08/08/2008
VINCENZO AMMALIATO «Io non pago il pizzo e denuncio chi me lo chiede». Ma dopo le ferie. Potrebbe essere questo il titolo di questa estate del litorale domizio. Lo slogan che invita i commercianti di Castelvolturno a opporsi al racket è dell’assoiazione Alilacco - l’unica per la verità operante nella zona - che due anni fa stipulò una convenzione con il Comune per aiutare gli operatori economici della zona a uscire dalla morsa del pizzo. «Sarà una novità culturale per il territorio e una spinta provocatoria contro l’omertà di chi pensa che nulla si può fare e si nasconde dietro l’impegno delle istituzioni delegando la propria personale responsabilità, facendo finta di non essere coinvolto». Roboanti le parole del presidente dell’Alilacco, Amleto Frosi, pronunciate alla presentazione del progetto in una sala comunale stracolma di gente. Peccato che dei famosi adesivi che invitano a non cedere alle vessazioni del racket girando fra le vie del paese litoraneo non se ne veda neanche uno affisso alle finestre dei negozi e delle aziende. Peccato che al numero verde messo a disposizione dei commercianti per denunciare la camorra (800-406600) risponda da qualche giorno una segreteria telefonica che invita a lasciare nome e recapiti telefonici con la promessa fatta agli interlocutori di essere ricontattati a settembre. Insomma, dopo le ferie. Peccato anche che i killer della Domiziana, a loro volta, non vadano in ferie e continuino «a punire» chi non rispetta le regole da loro imposte. Come non vanno in ferie i signori del pizzo. Oltre alla lunga scia di sangue che si protrae dallo scorso novembre a Castelvolturno (dieci morti ammazzati riconducibili alla banda della Domiziana), non si contano ormai più le saracinesche e i portoncini delle attività commerciali della zona colpiti di notte da scariche di pallettoni. Pressioni intimidatorie contro gli imprenditori e i commercianti della zona. Ma tornando all’assocaizione che dovrebbe aiutare i commercianti, lo stesso primo cittadino Francesco Nuzzo, dice di non essere al corrente dell’operato dell’Alilacco. «La convenzione prevede che l’associazione del presidente Frosi si occupi lei stessa di ogni aspetto», dice il sindaco. Mentre il presidente della Proloco di Castelvolturno, Vincenzo Martino, addirittura fa sapere di non essere mai stato contattato dall’Alilacco: «Né in qualità di dirigente della Proloco, che fra i suoi associati conta circa trenta commercianti (a Castelvolturno non esistono associazioni locali di categoria affiliate ad Ascom o Confesercenti, ndr) - dice Martino - né come proprietario della pizzeria che gestisco da trent’anni in zona con la mia famiglia». Fino allo scorso anno gli operatori economici della Domiziana avevano paura della camorra e dei suoi emissari; da un anno questo sentimento si è trasformato in terrore. E questo sentimento è rilevato anche da Martino, il quale denuncia che dal prossimo settembre «almeno la metà dei commercianti di Pinetamare (la zona che dovrebbe essere la più fiorente da un punto di vista commerciale del litorale domizio, ndr) chiuderà i battenti, perché stufa di tutti i condizionamenti ambientali e criminali che è costretta a subire». Insomma, una resa dovuta non solo alla crisi economica del settore ma all’emergenza criminalità che strangola questo territorio.
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