martedì 16 novembre 2010
Oasi dei Variconi, le attrezzature distrutte dal maltempo e dai vandali. E i fondi non arrivano
11/11/2010
Vincenzo Ammaliato
Dalla pagina dedicata del sito internet dell’ente riserva «Licola, Volturno, Falciano» si legge che è «Una delle ultime aree umide d'Italia, Zona a Protezione Speciale per l'elevato numero di uccelli migratori». Ma chi protegge la stessa Oasi dei Variconi dall’incuria dell’uomo e dal degrado ambientale? Sono bastati pochi giorni di maltempo con venti sostenuti per devastare le strutture prefabbricate istallate all’interno dell’oasi retrodunale alla sinistra della foce del fiume Volturno. Porte divelte, steccionate abbattute, pavimentazione saltata. E probabilmente c’è anche la mano dei vandali all’origine delle precarie condizioni delle strutture dell’Oasi dei Variconi, perché uno dei box per le appostazioni risulta in parte incendiato. In ogni caso i danni offrono la misura precisa di quello che è l’oasi di Castelvolturno e di quello che sarebbe dovuta diventare. L’area, che copre una superficie di circa trenta ettari fu recuperata nel 2004. Fu recintata, istallato un grosso cancello di metallo all’ingresso per impedire l’accesso ai bracconieri e furono create le strutture in legno per favorire un segmento di turismo ambientale molto in crescita nel resto d’Europa, il birdwactching. Eppure, in questi sei anni ben poco è stato fatto. L’amministrazione di Castelvolturno ha affidato ai volontari della protezione civile il controllo dell’area e la gestione degli accessi all’ingresso dell’Oasi. L’ente che lo gestisce, invece, Foce Volturno – Costa Licola – Lago Falciano, lamenta l’investimento di poche risorse per l’area. Il presidente dell’ente, Amelia Caivano, conferma che i finanziamenti per l’Oasi dei Variconi sono fermi al 2005. «I ministeri dell’Agricoltura e quello dell’Ambiente congiuntamente hanno previsto uno stanziamento di fondi a favore dell’ente, ma non per l’area dei Variconi, ma per un progetto di riqualificazione delle vasche delle Soglietelle. Al momento per la zona retrodunale della foce del fiume riusciamo solo a gestire la tutela degli uccelli migratori». Per lo sfruttamento della zona da un punto di vista turistico, quindi, bisognerà ancora attendere molto. Ma intanto l’area necessita di interventi strutturali. Oltre alle attrezzature, in pericolo è la stessa costa alla sinistra del fiume. Lo scorso anno qui le forti mareggiate ruppero gli argini di contenimento della scogliera. Intervenne la provincia con una ditta specializzata ma la forestale bloccò i lavori per il vincolo ambientale che c’è sull’area. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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