martedì 16 novembre 2010

Politici nella bufera, al setaccio atti e decisioni


16/11/2010

Vincenzo Annaliato
Quando alle 8 il custode ha aperto il portone del palazzo che si affaccia dinanzi la Chiesa dell’Annunziata, insieme ai primi dipendenti del Comune sono entrati nell’edificio anche un paio di dozzine di poliziotti del locale commissariato, della questura di Caserta e della Direzione investigativa antimafia di Napoli, e per l’establishment del paese litoraneo è cominciato il giorno più lungo della sua storia recente. In ogni ufficio del Comune è entrata una squadra di poliziotti, col preciso compito di copiare i files dai computer, annotare appunti, scattare foto, e in alcuni casi è stata anche sequestrata l’apparecchiatura elettronica, portandola via. In corso, il blitz disposto dalla direzione distrettuale antimafia che ha portato a tre ordini di carcerazione e a quarantuno avvisi di garanzia per numerosi reati. Ma per tutti, la contestazione di aver favorito il clan camorristico facente capo a Francesco Bidognetti. I primi lanci di agenzia stampa annunciati dai tiggì della mattina avevano avvisato che c’era in corso un nuovo blitz contro la criminalità organizzata a Castelvolturno e che almeno la metà degli avvisi di garanzia era destinata a dipendenti e funzionari del Comune e politici locali. Ma fino a quel momento, nessuno dei destinatari degli avvisi era stato ancora raggiunto dagli atti. La lista dei nomi, peraltro, non era stata ancora diffusa. E quindi tutti (o quasi) i dipendenti del Comune si sono presentati regolarmente al lavoro, anche quelli inquisiti, ma che evidentemente non sapevano ancora di esserlo. Ovviamente i volti erano tutti estremamente tesi. C’era confusione, incredulità, imbarazzo, in alcuni casi. Eppure, gli uffici sono rimasti tutti aperti regolarmente; e i cittadini che si sono recati al Comune hanno dovuto solo aspettare più del dovuto per completare le proprie commissioni. La polizia ha lasciato il palazzo comunale alle 12. E soltanto nel pomeriggio, poi, ogni destinatario degli avvisi di garanzia è stato raggiunto dall’atto della Dda. E per tutti sono cominciati, ovviamente, i contatti coi propri legali di fiducia. Il primo a intervenire pubblicamente, ovviamente, l’attuale primo cittadino di Castelvolturno, Antonio Scalzone, di centrodestra, anche lui raggiunto da un avviso di garanzia, che si è detto certo di poter dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati nell’ordinanza della magistratura. «Mi auguro, però – ha sottolineato Antonio Scalzone - che i giudici appurino tutti i fatti nel più veloce tempo possibile. E noi dell’amministrazione comunale - ha garantito il sindaco - non faremo nulla per impedirlo; saremo, anzi, a disposizione di qualsiasi tipo di chiarimento». In previsione, peraltro, non c’è alcun tipo di assise speciale, né pubblico dibattito. «Perché il Comune - dice Scalzone concludendo - nonostante tutto deve continuare a lavorare in serenità e affrontare col massimo impegno tutti gli oneri a cui è chiamato quotidianamente». Mentre l’ex sindaco di Castelvolturno, Francesco Nuzzo, di centrosinistra, anche lui inquisito nella medesima ordinanza, e che appena dodici mesi fa pubblicamente dichiarava che «la camorra avrebbe brindato appena lui sarebbe andato via», si è detto «sbigottito dell’atto della Dda di Napoli». «In un mondo che è alla rovescia non mi ci trovo», ha detto l’ex sindaco Nuzzo. E ha aggiunto: «Non so assolutamente niente dei fatti contestati dalla Dda di Napoli. È però un fatto paradossale; proprio ieri, peraltro, ho finito di scrivere un libro sulla mia esperienza di sindaco intitolato “Uomini d'onore e uomini senza onore”». E stando ai reati contestati nelle oltre cinquecento pagine dell’ordinanza della direzione distrettuale antimafia, gli “uomini senza onore” a Castelvolturno sono davvero tanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA


16/11/2010
Assemblea tra scioglimenti e ingovernabilità
Il blitz della polizia nel municipio di Castelvolturno non ha stupito i cittadini del posto, abituati alla presenza delle forze dell’ordine nel palazzo comunale. Nel 1992 ci fu il primo scioglimento dell’assise cittadina, per «disordini amministrativi». Nel 1998, invece, il nuovo scioglimento del Comune domiziano, firmato sempre dal Presidente della Repubblica, fu per «probabili infiltrazioni camorristiche». Il 31 dicembre del 2009, poi, ci fu il terzo scioglimento proposto dal ministro degli Interni, e questa volta l’amministrazione fu ritenuta responsabile d’«inadempienza nel servizio della raccolta rifiuti». Nel ’98 e nel 2009 i primi cittadini erano rispettivamente Antonio Scalzone e Francesco Nuzzo, inquisiti nell’ordinanza di ieri. Mentre Lorenzo Marcello, destinatario anche lui di un avviso di garanzia, vicesindaco di Nuzzo, è stato primo cittadino di Castelvolturno dal 1987 al 1992.

Nessun commento: