martedì 27 aprile 2010

«Minacciato dagli immigrati qui si rischia un’altra Rosarno»

25/04/2010
il sindaco denuncia e fa arrestare un clandestino. indagini della polizia sulla rappresaglia
Castelvolturno. Lo aveva promesso in campagna elettorale. Puntuale, poco dopo il suo insediamento, Antonio Scalzone, il neosindaco di Castelvolturno, minaccia di far scoppiare «una nuova Rosarno sul litorale domizio». «E in questo caso - sottolinea il primo cittadino del centro domizio - i tumulti saranno ben più gravi di quelli calabri, considerando che gli immigrati che vivono in zona sono oltre quindicimila». Motivo scatenante che ha spinto Scalzone a questa sorta di «chiamata alle armi», un episodio di cronaca capitato ieri sulla via Domiziana che lo ha visto protagonista: un episodio come ne succedono copiosi in zona. Il neosindaco, rientrando a casa sua per pranzo, aveva notato un gruppo di persone misto fra immigrati d’origine africana e italiani che stazionavano sul marciapiedi di fronte al cancello della sua abitazione, con fare sospetto. «Credevo si trattasse di spacciatori di droga e dei loro acquirenti - ha sottolineato Scalzone - e ho chiesto loro di allontanarsi. Ma, invece di andare via, hanno iniziato a minacciarmi, e mi hanno urlato di entrare in casa e farmi i fatti miei». Contestualmente, al chilometro 34 della via Domiziana (poche decine di metri di distanza dal centro d’accoglienza per immigrati Fernandes) è transitata un’automobile dei carabinieri. Il sindaco ha fatto cenno ai militari di fermarsi, e questi hanno fatto inversione di marcia per recarsi sul luogo. Le forze dell’ordine, subito dopo aver raccolto la testimonianza di Scalzone, si sono messe sulle tracce del gruppo di persone, che nel frattempo, alla vista dei carabinieri, si erano allontanate frettolosamente. Poco dopo i militari li hanno rintracciati e fermati per un controllo. Uno di loro - stando alla ricostruzione degli inquirenti - un immigrato privo di documenti, è stato condotto in caserma per gli accertamenti di rito. A questo punto sarebbe iniziata una sorta di ritorsione nei confronti del sindaco. Scalzone ha raccontato di essere stato avvicinato da tre delle persone che facevano parte del gruppo di sospetti e una di loro, una ragazza italiana, lo avrebbe minacciato per aver fatto arrestare l’amico: «Te la faremo pagare», avrebbe urlato la donna al sindaco. Sull’episodio sono ancora in corso accertamenti. E mentre i carabinieri procedevano all’arresto dell’immigrato, perché clandestino e già destinatario in passato di un provvedimento d’espulsione evidentemente non ottemperato, il sindaco di Castelvolturno invitava i suoi cittadini alla reazione: «Se il governo centrale non interviene e ci libera da questa gentaglia, mi metterò io stesso a capo della rivoluzione». Chiesto un intervento diretto del ministro dell’Interno Maroni, atteso domani a Caserta insieme con il Guardasigilli, Angelino Alfano. Si preannuncia una calda primavera sul litorale domizio.


28/04/2010
E Scalzone frena «Il governo saprà operare»
Castelvolturno. Smorza i toni il sindaco Antonio Scalzone e precisa: «Nessuna ordinanza di chiusura dei centri di accoglienza. Ma il problema dei clandestini, comunque, resta». Scalzone ne ha personalmente parlato con il ministro dell’Interno Roberto Maroni e si è detto «fiducioso che il governo farà pienamente la sua parte per debellare una volta per tutte l’endemica piaga dell’immigrazione clandestina dal litorale domizio». Benedict Osobour, presidente dell’associazione nigeriani in Campania, si è detto certo, dal canto suo, che «tumulti come quelli di Rosarno non potrebbero mai verificarsi nel centro costiero casertano. «Tranne poche mele marce - ha sottolineato - gli immigrati che vivono in zona sono persone tranquille e che non rispondono mai ad alcun tipo di provocazione». Don Antonio Bonato, invece, il missionario comboniano che lo scorso dicembre ha sostituito padre Giorgio Poletti, ha fatto sapere che «gli extracomunitari che ho incontrato nelle ultime ore non gli sono apparsi spaventati dalla possibilità che si possano verificare degli scontri». Un invito alla prudenza viene invece dai vertici dell’associazione Jerry Masslo. Intanto ieri il Pd regionale, con una nota di Antonio Amato, ha messo in guardia «dal razzismo istituzionale che potrebbe portare a episodi di violenza. Scalzone non sottovaluti».


01/05/2010
Dagli anni 80 le braccia nere sul litorale
Castelvolturno. I primi gruppi consistenti d'immigrati che si sono insediati sul litorale domizio risalgono a metà degli anni '80. Si trattava per lo più di persone provenienti dall'Africa, nello specifico, dalla zona australe del continente nero. Arrivavano a Castelvolturno per rispondere alla forte domanda di braccia che c'era in quel periodo nelle campagne della vicina Villa Literno e dei paesi limitrofi. In pratica, togolesi, ivoriani, ghanesi e molti altri di notte dormivano nelle case della costa casertana, e di giorno lavoravano nelle campagne dell'agro aversano. Dieci anni dopo, è stata la volta del grosso flusso d'immigrati provenienti dall'Est Europa; in prevalenza si trattava di donne polacche e ucraine, impegnate come cameriere nei ristoranti e nei bar della zona, o come badanti o personale addetto alla pulizia. Adesso gli extracomunitari regolari censiti all'anagrafe cittadina sono circa duemilaquattrocento. La parte del leone la giocano gli immigrati originari della Nigeria. Oggi difficile stimare gli irregolari: chi parla di circa cinquemila presenze; chi di diecimila; chi addirittura il doppio. vin.am. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mozzarella A rischio senza gli indiani
Sono invisibili. Della loro presenza in zona in pochi ne sono a conoscenza. Eppure i regolari arrivano a superare le quattrocento unità. Peraltro, il loro lavoro è praticamente indispensabile per il settore economico di punto del litorale domizio, la filiera della mozzarella di bufala. Si tratta dei tantissimi immigrati d’origine indiana e bengalese impegnati nelle centoventi aziende di allevamento bufalino di Castelvolturno. Sostengono dei turni di lavori che pochi italiani sarebbero in grado di sopportare, ed hanno un rapporto particolare con i bufali che allevano, considerato nel proprio paese d’origine un animale sacro.

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