti di fermo, sono stati anche sequestrati i locali commerciali dove ha sede a Pinetamare la Traidng Security Aprea S. a. S., l’istituto di vigilanza oggetto del blitz. Gli inquirenti, hanno tenuto a precisare che agli arresti si è arrivati dopo una laboriosa azione d'indagine investigativa, posta in essere grazie a numerose intercettazioni ambientali.


Vincenzo Ammaliato. “Se l’indagine della direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha portato all’arresto dei soci dell’istituto di vigilanza che presta servizio anche nel nostro albergo è concentrata esclusivamente sulla Grand Hotel Pinetamare, allora possiamo senza paura d’essere smentiti che ha preso un grosso granchio”. Aniello Tuccillo, il direttore della struttura alberghiera, poche ore dopo aver appreso degli arresti eseguiti dai carabinieri per una probabile estorsione subita dal suo hotel è categorico: “Non abbiamo subito alcuna pressione per avere indebitamente soldi o qualsiasi altra cosa da nessuno, meno che dall’istituto di vigilanza Aprea”. La società che lui rappresenta, La Grandi Alberghi s.r.l. con sede sociale ad Afragola, ha rilevato appena due mesi fa la gestione dell’albergo dei proprietà dei costruttori Coppola. “L’istituto Aprea – sottolinea il direttore Tuccillo – presta il suo servizio per il Grand Hotel da circa dodici anni. Noi abbiamo messo piede nella struttura da appena poche settimane, e ci è sembrato naturale confermare tutti i contratti con i precedenti fornitori di beni e servizi, fra i quali c'è anche l’istituto Aprea. E così come non ho notizie che in passato ci sono stati problemi di nessun tipo fra gli Aprea e i vecchi gestori, allo stesso modo, nel mese e mezzo che è iniziata la nostra attività, i rapporti con l’istituto di vigilanza sono più che buoni”. Seduto di fianco al Aniello Tuccillo ci sono i soci della Grandi Alberghi e l’amministratrice della società. Tutti confermano le parole del direttore, che aggiunge “Sia il sottoscritto, sia i soci della Grandi Alberghi, qualora chiunque di noi subisse una richiesta estorsiva, non esiteremo un solo istante ad avvisare le forze dell’ordine. In questo caso, però, non è successo nulla del genere. O quanto meno niente che ci abbia allarmato o preoccupato: nessuna minaccia, nessun furto, nessuna pretesa fuori dalle righe. In questo pochi giorni di nostra gestione al Grand Hotel Pinetamare è filato tutto liscio”. E’ visibilmente turbato il direttore del Gran Hotel. Sottolinea di aver appreso dell’operazione dai mezzi d’informazione. Di essersi recato spontaneamente dai carabinieri per chiedere maggiori dettagli. La sua società, seppure arrivata da poco a Castel Volturno ha aderito all’associazione commercianti di Pinetamare. E aveva fatto richiesta di adesione anche all’associazione antiracket Mimmo Noviello. “Le cose che succedono in questa zona – aggiunge il direttore Tuccillo – continuano a stupirci. In ogni caso, abbiamo investito a Castelvolturno perché crediamo che sia un territorio dalle grosse potenzialità. Qui, abbiamo anche trasferito le nostre famiglie. E nonostante tutto continueremo la nostra attività”.



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