martedì 16 agosto 2011

famiglia con bambini in ccasa senza ringhiera



Vincenzo Ammaliato
C’è chi per la cura della casa dove vive ha un’attenzione maniacale; c’è chi è sempre attento a fornirla dell’elettrodomestico di ultima generazione e di quello alla moda; c’è chi il tempo libero lo dedica interamente alla manutenzione di porte, finestre e rubinetti. E c’è anche chi vive in un’abitazione al secondo piano di una palazzina, dotata di una grossa balconata, ma sprovvista di ringhiera. Se poi, in questa casa, ci sono anche due bambini, e allora, la circostanza diventa imbarazzante per chiunque ne viene a conoscenza e si volta dall’altra parte convinto che il problema non lo riguardi. La casa in questione si affaccia sull’ormai ex porto di Pinetamare, nel Comune di Castelvolturno. Qui dovrebbe nascere il nuovo molto turistico da milleduecentocinquanta posti barca. Intanto c’è solo un grosso scheletro di cemento, che una volta era un quartiere che ospitava le famiglie dei militari della Nato, il parco Saraceno. Oggi è un vero e proprio “luogo non luogo”, dove nelle circa trenta palazzine si ritrovano come attratti da una calamita uomini e donne (e con loro bambini) che per diverse ragioni, ognuna con una propria caratteristica peculiare, hanno ormai poco da chiedere e da offrire alla società e che qui cercano di sbarcare il lunario e una rete familiare perduta o mai avuta. Per lo Stato, il parco Saraceno non è una zona franca: semplicemente, non esiste. Qui, gli abusivi che ci abitano, oltre che ovviamente non pagare l’affitto, non pagano le bollette della luce, né quella dell’immondizia, né quella dell’acqua. Loro non sono degli anarchici, non strappano le fatture quando gliele consegna il postino. Perché, qui non arriva nessun postino; e in ogni caso, nessun ente, pubblico o privato che sia, emette fattura per i servizi che eroga anche per loro. Da almeno otto anni, da quando si parla della costruzione del nuovo porto turistico, fra le stanze del municipio castellano si sente dire che il parco Saraceno sarà demolito interamente (per fare spazio a pontili e yacth). Eppure, in tutto questo tempo, le uniche cose che sono venute giù, e che continuano a cadere, sono interi pezzi dei cornicioni delle malandate palazzine. Cadono sull’asfalto, talvolta sulle automobili parcheggiate in sosta. E fin’ora, forse solo perché il “cielo” così ha voluto, mai in testa a qualche passante. La società che deve realizzare il nuovo porto, la Marina di Pinetamare dei costruttori Coppola, dovrebbe presentare al municipio litoraneo un progetto di riqualificazione della zona. Lo strumento urbano, poi, dovrebbe essere valutato dalla Provincia di Caserta e dalla Regione Campania; ma intanto, se n’è persa traccia. Così come degli stessi lavori del nuovo porto, annunciati numerose volte come imminenti negli ultimi due anni, mai partiti definitivamente. La gente del luogo li aspetta con particolare ansia, avendo concentrato proprio nella realizzazione del porto le speranze per la riqualificazione del proprio territorio, diventato da almeno un ventennio “terra di nessuno”. Probabilmente, anche i componenti della famiglia con la casa senza ringhiera aspettano l’inizio dei lavori del nuovo molo, ma con delle prospettive diverse. Per questo, forse, si affacciano al balcone e si siedono, col rischio di cadere di sotto. Aspettano anche loro come tutti gli altri abitanti di Pinetamare e di Castelvolturno l’inizio del lavori del nuovo porto. Un’ attesa che sulla Domiziana assomiglia sempre più a quella per Godot, il protagonista del celebre romanzo di Samuell Beckett.

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