venerdì 8 agosto 2008

Castelvolturno, identificate le vittime del duplice omicidio di lunedì sera: sono due albanesi con piccoli precedenti

06/08/2008
da Il Mattino
VINCENZO AMMALIATO Quindici colpi per Dani Zyber, venticinque per Artur Kazani. È stato quasi sicuramente il tribunale della camorra a sentenziare la morte per i due immigrati albanesi caduti lunedì sera a Castelvolturno; e i killer hanno eseguito la condanna in maniera particolarmente efferata e plateale. La pioggia di piombo è esplosa poco prima delle 23, incurante della folla di gente che transitava in quel momento sulla consortile della località castellana. Dani Zyber, 39 anni, proveniente dalla cittadina albanese di Buquize, è stato il primo a cadere. I killer lo hanno sorpreso seduto a un tavolino del bar Cubana, mentre consumava una birra. Era da solo. È stato avvicinato di spalle e senza avere neanche il tempo di girarsi gli è stata esplosa al capo una quindicina di colpi. Il suo amico, Artur Kazani, 36 anni, originario di una cittadina a nord dell’Albania, Gjorice, ha notato i killer e si è reso conto di quello che stava accadendo quando si trovava a circa quindici metri dal bar. Stava raggiungendo il locale a piedi e ha cercato di scappare, ma è stato raggiunto e freddato alle spalle. È stato poi finito anche lui con alcuni colpi di pistola esplosi al capo. Accurate indagini per i carabinieri di Mondragone, che stanno seguendo il caso, per risalire all’esatta dinamica dell’agguato. Nonostante le numerose persone che certamente erano presenti sul posto al momento della sparatoria, nesssuno ha collaborato con le forze dell’ordine. A quanto pare, nessuno ha visto né sentito niente. I militari dell’Arma, addirittura non sanno ancora neanche il numero esatto dei killer (ma stando ai bossoli, rinvenuti si ipotizza che fossero almeno tre, forse cinque). Incerto anche se siano arrivati sulla consortile di Destra Volturno a bordo di moto, in auto, o addirittura, come si suppone, a piedi. Eppure, durante i rilievi della scientifica (che sono proseguiti fino a notte fonda), a seguire le operazioni ai bordi della strada c’erano non meno di duecento curiosi. Ma le difficoltà delle forze dell’ordine non si fermano alla dinamica dei fatti. Complicato anche risalire al movente del blitz di morte. I due immigrati, hanno fatto sapere gli inquirenti, non risultano essere organici ad alcuna banda criminale. Hanno entrambi dei piccoli precedenti penali, ma pare che non abbiano mai fatto parte di organizzazioni illegali tipiche degli immigrati albanesi. Né sfruttamento della prostituzione, né assalti in villa, quindi, per loro. «Almeno, così sembrerebbe», ha detto il comandante della compagnia carabinieri di Mondragone, Barone. «Per capirci di più - ha continuato l’ufficiale - stiamo scavando nella loro vita, alla ricerca di qualsiasi indizio utile alle indagini. Ma finora siamo in un vicolo cieco». A coordinare l’inchiesta il pm di Santa Maria Capua Vetere Patrizia Dongiacomo. I due immigrati vivevano in due diverse case del territorio; entrambi si trovavano in condizioni al limite della miseria: quello stato di disagio tipico in cui si trovano gli extracomunitari dell’ultimo anello sociale della zona. Abitavano in abitazioni dalle mura annerite dalla muffa, prive di sistema fognario e con infissi divelti dalla salsedine. I killer della camorra, a quanto pare, sono entrati in azione per punire chi voleva ritagliarsi uno spazio autonomo nelle attività illegali del litorale (droga, prostituzione, racket); oppure, nei confronti di una coppia di personaggi «borderline», che tirava avanti sulla Domiziana navigando a vista e camminando sul sottile filo della legalità-illegalità o che aveva rifiutato di pagare il dazio ai clan che controllano il territorio.

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