martedì 5 luglio 2011

Turismo e riqualificazione: intesa per il litorale domizio


30/06/2011
Prevista la ristrutturazione di un bene confiscato, che diventerà sede del Cirm

Vincenzo Ammaliato Castel Volturno.
Per gran parte dell’opinione pubblica il territorio a sud del litorale domizio è già compromesso, condannato da una speculazione edilizia che negli anni ’60 e ’70 senza alcun coordinamento ha cementificato intere aree, e dalle ecomafie che nel ventennio successivo qui hanno smaltito illegalmente rifiuti speciali e industriali. Eppure, c’è ancora chi crede che Castelvolturno possa rappresentare un modello di sviluppo turistico capace di fare da volano per l’economia dell’intera Regione Campania. Parte da questo presupposto il protocollo d’intesa firmato ieri mattina nel municipio del Comune castellano fra l’amministrazione comunale e Centro Interdipartimentale Ricerca e Management della Seconda Università degli Studi di Napoli. Con la firma, in pratica, è nato a Castelvolturno un «Centro di monitoraggio pedometrico e ambientale per la tutela del suolo e dell’ambiente, la qualità delle agro produzioni e per la valorizzazione dell’intero territorio». Il neo costituito centro avrà una sua sede in un bene confiscato alla criminalità organizzata, messo a disposizione dal Comune, in via Mezzagni. La durata del progetto, invece, è di cinque anni. In tutto questo periodo, i tecnici del Cirm analizzeranno i suoli, l’aria e soprattutto le acque del territorio di Castelvolturno. Mentre i fondi necessari alla gestione saranno reperiti dai Pon sull’ambiente. «La nascita di un organismo che facesse chiarezza una volta per tutte in maniera inequivocabile della salute del nostro territorio – ha spiegato il sindaco del posto, Antonio Scalzone, è fondamentale per il rilancio socioeconomico del nostro paese. Perché più volte – ha aggiunto il primo cittadino - sono stati diffusi i risultati di analisi effettuate da diversi organismi sul nostro territorio che erano in controtendenza fra loro. Ma, soprattutto, è stata l’interpretazione degli stessi risultati, senza le dovute capacità tecniche, che ha ingenerato dubbi e talvolta anche allarmismi rivelatisi ingiustificati nell’opinione pubblica». Il Cirm, quindi, nella volontà dell’amministrazione comunale, dovrebbe garantire sulla buona salute del territorio domizio e soprattutto rassicurare che Castelvolturno è ancora un luogo dove è possibile progettare e investire. Gli stessi tecnici del Cirm avranno la propria sede operativa nella zona ritenuta la più inquinata dell’intera costa, l’area dei cosiddetti «laghetti». Si tratta di una superficie di quattrocento ettari (oltre quattrocento campi di calci) nell’entroterra al confine coi Comuni di Villa Literno e Cancello Arnone, dove negli anni ’80 e ’90 è stata condotta una dissennata e in alcuni casi illegale attività di estrazione. Gli stessi laghetti (ventisette) non sono altro che delle cave dismesse utilizzate per estrarre sabbia da immettere nel mercato dell’edilizia. Col tempo queste cave abbandonate si sono riempiete di acqua piovana e di falda. Ma c’è anche il sospetto che in questi invasi siano stati smaltiti anche rifiuti industriali. Eppure, le analisi condotte negli ultimi quattro anni dall’Arpac, dal ministero dell’ambiente e dall’ Università di Napoli porterebbero ad escludere che ci sia un reale rischio per la salute umana. Peraltro, in quest’area, l’Hippo Kampos Resort, la società che ha messo in contatto il Comune di Castelvolturno e il Cirm, ha già recuperato tre ex cave e realizzato un villaggio turistico su un’area di trenta ettari. Lo stesso coordinatore del Cirm, il professor Andrea Buondonno, ha sottolineato che «i valori d’inquinamenti rilevati in tutto il territorio di Castelvolturno sono assolutamente scarsi e ben sotto la soglia minima di tollerabilità stabilita dal ministero del’ambiente. In pratica, il litorale domizio – ha continuato il coordinatore – eccetto quelle aree dove ci sono delle discariche di rifiuti abusivi ben identificate dall’Arpac e su cui ha ampiamente lavorato la procura di Santa Maria Capua Vetere, è pulito». Ma il professor Buondonno ha tenuto a precisare anche che i valori da lui analizzati si riferiscono alle tabelle per uso commerciale dei suoli e delle acque, e quindi per l’utilizzo turistico delle stesse zone. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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