giovedì 9 settembre 2010

Testimoniò contro il killer, premio alla donna coraggio



09/09/2010

«Una rosa nel deserto» della Domiziana

Vincenzo Ammaliato

Qual è la ricetta per una vita serena e gioiosa? Probabilmente stare bene con se stessi e vivere insieme ai propri familiari nel posto dove si è nati; frequentare gli stessi amici di sempre, andare a corsi di ballo e avere un lavoro che seppure non è quello che si sognava da bambini almeno ti permette l’indipendenza economica. E se poi, nel bel mezzo di questa vita serena si incrocia per tre secondi, tre lunghissimi secondi lo sguardo di un killer della camorra che ha appena portato a termine una missione di morte? Si tira avanti come se nulla fosse successo, forse con una macchia sulla coscienza, ma con la speranza che col tempo vada via. Carmelina Prisco, invece, quel drammatico 13 agosto del 2003 all’appuntamento con la propria coscienza ha risposto senza alcuna esitazione. Non conosceva la vittima dell’agguato, né l’omicida del Roxy Bar di Mondragone. Eppure subito dopo la sparatoria si è recata immediatamente dai carabinieri per raccontare tutto quello che aveva visto. «Perché lo ha fatto?» perché le è parsa la cosa più normale da fare. Dopo quella scelta il killer è stato arrestato e per Carmelina sono iniziati quattro anni di isolamento totale deciso dallo Stato che doveva provvedere alla sua sicurezza. Completato il processo con la condanna all’ergastolo per il killer, Carmelina ha potuto fare rientro nel suo paese d’origine. All’arrivo a Mondragone non attendeva il tappeto rosso, né che fosse considerata un’eroina. Sperava semplicemente di poter tornare alla sua vecchia vita normale e serena. Nel suo paese, invece, ha trovato solo diffidenza e addirittura persecuzione. D’un tratto, Carmelina si è trovata a essere una persona da evitare, da non frequentare. I vecchi amici sono scomparsi. Lo stesso è stato per il suo lavoro. La cosiddetta società civile del paese domiziano sembrava non solo non ricordarsi di lei, ma addirittura che gli volesse far pagare con l’isolamento la sua decisione di aver fatto la cosa giusta. Questo almeno fino a ieri. Poche ore fa, infatti, Carmelina Prisco ha ricevuto la notizia che il prossimo 24 settembre nella Chiesa di San Michele Arcangelo, proprio su iniziativa della parrocchia, riceverà il premio de «La Dama del Bufone», un riconoscimento che a Mondragone viene dato di anno in anno alla persona del posto che più d’ogni altra si è distinta in opere sociali e che col suo esempio ha contribuito alla promozione e valorizzazione locale. Chi, più di Carmelina Prisco merita un riconoscimento del genere? © RIPRODUZIONE RISERVATA

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una volta mi soffermavo a suddividee le persone in buone o cattive poi con questo miscuglio tra politica poletichese criminalità e stato sono arrivato alla conclusione che le persone non si possono dividere come una mela dalla sua parte OSCURA perche'.Complimenti Enzo Ammaliato

Anonimo ha detto...

Approfitto del blog dell'amico Vincenzo per chiedere apertamente un incontro con Carmelina.
Lo chiedo a titolo individuale, come cittadino desideroso di legalità e civiltà, ma anche a nome dell'associazione culturale della quale faccio parte (Villaggi Globali).
Ho letto che Carmelina ha vissuto gli ultimi anni da isolata. Ecco, forse questo è il più grande delitto che una società che aspira ad esser definita "civile" possa commettere.
Facciamo in modo che Carmelina non si senta sola.