domenica 28 agosto 2011

Dimissioni consiglio comunale

Vincenzo Ammaliato. Diciassette mesi. probabilmente Antonio Scalzone non è superstizioso; eppure il numero diciassette non gli ha portato bene, perché tanti sono i mesi che è durata la sua terza amministrazione del turbolento centro domiziano. Eletto come sindaco di Castel Volturno nel mese di marzo del 2010 a capo di una coalizione di centrodestra, il ragionier Scalzone viene mandato a casa dalla maggioranza del suo consiglio comunale, che ieri sera ha presentato le dimissioni in maniera compatta al protocollo dell’ente di Piazza Annunziata. I nomi degli undici sottoscrittori sono in ordine rigorosamente alfabetico Armando Baiano, Carmine Brancaccio, Alfonso Caprio, Mosvaldo Caterino, Luigi Diana, Giuseppe Gravante, Flavio Iovene, Alfonso Iovine, Luigi Petrella, Umberto Sementini e Luigi Spierto. Più difficile risulterebbe l’elenco per partito politico d’appartenenza, considerando i continui cambi di casacca che hanno contraddistinto questa breve esperienza amministrativa, così come fu quella precedente del giudice Nuzzo. Peraltro, cinque degli undici consiglieri che hanno rovinato l’estate ad Antonio Scalzone, risultano essere stati eletti proprio nel suo partito di riferimento, il Pdl. In ogni caso, l’ormai ex primo cittadino annuncia ricorso legale. “Fra i firmatari delle dimissioni – sottolinea Scalzone – c’è un consigliere illegittimo”. Il suo riferimento è a Carmine Brancaccio, che al momento della campagna elettorale ricopriva la carica di presidente in un’azienda misto pubblico-privata, dove la parte pubblica è del Comune di Castel Volturno. “Sul caso del consigliere Brancaccio – sottolinea Scalzone – si è espressa anche la prefettura di Caserta, secondo cui la sua elezione è illegittima. Pertanto non avrebbe potuto firmare le dimissioni”. Secondo l’ex sindaco è lo stesso Carmine Brancaccio il burattinaio dell’operazione che di fatto ha sciolto la sua amministrazione. E le uniche ragioni che hanno portato a una così grossa adesione sarebbero da ricercare soltanto in aspetti di carattere personale e non politico. Incassato il duro colpo, Antonio Scalzone sferra, poi, il suo attacco: “A breve – avvisa – presenterò un articolato documento, dove, con prove fondate, mostrerò le ragioni delle dimissioni di ogni singolo consigliere comunale. Mostrerò i loro orticelli che la mia amministrazione è andata a ledere, nell’interesse dell’intera collettività; fra cui c’è la mancata bonifica di una cava inquinante, che sarebbe dovuta costare alla famiglia Baiano circa sette milioni di euro. E poi ci sono terreni di proprietà di alcuni consiglieri dissidenti che non sono rientrati nel Puc e tanto altro acora”. E’ una furia l’ex sindaco, che appena ventiquattrore prima aveva sottoscritto un accordo politico con l’Mpa e Forza del Sud per rilanciare la sua amministrazione. Ma anche gli undici consiglieri dimissionari sono apparsi particolarmente determinati. Sul documento di dimisisoni di legge che è la stessa città di Castel Volturno ad aver chiesto loro un atto simile. “ Perché il degrado politco degli ultimi mesi - scrivono - è il responsabile del mancato sviluppo del territorio. La cosa pubblica a Castel Volturno è gestita con inettitudine e assoluta approssimazione. Gli amministatori e la giunta comunale sono assolutamente incapaci e non c'è una maggioranza politica da troppi mesi”. Durante la particolare giornata di ieri, un primo tentativo di dimissioni dei consiglieri era andato a vuoto. Gli undici si erano recati a Caserta per formalizzare la propria volontà dinanzi a un notaio (iter non indispensabile per perfezionare la procedura). Successivamente avevano protocollato l’atto in municipio. Ma il documento era una semplice mozione di sfiducia al sindaco. E’ stata la funzionaria del Comune che ha ricevuto le dimissioni che ha fatto notare l’anomalia. Ormai la frittata, però, era fatta e il protocollo stava per chiudere. Ma per mandare a casa Scalzone non si poteva rischiare di perdere un altro giorno. La notte, infatti, avrebbe potuto far cambiare idea a qualche consigliere. Quindi è stato stilato in fretta un nuovo documento; una nuova carovana di consiglieri, quindi, è ripartita alla volta del notaio di Caserta, e una manciata di minuti prima delle 18, orario di chiusura del municipio, è stato protocollato l’atto, quello giusto.


