lunedì 19 aprile 2010
Un altro cimitero di bufalotti, denunciati in due
20/04/2010
La scoperta dopo la confessione degli allevatori che hanno indicato il luogo dove erano stati sepolti
Uccidere e far sparire i maschi pare sia una pratica abituale
Una barbarie senza fine. Man mano che proseguono le operazioni degli uomini della forestale di Castelvolturno per risalire ai responsabile dell’uccisione dei cinquantaquattro bufalotti ritrovati un mese fa nell’invaso di una ex cava, la vicenda si arricchisce di particolari sempre più raccapriccianti e matura la convinzione che l’incivile soppressione degli animali e l’abbandono abusivo delle carcasse sia una prassi consolidata nel tempo e praticata da numerosi allevatori della zona dei Mazzoni. Ieri mattina sempre nelle campagne del centro litoraneo gli uomini diretti dal maresciallo Paolo Verdicchio hanno fatto la scoperta di un nuovo cimitero di bufalotti. Questa volta, però, le carcasse degli animali non sono state trovate in uno dei tanti laghetti abbandonati, ma in una vera e propria fossa comune. Seppelliti sotto due metri di terra. A mettere sulle tracce giuste il corpo forestale dello Stato sono state le confessioni dei responsabili del reato, due allevatori di Castelvolturno preoccupati di non far ricadere su di loro lo scempio dei laghetti del mese scorso. “Non sono i nostri i bufalotti quelli trovati nello specchio d’acqua, avrebbero raccontato alle forze dell’ordine impegnate nelle indagini. I nostri animali li seppelliamo in un luogo diverso”. Nelle loro aziende i militari in tuta verde, accompagnati dal personale veterinario dell’Asl, avevano riscontrato l’esistenza fra le altre di circa settanta bufale che avevano partorito da poco e che non allattavano alcun vitello. Dai registri delle aziende zootecniche, peraltro, non risultava alcuna soppressione di animale. La chiara prova, quindi, dell’uccisione illegale dei bufalotti da poco nati per non permettergli di nutrirsi del latte delle mamme che invece veniva destinato interamente alla filiera della mozzarella. “Nelle due aziende, ha raccontato il comandante Verdicchio, c’erano solo una cinquantina di bufalotti insieme alle mamme, ed erano tutti di sesso femminile. Neanche un maschio”. Per entrambi gli allevatori è scattata la denuncia a piede libero per soppressione non consentita di bestiame e per smaltimento illegale di rifiuti speciali. L’area della fossa comune è stata, invece, posta sotto sequestro. Si tratta di una zona incolta di proprietà demaniale, ai confini fra i territori di Castelvolturno e Cancello Arnone. Qui a breve, appena la procura cui sono stati inviati gli atti concederà l’autorizzazione, sarà scavato per recuperare i resti dei bufalotti uccisi. Il maresciallo Verdicchio è certo di trovare nella fossa i resti di tantissimi animali, ben oltre i settanta vitelli che mancano all’appello attualmente nelle due aziende. Peraltro, a carico dei due allevatori potrebbe configurarsi anche un ulteriore reato, più grave dei due già contesati. Se alcuni dei bufalotti seppelliti nella fossa comune risultassero essere stati affetti da qualche epidemia, infatti, si potrebbe profilare anche il reato di diffusione di patologie infettive. Inoltre, continuano le indagini anche per risalire agli allevatori che la scorsa settimana si sono disfatti di altre carcasse di bufali ritrovate alla foce del canale dei Regi Lagni. Appena scoperto il primo cimitero di bufalotti ad inizio marzo il maresciallo Verdicchio dichiarò di avere il sospetto di essersi imbattuto solo nella punta di un immenso iceberg. I fatti che stanno emergendo confermano tristemente quel presentimento.
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1 commento:
assurdo -__-'
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