Vincenzo Ammaliato. A mezzogiorno nel municipio di Castel Volturno la colonnina di mercurio ha toccato la riga record di trentasei gradi. Eppure, fra le stanze del Comune domiziano si respirava un’aria relativamente tranquilla, considerando l’atto delle dimissioni protocollate il giorno prima da undici consiglieri comunali, col quale si è di fatto mandato a casa l’amministrazione Scalzone. Alla prefettura di Caserta i dirigenti sono al lavoro per individuare il commissario da spedire nel centro litoraneo. Probabilmente già lunedì il funzionario metterà piede nel palazzo di piazza Annunziata. Fino a quel momento sarà ancora l’ormai ex sindaco, Antonio Scalzone, a firmare gli atti ufficiali, ma solo quelli ordinari. il commissariamento del Comune di Castel Volturno durerà fino alla prossima primavera. Ma la prefettura, valutando lo stato pietoso delle casse comunali e le inchieste giudiziarie della direzione distrettuale antimafia che vedono coinvolti numerosi pubblici amministratori, dipendenti comunali e agenti di polizia municipale del luogo, potrebbe anche decidere di posticipare le nuove elezioni amministrative nell’autunno del 2012. Intanto, il sindaco defenestrato si dice pronto alla battaglia. Non ha assolutamente intenzione di mollare la carica, e ancora meno la politica. Antonio Scalzone ha fatto sapere di aver già contattato il proprio legale e che sarebbe quasi pronto il ricorso al Tribunale amministrativo dell’atto di dimissioni, “viziato”, a suo parere, dalla firma di un consigliere non legittimato, Carmine Brancaccio. Peraltro, Scalzone ha aggiunto: “chi fa politica come me, per passione e amore del proprio territorio, lo fa per sempre. Pertanto, dello scioglimento di ieri si assumeranno la pesante responsabilità i consiglieri che lo hanno firmato. E in ogni caso, l’atto non servirà a togliere il sottoscritto dai loro piedi”. L’ex primo cittadino, quindi, si candida per lo “Scalzone quater”, ovvero la quarta candidatura a sindaco del paese domiziano. Chissà, se anche nella prossima tornata elettorale, però, sarà appoggiato dal partito delle libertà, spaccato in due tronconi sul litorale domizio: quelli che appoggiano Scalzone sempre e comunque e quelli che lo detestano. Ancora più complicato è lo scenario nei partiti di opposizione, posto che a Castel Volturno fossero esistiti durante questa amministrazione delle vere e proprie compagini politiche di cosiddetta minoranza. All’orizzonte manca un leader carismatico, capace di compattare il fronte. Gli stessi undici dissidenti che hanno messo lo sgambetto al ragionier Scalzone, sono riusciti a farlo solo nell’interesse di defenestrarlo, e non perché avessero un progetto politico alternativo. In ogni caso, è la prefettura adesso chiamata a risolvere le grane che l’amministrazione Scalzone avrebbe dovuto affrontare in questo scorcio di fine estate. La prossima settimana c’era in programma un delicato consiglio comunale con un solo punto all’ordine del giorno: la ratifica del bilancio. In cassa a Castel Volturno non ci sono più soldi. Sarà un commissario a gestire l’emergenza, e non solo questo. C'è da definire anche una volta per tutte la questione degli usi civici in una parte dell'area dove dovrebbe sorgere il nuovo porto turistico, far partire la raccolta differenziata e affrontare il bubbone di Castel Volturno: l'evasione tributaria. Intanto, stasera in piazza delle Fieste è confermata l'esibizione della banda musicale della Nato. Doveva suonare per festeggiare la fine dell'estate; suggellerà, invece, la fine dell'amministrazione Scalzone.

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